Destra di Popolo.net

MAFIA, SCONTRO NEL GOVERNO SUL CONCORSO ESTERNO, MANTOVANO SCONFESSA NORDIO: “MODIFICARLO NON E’ IN DISCUSSIONE, LE PRIORITA’ SONO ALTRE”

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

SI CERCA DI TAMPONARE PER IL TIMORE DI ESSERE INDICATI COME “DESTRA DELLA ILLEGALITA'” DOPO LE BORDATE DELLA SORELLA DI FALCONE E DEL FRATELLO DI BORSELLINO

È scontro nel governo sul concorso esterno. Dopo l’uscita del Guardasigilli Carlo Nordio di modificare il concorso esterno in associazione mafiosa (“È un reato evanescente, un ossimoro. Va rimodulato”), ora tocca al braccio destro di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano, intervenire per rimettere ordine e frenare le intenzioni del ministro.
“Modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità” dice Mantovano al Fatto Quotidiano. Poi parlando ad Askanews.it, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio aggiunge: “Non riaprirei altri discorsi, sul concorso esterno la giurisprudenza è consolidata”, mentre bisognerebbe prestare attenzione alla “recentissima” sentenza della Corte di Cassazione che “mette in discussione il concetto di criminalità organizzata”.
Il caso ha scatenato polemiche e allarmi, soprattutto tra i familiari delle vittime di mafia. “Uno schiaffo alla memoria e al lavoro di Giovanni Falcone. Una pietra tombale sulla lotta alla mafia”, ha commentato Maria, la sorella del giudice ucciso a Capaci.
Critico anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo. “Smantellare il concorso esterno in associazione mafiosa, come annunciato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, vuole dire sconfessare apertamente la legislazione voluta da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – osserva il fratello del magistrato ucciso con gli agenti di scorta il 19 luglio 1992 – Depotenziare il concorso esterno vuol dire colpire i nostri martiri, quelli che il governo di destra dice di voler commemorare. E questo è l’ennesimo segnale di un gravissimo attacco all’indipendenza della magistratura e alla ricerca della verità”.
Precisa ancora Mantovano ad Askanews.it: “Io affronterei i problemi determinati dalla giurisprudenza dell’oggi” e “nella direzione di rendere sempre più chiara e incontrovertibile la materia del contrasto alla criminalità mafiosa. C’è una recentissima sentenza della Corte di Cassazione che mette in discussione il concetto di criminalità organizzata. Mettere in discussione questa nozione significa creare un certo allarme in tutto il sistema perché ci sono le aggravanti speciali, i benefici penitenziari, le pene e così via. Probabilmente interverranno le Sezioni Unite perché la sentenza è un po’ distonica rispetto a quanto era consolidato ma prima che intervengano le Sezioni Unite, nel frattempo, a livello di applicazione delle norme nei tribunali c’è un notevole disorientamento. Quindi io mi occuperei più di questo, non riaprirei altri discorsi”.
(da agenzie)

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IL RITORNO DELLA CASTA: AUMENTO DI STIPENDIO DI 1.269,34 EURO NETTI AL MESE PER I CAPIGRUPPO DELLA CAMERA

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

HANNO VOTATO A FAVORE CENTRODESTRA E M5S (CLAMOROSO AUTOGOL)

Ai presidenti dei gruppi parlamentari di Montecitorio verrà corrisposta dalla Camera una indennità aggiuntiva pari a quella già erogata ai presidenti di commissione, pari a 2.226,92 euro lordi al mese, 1269,34 euro netti.
L’indennità arriverà anche per i presidenti delle componenti del gruppo Misto, ma ridotta alla metà.
Lo ha deciso l’Ufficio di presidenza di Montecitorio con una delibera, la 45/2023, di cui l’Ansa ha preso visione.
L’ok non è arrivato all’unanimità. A quanto viene riferito all’Adnkronos, infatti, avrebbero votato a favore il centrodestra e Movimento 5 Stelle, mentre Pd, Verdi-Sinistra e Roberto Giachetti di Iv si sono astenuti.
Per il 2023 l’indennità aggiuntiva sarà a carico dei bilanci dei singoli gruppi parlamentari. Dal 2024 l’indennità sarà erogata direttamente dalla Camera.
(da agenzie)

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LA CARTA “DEDICATA A TE”: NIENTE SURGELATI, SI’ ALLO ZUCCHERO NO AL SALE, SI’ AL CAFFE NO ALLE TISANE, SI’ AL MIELE NO ALLE MARMELLATE

