Destra di Popolo.net

LA STAMPA TEDESCA ATTACCA IL GOVERNO MELONI: “STA FACENDO DERAGLIARE IL PNRR: E’ ANCORA LUCIDA?”

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

“RIFIUTARE PARTE DEGLI AIUTI AGLI INVESTIMENTI VUOL DIRE RINUNCIARE ALLA CRESCITA, A POSTI DI LAVORO E ALLA RIDUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO: MELONI NON PUO’ ESSERE COSI’ STUPIDA”

“I populisti di destra” in Italia “se ne infischiano” tanto da rivelarsi incapaci di sfruttare “l’offerta di aiuti senza precedenti dell’Ue”.
Si legge oggi sul giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung, in un pezzo di commento redatto da Ulrike Sauer. Il corrispondente dall’Italia domanda con toni tanto ironici quanto preoccupati: “Giorgia Meloni è ancora razionale?”.
Per Ulrike Sauer “il capo del governo ha fatto deragliare il programma senza precedenti finanziato dall’Ue per il futuro dell’Italia: Roma ha accumulato un grave ritardo nell’attuazione del piano di ricostruzione da 191 miliardi di euro. Il Paese, fortemente indebitato, sta mettendo a rischio un’opportunità unica: superare la sua decennale debolezza nella crescita”.
Infatti, il governo italiano – in seguito alla trattenuta della terza tranche da 19 miliardi da parte di Bruxelles – non avrebbe messo in atto “alcuno sforzo per rispettare la nuova scadenza di fine aprile”, dando così “l’impressione di aver già rinunciato all’obiettivo”. E mostrandosi, per giunta, del tutto incurante rispetto all’appello lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per tener fede, con una certa urgenza, agli impegni presi a livello europeo.
“Prima l’Italia ottiene ciò che ha sempre chiesto: la comunitarizzazione del debito. Poi i populisti di destra fanno come se i soldi non servissero”, con il rischio di “dare ragione a quei nordeuropei che hanno sempre pensato che sarebbe stato dannoso concedere al Paese mediterraneo un maggiore margine di manovra finanziaria”.
Se Meloni “rifiuterà parte degli aiuti agli investimenti, rinuncerà alla crescita, ai posti di lavoro, all’aumento del gettito fiscale e quindi alla riduzione del debito pubblico”, il risultato sarebbero “reazioni negative dei mercati finanziari e l’aumento dei tassi di interesse sui 2.700 miliardi di euro di debito”, scrive il giornalista, che chiude sottolineando: “C’è una sola speranza: Meloni non può essere così stupida”.
(da agenzie)

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SONDAGGIO SWG: CONTINUA A CRESCERE IL PD DI ELLY, CONTINUA A CALARE FDI E IL DIVARIO SI ACCORCIA

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

FDI 29,3% (-0,4%), PD 20,7% (+0,3%), M5S STABILE AL 15,1%, LEGA 8,8%, AZIONE 7,7%, FORZA ITALIA 6,5%, VERDI-SINISTRA 3,2%, + EUROPA 2,4%

Sondaggi politici, non sembra fermarsi il cosiddetto effetto Schlein sul Pd, che continua a crescere nelle preferenze degli elettori italiani. E’ quanto emerge dalle ultime rilevazioni Swg, realizzate per il Tg La7 sulle intenzioni di voto degli italiani.
Fratelli d’Italia si conferma il primo partito, pur continuando a cedere qualche punto decimale. La destra di Giorgia Meloni è al 29,3% e segna -0,4%, mentre di segno opposto è la tendenza del Partito Democratico di Elly Schlein, che si attesta al 20,7% con +0,3%.
Il M5S di Giuseppe Conte è stabile al 15,1%.
Sale la Lega di Matteo Salvini, che passa all’8,8% con +0,4%. Cedono lo 0,1% Azione-Italia Viva (7,7%), Forza Italia sale a 6,5% con +0,3%. Verdi e Sinistra sono al 3,2%, seguiti da +Europa (2,4%), Unione Popolare (1,9%) e Per l’Italia con Paragone (1,9%).
(da agenzie)

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COME MAI LA DELEGAZIONE PARLAMENTARE DI FRATELLI D’ITALIA NON ANDRÀ A TAIWAN? ALL’ULTIMO MINUTO LA VISITA È SALTATA, RINVIATA A DATA DA DESTINARSI

