Destra di Popolo.net

IL GOVERNO CEDE AI TRATTORI, IL CONTO LO PAGANO GLI ITALIANI, COME SEMPRE

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

IL FRONTE DEI MANIFESTANTI SI SPACCA TRA I DURI E PURI E I “COLLABORAZIONISTI” VICINI A LOLLOBRIGIDA

La maggioranza trova l’intesa sul taglio dell’Irpef per gli agricoltori: salta l’imposta per i redditi fino a 10mila euro e viene dimezzata per quelli da 10mila a 15mila.
Sul fronte degli agricoltori, il gruppo Riscatto agricolo si dice pronto a smobilitare la protesta. L’ala più dura della mobilitazione conferma tuttavia la manifestazione con 20mila persone e mezzi agricoli al Circo Massimo per giovedì alle 15.
All’esonero Irpef fino a 10 mila euro il governo aggiunge uno sconto del 50% per i redditi agricoli tra i 10 e i 15 mila euro.
Il nuovo emendamento al decreto Milleproroghe rappresenta un compromesso tra il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti, che voleva fermarsi al tetto dei 10 mila, e la Lega, con il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, che chiedeva di arrivare ai 30 mila. Una misura che il viceministro Maurizio Leo e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida vorrebbero rendere semistrutturale, garantendone la vigenza a medio termine, fanno filtrare fonti vicine al dossier.
Intanto si rompe il fronte dei manifestanti: Lollobrigida invita per la seconda volta al ministero i trattori di “Riscatto agricolo” […] e poco dopo il sottosegretario Patrizio La Pietra annuncia l’apertura di un tavolo stabile, l’unico finora concesso agli agricoltori “ribelli”. «Siamo pronti a smobilitare il presidio», dice Maurizio Senigagliesi, uno dei portavoce del movimento
Una pace che però esaspera gli animi di tutte le altre sigle: «È un tentativo goffo del ministro Lollobrigida, che ha radunato i suoi adepti per far vedere che dialoga con gli agricoltori », commenta Sandro Scavazza, sul trattore accanto a Danilo Calvani, leader dei Comitati Agricoli Riuniti (Cra).Calvani nei giorni precedenti non aveva risparmiato le accuse di eccessiva vicinanza al governo di “Riscatto agricolo” che, visto da vicino, non è così apolitico come si dichiara.
Per esempio Elia Fornai, giovane agricoltore toscano, tra i portavoce del gruppo, nel 2021 si è candidato sindaco con una lista civica, “Cambiamento per Santa Luce”, che ha ricevuto l’appoggio esplicito di un gruppo di sindaci toscani del centrodestra.
Ancora più chiara la militanza di Davide Corsi, che circa un anno fa ha annunciato l’adesione a Fratelli d’Italia, e si è poi presentato anche alle elezioni comunali di Anagni. «Non sono un tesserato – replica – e non credo che essermi presentato alle elezioni con Fratelli d’Italia possa precludermi il diritto di volere un confronto con chi oggi ci rappresenta».
(da agenzie)

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“IL GOVERNO? SONO DEI PERACOTTARI”: VINCENZO DE LUCA TORNA A INCALZARE GIORGIA MELONI

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

“LA PREMIER NON STA GESTENDO UNA BOTTEGA DI FAMIGLIA MA RISORSE CHE APPARTENGONO AL SUD”… HANNO PERSO UN ANNO E MEZZO DI TEMPO IN UNA PALUDE BUROCRATICA; QUESTO DOVEVA ESSERE IL GOVERNO DELLA SBUROCRATIZZAZIONE, DELL’AIUTO ALLE IMPRESE. E’ UNO SCANDALO NAZIONALE”

“Venerdì prossimo ricorderemo anche alla Meloni che non sta gestendo una bottega di famiglia ma risorse che appartengono al Sud, a cominciare dai fondi del programma complementare, fondi della Campania”: lo ha detto il governatore Vincenzo De Luca, aggiungendo: “Hanno perso un anno e mezzo di tempo in una palude burocratica; questo doveva essere il governo della sburocratizzazione, dell’aiuto alle imprese”.
Riferendosi alla Zes Unica per il Mezzogiorno, De Luca ha utilizzato il termine ‘peracottari’, parlando del governo per le scelte fatte: “La Zes Unica ha bloccato tutto; la Zes Campania funzionava benissimo. La Meloni deve rispondere nel merito per quale motivo sono bloccati fondi che tolgono lavoro al Sud. Tutte le cose che hanno detto in un anno e mezzo e anche ieri sono stupidaggini”.
“I fondi sviluppo e coesione sono bloccati da un anno e mezzo, senza nessun motivo reale – spiega intervenendo ad un convegno alla 50ma edizione del Nauticsud -. E’ una vergogna nazionale, il Sud è tradito e calpestato. Abbiamo oggi opportunità di lavoro che non possiamo cogliere perché le risorse sono bloccate, tutto il mondo della cultura e dello spettacolo è paralizzato, le opere stradali sono bloccate. Mi pare evidente che siamo di fronte ad un tentativo di rapina di risorse del Sud o di discriminazione politico-istituzionale. Sono fondi destinati al Mezzogiorno non a qualche ministro”.
E aggiunge: “Sarebbe bene che anche le donne e gli uomini del Sud facessero capire che quando si sta al governo non si gestisce una bottega di famiglia ma si ha il dovere di rispettare i territori e le istituzioni”.