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

IN BASE A QUALE LOGICA E’ STATA REDATTA LA LISTA DEI PRODOTTI ACQUISTABILI CON LA SOCIAL CARD? … UNA MISURA UNA TANTUM DI ENTITA’ RIDICOLA CHE NON RISOLVE IL PROBLEMA POVERTA’

“Con la carta #DedicataATe potrai acquistare: pescato fresco ma non pesce surgelato, caffè tè e camomilla ma non tisane, miele naturale ma non marmellate, zucchero ma non sale. Mai il paternalismo di Stato (sei povero? decido io quel che è bene per te) si era spinto a tanto”.
Maria Cecilia Guerra, deputata e responsabile Lavoro del Pd, twitta la lista dei prodotti “di prima necessità” acquistabili con la social card adottata dal governo Meloni, contestandone i criteri di scelta.
La lista non include alcun tipo di alimento surgelato, e sceglie arbitrariamente all’interno delle categorie. Per esempio oltre alla clamorosa esclusione del sale non vengono considerati i tipi di aceto diversi da quello di vino (per esempio quello di mele) mentre per l’olio c’è sia quello di oliva che quello di semi.
Un rilievo che si aggiunge a quelli già emersi sulla social card: si tratta di una iniziativa una tantum, soli 382,5 euro riservati alle famiglie con figli (almeno tre componenti, con priorità a quelle con almeno un under 14). Un requisito Isee doppio rispetto a quello richiesto dal reddito di cittadinanza, che candida la nuova misura a raggiungere famiglie con un reddito medio-basso, ma non i veri poveri.
(da agenzie)

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COME SPRECHIAMO LA CUCCAGNA DEL PNRR, TRA I PROGETTI FINANZIATI CON I FONDI EUROPEI C’È DI TUTTO: 4 MILIONI SONO DESTINATI ALLA COSTRUZIONE DI UN CAMPO DA GOLF IN TOSCANA, 7,5 PER UN SUPER SKATE-PARK A MODENA

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

CI SONO I SOLDI DESTINATI ALL’ORGANIZZAZIONE DI UN “CONVEGNO DI STREGONERIA”, 800 MILA EURO MESSI A BILANCIO PER COSTRUIRE UN IPPODROMO IN SICILIA E, ANCORA, UN “MUSEO DEL PROSCIUTTO” E UNO DELLA GRAPPA

Campi da golf e da softball. Ma pure uno «skate-park» a Modena, un presepe vivente in Calabria, un «museo del prosciutto» vicino a Parma e uno della grappa in Val di Susa. Fino ciliegina sulla torta al «convegno internazionale sulla stregoneria» che verrà sovvenzionato in un piccolo borgo dell’entroterra ligure.
Chissà se a Bruxelles avevano messo in conto la fantasia di qualche sindaco italiano, quando è arrivato l’ok al nostro Pnrr. Eppure, a spulciare tra le migliaia di progetti per i quali è previsto un finanziamento europeo coi fondi del Recovery, di iniziative stravaganti se ne trovano eccome.
Si tratta, in molti casi, di quei micro-interventi ai quali il ministro Raffaele Fitto ha dichiarato guerra, perché rischiano di inceppare con decine e decine di appalti la macchina amministrativa dei Comuni. Frammentando la spesa e mettendo a rischio, almeno secondo il governo, anche i progetti più seri.
Molte delle voci di spesa più singolari fanno parte del capitolo del Piano sulla «attrattività dei borghi»: un investimento complessivo da un miliardo e 200mila euro che in teoria dovrebbero servire a «orientare il turismo verso luoghi meno conosciuti» e «sostenere lo sviluppo economico e sociale dei tanti piccoli borghi italiani», che «offrono un enorme potenziale grazie al patrimonio culturale, alla storia e alle tradizioni che li caratterizzano».
E se nessuno mette in dubbio la necessità di valorizzare luoghi poco conosciuti e di grande fascino, c’è da immaginarsi la faccia che potrebbe fare qualche burocrate della Commissione, nel sapere che i fondi del Pnrr finiranno per finanziare anche un «convegno internazionale sulla stregoneria».
L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Triora, minuscolo borgo di 369 abitanti sulle montagne dell’entroterra ligure, in provincia di Imperia. E verrà sostenuta con 65mila euro di fondi Ue, dal momento che l’incontro rientra negli interventi volti a «tutelae e valorizzare il patrimonio della cultura immateriale».
Il comune di Cavriglia, in Toscana, ha previsto di destinare 4 milioni di euro di fondi del Recovery alla «rigenerazione» di un campo da golf da 18 buche. A Orgasuolo (Nuoro), invece, dovrebbero andare 500mila euro per un campo da softball, uno sport simile al baseball. E se a Modena vengono destinati 7,5 milioni per uno skate-park «tra i più innovativi d’Italia», a Marsala, in Sicilia, si punta sull’ippica, con un investimento previsto da 800mila euro per portare a termine la costruzione di un ippodromo cominciata tre decenni fa.
E poi il padel, lo sport del momento: da Vigo di Cadore (Belluno) a Cariati (Cosenza), sono otto i campi che verranno realizzati o ristrutturati proprio grazie alle risorse del Piano di ripresa e resilienza Alcuni dei quali con costi che toccano i 395mila euro. Dallo sport alla tavola: a Exilles, in Val di Susa (240 anime), nascerà presto un museo della grappa, grazie a un finanziamento Ue da 199mila euro. Mentre a Langhirano, in provincia di Parma, si prevede di stanziare 620mila euro per completare il «museo del Prosciutto.
(da il Messaggero)

