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“IL SALARIO MINIMO E’ ASSISTENZIALISMO”: IL DELIRIO DI MUSUMECI

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

SCHLEIN: “IL GOVERNO E’ PASSATO DA “PRIMA GLI ITALIANI” A PRIMA GLI SFRUTTATORI”

Diventano un caso le parole di Nello Musumeci sul salario minimo. “Secondo Schlein è anche una risposta alla mafia? Credo che la risposta sia il lavoro. Basta con questo assistenzialismo”, ha detto il ministro parlando da Palermo a margine di un’iniziativa sulla mafia organizzata da Fratelli d’Italia.
Insorgono le opposizioni: Pd e M5S su tutti. Elly Schlein – chiamata in causa direttamente dall’esponente di governo – replica così: “Io non so in che paese viva Musumeci, nel nostro ci sono tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri. Sono passati da ‘prima gli italiani’ a ‘prima gli sfruttatori’ evidentemente”.
La leader dem parla dal Nazareno: “Vorrei che rileggessero la Costituzione e l’articolo 36 perché non si può tenere insieme lavoro e povero nella stessa frase. Questo è quello che evidentemente vuole fare una destra che pensa che il lavoro sia un favore mentre noi siamo convinti che il lavoro sia un diritto in una repubblica fondata sul lavoro”. Per Schlein “la destra quando fa queste dichiarazioni dimostra di essere in difficoltà e di arrampicarsi sui vetri senza avere argomenti”. Seguono a ruota le dichiarazioni di altri esponenti dem di primo piano. Secondo il capogruppo al Senato Francesco Boccia “considerare assistenzialismo il salario minimo vuol dire non voler garantire ai lavoratori un diritto sancito dalla Costituzione”. Alessandro Zan parla di “insulti” rivolti a “milioni di lavoratori poveri”, mentre Marco Furfaro esorta il centrodestra ad approvare il delle opposizioni: “Se volete bene all’Italia approviamo il salario minimo”.
Anche in casa 5 stelle si registra una certa irritazione. “Parole a vanvera”, attacca Giuseppe Conte. “I ministri di Giorgia Meloni non sanno nemmeno che chi chiede il salario minimo lavora da mattina a sera: non chiede di essere assistito, ma semplicemente pretende di essere pagato il giusto, non 3 o 4 euro l’ora”.
E ancora: “Le forze di questa maggioranza hanno altre idee su diritti ed emergenze del Paese: i vitalizi per gli ex senatori, andare in giro con 5mila euro in contanti in tasca”. Di vitalizi parla anche anche il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, secondo il quale le parole di Musumeci “non denotano solo un una scarsa conoscenza del tema e quindi un uso del vocabolario del tutto improprio, ma sono a dir poco ridicole tenendo conto che grazie al centrodestra sono stati reintrodotti i vitalizi per chi ha lavorato anche un solo anno in Parlamento”.
(da La Repubblica)

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SONDAGGIO GHISLERI: DUE ITALIANI SU TRE SONO A FAVORE DEL SALARIO MINIMO

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

BEN IL 44,2% DEGLI INTERVISTATI NON È A CONOSCENZA CHE QUANDO SI PARLA DEI 9 EURO COME SOGLIA PER UN SALARIO MINIMO SI INTENDE UNA PAGA ORARIA LORDA… ALLE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE DEL 2024, IL SALARIO MINIMO POTREBBE RAPPRESENTARE UNA SPINTA PER L’INDICAZIONE DEL VOTO PER IL 6-7% DEI PARTECIPANTI AL VOTO E IL 3-4% DEGLI AVENTI DIRITTO”