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

GIORGIA MELONI E I RAPPORTI CON LA CINA: VORREBBE USCIRE DALLA VIA DELLA SETA, MA TEME CHE L’ITALIA POSSA AVERE PIÙ DA PERDERE CHE DA GUADAGNARE

Erano tutti pronti, con la valigia in mano. Una delegazione di parlamentari italiani sarebbe dovuta partire oggi per Taipei, oltre ventiquattr’ore dopo la fine delle esercitazioni militari della Repubblica popolare cinese attorno all’isola di Taiwan. Eppure, all’ultimo momento, ieri, è stato deciso di rimandare il viaggio, dopo consultazioni con la Farnesina, a causa delle “tensioni internazionali” e della “situazione d’attrito” tra Cina e Taiwan
Erano settimane che circolava la notizia di questa missione, composta quasi interamente da parlamentari di Fratelli d’Italia. E’ dal 2019 che una rappresentanza parlamentare italiana manca dal paese che la Cina rivendica come proprio territorio, anche se il Partito comunista cinese non l’ha mai governato.
Tra il 2021 e oggi, cioè dalla fine del Covid e la riapertura delle rotte internazionali, sono state ben sedici le missioni di paesi europei e del Regno Unito a Taiwan: si tratta di missioni diplomatiche che servono a mantenere un dialogo costante con il paese de facto indipendente e partner fondamentale dei paesi democratici in Asia.
Un modo per non sottostare al ricatto di Pechino che vorrebbe che Taiwan non avesse suoi canali diplomatici indipendenti. C’è stata la Francia, la Germania, la Finlandia, la Svizzera, a fine marzo perfino la ministra dell’Educazione tedesca Bettina Stark-Watzinger. A questo punto, solo la missione parlamentare italiana sembra così tanto piena di ostacoli.
A Palazzo Chigi c’è la volontà politica di uscire dalla Via della Seta ma le parole di Macron di ieri su una “autonomia strategica” potrebbero far cambiare idea a qualcuno. Fino a oggi, in virtù dell’ingresso nella Via della seta, l’Italia non ha avuto alcun beneficio economico nei rapporti commerciali con Pechino ma ha avuto di certo un trattamento di favore politico, che potrebbe cambiare se si trasformasse, di colpo, nel paese più anticinese d’Europa.
Secondo alcune fonti diplomatiche consultate dal Foglio, la Via della seta mette in difficoltà Meloni, che vorrebbe decidere tempi e modalità entro il G7 di Hiroshima di maggio, ma l’errore è stato fatto all’inizio: “Prima del suo incontro a Bali con Xi Jinping, Meloni ha annunciato l’uscita dell’Italia dalla Via della seta”, dice al Foglio un analista di un paese del G7 che preferisce restare anonimo perché non autorizzato a commentare l’argomento, “adesso invece tentenna, è spaventata dall’eventuale rappresaglia economica cinese.
Ma avrebbe potuto andare a Bruxelles e mostrare il guaio in cui l’aveva messa il governo di Giuseppe Conte nel 2019, lavorare a una via d’uscita collettiva e comunitaria. L’ambiguità non paga mai”. Intanto, anche il segnale di una delegazione di Fratelli d’Italia a Taiwan è rimandato a data da destinarsi. Il dossier cinese resta tutto nelle mani di Giorgia Meloni.
(da il Foglio)

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GIORGIO MULÈ RANDELLA IGNAZIO LA RUSSA: “HA SPESSO GIOCATO CON LE PAROLE, DIMOSTRANDO POCO RISPETTO PER FORZA ITALIA”

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

“COME STA INTERPRETANDO LA RUSSA IL RUOLO DI PRESIDENTE DEL SENATO? I SILENZI E GLI IMBARAZZI DEI SUOI COLLEGHI DI PARTITO RIGUARDO ALLE SUE POSIZIONI LA DICONO LUNGA”