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IGNAZIO VISCO, GOVERNATORE DI BANKITALIA, CHIEDE DI ADOTTARE UNA LEGGE SUL SALARIO MINIMO: “MOLTI LAVORATORI NON SONO COPERTI DAI CONTRATTI COLLETTIVI, SERVE A LORO”

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

A DARE MAN FORTE CI PENSA L’ISTAT: “IL SALARIO A 9 EURO SARÀ UN SALVAGENTE PER TRE MILIONI DI PERSONE” – UNA RETRIBUZIONE MINIMA DI 10 EURO SAREBBE UN TOCCASANA PER 5,2 MILIONI DI LAVORATORI

II governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco torna a chiedere il salario minimo per quei lavoratori “non coperti dai contratti” ma non “entrano nel livello della retribuzione che non deve essere troppo alto ma va stabilito da chi ne ha la responsabilità”.
Intervistato da Skytg24, Visco ha rilevato come “si dice che in Italia c’è già un salario contrattuale ma molti non sono coperti da questi contratti e credo siano quelli” che devono avere una “retribuzione ragionevole”.
L’inflazione ha colpito i salari nella stragrande maggioranza dei Paesi Ocse, il calo medio in termini reali nel primo trimestre di quest’anno è stato del 3,8%. Ma per l’Italia l’arretramento dei salari reali è più del doppio, del 7,3%, comunque il più alto tra le principali economie, sottolinea l’organizzazione di Parigi. Tanto più che da noi, «alla fine del 2022, i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia».
Un salario minimo di 9 euro, ribadisce l’Istat nell’audizione alla Commissione Lavoro della Camera, avrebbe un impatto di rialzo immediato delle retribuzioni per circa tre milioni di lavoratori in Italia. Se invece si considera il salario minimo di 10 euro, previsto da altre proposte di legge depositate in Parlamento, i lavoratori avvantaggiati arriverebbero a 5,2 milioni.
L’adozione di un salario minimo in Italia viene espressamente raccomandata dal direttore della sezione Lavoro e Affari Sociali Stefano Scarpetta, che suggerisce anche di affidare a una commissione che includa le parti sociali il compito di valutarne il livello.
Quasi la metà dei dipendenti a bassa retribuzione, ricorda l’Istat, «è concentrato in tre specifici settori: i servizi di alloggio e ristorazione, i servizi di supporto alle imprese (in prevalenza agenzie interinali e imprese di pulizia) e i servizi alla persona (di cura, intrattenimento, istruzione). Maggiormente penalizzati donne e giovani, soprattutto nel Mezzogiorno.
(da agenzie)

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LAVORATORI USA & GETTA, I RIDER DI 10 CITTÀ ITALIANE SCIOPERANO PER PROTESTARE CONTRO “UBER EATS”, CHE HA CHIUSO IL SERVIZIO DI CONSEGNA DI CIBO A DOMICILIO LASCIANDO IN MEZZO A UNA STRADA TREMILA FATTORINI CHE LAVORAVANO PER LA SOCIETÀ

