Destra di Popolo.net

SANTANCHE’ E LO SPOT VENERE DI BOTTICELLI GIRATO IN SLOVENIA, ALTRO CHE MADE IN ITALY

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

INCREDIBILE GAFFE DEI “PRIMA L’ITALIA”: LA CANTINA CHE APPARE NEL VIDEO-SPOT E’ IN SLOVENIA

La Venere di Botticelli è la testimonial della nuova campagna internazionale di promozione turistica del ministero del Turismo ed Enit. Campagna presentata da un’entusiasta Daniela Santanchè, la quale non aveva mai sentito parlare della tizia svestita e ha scelto la candidata dopo aver appreso che si trova negli Uffizi dal 1815 senza mai essere uscita. “Brava, mi piacciono le donne che lavorano e stanno tanto in uffizio come me”, ha detto.
Ovviamente, tutta l’idea della campagna dell’agenzia Armando Testa ruota intorno alla necessità di vendere al meglio il Made in Italy. Italianissimo quindi il claim (Open to meraviglia) italianissimo il ruolo della Venere nella promozione (“influencer”) e, quelle sì, italianissime le immagini mostrate nel video di lancio: Venezia, Torino, Roma, Firenze, il mare, le montagne. Poi, al minuto 0,27, per raccontare “il calore che risuona nelle parole e nei gesti” vengono mostrati dei ragazzi che bevono vino italiano in una specie di cantina/agriturismo italiano. Si suppone. Solo che ieri Massimiliano Milic della casa di produzione triestina Terroir Films, sulla sua pagina Facebook, buttava lì con una certa sicurezza che quelle immagini non fossero state girate in Italia ma in una cantina slovena.
Mi sembrava impossibile, visto che è una campagna che costa complessivamente 9 milioni di euro e di cantine in Italia ce ne saranno 200mila. E invece è possibile: ho cercato sul web e quella del video con le finestrelle azzurre e le piante rampicanti è la cantina Cotar, nel carso sloveno. C’è anche una bottiglia del vino Cotar sul tavolo, nel video. A quel punto mi sono detta: ma non è che per realizzare il video per il turismo in Italia l’agenzia ha comprato video e immagini su una qualunque piattaforma di video stock? Per 9 milioni di euro le realizzerà appositamente, non è possibile. E invece ho trovato il video su Artgrid, una piattaforma straniera che cede video e immagini con un semplice abbonamento per 600 euro l’anno. Il regista è tal Hans Peter Scheep, olandese. Insomma, cantina slovena, piattaforma straniera, regista olandese. Manca solo il claim: “La cosa più bella dell’Italia? Il treno per Lubiana!”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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INTERVISTA A MAURIZIO LANDINI: “SU FISCO E LAVORO LE SCELTE DELLA MELONI SONO UNA PRESA IN GIRO”

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

“IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE SCADE A FINE ANNO: E DOPO?”… “NON ABBIAMO BISOGNO DI UNA TANTUM”… “IL DEF E’ SBAGLIATO PERCHE’ TAGLIA LA SPESA SOCIALE”

