Aprile 26th, 2023 Riccardo Fucile
IN PIAZZA A BOLOGNA RIECCO PURE BIGNAMI
Non l’avrebbe detto nessuno, eppure c’era. A sorpresa spicca il
volto di Giovanni Donzelli alla celebrazione del 25 Aprile in piazza Unità d’Italia a Firenze.
Dopo aver assistito alla cerimonia si è unito al corteo aperto dal sindaco Dario Nardella. Assieme al deputato di Fratelli d’Italia c’era anche il senatore di Fdi Paolo Marcheschi. Una presenza che non è passata inosservata. Ha attirato gli occhi su di lui. E anche qualche contestazione. «Vai a Casa Donzelli!», urla con rabbia una signora. «Grazie, buon 25 aprile anche a lei», risponde il deputato con fare ironico.
«L’Italia deve essere unita in questa data che ricorda la riconquistata libertà e democrazia», ha poi spiegato. Ma la sua non sembra esser stata una partecipazione molto attiva.
«Bella Ciao? Non sono intonato»
«Non ho cantato Bella Ciao», dice cercando una giustificazione. «Perché? Non sono intonato», risponde il deputato. E qualcuno dei presenti ironizza: «Quanto starà soffrendo?». Poi si è fatto strada nel corteo, dove hanno sfilato tantissime realtà. «Ma che bandiera sono quelle, Palestina?», storce il naso Donzelli. E ancora: «C’è una falce e martello, vedo bene?». L’assessore all’Ambiente Andrea Giorgio lo intercetta: «Donzelli, guarda è semplice, devi dire che sei antifascista», gli dice. Ma il deputato sembra non voler assecondarlo. «Bravo ciao, divertiti», gli risponde. Ma c’è anche chi ha apprezzato. Sindaco in testa, che l’ha ringraziato per essere venuto.
Galeazzo Bignami: dai travestimenti da Ss al fianco di Prodi
Anche a Bologna spiccano volti riconoscibili. Accanto all’ex premier Romano Prodi e alla ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, spunta il volto del viceministro Galeazzo Bignami. Noto per i suoi travestimenti giovanili da gerarca nazista, per le sue posizioni contro contro le libertà e i diritti delle persone, ad esempio aborto e comunità Lgbtqia+, è anche lo stesso che è stato portato in una foto a Sanremo da Fedez. Che ha poi strappato l’immagine.
«Credo che il 25 aprile sia una data importante perché è stata uno spartiacque che ha costituito la fine della guerra, dell’occupazione nazista, dal Ventennio fascista, delle infami leggi razziali». Con queste parole ha spiegato la sua presenza.
Ad aprire le danze a Bologna è stato il sindaco dem Matteo Lepore che dal palco ci ha tenuto a dire: «La memoria è il nostro orgoglio e la difendiamo contro attacchi palesi o nascosti dietro a un velo di revisionismo e ipocrisia. L’antifascismo deve combattere i nuovi fascismi».
Parole che non scompongono Bignami: «Questa Repubblica è fortunatamente la sede in cui le opinioni di tutti possono essere accolte, evidentemente entro certi limiti che però oggi non credo che in questa occasione siano stati intaccati».
(da Open)
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Aprile 26th, 2023 Riccardo Fucile
“NON LO STIMO, PUNTA SOLO ALLA POLTRONA”… FINALMENTE UNO COERENTE
Non manca Vittorio Sgarbi tra le tante figure contestate alle diverse celebrazioni della festa della Liberazione in giro per Italia.
Nel corso del saluto alle autorità il presidente della sezione di Viterbo dell’Anpi, Enrico Mezzetti, si è rifiutato di stringere la mano al sottosegretario alla Cultura.
Un gesto che il critico d’arte non ha digerito. Dal palco ha, infatti, commentato l’accaduto: «Da quando è finito il Covid ci si dà la mano, ma il presidente dell’Anpi ha preferito non darmela».
«Mi sono rifiutato di stringere la mano a Vittorio Sgarbi perché è una persona che non stimo. Ha fatto un discorso perfettamente antifascista, ma perché non lo va a fare anche al governo di cui fa parte? Devo pensare che stiamo parlando solo di opportunismo e di una persona che punta solo alla poltrona».
(da agenzie)
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Aprile 26th, 2023 Riccardo Fucile
“AVER SMESSO DI DIPENDERE DALLA MADRE NON VUOL DIRE NON AVERNE PIU’ BISOGNO”
Ad una settimana dalla sua cattura, è ancora incerto il destino di
JJ4, l’orsa che il 6 aprile scorso ha ucciso il runner Andrea Papi. Attualmente risiede presso il centro faunistico di Casteller, dove attende l’esito della decisione del Tar che l’11 maggio si esprimerà sulla possibilità di abbatterla o trasferirla presso un rifugio adeguato.
Nel frattempo, però, in molti stanno sollevando preoccupazione per la sorte dei tre cuccioli dell’orsa, separati dalla madre nel momento della cattura.
Secondo gli esperti, i cuccioli dell’orsa Jj4 hanno circa 15 mesi e sono in fase di svezzamento. Ma, generalmente, quanto restano i piccoli di orso con la madre? “Indicativamente gli studi scientifici ci indicano intorno ai 2 anni: tra l’anno e mezzo e i due anni e mezzo”, spiega in un post su Facebook la dottoressa Chiara Grasso, etologa, giornalista, divulgatrice e docente di ecoturismo.
In realtà, “un recente articolo pubblicato su Nature evidenzia che la strategia ‘2,5 anni’, con cura parentale molto prolungata, in Svezia sta aumentando di frequenza, e di molto, favorita dal tipo di gestione dell’attività venatoria”, prosegue
Il punto centrale, infatti, è fino a che punto i cuccioli di orsa abbiano appreso le tecniche di sopravvivenza dalla madre. “Considerando che è solo dal secondo anno che le mamme iniziano a muoversi su aree più vaste”, prosegue, “incrementando l’insegnamento e la trasmissione di conoscenze, necessarie al definitivo svezzamento (ad esempio, come localizzare un frutto che si trova solo ad agosto), capirete bene che l’apprendimento non era ancora concluso e l’orso, essendo un animale straordinariamente complesso, ha un bisogno basilare di apprendimento e imitazione. Come noi”
I rischi riguardano la convivenza in un futuro tra i cuccioli dell’orsa e l’essere umano. “Mancando la madre nei momenti cruciali di apprendimento sociale e alimentare, quanto influirà questo sulla capacità dei piccoli di cercare cibo adeguato o piuttosto di optare per quello più semplice (umano) rischiando di diventare confidenti?”, si chiede Grasso. “E poi, quindi, essere anche loro eliminati perché troppo umanizzati?…e poi di chi sarà la colpa? Sempre dell’orso cattivo, vero?”.
Inoltre, “avendo visto la madre portata via dall’essere umano, e avendo vissuto episodi di aggressività da ambe parti, quanto influirà questo sulla loro aggressività e paura nei confronti dell’essere umano? (E poi, di chi sarà, la colpa?)”.
Secondo Grasso, “l’apprendimento culturale non è meno importante di quello trasmesso geneticamente, eppure i grandi scienziati se lo scordano quando devono affermare che va beh, tanto ormai erano già svezzati. Come se l’apprendimento etologico di un orso dipendesse solo dalle tette e non da avere una guida”.
L’etologa conclude con una riflessione. “Aver smesso di dipendere dalla madre non vuol dire non averne più bisogno”
(da Agenzia Dire)
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