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

OLTRE AL DANNO, LA BEFFA: ERANO IMPIEGATI COME COLLABORATORI AUTONOMI OCCASIONALI E PARTITE IVA E QUINDI NON POTRANNO USUFRUIRE DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI

“Uber Eats lascia l’Italia senza preoccuparsi del destino di circa 3.000 rider. Tutti a casa senza prospettive e senza ammortizzatori sociali, visto che erano impiegati come collaboratori autonomi occasionali e partite Iva”. E’ quanto scrive NIdiL Cgil in una nota in cui ricorda la giornata di mobilitazione nazionale proclamata per domani, 14 luglio, in 10 città italiane.
“Il comportamento di Uber Eats è inaccettabile – commenta Roberta Turi, segretaria nazionale NIdiL CGIL – Le piattaforme e le multinazionali non possono considerare il nostro territorio e la nostra forza lavoro ‘usa e getta’, senza nessuna responsabilità sociale. La nostra è una battaglia per i diritti di tutti i lavoratori delle piattaforme, contro i bassi salari che non permettono alle persone di vivere, anche se lavorano; affinché non esistano più forme di cottimo legalizzato, ma tutto il tempo di lavoro venga retribuito.
Chiediamo più tutele e più sicurezza: i rider non sono lavoratori di serie B.” Domani i presidi e le manifestazioni a Roma, Milano, Firenze, Torino, Reggio Calabria, Perugia, Napoli, Caserta, Padova, Trieste con orari diversi
(da agenzie)

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SANGIULIANO SUONA LA FANFARA SUL “NUOVO” FRECCIAROSSA ROMA-POMPEI: PECCATO CHE PARTA SOLO UNA VOLTA AL MESE E NON SIA AD ALTA VELOCITA’

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

ORMAI IL GOVERNO HA SUPERATO IL SENSO DEL RIDICOLO: “POMPEI E ROMA ORA SONO PIU’ VICINE”… COME NO, NELLO SPIRITO: SOLO UNA VOLTA AL MESE E CON 5 MINUTI PIU’ DI PRIMA

“Pompei e Roma ora sono più vicine”, dice il ministro Gennaro Sangiuliano: sì, cinque minuti più di prima – e solo all’andata – una volta al mese.
Ieri, al Ministero della Cultura, è stato presentato il nuovo Frecciarossa Roma-Pompei. Conferenza stampa con due ministri (in teoria, dato che la ministra del Turismo Daniela Santanché non si è presentata), un sottosegretario, il direttore generale musei, il direttore del Parco Archeologico di Pompei.
Ma di fatto è stato presentato un collegamento che andrà una volta ogni 30 giorni, la terza domenica del mese, sostituendo uno dei collegamenti già previsti. Da Napoli a Pompei il Frecciarossa infatti insisterà su due binari ordinari (per questo non si può parlare di “alta velocità”), quelli usati dai regionali, andando ad aggiungersi ai 50 collegamenti giornalieri già esistenti con cambio a Napoli.
Ma in quell’occasione, alle 8.53, un video sugli scavi di Pompei sarà trasmesso già a Termini e poi nel treno, “ampliando l’esperienza” secondo il dg musei Massimo Osanna. Nessuna menzione, in conferenza stampa, del fatto che la stazione di Pompei Scavi (Pompei, comune di 24mila abitanti, ha tre stazioni ferroviarie diverse) sia già raggiungibile in treno da tempo, o del fatto che rispetto al collegamento esistente Frecciarossa+regionale il risparmio in ordine di tempo è di circa 5 minuti, rispetto ai collegamenti più rapidi già esistenti (all’andata, per il ritorno invece già ci sono combinazioni più veloci di quella “diretta” che sarà introdotta da domenica una volta al mese).
Sarebbe stato utile chiedere perché organizzare una conferenza stampa tanto ambiziosa, con due ministri, per un collegamento dalla “valenza simbolica” come ha ammesso l’ad di Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris. O perché si pensi sia una buona idea puntare a spingere ancora di più i turisti ad andare e tornare rapidamente da Pompei senza fermarsi nell’area circostante.
O ancora perché non si investa sulla linea Eav che porta alla stazione di Pompei Scavi, invece che puntare alla stazione di Pompei città (da lì agli scavi è più o meno un quarto d’ora a piedi, ma anche questo non è stato detto) con un treno “eccezionale” al mese.
Sarebbe stato interessante chiedere perché questo annuncio ora, con progetto in essere da 30 milioni di euro per creare una nuovo hub di interscambio ferroviario a Pompei, 400m prima della stazione cittadina attuale, perfettamente funzionante: hub che insisterà comunque sugli stessi due binari di prima. Ma, al termine della conferenza, le domande non erano previste. Pompei è e deve restare soprattutto un’emozione, un racconto.
(da Il Fatto Quotidiano)