“Il governo sta facendo scelte sbagliate sulle politiche per il lavoro e il fisco”, dice Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. “Prosegue senza un disegno, con interventi non strutturali. Ci fa arretrare sul Pnrr. Ha fatto un Def sbagliato che taglia la spesa pubblica. E procede solo a colpi di propaganda. I lavoratori sono stufi dei salari troppo bassi e di essere il bancomat per chi fa grandi profitti e non paga le tasse. Noi ci mobiliteremo. Lo faremo, assieme a Cisl e Uil, con tre manifestazioni interregionali il 6 maggio a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli. E andremo avanti fino a quando non avremo risposte alle nostre richieste dal governo. Anche con lo sciopero se necessario”.
Segretario, il governo ha appena annunciato un intervento shock per le famiglie.
“La denatalità di oggi è il frutto di politiche sbagliate degli ultimi 15-20 anni. Ci sono meno figli perché siamo il Paese con il tasso di occupazione femminile più basso, la precarietà più alta, meno asili, meno scuole, meno servizi. Senza politiche abitative per sostenere le scelte dei giovani. Senza finanziare la legge sulla non autosufficienza, mentre la vita media si allunga. Raccontare che si può invertire un processo così profondo con qualche incentivo fiscale significa prendere in giro le persone”.
Ce l’ha con l’ipotesi di nuove detrazioni per i figli?
“Mi chiedo quali famiglie il governo voglia aiutare. Le detrazioni non vanno agli incapienti e solo in minima parte ai redditi bassi. Il rischio è di sostenere solo quelli alti. Ma ricordo che l’87% dei lavoratori italiani guadagna meno di 35 mila euro all’anno”.
Cosa significa il 25 aprile per il Paese oggi?
“Significa libertà e democrazia. Significa una Costituzione fondata sul lavoro che nasce dalla lotta di liberazione degli italiani scesi in campo per sconfiggere nazismo e fascismo”.
Il presidente del Senato dice che nella Costituzione non c’è la parola antifascismo.
“Un’offesa per tutti gli antifascisti. Ma la storia non si cambia, come non si cambia il divieto inserito in Costituzione di ricostituire il partito fascista. Siamo tornati liberi grazie a chi ha donato la vita per ridare a tutti democrazia e libertà. Non a caso abbiamo scelto i 75 anni della Costituzione antifascista e il suo articolo uno come tema del Primo maggio: l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
Il Primo maggio il governo ha convocato un Consiglio dei ministri per varare il decreto Lavoro. Sfida o provocazione?
“Il Primo maggio è e resta una giornata di lotta e mobilitazione dei lavoratori. Penso che il governo dovrebbe pensare ai lavoratori tutti i giorni, non solo il Primo maggio. Non è questo il momento di fare propaganda, ma di dare risposte. Leggiamo di questo decreto sui giornali, visto che i sindacati non sono stati mai convocati. Ma nelle numerose assemblee di aprile nelle industrie, nella sanità, nei supermercati, abbiamo trovato lavoratori, giovani e precari pronti a mobilitarsi per ottenere risultati”.
Quali risultati?
“Vogliamo aumentare i salari. Chiediamo un taglio di 5 punti del cuneo fiscale. E il fiscal drag, l’adeguamento delle detrazioni all’inflazione, per garantire aumenti reali di salari troppo bassi. Chiediamo di superare la precarietà anziché procedere a colpi di voucher e liberalizzazione dei contratti a termine senza causale. Chiediamo una riforma fiscale che sani disuguaglianze ormai non più accettabili con il lavoro tassato al 40%, la rendita immobiliare al 21%, quella finanziaria fino al 20%, il reddito degli autonomi al 15%. Vogliamo una vera riforma delle pensioni. Chiediamo di non tagliare, come fa il governo nel Def, la sanità e la scuola pubblica. Il governo sta smantellando il servizio sanitario nazionale. Ci sono liste d’attesa di anni. E per accedere alle prestazioni sanitarie troppo spesso bisogna pagare il privato. Medici e infermieri sono allo stremo. Serve un piano straordinario di assunzioni”.
Il governo però si appresta a limare ancora il cuneo fiscale e mettere più soldi nella busta paga dei lavoratori dipendenti.
“Un intervento che si somma a quello del governo Draghi e dell’ultima manovra e che scade a fine anno. Dopo cosa succede? Non abbiamo bisogno dell’ennesima una tantum, ma di interventi strutturali e cambiamenti reali. Nel Def non mi sembra ci siano questi spazi. Come pure non c’è un euro per il rinnovo dei contratti pubblici. E non si prendono i soldi dove ci sono per redistribuirli: lotta all’evasione e contributo straordinario di solidarietà su profitti ed extraprofitti. Perché è chiaro che l’inflazione ancora così alta è un’inflazione soprattutto da profitti, lo dicono anche Bankitalia e Bce. Il Def non è solo prudente, come dice il governo. È sbagliato perché taglia la spesa sociale e non rilancia gli investimenti”.
Il Pnrr è in difficoltà, con i progetti al palo. Teme un disimpegno delle risorse?
“Siamo preoccupati per i ritardi e la confusione. Non sappiamo quali fondi il governo vuole confermare e quali destinare ad altro. E non sappiamo cosa succederà se non facciamo tutti gli investimenti. Affermare, come fa qualche ministro, di non essere in grado di spendere tutto non è accettabile. Così si perde davvero credibilità. E un’occasione storica, quella di spendere 200 miliardi per modernizzare l’Italia. E di arretrare rispetto agli altri Paesi europei che investono più soldi di noi, sia pubblici che privati. Qui è in discussione il nostro futuro industriale”.
Si aspetta una grande partecipazione alle manifestazioni di maggio?
“Me l’auguro e me l’aspetto. Le assemblee dei lavoratori che si stanno facendo lo confermano. È il momento giusto per mobilitarci. L’emergenza salariale è fortissima, la sanità pubblica al tracollo, il livello di precarietà inaccettabile, un sistema fiscale che premia gli evasori. La domanda che ci arriva è di non fermarci. E noi vogliamo dare risposte concrete che affrontino i problemi reali delle lavoratrici e dei lavoratori”.
(da La Repubblica)