Il 57% dei cittadini italiani maggiorenni si dichiara oggi pessimista rispetto alla situazione economica propria e della sua famiglia. Un dato che rimane stabile rispetto alla rilevazione dello scorso mese. Del resto nel ranking delle priorità rilevate da Euromedia Research nel mese di luglio sul podio spicca, sempre in crescita, l’inflazione e il caro prezzi (55,0%, +0,9 rispetto al mese di giugno).
Dai dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps nei primi quattro mesi del 2023 sono stati attivati 2.650.621 nuovi contratti di lavoro e le attivazioni a tempo indeterminato risultano in lieve calo (-3,7%). Da questo bilancio […] si argomenta l’esigenza di offrire delle risposte alla popolazione in tema di adeguamento delle retribuzioni. Su questa linea le opposizioni si sono coalizzate presentando una proposta di legge sul cosiddetto “salario minimo” che risulta condivisa dal 71,5% degli italiani.
L’analisi del sondaggio evidenzia alcune sfumature in cui, tra coloro che approvano senza riserva l’intenzione, si distingue un 25,6% che sicuramente trova corretta la proposta solo se unita a incentivi alle imprese; in questa screziatura si ritrovano la maggior parte dei sostenitori dei partiti della maggioranza di governo.
Gli elettori del Partito Democratico e Movimento 5 Stelle si ancorano principalmente ad una scelta obbligata in cui la proposta del salario minimo deve essere accettata in qualsiasi caso con apici che superano il 70,0% nell’approvazione del progetto. Più freddi risultano i sostenitori di Azione rilevati insieme a quelli di Italia Viva (54.7%),
La richiesta presentata dai principali partiti delle opposizioni immagina che al lavoratore di ogni settore economico potrà essere riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali e che in generale sembrerebbe coinvolgere, secondo il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, il benessere di più di 3 milioni di cittadini.
È bene sottolineare che, pur esprimendosi nel merito, ben il 44,2% degli intervistati non è a conoscenza che quando si parla dei 9 euro come soglia per un salario minimo si intende una paga oraria lorda. E, dato ancora più clamoroso, tra coloro che si sono dichiarati a favore del progetto, 7 su 10 sono convinti che si parli di una cifra netta sul peso della tassazione. Dai dati Inps pubblicati lo scorso 10 luglio risulta che, se non si conteggiano il Trattamento di fine rapporto (Tfr) e la tredicesima, i lavoratori interessati sarebbero 4,6 milioni, mentre calcolando tutti i vantaggi dell’assunzione coloro che ne godrebbero sarebbero 1,9 milioni.
Protagonisti di questo dibattito oggi potrebbero essere proprio quelle generazioni che si sentono escluse dalla discussione politica e che comprendono anche le categorie più giovani della società. Facendo un semplice conto e calcolando una possibile affluenza tra il 55% e il 60% alle prossime elezioni europee del 2024 – alle scorse elezioni del 2019 aveva votato il 56% degli aventi diritto – il salario minimo potrebbe rappresentare una spinta per l’indicazione del voto per il 6% – 7% dei partecipanti al voto e il 3% – 4% degli aventi diritto. In questo ultimo periodo abbondante è il tempo riservato a questo tema, un po’ come accadde per il Reddito di cittadinanza nella campagna elettorale che portò alle elezioni politiche del 2018.
In questo momento il tema dell’inflazione e del caro vita è sempre in cima alla graduatoria delle priorità della gente, ed è particolarmente sentito dai più giovani (59%, +4% rispetto al dato del totale campione). Il tema vero è che il cittadino non vuole essere lasciato solo di fronte alla possibilità di sentirsi rispettato nei suoi diritti.
Alessandra Ghisleri
(da “la Stampa”)

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ANZIO, LA DENUNCIA DELL’ALLIEVA 15ENNE DEL CIRCOLO TEVERE REMO: “SONO STATA VIOLENTATA”