Giorgio Mulè Berlusconi si ristabilisce e tornerà a essere il leone che abbiamo sempre conosciuto. Tutte le altri professioni di fede, come ad esempio la fedeltà al governo Meloni sono dissonanti».
Come si immagina Forza Italia nei prossimi mesi?
«Me la immagino dotata di maturità, che troverà nel confronto e nell’adesione ai propri valori la ragion d’essere all’interno del governo».
Se Berlusconi dovesse essere meno presente nella vita del partito, come si dovrebbe comportare Forza Italia?
«Servirebbe un supplemento di maturità, ovvero fare quello che Berlusconi ha sempre fatto: trovare nella coalizione dei compromessi nonostante i rapporti di forza che ci darebbero perdenti». Non voglio essere originale, ma nemmeno la brutta copia di un replicante. Quindi il compito non è continuare a ribadire la mia fedeltà al governo Meloni, ma trovare le tracce genetiche di Forza Italia all’interno di questo esecutivo».
A cosa si deve la svolta che ha portato alla rimozione del capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo e il ridimensionamento di Licia Ronzulli?
«Questa è una vicenda di cui ancora bisogna scrivere la storia. Alessandro e Licia altro non hanno fatto che essere la voce parlante di Berlusconi».
Qualcuno dice che lei è pronto a entrare nella Lega.
«Fa parte del solito teatrino, offensivo nei riguardi della mia lealtà trentennale a Berlusconi e poi a Forza Italia».
I molti distinguo di Forza Italia hanno irritato gli alleati.
«Non siamo un partito unico, guai se posizioni diverse fossero messe all’indice, come fossero di intralcio». «Ho colto in alcuni dirigenti di Fratelli d’Italia atteggiamenti poco rispettosi verso la nostra componente politica».
Si riferisce per caso a Ignazio La Russa?
«Il presidente del Senato ha spesso giocato con le parole, dimostrando non tanto antipatia nei miei confronti, ma poco rispetto per Forza Italia, considerata un succedaneo del suo partito».
Ma come si spiega questa antipatia personale?
«Se lui avesse idea di quanto importa a me di stargli antipatico, avrebbe idea dell’immensità…».
Come sta interpretando La Russa il ruolo di presidente del Senato?
«I silenzi e gli imbarazzi dei suoi colleghi di partito riguardo alle sue posizioni la dicono lunga. Le istituzioni sono sacre e la seconda carica dello Stato deve essere espressione di correttezza, come io nel mio piccolo provo a fare tutti i giorni».
(da La Stampa)

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CHI È GIUSEPPINA DI FOGGIA, L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI NOKIA ITALIA CHE POTREBBE DIVENTARE LA PROSSIMA AD DI TERNA

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

LAUREATA IN INGEGNERIA ELETTRONICA, DA 25 ANNI HA SEMPRE LAVORATO PER IL COLOSSO FINLANDESE DELLE TLC. MA DALLA SUA, AVREBBE UNA SOLIDA AMICIZIA CON ARIANNA MELONI, SORELLA DI GIORGIA

Potrebbe essere Giuseppina Di Foggia la prima “amministratrice delegata” di una grande società pubblica quotata. Il nome della dirigente romana di 53 anni circola da settimane per la guida di Terna, monopolista italiano della rete di elettrica controllato dal Tesoro tramite Cdp Reti (29,8%).
E dovrebbe entrare nella lista definitiva che nelle prossime ore il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti firmerà […] se l’attuale ad, Stefano Donnarumma, dovesse essere “promosso” alla guida dell’Enel.
Di Foggia è un’esperta di reti: anche se quelle di telecomunicazione, non quelle per trasmettere l’elettricità. E sembra sia amica di Arianna Meloni, sorella della premier che in queste ore è più decisa che mai a dettare la linea sulle nomine delle big five Enel, Eni, Leonardo, Poste, Terna. E nella “linea” c’è la ricerca di un capo donna, come disse l’8 marzo: “La sfida non è quante donne siedono in un cda, è quando avremo il primo ad di una partecipata statale donna. E’ uno degli obiettivi che mi do”.
Di Foggia è laureata in ingegneria elettronica, con specializzazione in telecomunicazioni, alla Sapienza di Roma, ha un master in Professional Project Management conseguito allo Stevens Institute of Technology negli Usa, e ha svolto corsi di specializzazione e general management presso la Sda Bocconi e la Luiss.
Del titolo di “ad” può già fregiarsi, da tre anni: Nokia, la filiale del colosso finlandese famoso per i telefonini e poi specializzato in programmi e servizi per infrastrutture di rete, tre anni fa chiamò a guidare le sue attività in Italia e a Malta. Una promozione giunta dopo 25 anni di carriera molto lineari, e praticamente tutti nella stessa azienda.
Nel settore Ict (internet e telecomunicazioni) ha rivestito diversi incarichi tecnici e commerciali, dalla responsabilità di Ricerca e sviluppo nel radiomobile alla rete intelligente, dalla direzione progetti. “Il mio obiettivo – disse all’epoca, in pieno lockdown – sarà fornire la tecnologia e l’innovazione di Nokia per la sfida digitale che l’Italia affronta, e supportare i nostri clienti nell’offerta di tecnologie e servizi digitali quali la connettività a banda ultra larga, 5G, IoT, cloud, sicurezza, intelligenza artificiale”.
In attesa delle scelte del governo attuale, e di vedere i nominati all’opera, risultano i buoni rapporti tra Di Foggia e le sorelle Meloni, rinsaldati si dice agli ultimi Workshop Ambrosetti sul lago di Como, dove tutte erano ospiti.
(da agenzie)