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MIGLIAIA DI FAMIGLIE SOTTO SFRATTO, AFFITTI E MUTUI INSOSTENIBILI

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

MA IL GOVERNO MELONI SI GIRA DALL’ALTRA PARTE

Dalle destre il mantra è sempre “giù le mani dalle nostre case”, rivolto prima al Centrosinistra – secondo loro reo di voler tassare gli immobili – e poi anche all’Unione europea che di tanto in tanto vara piani di efficientamento energetico degli edifici che l’attuale maggioranza non esita a definire come “patrimoniali mascherate”.
Così dopo Dio, patria e famiglia, si può dire che il quarto pilastro delle destre è proprio quello della casa. Peccato che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e che proprio l’attuale governo, il quale si riempie la bocca con affermazioni sulla tutela degli immobili degli italiani, di fatto ha già messo mano nelle tasche degli italiani e lo ha fatto – forse senza neanche rendersene conto – proprio andando a colpire i loro alloggi.
Quando Giorgia Meloni & Co dicono che “la casa non si tocca”, affermano un concetto sacrosanto. Il problema è che l’attuale maggioranza sembra riferirsi soltanto alle abitazioni di proprietà, dimenticandosi che non tutti gli italiani ne hanno una. Se ci si limita a guardare i dati, soltanto il 68% dei residenti nel nostro Paese è proprietario del tetto in cui vive.
Si tratta di numeri incoraggianti visto che sono di gran lunga migliori di quelli degli altri Paesi Ue. Ma quello che nessuno mette in risalto è che questo 68%, in realtà, è un dato che non dice tutto perché comprende anche chi la casa la sta ancora acquistando ed è costretto a pagare un mutuo, spesso decennale.
Parliamo, secondo la Stampa, di un numero tutt’altro che marginale visto che sono ben tre milioni e mezzo di famiglie ad avere un mutuo sulle spalle e che, alla luce dell’inflazione, del caro energia e della crisi economica, stanno facendo enorme fatica per ripagarlo.
Ma c’è di più. Tra queste famiglie non tutte hanno scelto il mutuo a tasso fisso, finendo per scegliere mutui a tasso variabile che, però, nel tempo sono continuati a crescere vertiginosamente, con le rate che quest’anno sono salite del 31%.
Ma il peggio deve ancora venire perché da qualche tempo la Banca centrale europea ha iniziato a rialzare i tassi di interesse che, inevitabilmente, finiranno per gonfiare ancor di più il costo delle rate tanto che, secondo un’indagine di Facile.it, la rata mensile potrebbe crescere fino al 48% entro giugno di questo anno.
Ma con il mutuo sempre più caro e con i redditi fermi al palo, è inevitabile che molti non riescano nemmeno a pagare la quota mensile. E quando accade, sono guai.
Questo perché con sette rate saltate del mutuo, le banche possono diventare proprietarie delle case per cui il finanziamento è stato erogato così da venderle e incassare quanto spetta loro senza passare dal Tribunale tanto che oggi, secondo quanto afferma l’Unione inquilini, sono già diecimila di migliaia gli espropri avviati dagli istituti di credito.
Si tratta di una norma a lungo osteggiata dal Movimento 5 Stelle che si è trovato sostanzialmente da solo nel difendere gli italiani come testimonia un vecchissimo video sul blog di Beppe Grillo in cui l’allora vicepresidente della Camera e ormai ex pentastellato, Luigi Di Maio, insieme all’allora deputata Carla Ruocco, tuonava: “Hanno già aggredito i nostri stipendi, i nostri posti di lavoro, i nostri risparmi. Adesso vogliono mettere le mani sulle nostre case. Matteo Renzi, #semitocchilaCasa degli italiani sarà un Vietnam dentro e fuori il Parlamento”.§
Ma se la situazione non è rosea per chi sta acquistando casa, rischia di essere ancora peggiore per chi è costretto a vivere in affitto. Il 32% degli italiani, infatti, si trova in questa condizione che, chiaramente, è tutt’altro che facile. Secondo l’Istat “la situazione è critica per le famiglie che vivono in affitto”.
Stando agli ultimi dati disponibili si fa riferimento a “oltre 889 mila” nuclei familiari, pari al 45,3% di tutte le famiglie povere d’Italia. Cosa ancor più grave, prosegue l’Istituto, di queste ben il 18,5% versano in condizione di povertà assoluta 18,5%, contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà.
Proprio guardando al dato degli affittuari e considerando la sfortunata congiuntura economica, appare chiaro che in molti si troveranno nell’incapacità di pagare e risulteranno morosi tanto più se si considera che i canoni sono levitati del 25,6% come afferma la Stampa citando le analisi di Abitare Co. secondo cui “i contratti 4+4 in scadenza stipulati tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015”.
Insomma mai come oggi si può parlare di emergenza abitativa. E non può che essere oltremodo curioso pensare al fatto che questa situazione si sta venendo a creare proprio quando al governo c’è chi si è sempre spacciato come il difensore del diritto alla casa.
Cosa ancor più strana è che proprio alla luce di quanto sta facendo l’attuale maggioranza emerge, con sempre maggiore forza, che in realtà chi ha concretamente tutelato questo diritto è il Centrosinistra – a lungo etichettato come il partito delle tasse sulle abitazioni – che ha predisposto diverse forme di sussidi in favore dei più deboli.
Proprio quelle che ora le destre stanno smantellando una a una, a partire dal Reddito di cittadinanza voluto dal Movimento 5 Stelle, che riuscivano a dare sostegno ai più poveri che così facendo potevano pagare mutui oppure rate d’affitto.
Proprio il sussidio dei Cinque Stelle, il quale non è affatto una ‘paghetta’ data ai nullafacenti come sostiene l’attuale maggioranza, al suo interno integrava anche un contributo per il pagamento del canone di locazione fino ad un massimo di 3.360 euro annui, che corrispondono a 280 euro mensili.
Con la cessazione del Reddito di cittadinanza – percepito da almeno 3 milioni di persone – decisa dall’attuale maggioranza, questo ‘contributo affitto’ non cesserà di esistere ma sarà riservato soltanto agli inabili a lavorare.
In altre parole almeno 600mila persone, ossia i cosiddetti occupabili, si ritroveranno, letteralmente da un giorno all’altro, senza un contributo di cui evidentemente avevano – e hanno – bisogno.
Sempre secondo la Stampa la cosa peggiore è che il governo Meloni ha anche previsto “l’azzeramento del fondo ‘morosità incolpevole che fino a ieri consentiva di offrire un contributo fino a 12mila euro annui a chi era già sotto sfratto e dimostrava di non essere riuscito a stare in regola con i pagamenti del canone causa licenziamento, cassa integrazione o malattia”.
Una decisione devastante che annunciata a febbraio dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il quale aveva spiegato durante un question time che il governo non avrebbe rifinanziato né i fondi destinati agli affitti e alla morosità incolpevole che per il 2022 erano stati pari a 280 milioni di euro, aveva scatenato la reazione dei sindacati e delle associazioni.
Occasione in cui Walter De Cesaris, segretario nazionale Unione Inquilini, aveva svelato il bluff delle destre spiegando che: “Nel suo intervento il ministro Salvini non ha mai citato le famiglie con sfratto, le 650mila famiglie nelle graduatorie, le 899mila famiglie che hanno redditi da povertà assoluta e che sono in affitto”.
“Il governo prosegue nella sua crociata contro i poveri e si sta assumendo la responsabilità gravissima di far aumentare vertiginosamente il numero degli sfratti esecutivi” aveva concluso De Cesaris.
Insomma un disastro inenarrabile. Ad aggravare la situazione anche la presenza di numerosi alloggi sfitti e inutilizzati, dati alla mano sarebbero circa 7 milioni di edifici, anche a fronte del fatto che molti italiani stanno cercando un’abitazione, sia essa in affitto o da acquistare.
Secondo l’Istat si parla di ben 2,3 milioni di famiglie che non riescono a trovare una soluzione adatta alle proprie tasche, tra costi delle case levitati e affitti ormai schizzati alle stelle.
Una dinamica rialzista che, secondo molti esperti, sarebbe in parte amplificata proprio dal fatto che queste case sfitte o inutilizzate finiscono spesso sul mercato degli affitti brevi, tagliando fuori chi ne ha davvero bisogno.
(da La Notizia)