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

E IL CLUB CHIEDE A TUTTI “RISERVATEZZA” DATO CHE L’ACCUSATO E’ FIGLIO DI UN SOCIO IMPORTANTE

Una ragazza di 15 anni alleiva di uno scuola del Circolo Tevere Remo ad Anzio ha accusato un istruttore di vela di averla stuprata. L’accusato è figlio di un tesserato di peso del circolo.
La polizia ha acquisito i video della notte del 13 luglio scorso, quando si sarebbe consumata la violenza sessuale. Ma intanto il consiglio direttivo del circolo ha inviato una lettera ai soci. In cui chiede riservatezza. E di «evitare di scrivere sulle varie chat riflessioni e conclusioni fuorvianti». La sede del circolo si trova in Riviera Zanardella 101. A indagare è la procura di Velletri guidata da Giancarlo Amato.
L’accusato
La persona accusata di stupro, fa sapere Repubblica, si chiama Giulio D’Amico e ha 23 anni. Il padre, Giuseppe, è socio del Tevere Remo e numero due della Federazione Italiana Vela. L’abuso, secondo l’accusa, è avvenuto fuori dalla sede marittima del circolo nella notte tra venerdì e sabato scorsi, nella casa al mare di D’Amico a Lavinio. Dove avrebbe portato la 15enne e un altro minorenne, violando le regole del club che impediscono agli insegnanti di far uscire di notte gli allievi minorenni che dormono nella foresteria. Per questo il 23enne è già stato sollevato dall’incarico. Nella denuncia presentata ai carabinieri del Nuovo Salario la 15enne racconta che i tre sono andati nell’appartamento dell’istruttore a bere. Poi il minorenne si è addormentato. A quel punto arriva il rapporto sessuale, che per la vittima è uno stupro. La giovane aspetta che l’amico si svegli per dare l’allarme.
Gli sussurra all’orecchio: «Sono stata violentata». A quel punto i due se ne vanno e tornano nella sede del circolo. Dove la ragazza scrive sulla lavagna quello che le è successo. Il mattino seguente va al pronto soccorso. «C’è una indagine in corso. Offriamo tutta la collaborazione alla magistratura. Ma precisiamo che nulla è avvenuto all’interno del Circolo. Abbiamo 40 istruttori per le più svariate discipline e non è mai successo nulla in un secolo e mezzo di storia», spiega il professore Daniele Masala, ex olimpionico e 35esimo presidente del Tevere Remo. «Difenderemo il buon nome del Circolo», aggiunge al quotidiano Flavio Nicolai, socio del Tevere Remo e penalista a Roma.
(da Open)

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SEI GIOVANI ITALIANI PICCHIANO A SANGUE IL CAPOTRENO E POI PARTONO INDISTURBATI PER LE CANARIE

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

INCREDIBILE: IL BRANCO IDENTIFICATO E DENUNCIATO E’ STATO POI LASCIATO LIBERO DI PRENDERE L’AEREO (IL CONTROLLORE IN OSPEDALE)

Hanno malmenato un capotreno con calci e pugni, spedendolo in ospedale. Poi sono subito partiti per Tenerife, come se nulla fosse accaduto. L’ennesima aggressione al personale ferroviario ha il sapore della beffa, perché i protagonisti della violenza, 6 ragazzi italiani, una volta identificati e denunciati dalla Polaria, sono stati lasciati volare via per le vacanze estive da sogno. Adesso sono in corso indagini che, attraverso la visione delle telecamere di videosorveglianza interne al treno, cercheranno di ricostruire con più chiarezza la vicenda.
L’episodio, denunciato dal sindacato Fit Cisl, è avvenuto ieri pomeriggio intorno alle 18 a bordo del treno Leonardo che collega la stazione Termini con l’aeroporto di Fiumicino. Alla richiesta del titolo di viaggio, due dei sei ragazzi, tutti sprovvisti del biglietto, hanno iniziato a discutere con il capotreno. La lite è presto degenerata. Il capotreno è stato colpito con calci e pugni dai due, prima di essere salvato dal macchinista, che lo ha portato all’interno della sua cabina.
La Polfer è stata avvisata immediatamente dell’accaduto. Ma i 6 ragazzi, una volta arrivati a Fiumicino, hanno fatto perdere le loro tracce. Ad individuarli, mentre si stavano imbarcando per Tenerife, sono stati gli agenti della Polaria. Che dopo l’identificazione, però, li hanno lasciati partire per l’isola. Nel frattempo, il capotreno, un 46enne con 15 anni di esperienza, è stato costretto a recarsi al pronto soccorso, dove è stato dimesso con una prognosi di 7 giorni per le ferite riportate sullo zigomo e sul volto. L’uomo ha potuto identificare i suoi due aggressori, che però si trovavano già beati sotto il sole delle Canarie.
Solo lo scorso 13 luglio, nel giorno dello sciopero, una giovane capotreno di 20 anni era stata aggredita alla stazione Termini, riportando 30 giorni di prognosi. L’aggressore non è ancora stato identificato. Per questo la rabbia dei sindacati di categoria è tanta. «In meno di una settimana assistiamo a due gesti inconcepibili, tutto questo deve finire», denuncia Fabio Bonavigo, responsabile del dipartimento Attività Ferroviarie e Servizi della Fit-Cisl del Lazio. “Il lavoratore, che si è difeso, aveva semplicemente sollecitato i passeggeri a regolarizzare il titolo di viaggio, ed è dovuto invece andare in ospedale. Va fatto tutto il possibile per evitare derive indegne e per fare in modo che le persone non debbano andare a lavorare temendo per la propria incolumità. Il 31 luglio avremo un incontro con la direzione regionale Lazio di Trenitalia, faremo in modo che nulla resti intentato”.
(da agenzie)