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NON C’E’ NESSUNA INVASIONE DI STRANIERI IN ITALIA, I DATI ISTAT LO CONFERMANO DI NUOVO

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

NEL 2023 SONO 5 MILIONI E GLI IRREGOLARI APPENA 5.000

No, non c’è alcuna invasione dei migranti in Italia. Nonostante i dati abbiano sempre smentito questa retorica, secondo cui l’intero continente africano sarebbe prossimo allo sbarco in Europa, ci sono partiti che continuano a sponsorizzarla proponendo una visione distorta della presenza di stranieri in Italia.
Ora gli ultimi dati dell’Istat lo mettono nero su bianco: il numero di persone con cittadinanza straniera in Italia è di poco più alto di 5 milioni, su un totale di 58 milioni di persone. Si tratta, quindi, dell’8,6%, una percentuale che non fa certo pensare a un’invasione in corso.
Senza contare che un Paese dove il tasso di natalità è ai minimi storici, con una popolazione sempre più vecchia, ha bisogno dell’immigrazione per evitare il disastro demografico.
Chiaramente il report dell’Istat tiene conto degli stranieri regolarmente presenti sul territorio. Ma anche se andiamo a vedere i numeri che riguardano gli irregolari si può parlare di invasione. A fare il punto della situazione ci ha pensato Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, che ha incrociato i numeri dell’Istat con quelli della fondazione Ismu.
Su 5 milioni e 50 mila stranieri presenti sul territorio nazionale, gli irregolari quest’anno sarebbero poco più di 5 mila. Un numero in linea con gli ultimi anni.
“Negli ultimi dieci anni sono sbarcate in Italia quasi un milione di persone. Ma oggi l’Istat certifica una situazione che conosciamo da tempo: da un decennio, la popolazione straniera in Italia non cresce”, ha scritto su Twitter.
Rispetto alla popolazione straniera in Italia, nel report dell’Istat si legge:
La popolazione di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2023 è di 5 milioni e 50mila unità, in aumento di 20mila individui (+3,9‰) sull’anno precedente. L’incidenza degli stranieri residenti sulla popolazione totale è dell’8,6%, in leggero aumento rispetto al 2022 (8,5%).
Quasi il 60% degli stranieri, pari a 2 milioni 989mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11%, la più alta del Paese. Risulta attrattivo per gli stranieri anche il Centro, dove risiede un milione 238mila individui (25% del totale) con un’incidenza del 10,6%, al di sopra della media nazionale. Il Mezzogiorno ha invece meno presenza straniera, 824mila unità (16%), per un’incidenza del 4,2%.
(da Fanpage)

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IL LEGGENDARIO BATTAGLIONE AZOV SI STA PREPARANDO PER LA CONTROFFENSIVA UCRAINA

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

35MILA LE PERSONE CHE SI SONO FATTE AVANTI PER ENTRARE NELL’UNITÀ DI ASSALTO… IL TENENTE ILYA SAMOILENKO, REDUCE DAGLI 83 GIORNI DI ASSEDIO DELL’ACCIAIERIA AZOVSTAL, E’ INCARICATO AD ADDESTRARE LE NUOVE RECLUTE: “SAPPIAMO COME COMBATTONO I RUSSI”