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FINI: “LA DESTRA EVITI DIVISIONI SUL 25 APRILE, FDI DICA CHE SI RICONOSCE NELL’ANTIFASCISMO”

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

“NON CAPISCO LA RITROSIA SU QUESTA PAROLA”

A due giorni dal 25 aprile, la prima festa della Liberazione con Giorgia Meloni premier e Fratelli d’Italia primo partito della maggioranza, parla Gianfranco Fini. “Ancora una volta un 25 aprile di divisione, delle polemiche e in alcuni casi delle risse. Io credo che tutti si debbano chiedere perché e deve farlo soprattutto la destra, perché governa in prima persona. Spero che Giorgia Meloni voglia cogliere questa occasione per dire senza ambiguità, lei non è una donna ambigua, e reticenze che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti fino in fondo quando è nata Alleanza nazionale. An condannò il fascismo. Giorgia Meloni ha questa sensibilità”, dice l’ex presidente della Camera ed ex leader di An, intervenendo a ‘Mezz’ora in più’ su Raitre.
“Non capisco la ritrosia sulla parola antifascismo”, dice prendendo chiaramente posizione e lanciando un messaggio a Palazzo Chigi e alla destra al governo. “La destra i conti li ha fatti, Giorgia Meloni dica, perché so che ne è convinta, che libertà, uguaglianza sono valori democratici, sono della Costituzione, sono valori antifascisti: non capisco la ritrosia a pronunciare questo aggettivo. La capisco ma non la giustifico”.
Ultimo segretario Msi e primo leader di An, Fini invita allora, a partire dalle polemiche di questi giorni, a considerare che “l’antifascismo non si confonde con la parodia degli anni piombo” e si chiede a Meloni di dire che “si riconosce in antifascismo come An, e sono certo – annota – che la pensa così”.
“Pacifificazione non vuol dire parificazione. Pacificare vuol dire avere una memoria condivisa di quello che abbiamo vissuto. Occorre essere intellettualmente onesti. Ricordo Vittorio Foa, antifascista poi senatore del Pci che in una circostanza disse a un senatore del Msi, Pisanò che i morti vanno onorati tutti ma i vivi erano diversi. Tutti i caduti per i loro valori vanno onorati ma si deve saper distinguere anche quale era la parte giusta e quella sbagliata”.
Due mesi, l’altra ospitata di Fini da Lucia Annunziata. In quel caso commento il caso Donzelli-Delmastro, una stoccata a FdI: “Non si confonde l’Aula del Parlamento con la piazza del comizio. Non si lanciano accuse, in questo caso infondate”, aveva detto il fondatore di Alleanza nazionale. Che però, sui toni eccessivi, aveva bacchettato anche l’opposizione e in particolare il Pd.
(da agenzie)