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ALTRO CHE MELONI E TAJANI, SE L’AMERICA CHIAMA, AL SISI RISPONDE: IL TWEET DEL SEGRETARIO DI STATO BLINKEN A FAVORE DEL RILASCIO DI PATRICK ZAKI E’ STATO DETERMINANTE NELLA DECISIONE DELL’EGITTO

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

IL GENERALE AL SISI, CHE RICEVE UN MILIARDO DI DOLLARI L’ANNO IN ARMAMENTI DA PARTE DI WASHINGTON, E’ SENSIBILE AL PRESSING AMERICANO – ANCHE PERCHE’ IL DIPARTIMENTO DI STATO LEGA IL MANTENIMENTO DEGLI AIUTI MILITARI AI PROGRESSI NEI DIRITTI UMANI

C’è la mano americana dietro la grazia che ha riportato in libertà Patrick Zaki, 32 anni, e Mohammed El Baqer, cinquantasettenne avvocato per i diritti umani fra i cui clienti figura anche Alaa Abdel Fattah per la cui scarcerazione si era speso direttamente Joe Biden lo scorso novembre.
Il tweet con cui martedì il Dipartimento di Stato ha chiesto il rilascio, immediato, dello studente copto dell’ateneo di Bologna andava oltre l’auspicio ed era un messaggio che Washington ha voluto indirizzare al leader egiziano Abdel Fatah Al Sisi.
Il 29 gennaio il segretario di Stato Antony Blinken in missione proprio al Cairo, aveva detto che «tutti gli egiziani devono potersi esprimere liberamente senza il timore di rappresaglie». Allora il capo della diplomazia statunitense aveva approfittato della visita in Egitto per tenere un discorso all’American University del Cairo per spronare «l’emergente classe dirigente egiziana».
È all’interno di questa cornice che Washington ha deciso di inviare il tweet pro-Zaki, non casuale e non estemporanee ma figlio di una strategia che, se colloca Al Sisi al centro dello scacchiere africano e mediorientale elevandolo ad alleato prezioso e fondamentale sui temi economici e di sicurezza (un miliardo di dollari l’anno è il valore degli armamenti Usa destinati al Cairo), dall’altra non lo esenta da subire le pressioni Usa sul fronte dei diritti umani.
Nel comunicato diffuso dal Dipartimento di Stato dopo un bilaterale dello scorso dicembre Blinken metteva l’accento su un aspetto: ovvero che le relazioni bilaterali fra Usa ed Egitto «sono rafforzate dai tangibili progressi sui diritti umani in Egitto». In un report dello scorso febbraio Human Rights Watch aveva denunciato la mancanza di trasparenza, abusi continui, torture e detenzioni immotivate in Egitto.
Fra settembre del 2020 e febbraio del 2021 sono stati ad esempio arrestate 4500 senza una formale accusa; e sono decine di migliaia – alcune Ong stimano sino a 60mila – i prigionieri politici nelle carceri egiziani.
Tuttavia, Washington ha voluto sottolineare che il rilascio di alcuni attivisti e giornalisti, avvenuto in novembre, e il miglioramento delle libertà fondamentali e dei diritti umani rappresentavano un fatto importante. Ieri in una nota inviata a La Stampa, un portavoce del Dipartimento di Stato ha ribadito che Washington continuerà a fare pressioni sull’Egitto affinché rilasci tutti i prigionieri politici.
(da La Stampa)