Il tenente Ilya Samoilenko, uno degli ufficiali del reggimento Azov che difese fino all’ultimo Mariupol, riappare in questi giorni nelle foto a corredo del reportage di Andrew Kramer, premio Pulitzer del New York Times, sui preparativi dell’Ucraina per la controffensiva di primavera.
Reduce dagli 83 giorni di assedio della città martire del Donbass, poi scambiato insieme ad altri prigionieri ucraini, è tornato a servire il Paese come istruttore dei giovani che si sono arruolati nel risorto battaglione, poi reggimento, poi addirittura brigata Azov.
L’Azov sta risorgendo, In 35mila avrebbero firmato per entrare nelle unità d’assalto che dovranno lanciarsi contro le decine di chilometri di trincee e fortificazioni che i russi hanno scavato e costruito nel Donbass e a nord della Crimea. Al martellamento d’artiglieria, stando agli analisti militari, seguirà l’avanzata di blindati per lo sminamento, quelli ex sovietici e quelli americani, infine lo slancio delle nuove leve dell’Azov e le altre unità della Guardia formate in questi mesi.
Racconta Kramer che per essere sicuri di contare su soldati fortemente motivati, alla fine delle cinque settimane si ricorre al sistema della “campana”. Ciascuno è libero di confermare o no la propria volontà di partecipare all’assalto: fa rimbombare la campana e questo significa che è pronto a rischiare la vita per la patria, o sceglie di ritirarsi.
Espediente che dimostra la fiducia dei capi militari nella volontà di rivincita degli ucraini in difesa del proprio territorio
E questo mentre i documenti segreti del Pentagono pubblicati online parlano invece di bonus promessi da Mosca ai soldati russi che riusciranno a colpire e distruggere i carri armati nemici. Niente premio in soldi tra le fila di Kiev, né promesse di bottino
La rinascita del reggimento Azov serve a incoraggiare tutto lo schieramento ucraino impegnato nella riconquista. La ricostruzione è opera del ministero dell’Interno di Kiev. L’unità era stata decimata a Mariupol. Altre decine di combattenti sono morte in un’esplosione dai contorni ancora misteriosi in una prigione del Donbass, a Olenivka. «Addestreremo le nuove reclute e le porteremo al nostro livello», dice il tenente Samoilenko. «Sappiamo come combattono i russi, quindi sappiamo anche come contrattaccarli. Abbiamo una speciale capacità di resistenza».
Il più grande scambio di prigionieri è avvenuto lo scorso settembre, quando gli ucraini hanno liberato l’oligarca Viktor Medvechuk e altri 55 prigionieri russi in cambio di 215 ucraini tra i quali 188 membri dell’Azov. Nel frattempo, i vessilli d’Azov torneranno a sventolare sulla prima linea del contrattacco.
(da agenzie)

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CHE RUOLO VUOLE SVOLGERE L’UNIONE EUROPEA NEL NUOVO DISORDINE MONDIALE? MACRON INVOCA UN’EUROPA PIU’ AUTONOMA DAGLI AMERICANI

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

GLI STATI UNITI SONO GLI UNICI ALLEATI POSSIBILI MA QUALCHE VOLTA SBAGLIANO, QUANDO LA COMBINAZIONE DI IDEALISMO E DI POTENZA DIVENTA UNA MASCHERA DELL’ISTINTO DI CONTROLLO

I francesi lo chiamano “collage”, ovvero il combinarsi di attaccamento e disamore, il più sgradevole tra i legami. Il “collage” disegnato dal presidente francese Macron al termine della visita in Cina è fissato in due parole “autonomia strategica”: nei confronti degli Stati Uniti.
Si parla di Taiwan ma la larghezza del concetto è evidente. Un invito rivolto agli Stati dell’Unione europea a “non essere solo dei seguaci dell’America”. Per chi ha memoria si sente l’eco di antichi accenti chirachiani: un’altra crisi, allora, la seconda guerra d’Iraq quando la Francia rifiutò di allinearsi alla guerra di Bush
E riecco la vecchia Francia. Come ricorda Macron il troppo americanismo può immiserire, come l’esperienza anche recente dimostra. Un pizzico di anti americanismo può essere corroborante. E necessario. Gli Stati Uniti sono gli unici alleati possibili visto che sono parte di noi, della storia dell’Occidente. Ma qualche volta sbagliano, quando la combinazione di idealismo e di potenza diventa una maschera dell’istinto di controllo del mondo.
Macron rammenta all’Europa che la sua qualità migliore è di non voler essere mai solamente sé stessa. Che ruolo vuole svolgere l’Unione nel nuovo disordine mondiale? Che è la conseguenza del delitto perfetto commesso da Putin il 24 febbraio . Perché questo è il problema . Il mondo si sta riorganizzando, l’Eurasia è di nuovo al centro della grande scacchiera. Dall’Asia al Medio Oriente all’Africa quindi ognuno cerca il suo posto nei due schieramenti, una emulsione ancora fluida per trovare protezione, vantaggi, potenza.
I piccoli despoti intravedono straordinarie possibilità di ricatto e di stipendio. Nulla della supremazia planetaria americana ha più valore.
La Storia in fondo è un seguito di annientamenti sommari di imperi “eterni”. Macron in modo provocatorio ci dice che questa Europa indefinita, finora al rimorchio senza discussioni della politica americana, almeno è una trappola che forse non si è ancora chiusa.
Perché, consapevoli della propria debolezza, gli Stati Uniti accelerano nello stringere i bulloni, militari, economici e culturali, all’interno del Limes, promuovono i “federati” e i “clientes” che più appaiono battaglieri e risoluti come i polacchi, gli ucraini, Taiwan.
La Francia, e forse la Germania, sembrano tentati da quello che era il progetto di De Gaulle, far finire l’Europa disegnata a Yalta stretta da due imperi. Per inventarne una affrancata e nuova.
(da La Stampa)