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L’ULTIMO SCONTRINO: È STATO CHIUSO IL BAR ALL’INTERNO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE DI ROMA CHE NON EMETTEVA SCONTRINI

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

IL CASO È STATO SOLLEVATO DA “STRISCIA LA NOTIZIA” E IL TITOLARE DELL’ATTIVITÀ AVEVA MINACCIATO GIMMY GHIONE (“PRENDO IL COLTELLO E VI AMMAZZO”)… UNA GUARDIA GIURATA: “CI ANDAVANO TUTTI I DIPENDENTI, È CON LORO CHE IO ME LA PRENDO, QUI, DAL SEMPLICE USCIERE AL DIRIGENTE, SONO TUTTI POLIZIA TRIBUTARIA”

Chiude il bar che non emetteva scontrini all’interno dell’Agenzia delle Entrate di Roma 6 Eur (Torrino). «Prendo il coltello e vi ammazzo» era stata la frase detta dal titolare del bar nei confronti dell’inviato di Striscia la Notizia, Jimmy Ghione, e il suo cameraman. I due erano stati aggrediti e minacciati di morte.
Nella puntata di ieri sera Ghione e le telecamere del tg satirico, superati i rigidi controlli all’ingresso dell’Agenzia, sono entrati per mostrare il bar chiuso, con le luci spente, il frigo vuoto e il barista «possibile stragista» intento a riempire gli scatoloni.
Mentre una guardia giurata, quando gli viene chiesto come fosse possibile che all’Agenzia nessuno sapesse che il bar non faceva gli scontrini, commenta sibillino: «Ci andavano tutti i dipendenti è con loro che io me la prendo maggiormente: qui, dal semplice usciere al dirigente, sono tutti Polizia Tributaria».
Il bar che si trova presso la sede Eur 6 Torrino, pur trovandosi all’interno dell’ente che si occupa di tasse, era già stato sorpreso a non fare scontrini nel 2018. Ghione era tornato recentemente per vedere se qualcosa fosse cambiato ma questa volta è andata pure peggio: scontrini zero, o quasi, e in compenso botte, spintoni e minacce. «Prendo il coltello e vi ammazzo» aveva urlato il barista contro l’inviato e la troupe dopo averli scaraventati a terra e presi a botte.
Dopo quell’episodio, a quanto pare, ora il bar sembra avere definitivamente chiuso battenti
(da agenzie)

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CHI E’ MARIO NATANGELO, IL VIGNETTISTA CHE HA FATTO IMPAZZIRE IL GOVERNO MELONI MA A DESTRA E’ DIFESO DA BUTTAFUOCO