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RUSSIA, IL GENERALE IVAN POPOV CACCIATO PER AVER CRITICATO I SUOI SUPERIORI: “STATE TRADENDO IL NOSTRO ESERCITO”

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

VERTICI MILITARI NEL CAOS

La catena di comando dell’esercito russo nel Sud dell’Ucraina si sta spezzando per colpa di una crisi senza precedenti nella storia recente. Ieri il generale Ivan “Spartak” Popov, comandante della 58esima armata interforze, è stato cacciato dal suo incarico dal capo delle operazioni, il generale Gerasimov, perché aveva accusato di tradimento i suoi superiori, aveva fatto loro domande scomode e dirette e aveva minacciato in caso di non risposta di andare a parlare con il presidente Putin.
Il generale Ivan Popov era il comandante della 58a armata di armi combinate, impegnata in pesanti combattimenti a Zaporizhia. Fu uno degli ufficiali più anziani a prendere parte alla sanguinosa campagna russa in Ucraina.
In un promemoria vocale pubblicato su Telegram mercoledì scorso, Popov ha affermato di aver sollevato interrogativi sull’”assenza di guerra di controbatteria, l’assenza di postazioni di ricognizione dell’artiglieria e le morti e i feriti di massa dei nostri fratelli causati dall’artiglieria nemica”.
Il post è stato pubblicato sull’app di messaggistica da Andrey Gurulev, membro del parlamento russo ed ex vice comandante del distretto militare meridionale.
“Ho sollevato molte altre questioni, le ho espresse apertamente e con molta forza al più alto livello”, ha detto Popov in un messaggio audio. “Non ho il diritto di mentire, quindi ho delineato tutti i complessi problemi che esistono oggi nell’esercito in termini di lavoro di combattimento e supporto”.
Il ministro della Difesa Sergei Shoigu “ha firmato l’ordine e mi ha rimosso”, ha detto il generale nella registrazione, accusando l’alto funzionario del Cremlino di tradimento.
“Come hanno detto oggi i comandanti di molte brigate di divisione, i soldati delle forze armate ucraine non sono riusciti a spezzare il nostro esercito dal fronte, (ma) il nostro comandante anziano ci ha attaccato da dietro, tagliando l’esercito a tradimento e in modo molto duro. E momento di tensione”, ha detto Popov.
La 58a armata combinata ha sede nella città occupata di Berdyansk, e sia fonti ucraine che russe affermano che un altro generale russo è stato ucciso in un attacco missilistico lì, al Doon Hotel.
Il famoso blogger militare russo Voyenniy Osvedomitel ha scritto martedì che “a seguito dell’attacco dei missili da crociera britannici Storm Shadow, il vice comandante del distretto militare meridionale presso il posto di comando di riserva della 58a armata vicino a Berdyansk, Il tenente generale Oleg Sokov è stato ucciso.”
Rivolgendosi alla 58a truppa nella sua nota vocale, Popov ha detto: “Buona notte, miei cari gladiatori, cari parenti, una famiglia. Dovevo raccogliere i miei pensieri, erano successe molte cose negli ultimi due giorni.
Popov ha aggiunto: “Farò del mio meglio, più combatterai più facile sarà, in modo che quanti più compagni possibile tornino vivi”.
Un funzionario pro-Cremlino ha denunciato il rilascio pubblico del promemoria vocale come uno “spettacolo politico”.
Andriy Turchak, primo vicepresidente del Consiglio della Federazione russa e capo del comitato di lavoro parlamentare sull’azione militare della Russia in Ucraina, ha affermato che l’appello di Popo non era pubblico ed è stato condiviso solo in gruppi di chat privati ​​tra 58 comandanti e soldati. Esercito.
“L’appello del generale Bobo non era pubblico ed è stato pubblicato nelle chat private di comandanti e soldati della 58a armata”, ha detto giovedì Turchak in una dichiarazione su Telegram.
“Membro del Parlamento” è vero. [Andrey] “È nella sua coscienza che Kurulev in qualche modo l’ha ottenuto e ha condotto uno spettacolo politico”, ha aggiunto.
Secondo gli analisti, il licenziamento di un tale alto funzionario nel mezzo di un’aperta controversia sullo svolgimento della campagna di Russia non ha precedenti.
Nella sua valutazione, l’Institute of War Research con sede a Washington ha citato Popov dicendo che il massimo generale russo, Valery Gerasimov, aveva bisogno di elementi della 58a armata combinata per cercare di bloccare l’avanzata ucraina nello Zaporizhia occidentale. Ciclo dopo combattimenti prolungati e perdite significative.
Il 58° è fortemente impegnato nella difesa delle posizioni russe in direzione Origiv, dove le forze ucraine stanno cercando di sfondare.
I comandanti ucraini affermano che i russi stanno perdendo due compagnie al giorno – uccise o ferite – sul fronte meridionale. Una compagnia russa di solito ha da 100 a 200 giocatori.
ISW ha affermato che le controdichiarazioni di Popov “se vere, potrebbero supportare le precedenti valutazioni di ISW secondo cui le forze russe non dispongono di riserve operative che consentirebbero loro di condurre rotazioni del personale contro i contrattacchi ucraini e che le linee difensive russe potrebbero essere fragili”.
La cacciata di Bobo arriva meno di tre settimane dopo che Wagner è diventato presidente Evgenij Prigogine L’ammutinamento di breve durata è scoppiato dopo mesi di lamentele da parte del capo mercenario sulla mancanza di sostegno da parte del Ministero della Difesa russo per le sue forze che combattono in Ucraina.
Un altro comandante russo, il generale Sergei Churovikhin, non è stato visto in pubblico dalla fallita ribellione guidata da Wagner il mese scorso e sta “riposando”, ha detto mercoledì un parlamentare russo. I documenti condivisi con la CNN a giugno indicavano Anche Surovic Era un membro segreto di una compagnia militare privata.
(da agenzie)