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IL RIENTRO IN ITALIA DI PATRICK ZAKI E LA POLEMICA SUL VOLO DI LINEA: “NON VUOLE INCONTRARE LA MELONI?”

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

FA BENE A EVITARE UN VOLO DI STATO, DI PASSERELLE DI GOVERNO NE ABBIAMO FIN SOPRA I CAPELLI

Patrick Zaki, uscito ieri dal carcere, è atteso in Italia dopo la grazia di al Sisi. Il suo volo atterrerà a Milano, probabilmente sabato mattina. Poi lui partirà per Bologna. Ci rimarrà però solo per un paio di settimane. Poi tornerà in Egitto per sposarsi con la fidanzata Reny Iskander, come ha annunciato lui stesso.
L’agenzia di stampa Ansa ha scritto ieri che Zaki prenderà un volo di linea. E secondo Libero dietro questa decisione ci sono motivi di opportunità politica. Secondo quanto appreso dal quotidiano, Zaki vorrebbe evitare il rientro con volo di Stato, preferendone uno di linea, per aggirare la passerella con esponenti del governo Meloni. Pur avendoli ringraziati su Facebook. E «per via delle sue inclinazioni politiche». Zaki avrebbe preso la decisione dopo un confronto con i suoi legali.
L’ambasciata italiana al Cairo
L’ha comunicata all’ambasciata italiana del Cairo. Che ora dovrà garantire la sua incolumità, visto che nonostante la grazia in patria non può dirsi al sicuro. Ieri sera il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri si è chiesto polemicamente se Zaki «troverà il tempo di ringraziare il governo italiano al quale deve questo risultato». Zaki però su Facebook ha pubblicato già ieri uno status in cui, dopo aver parlato delle associazioni che lo hanno sostenuto, dice grazie all’intero esecutivo. «Ringrazio anche il governo italiano, il parlamento italiano, il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri che mi hanno sostenuto durante tutto il periodo di reclusione e il processo solo per essere laureato in un’università italiana, pur non essendo cittadino italiano», ha scritto. Citando quindi esplicitamente Giorgia Meloni e Antonio Tajani.
La conferma
Proprio Zaki in mattinata ha confermato ai giornalisti che partirà sabato mattina. Arriverà a Milano e da lì si sposterà a Bologna. Zaki ha parlato uscendo dall’ambasciata italiana al Cairo. «Ero qui per consegnare il mio passaporto», ha aggiunto senza precisare quale volo di linea intenda usare per rientrare in Italia. «L’ambasciatore è venuto a salutarmi», ha sottolineato riferendosi a Michele Quaroni.
(da agenzie)

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LA NUOVA ACCUSA A DANIELA SANTANCHE’ SU KI GROUP: “NON HA PAGATO I CONTRIBUTI”