(da agenzie)

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CONDONO, CONDONO, CONDONO: SALVINI DISPERATO RIPROPONE L’ENNESIMA SANATORIA EDILIZIA

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

MELONI IN FORTE IMBARAZZO ANCHE PER UN EMENDAMENTO DEL CAPOGRUPPO DI FDI IN SICILIA, GIORGIO ASSENZA CHE VUOLE CONDONARE 150.000 VILLE ABUSIVE… E’ LA DESTRA DELLA ILLEGALITA’

Condoni che imbarazzano Giorgia Meloni. Che sia quello annunciato da Matteo Salvini per sanare piccoli abusi e irregolarità edilizie, o il salva-villette ben più imponente e invasivo proposto con tanto di emendamento passato in commissione nell’Assemblea regionale siciliana dal capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgio Assenza.
La premier deve fare i conti con le fughe in avanti di alleati e cacicchi del suo stesso partito, e con quella irresistibile voglia di sanatoria che prende i partiti alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali. Annunci improvvisi che consegnano l’immagine di una maggioranza ossessionata dalla casa e che costringono Palazzo Chigi a minimizzare, a smentire, a sconfessare.
Partiamo dall’ultima notizia. La Stampa ha raccontato ieri di una riunione di metà gennaio in cui Salvini ha rilanciato l’idea di un mini-condono edilizio. E lo ha fatto scegliendo accuratamente questo termine a un tavolo dove erano presenti banche, associazioni e federazioni del settore.
Per Meloni si tratta dell’ennesima mossa elettorale del leghista, in vista del voto europeo di giugno, «che va presa per quella che è». La risposta del partito della presidente del Consiglio ricalca quanto già sostenuto dal capogruppo della Camera Tommaso Foti lo scorso settembre, quando per la prima volta Salvini ventilò l’ipotesi.
Ora però il leader della Lega ha fatto un passo in più. Ha parlato esplicitamente di condono e ha dichiarato l’intenzione di inserirlo nel Piano Casa previsto entro il 2025.
«FdI è contraria a ogni forma di condono. Per noi si tratta di una semplice e modesta sanatoria – fanno sapere fonti del partito – che interviene su piccole difformità, una finestra, una parete, una veranda. Se Salvini vuole usare quel termine faccia pure, ma per noi non sarà così».
Dietro un’apparente e banale questione di parole, si muove l’ennesimo fronte di un conflitto politico permanente. Fratelli d’Italia è gelida sulla proposta di Salvini perché ne riconosce il potenziale elettorale. E allora timore e indifferenza si sovrappongono.
In realtà però Meloni deve guardarsi le spalle anche in casa. Giorgio Assenza non è un oscuro deputato della Regione Sicilia, ma guida Il gruppo di FdI nell’Isola. Ed è la terza volta che prova a salvare gli abusi di cemento che costellano i litorali.
Qualche giorno fa ha presentato un emendamento che è stato cofirmato da Forza Italia e approvato nella commissione urbanista dell’Assemblea siciliana. Si calcola che il condono coinvolgerebbe circa 150 mila ville e villette.
(da agenzie)

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SONDAGGIO SWG, FDI SCIVOLA SOTTO IL 28%, IN UN ANNO HA PERSO IL 3,4%