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

LA ESILARANTE VIGNETTA “RIPARATORIA” DOPO LE POLEMICHE SULLA PRIMA

Ieri è uscito in edicola uno speciale su Natangelo del Fatto, dopo la vignetta incriminata in cui era ritratta la moglie del ministro Lollobrigida (e sorella di Giorgia Meloni) a letto con un “immigrato”. Ma chi è Natangelo, il vignettista di cui tutti parlano?
Lollobrigida ha parlato del rischio di “sostituzione etnica” per via del fenomeno delle migrazioni dall’Africa? Per Mario Natangelo (Nat) il modo migliore di criticarlo è scherzare sul rischio di “sostituzione etnica” nel letto della moglie, Arianna Meloni, sorella dell’amata Premier (amata davvero, persino da alcuni giornali oltreoceano). Neanche a dirlo, pioggia di critiche. Matteo Renzi, Carlo Calenda, Augusta Montaruli, la stessa Giorgia Meloni. Una vignetta volgare, offensiva, misogina, contro le donne, che prende di mira un’innocente (la moglie).
A difenderla un altro autore storico di vignette satiriche, Vauro, che ormai nei giudizi sul tema sembra essere più isolato. Ieri il Fatto è uscito con uno speciale di 4 pagine, Je suis Nat, a favore del vignettista di cui hanno ospitato il disegno incriminato. Ma chi è Mario Natangelo che sta facendo impazzire il governo Meloni?
Classe 1985 per un soffio (nasce a dicembre), di Napoli. Qualche anno di carriera ce l’ha. Inizia a lavorare come giornalista professionista nel 2007 per L’Unità, ma tempo due anni e cambierà casacca a favore della neonata testata di Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano (che lo ospiterà fin dal primo numero uscito in edicola). Sempre nel 2009 inizierà a collaborare con Smemoranda, e per molto tempo lo avreste potuto trovare tra le pagine di Linus. Deve laurearsi in Giurisprudenza (“mi mancano tre esami alla Federico II di Napoli”) ma nel frattempo di riconoscimenti ne ha ottenuti un bel po’. Tra i tanti, il 40° Premio per la satira politica di Forte dei Marmi. Ha collaborato con tantissime riviste, tra cui Tempi, con cui i rapporti saranno sfortunati (inizierà nel 2017 e dopo soli due mesi chiuderà i rapporti per via delle divergenze con l’editore e per la mancata pubblicazione di una sua vignetta). Credete non faccia ridere? Leggetevi il suo Pensavo fosse amore invece era Matteo Renzi. Comunque di problemi come quello che sta vivendo ora ne ha avuti un bel po’. Tanto da avere abbastanza materiale per chiudere, nel 2021, un libro: I peggio stronzi – La mia guerra quotidiana tra satira, giornalismo e politica (Piemme).
Per il direttore di Charlie Hebdo Gérard Biard ha detto che loro la vignetta l’avrebbero disegnata persino senza lenzuola, ma di certo non si può dire che anche Natangelo ci sia andato leggero. Dopo le polemiche è intervenuto ad Accordi e disaccordi ed è stato molto chiaro: “La polemica serve a coprire la vergogna di un ministro che parla di sostituzione etnica” ma, per “mettere a tacere” (ovviamente no, il fine è opposto) altre critiche ha comunque scelto di pubblicare una “vignetta riparatoria” in cui la moglie dice: “Mah! Preferisco la vignetta di prima”. Lo stile corrosivo e al vetriolo di Natangelo è ben noto e in più di un’occasione si è posizionato sulla stessa lunghezza d’onda di Charlie Hebdo, di cui “tradusse” una vignetta su Amatrice all’indomani del terremoto del 2016. A ricordarlo è Il Giornale, che mette in fila alcuni presunti sfondoni del vignettista. Come nel caso in cui, dopo la frana a Casamicciola Terme, Nato disegnò una scenetta in cui la morte diceva di essere andata a Ischia “per i fanghi come sempre”. Al netto dei giudizi di valore (e del Giornale), lo stile e il black humor hanno sempre fatto storcere il naso ai più. Si tratta di un tipo di satira dai toni forti, che non fa sconti a nessuno e che spesso sembra non arrivare al cuore della questione. Ma dove sta scritto che la satira debba sempre toccare dei temi alti e non possa semplicemente mettere a nudo la debolezza del pensiero (o della persona) che si attacca? Che poi, alla fine, il discorso non è solo questo. A parlare della sua storia di vignettista è proprio Natangelo: “Io vengo da Scampia, papà impiegato e mamma casalinga, botte per strada, degrado urbano e sociale. E da lì ho imparato – come scrivo nel libro – che se guardi bene trovi sempre qualcosa di divertente. Disegnavo vignette già al liceo sul giornalino d’istituto e venivo convocato in presidenza, dove mi facevano il culo. Poi dopo qualche anno di pausa in cui – mi vergogno a dirlo – ho pubblicato degli orribili racconti su varie antologie, ho ripreso la matita per un inserto satirico de L’Unità. Fino a quel momento disegnare era una roba che facevo nel tempo libero. Il gioco si è fatto serio quando nel 2009 è nato Il Fatto Quotidiano e ho capito che a 23 anni avrei potuto mantenermi disegnando. Una roba che ancora oggi non mi pare possibile”.
Chiunque critichi rischia di perdersi un punto fondamentale. Nelle parole di Natangelo, rilasciate per Lo Spazio Bianco durante un’intervista: “Non ci sono limiti, non siamo in dittatura”. Per vedere se una satira ha successo, delle volte, bisogna vedere chi la critica. Nel caso della vignetta di Natangelo gli improperi sono arrivati da destra, centro a sinistra, a dimostrare del buon lavoro del vignettista: “Questa non-adesione ideologica mi consente di criticare a 360°, senza guardare in faccia a nessuno”. Ad averlo “promosso” è un autore apparentemente lontanissimo da lui, Pietrangelo Buttafuoco: “Questa non è risata, è letteratura. A forza di lamentarci dell’assenza di un nuovo Ennio Flaiano dimentichiamo che, al tempo, nessuno poteva accorgersene di averlo un Flaiano”
(da mowmag.com)

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LUIGI DI MAIO INVIATO SPECIALE UE PER IL GOLFO PERSICO, INDICATO DA BORRELL: “HA IL PROFILO IDEALE”