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CALENDA E RENZI SI SONO SFANCULATI DI BRUTTO, I RENZIANI ACCUSANO IL “CHURCHILL DEI PARIOLI” DI ESSERE “IMPAZZITO QUANDO HA CAPITO CHE QUALCUNO DI NOI VUOLE CANDIDARSI CONTRO DI LUI” AL CONGRESSO

Aprile 11th, 2023 Riccardo Fucile

DA “AZIONE” ATTACCANO IL SENATORE SEMPLICE DI RIAD SOSTENENDO CHE NON VUOLE SCIOGLIERE ITALIA VIVA PER NON PERDERE I FONDI DEL 2X1000: “IL RAGAZZO SUI SOLDI NON SCHERZA”

“Mi sembra che nessuno voglia fare più niente. Calenda e Renzi alla fine non riescono a stare insieme e secondo me si spacca tutto”. A dirlo a LaPresse è una fonte autorevole di Iv che commenta il botta e risposta tra Azione e Italia viva, sempre più acceso nelle ultime ore. Il nervosismo ha superato i livelli di guardia e le accuse incrociate non lasciano presupporre soluzioni facili.
“La vera ragione per cui Carlo è impazzito è che ha capito che qualcuno di noi vuole candidarsi contro di lui”, attaccano i renziani, che continuano a fare il nome di Luigi Marattin quale possibile avversario del leader di Azione nella corsa alla segreteria del partito unico. Non solo. “Azione potrebbe perdere pezzi: Carfagna potrebbe lasciare”, è la previsione di chi vede l’ex ministra del Mezzogiorno “pronta a tornare in FI”. Secca la replica dal quartier generale di Azione: “Il nodo è che Renzi, tornato a fare il segretario di IV, non vuole scioglierla e non vuole destinare il 2×1000 al nuovo partito. Il ragazzo sui soldi non scherza”, è l’accusa, che però viene respinta al mittente dai renziani: “Sciocchezze”.
La distanza emersa tra i due leader in modo sempre più evidente dopo la decisione di Renzi si assumere, dal 3 maggio prossimo, la direzione del Riformista, in questo momento, secondo parlamentari di entrambi gli schieramenti, “sembra difficile da ricomporre”. “I due si devono vedere. Seppellire l’ascia di guerra o, più verosimilmente, prendere atto che è finita”, è la sintesi di chi segue le trattative. Questa sera Renzi riunirà i parlamentari a lui vicini, viene riferito: “Se Carlo ha cambiato idea lo dica”, è il ragionamento fatto ai suoi. Intanto sui social Calenda replica: “Per quanto concerne Azione la prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica utile al paese.
Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non vi prenderemo parte”, mette nero su bianco l’ex titolare del Mise. “È urgente costruire un partito di centro che ricomponga le idee riformiste, liberali e popolari. Di questo sono in coscienza convinta e su questo continuo a lavorare”, la controreplica, sempre via social, di Elena Bonetti, vicepresidente della Federazione Azione-Italia Viva. “Leggo polemiche dentro il #TerzoPolo. Mi dispiace. Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea e lavoriamo in questa direzione”, le fa eco Maria Elena Boschi.
(da agenzie)

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