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L’EGEMONIA SENZA INTERPRETI, LA CULTURA DI DESTRA E’ UNA PARODIA

Luglio 13th, 2023 Riccardo Fucile

UNA SERIE DI IMPRESENTABILI CHE AMBISCONO A FARSI UNA LORO CHIESA CULTURALE MA SI SCOPRONO SENZA PAPI, SENZA CARDINALI E SENZA NEPPURE I CHIERICHETTI

In definitiva, ci siamo fatti mancare solo un romanziere, un poeta, non importa, uno così che salisse su un biposto con degli occhialoni da aviatore calati sul naso, per trasvolare fino a Vienna e lanciare volantini dal cielo.
Tutto il resto c’è stato, ce n’è e ce ne sarà. Nel giro di una settimana, come in un’iperbole di Stefano Benni, tutta la finzione e la parodia possibile sui nostri pensatori di destra s’è fatta carne, cotanta audacia è venuta a visitarci.
La sorpresa vera in questa storia è casomai lo stupore, scoprirsi ancora a pensare come sia possibile che Vittorio Sgarbi vada al Maxxi e faccia quel che ha fatto, che Filippo Facci scriva quel che ha scritto, che Ignazio La Russa dica quel che ha detto.
La sorpresa è nello stupore di quanti immaginavano che prima o poi la realtà si sarebbe stancata di superare la fantasia, le imitazioni di Fiorello, e invece guarda, guarda come ciascuno non smette mai di citare sé stesso e il personaggio che ha faticosamente costruito, chi nei mari del grottesco, chi nelle tempeste del dramma. Sarà che in fondo viviamo l’età dell’autofiction.
Così, dentro la stessa stanza dei manager Rai riuniti per decidere le sorti della striscia d’informazione di Filippo Facci, le stesse persone qualche giorno fa avevano deciso di affidargliela. Con una certa consapevolezza. Gliel’avevano assegnata, si legge nel pieghevole distribuito alla presentazione dei palinsesti, come «un appuntamento quotidiano per affrontare in modo dissacrante e ironico i punti salienti del momento.
Una cavalcata di pochi minuti per offrire spunti di lettura, anche eretici». Dove dissacrante, ironico ed eretico, stavano come una mano di vernice sulla collezione di impresentabili uscite pubbliche firmate nel tempo da Facci, soprattutto su sesso, droghe e ultimi. Ma sì, prendiamolo, devono essersi detti nella Rai a caccia di interpreti del pensiero d’area, casomai possiamo sempre dire che era futurismo.
Del resto, non era forse Lorenzo da Ponte, non era forse una citazione da L’aria di Leporello, quell’indugio elegante del sottosegretario Vittorio Sgarbi sul contatore all’uccello? È una parola che adora pronunciare, qualche anno fa non si tenne neanche in televisione, era ospite da Barbara D’Urso. Le teche sono piene di intemperanze di Sgarbi, dal Costanzo Show in avanti.
Anche qui. Se lo inviti al Maxxi e lo affianchi a Morgan, la meraviglia sulla piega presa dalla serata non te la puoi permettere. Solo che un conto è fare l’ospite sboccato da critico d’arte, un altro è stare dentro l’abito di un’istituzione, discorso che vale pure per La Russa, per la retorica del padre che difende il figlio.
Non c’è bisogno di scomodare Protagora e Aristotele, la distinzione tra il vero e il falso, tra il bene e il male, discutere del rapporto tra un giudizio individuale e una morale. Qui la faccenda è più semplice, sta nella dimensione pubblica dei protagonisti. Avranno di certo ragione gli amici di Filippo Facci nella buona società, accorsi a descriverlo come una persona dolce e inquieta. Ma la faccenda è trascurabile.