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

PER LA LEGA “UNA SCELTA VERGOGNOSA” (SENTI CHI PARLA)… IN OGNI CASO QUANDO UN ITALIANO VIENE SCELTO PER UN INCARICO INTERNAZIONALE PRESTIGIOSO DOVREMMO TUTTI RALLEGRARCI

Ormai è deciso: Luigi Di Maio sarà l’inviato speciale Ue per il Medio Oriente. Dopo lo stop intimato a novembre dal nuovo governo Meloni, adesso la nomina è stata ufficializzata dall’Alto Rappresentante per la politica estera, Josep Borrell.
“Io considero che il miglior candidato sia Luigi Di Maio”, scrive Borrell nella lettera spedita l’altroieri a tutte le rappresentanze europee. Quindi la nomina passerà per il Cops (Il comitato Politico e di Sicurezza) e poi sarà ratificata dalla stessa Commissione. Di Maio sarà in carica dal primo giugno fino al 28 febbraio 2025, 21 mesi.
La nomina era stata sospesa dopo la vittoria elettorale del centrodestra italiano. Ora il veto è stato superato e l’Alto Rappresentante, a cui solo spetta il potere di nomina, ha deciso di formalizzare la scelta.
La candidatura dell’ex ministro degli Esteri dell’M5S era stata inserita in una “short list” composta di quattro nomi: il suo, appunto, quello del greco Dimitris Avramopoulos (ex ministro ed ex commissario europeo), il cipriota Markos Kiprianou (ex ministro degli Esteri) e infine un ex ministro degli esteri slovacco.
Nelle “pagelle” è stata valutata anche la circostanza che proprio Di Maio fu protagonista di un duro scontro con Arabia Saudita e Emirati Arabi. Due anni fa l’allora governo Conte decise di bloccare la vendita di armi italiane a quei due Paesi. La reazione fu durissima, soprattutto da parte di Abu Dhabi che rispose con una sorta di embargo di tutti i prodotti italiani. L’allora ministro degli Esteri dovette spendere molto tempo e qualche visita nei due Paesi per recuperare i rapporti.
Fu lo stesso Borrell nel luglio scorso ad annunciare la decisione di incaricare “un inviato speciale dell’Unione europea per la regione del Golfo, perché sappiamo che le questioni di sicurezza in quest’area – nel più ampio Medio Oriente – sono molto importanti per noi”. E il riferimento era all’Iran, allo Yemen e alla questione energetica. Ossia al petrolio. Anzi, con la guerra in Ucraina l’esigenza di stabilire nuove relazioni proprio in virtù degli acquisti petroliferi si è intensificata. Ed è diventato centrale.
Questa accelerazione viene letta anche come un messaggio al governo italiano che sta ponendo veti politici su troppi dossier: dai tempi del Pnrr al Mes fino alla questione dei balneari. La nomina di Di Maio è un segnale anche per Palazzo Chigi.
Il contratto previsto per l’inviato speciale dell’Ue per il Golfo avrà una durata massima di due anni (dal primo giugno fino al 28 febbraio del 2025, in questo caso) e una remunerazione “determinata tramite un accordo diretto tra l’adviser e l’autorità”, come ha spiegato all’Ansa un portavoce dell’Esecutivo comunitario.
Oggi sono nove i rappresentanti speciali istituiti, tra cui quello per il Sahel affidato all’italiana Emanuela Del Re, ex viceministra degli Esteri. Di Maio con questo nuovo incarico dovrebbe guadagnare circa 12mila euro netti al mese, con regime fiscale agevolato e copertura totale delle spese di staff.
“Gli Italiani hanno votato: hanno scelto e continuano a scegliere il centrodestra, non sinistra o grillini. Quella di Bruxelles è una indicazione vergognosa, un insulto all’Italia” commentano fonti della Lega dopo l’indicazione, da parte di Joseph Borrell, ministro degli Esteri dell’Ue, di Luigi Di Maio inviato speciale dell’Ue per il Golfo Persico.
Come se Di Maio non fosse un ex ministro degli esteri italiano, con cui loro hanno governato due anni.
(da agenzie)

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IL VETERINARIO CHE HA CATTURATO L’ORSA JJ4 CONTRO L’ABBATTIMENTO: “E’ ANZIANA MA SANA, NON VA UCCISA”

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

“PUO’ ESSERE TRASFERITA, SAPREBBE ADATTARSI AL NUOVO AMBIENTE E  RIPRENDERE UNA VITA NORMALE”