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

SECONDO I DIPENDENTI CI SONO 450.000 EURO DI BUCO

Un’altra società di Daniela Santanchè finisce sulla graticola. Una trentina di ex dipendenti di Ki Group hanno bussato alla porta dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Enasarco. Allo scopo di verificare se siano stati versati i contributi. Oltre a compensi e Tfr. Ki Group doveva versarli dal 2020. L’ultima a presentarsi a Torino, dove ha sede l’azienda, è stata Raffaella Caputo. Il Fatto Quotidiano fa sapere che era un’impiegata amministrativa dal 2022. Ha ricevuto una lettera di licenziamento nel 2022. E aspetta 35 mila euro di Tfr. «Abbiamo chiesto alla Guardia di Finanza di verificare se hanno versato almeno la quota dipendente che trattenevano in busta paga. Altrimenti sarebbe appropriazione indebita».
Le storie dei dipendenti
Non è l’unica. Marco Scotto, agente di vendita, ha accumulato crediti per 111.318 euro. « Enasarco vede il versato e non ciò che è da versare, ma dai miei conteggi mancano anche 2.088 euro di contributi per il 2021-22», racconta. Claudia Micucci, agente per il Lazio, deve avere 3 mila euro: « Mi costava più un avvocato che venirne a capo. Ricordo le riunioni in cui la Santanchè rampognava gli agenti con quei paragoni azzardati. Ma il problema era che non li pagava, se non dietro sollecito, come i fornitori. La merce non arrivava in magazzino e i clienti non compravano più articoli». Altri lamentano cifre più alte. E non possono versarli da sé subito: devono passare due anni dalla dichiarazione di fallimento.
Il rischio
Il rischio è che alla fine rimangano a bocca asciutta. Tutti i crediti, compresi quelli esecutivi in forza di decreti ingiuntivi, sono congelati dal 29 luglio 2022. Per dipendenti e creditori si era aperta la strada dell’istanza di liquidazione giudiziale. In 12, 7 agenti e 5 impiegati, la depositano al tribunale chiedendo 450mila euro di spettanze. Ma pochi giorni prima i legali di Ki avevano inviato alla seconda sezione civile una proposta di concordato semplificato liquidatorio che congela per la seconda volta le spettanze creditizie. «All’Inps ci hanno spiegato che Ki ha ottenuto la moratoria di un anno con pagamento a rate dei debiti previdenziali, per cui eventuali irregolarità non risultano, ma pare che neppure la prima rata sia stata pagata», dice Monica Lasagna, 52 anni, ufficio vendite.
(da Open)

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CALTANISSETTA, LA PROCURA SCOPRE PIANO NEOFASCISTA PER CONTROLLARE I MAGISTRATI, DUE ARRESTI

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

AI DOMICILIARI MENICACCI E ROMEO, PERQUISIZIONI A CASA DI ADRIANO TILGHER

La Dia di Caltanissetta ha eseguito un’ordinanza di arresti domiciliari per l’avvocato Stefano Menicacci e per Domenico Romeo. Sono accusati di false informazioni a pubblico ministero aggravate dall’aver mentito in un procedimento per strage.
L’inchiesta nasce da intercettazioni che avrebbero rivelato un progetto ispirato dalla ideologia fascista (gli interlocutori si definiscono fascisti) di costituzione di un “Osservatorio” delle attività della magistratura, del quale dovrebbero fare parte anche componenti occulti per colpire alcuni magistrati “non graditi”. Il progetto secondo gli interlocutori intercettati sarebbe attivo.
Un capo d’indagine contiene l’accusa di associazione per delinquere e violazione della Legge Anselmi. La Dia ha perquisito, inoltre, l’abitazoine di Adriano Tilgher, ritenuto dai magistrati esponente di spicco della disciolta organizzazione Avanguardia Nazionale, condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista. Perquisite anche le case dell’avvocato Saverio Ingraffia e di Francesco Scala, docente universitario.
Il progetto fascista prevedeva la richiesta di appoggio «di altissimi livelli del potere Esecutivo e di altri – si legge nel comunicato della Procura – avallo che gli associati affermano, nei loro colloqui, di avere già ottenuto». Nessun esponente delle Istituzioni però è indagato, precisano i pm. L’inchiesta nasce nell’ambito degli accertamenti su presunti interessi dell’eversione nera nella realizzazione della strage di Capaci.
Chi è Stefano Menicacci
Il nome di Stefano Menicacci, l’avvocato 91enne finito ai domiciliari nell’ambito di una indagine della Dda di Caltanissetta su un piano fascista contro magistrati “sgraditi”, entra ed esce da decenni nelle inchieste delle Procure di mezza Italia. Ex deputato missino, difensore storico dell’eversore nero Stefano Delle Chiaie: nelle scorse settimane la corte d’assise di Bologna ha inviato alla procura del capoluogo i verbali della sua deposizione al processo sulla strage del 2 agosto del 1980 perché si valutasse se avesse mentito in aula. Menicacci, originario di Foligno, in provincia di Perugia, tra l’altro venne indagato nell’inchiesta sui cosiddetti Sistemi Criminali della Procura di Palermo, poi archiviata, su un presunto golpe che avrebbe visto protagonisti negli anni ’90, in un tentativo di destabilizzazione del Paese, Cosa nostra, massoneria deviata, pezzi di Stato ed eversione nera.
(da La Stampa)