Non è importante che Facci sia davvero così quand’è con i colleghi in redazione o con gli amici su un campo di calcetto. Se fai un mestiere in cui devi apparire, forse conterà di più quello che dici in pubblico, soprattutto se ti chiamano a condurre un programma in un’azienda dove non si sapeva per chi votasse Ugo Zatterin né per chi facesse il tifo Enrico Ameri
Ora che siamo assuefatti da decenni di lottizzazione e spoils system all’idea che un governo comandi e indirizzi, disponga e scelga editorialisti o direttori in base alla militanza politica, vorremmo almeno trovare un terreno condiviso sulle maniere, sulle carte deontologiche che indicano ai giornalisti di attenersi a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole, nel rispetto delle differenze, figuriamoci nei casi di violenza, molestie e discriminazioni
È il testo unico dei doveri, non in Rai, nella professione, un mondo dove dovrebbe essere superfluo ricordare che la libertà di espressione non è esercizio di pirateria, ma esercizio di responsabilità.
IL VIZIO D’ORIGINE
Così si finisce per tornare al vizio d’origine della destra italiana, più impresentabile di altre destre in Europa occidentale per carenza di interpreti. La destra Calimero che non nasconde il suo complesso d’inferiorità quando vorrebbe farsi una sua chiesa culturale e si scopre senza papi, senza cardinali, senza neppure i chierichetti.
Una destra che vede il suo ministro della Cultura in imbarazzo al premio Strega, quando confessa di aver votato senza aver letto i libri, lasciandoci tutti col dubbio sul perché al premio Strega debba poi votare pure un ministro.
Deve trattarsi di una specie di maledizione, l’eredità di un antico pregiudizio espresso contro gli intellettuali, al suono del motto “chi pensa tradisce, chi crede obbedisce”. Ogni tanto la destra italiana sente il bisogno di fare campagna acquisti nei pantheon altrui, una volta arruola Dante, una volta perfino Piero Gobetti, come fece Il Secolo d’Italia nel 97, nel pieno di un passaggio epocale testimoniato da una discussione intorno a un saggio di Furio Jesi (Cultura di destra) su quelle che chiamò le idee senza parole.
Il conservatorismo italiano ha trovato interpreti in Giuseppe Prezzolini e Leo Longanesi, in Giovanni Guareschi e nelle vignette di Jacovitti. Il poema che meglio ha intuito le macerie del Novecento, che meglio ha descritto una civiltà sopportabile solo per frammenti, è stato La Terra Desolata di T.S.Eliot, del tutto dentro un immaginario di destra.
Quanto al nostro cinema, nel cuore di quel concetto misterioso chiamato egemonia culturale della sinistra, è fiorito un Federico Fellini, che comunista non era. Un pensiero di destra esiste.
I voti pure, esuli e nomadi nei decenni tra una fiamma, uno scudo crociato, un tycoon e un carroccio. Mancano i pensatori, manca qualcuno che sappia andare oltre questa parodia del maschio italiano, dalla quale è assente ancora – che so – un Barbareschi che marcia su Fiume. Ma c’è sempre tempo, che ne possiamo sapere.
(da agenzie)

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