«Era notte, Jj4 è entrata con due dei suoi tre cuccioli. Il tubo si è chiuso, da un buco abbiamo sparato un dardo per inocularle l’anestetico, un po’ come una cerbottana. Lei si è addormentata, abbiamo riaperto il tubo per far uscire i due cuccioli che se ne sono andati. Poi ossigeno, flebo e giù al Casteller».
Roberto Guadagnini è un veterinario, una delle persone incaricate di occuparsi della cattura di Jj4, l’orsa del Trentino responsabile della morte del runner Andrea Papi. L’orsa è caduta nella trappola-tubo e i suoi cuccioli sono stati liberati.
In attesa di sciogliere il nodo sul suo destino, l’Ordine dei veterinari del Trentino ha invitato tutti i colleghi a «non assumere alcuna iniziativa che possa provocare la morte del soggetto per eutanasia».
E al Corriere della Sera Guadagnini si dice d’accordo: «Non si può praticare l’eutanasia perché si tratta di un’orsa in salute mentre l’eutanasia si fa quando l’orso è in sofferenza o ferito, incapace di alimentarsi, di vivere. E se non si può praticare il metodo meno cruento a maggior ragione non si dovrebbe usare un sistema diverso, come il colpo di fucile».
Ora jj4 è al Casteller di Trento: «È anziana ma si alimenta ed è in salute, fra un po’ inizierò a farle gli esami previsti dal protocollo», assicura.
Le soluzioni alternative
Secondo il medico, l’aggressività dell’esemplare può avere varie ragioni, ma soprattutto varie soluzioni. Guadagnini, che apre al trasferimento: «Perché no? Saprebbe adattarsi al nuovo ambiente e potrebbe riprendere una vita normale».
Secondo il veterinario non è vero che ci sono troppi orsi nell’area, il piano prevedeva un ripopolamento di minimo 40-60 esemplari: «Il problema principale sono gli attraversamenti. L’Adige e l’autostrada tagliano verticalmente il Trentino in due e sono barriere insuperabili. Ci vorrebbe un ponte per farli passare. Ora potremmo traslocare le femmine, che sono più stanziali”
(da agenzie)

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IN CENTINAIA ALLA MANIFESTAZIONE DAVANTI AL CASTELLER, DOVE’ E’ RINCHIUSA L’ORSA JJ4: “UCCIDERLA E’ UNA VENDETTA E UNO SPOT ELETTORALE”

Aprile 23rd, 2023 Riccardo Fucile

I LEGALI DELLE ASSOCIAZIONI VALUTANO L’IPOTESI DI DENUNCIARE FUGATTI PER OMICIDIO COLPOSO DEL GIOVANE RUNNER PER NON AVER ADOTTATO LE MISURE DI SICUREZZA PREVISTE

Centinaia di persone, donne, uomini, bambini, e anche tanti cani, con cartelli e striscioni hanno raggiunto in corteo Casteller dalla stazione di Villazzano dove si sono dati appuntamento, dopo appelli anche su Telegram, canale attraverso il quale sono stati organizzati passaggi in macchina.
“È incredibile, sono commossa: non mi aspettavo una risposta così massiccia: siamo tantissimi”, dice Clara Moroni che in diretta Facebook mostra le immagini delle tantissime persone che stanno attraversando il paese.
“Abbiamo organizzato tutto in brevissimo tempo, ci hanno scritto da tutta Italia per raggiungerci con mezzi propri”, spiega Francesca Manzini.
“La protesta è stata lanciata sull’onda della notizia di martedì della cattura dell’orsa Gaia e abbiamo sentito necessità di dare un segnale forte immediatamente”, continua Manzini, “e sembra che comunque il mondo animalista stia rispondendo bene. La nostra richiesta è un cambio di passo totale. La nostra impressione è che la giunta Fugatti stia attaccando gli animalisti con toni propagandistici proprio per fingere di non avere alcuna responsabilità per quanto tragicamente accaduto a Papi”, prosegue Manzini, “mentre in realtà, per noi, la giunta deve dimettersi per l’incompetenza e la volontà politica di non intervenire e di non gestire questa convivenza senza attuare tutte le misure necessarie e che hanno portato a questo disastro. Tra l’altro vorrei ricordare che Gaia aveva tre cuccioli che sono rimasti sul Peller e, sì, sono stati svezzati, ma non sappiamo con certezza se sono in grado di provvedere a se stessi autonomamente”.
Manzini parla di vendetta da parte della giunta provinciale. “Rimuovere questo orso è soltanto palesemente una vendetta, uno spot elettorale, non risolve i problemi che ci sono e che dovrebbero essere affrontati in modo diverso”, spiega ancora Manzini, “con l’informazione massiccia cosa che non è stata fatta come hanno detto anche dal Parco Adamello Brenta chiedendo di riavere la gestione del progetto, perché la politica ha tagliato tutta la parte informativa, non sono mai stati installati i bidoni antiorso e nonostante questo l’orsa non si avvicinava ai paesi quindi raccontare questa invasione è una falsità”.
“Un altro messaggio che vogliamo lanciare dalla piazza è quello che moltissimi residenti in Trentino stanno con gli orsi, con noi. Una nuova mobilitazione dovrebbe esserci tra un paio di settimane, ci stiamo organizzando”.
(da agenzie)

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