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GLI AMERICANI NON NE VOGLIONO SAPERE DI TORNARE NELLE METROPOLI DOPO LA PANDEMIA: NEGLI ULTIMI DUE ANNI, CIRCA 10 MILIONI DI PERSONE HANNO ABBANDONATO LE DIECI AREE METROPOLITANE PIÙ GRANDI DEGLI “STATES”

Luglio 21st, 2023 Riccardo Fucile

LA COLPA È ANCHE DEL MERCATO IMMOBILIARE IMPAZZITO E DELL’AUMENTO DEGLI EPISODI DI CRIMINALITÀ E DEI SENZATETTO

Nell’America uscita dalla pandemia con l’inflazione fuori controllo da 18 mesi, i prezzi degli immobili – affitto e vendite – schizzati in alto e i mutui spinti dai tassi d’interesse al 5,25, giovani e famiglie hanno abbandonato le città e riscoperto sobborghi e zone rurali. La “fuga dalle metropoli” del 2021 è stata lievemente attenuata con i dati dell’ultimo rapporto Census del 2022, ma il trend sembra tracciato. Tanto che William H. Frey, della Brookings Institution, sostiene che, anche se l’effetto pandemia sta evaporando […] «il ritorno nelle città per molti sarà assolutamente evitabile». Ed è una sfida che diversi sindaci stanno affrontando.
Muriel Bowser, prima cittadini di Washington all’inizio dell’anno ha lanciato il comeback plan con l’obiettivo di costruire 9400 nuove case per 15mila persone entro il 2028 per attrarre nuovi residenti. […] Il sogno è raggiungere quota 1 milione nel 2045.
Però la capitale federale nel 2021 ha perso 20mila residenti, non è l’unica grande città a perdere abitanti. Nel 2021 il saldo era negativo per San Francisco, New York, Boston, St. Louis e Atlanta. Nessuna si è ripresa lo scorso anno anche se l’emorragia si è fermata. Los Angeles resta la contea più estesa e popolosa d’America, ma lo scorso anno la metropoli ha perso 90mila persone.
Se aggreghiamo le dieci aree metropolitane più grandi d’America, in due anni hanno visto evaporare quasi un milione di persone. Frey ha osservato due cose: la prima è che c’è stata una diminuzione della popolazione nelle 88 città con più di 250mila abitanti. La seconda è che la pandemia ha accelerato, in maniera devastante, un trend già in atto da qualche parte a causa del mercato immobiliare impazzito
Un terzo elemento è la migrazione interna: San Francisco e New York hanno un saldo negativo, insieme a Los Angeles e partendo dal 2018, il numero di americani che ha cercato casa in quelle aree è sceso del 50%. Nella sola San Francisco il 2022 ha visto un decremento dell’immigrazione interna del 7%.
La migrazione interna sta premiando le città del Sud e il Texas, l’economia florida, una bassa tassazione e scuole di buon livello, hanno contribuito a far sbarcare fra Forth Worth e Austin, fra Georgetown e Kyle in Tennessee migliaia di persone. Le ricette per rivitalizzare i centri sono diverse, le autorità cittadine sono convinte che il rilancio dell’economia e la fine delle restrizioni riempiranno di nuovo gli uffici, generare l’indotto tradizionale e allontanare homeless e criminalità.
(da La Stampa)

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