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

NOTA PER I CRITICI INTERNI DELLA SCHLEIN: IN UN ANNO ELLY HA FATTO RECUPERARE AL PD QUASI SEI PUNTI PERCENTUALI

Mancano ormai meno di quattro mesi all’appuntamento elettorale che vedrà i partiti italiani alla prova del consenso, nelle elezioni europee e in quelle amministrative (8 e 9 giugno).
Il primato del partito di Giorgia Meloni, alla guida del Paese da ottobre 2022, non è in discussione. Siderale la distanza con le principali forze d’opposizione, per non parlare di quella con gli alleati-competitor di centrodestra.
Eppure l’ultimo sondaggio Swg per TgLa7 segnala una crepa nel consenso al partito della premier.
Per la prima volta da 16 mesi, Fratelli d’Italia scivola sotto quota 28% nelle intenzioni di voto. La fotografia del suo consenso restituisce oggi un 27,9%. Due punti decimali in meno della scorsa settimana, ma il trend di lenta contrazione è visibile da alcune settimane.
Fisiologica fisarmonica del consenso, o qualcosa di più? Lo diranno le prossime settimane.
Quel che è certo è che da un anno a questa parte qualcosa è cambiato. Il 9 gennaio 2023, poco più di un anno fa, FdI segnò il record del suo consenso “virtuale”: 31,3%, secondo il sondaggio settimanale Swg. In tredici mesi, dunque, Meloni ha perso per strada 3,4 punti percentuali di consenso.
Chi sale e chi scende
Dove sono andati a finire quei voti virtuali? Sta qui la seconda (relativa) brutta notizia per i dirigenti FdI. Perché al netto di una lieve crescita di Forza Italia – passata dal 6,1 al 7,3% nello stesso periodo, nonostante la morte del fondatore Silvio Berlusconi – chi è nell’ultimo anno ha rosicchiato di più è stato il Pd di Elly Schlein.
Quel 9 gennaio, quando la giovane segretaria era ancora solo una candidata alle primarie, i Dem toccavano il fondo nelle intenzioni di voto: appena il 14%.
Oggi – nonostante la leggera flessione dell’ultima settimana – sono stimati appena sotto al 20% (19,7%): un balzo di quasi 6 punti percentuali in poco più di un anno.
Può appena consolarsi, Meloni, col passo indietro nello stesso periodo degli acerrimi nemici a 5 stelle. Nei 13 mesi da gennaio 2023 a oggi il partito di Giuseppe Conte ha perso due punti percentuali netti di consenso: dal 17,7 di allora al 15,7% di oggi.
Chi sembra godere di salute migliore – in ottica di progressi – tra le opposizioni è l’Alleanza verdi sinistra, che dal 3,7% di allora sfodera oggi un promettente 4,2%, che permetterebbe – si rivotasse domani – di superare la soglia di sbarramento del 4%.
Solo indicazioni dal carotaggio delle opinioni, certo. Ma Meloni agli umori popolari sta notoriamente bene attenta…
(da agenzie)

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STAMANE LE VERGOGNOSE MANGANELLATE CONTRO I MANIFESTANTI IN PRESIDIO DAVANTI ALLA RAI DI NAPOLI

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

SE PIANTEDOSI NON E’ IN GRADO DI GESTIRE L’ORDINE PUBBLICO SI DIMETTA… CON QUESTI METODI REPRESSIVI SI FINISCE PER ALIMENTARE LA VIOLENZA E L’ODIO

Momenti di tensione davanti alla sede Rai di viale Marconi, a Napoli, dove si è svolta una manifestazione contro la reazione da parte della tv pubblica agli appelli pro-Palestina di Ghali e Dargen D’Amico durante il Festival di Sanremo.
Il presidio è stato organizzato da Potere al Popolo, Rete per la Palestina Libera e ha visto la partecipazione anche di Luigi de Magistris, ex sindaco di Napoli.
Alcuni manifestanti hanno invocato lo «stop al genocidio» ed esibito cartelli con la scritta «IsRAIele», criticando la nota scritta dall’amministratore delegato Roberto Sergio e fatta leggere in diretta dalla conduttrice Mara Venier la scorsa domenica.
Altri manifestanti indossavano maschere di Rich Ciolino, il pupazzo alieno che ha accompagnato Ghali sul palco dell’Ariston.
Il corteo ha coinvolto circa duecento persone, che si sono messe a protestare davanti all’ingresso presidiato dalle forze di polizia.
A un certo punto, sono partite cariche e manganellate.
De Magistris, presente alla manifestazione, ha raccontato: «È partita una carica, due o tre feriti con la testa aperta e il sangue che colava. Brutto, sono turbato e molto». L’ex primo cittadino di Napoli annuncia poi un «concerto per Gaza» che si terrà il 25 febbraio al Palapartenope e servirà a raccogliere fondi per inviare aiuti umanitari.
A esprimere preoccupazione per quanto accaduto oggi sono anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione di Vigilanza Rai: «Le immagini che giungono da Napoli, dove all’esterno della sede Rai era stato organizzato un presidio a sostegno della causa palestinese, sono sconcertanti. Dalle prime ricostruzioni la risposta delle forze dell’ordine ai manifestanti appare del tutto sproporzionata. La misura è colma. C’è un clima irrespirabile di regime».
Gli esponenti del M5s chiedono quindi al ministro Matteo Piantedosi «di assumersi la responsabilità di quanto è venuto e chiarire cosa abbia reso necessaria una simile reazione».
(da agenzie)

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DAL CASO GHALI ALLA CENSURA DI DARGEN D’AMICO SUI MIGRANTI, DA MARA VENIER PESSIMA PAGINA DI TV DI REGIME

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

OPPOSIZIONI E SOCIAL ALL’ATTACCO ALL’INDOMANI DELLA PUNTATA POST-SANREMO

La puntata di Domenica In – Speciale Sanremo condotta da Mara Venier è finita al centro della bufera politica (e partitica). Per i componenti del Pd della commissione Rai, quella di domenica 11 febbraio è stata «una brutta pagina» per la tv di Stato. Tre episodi in particolare hanno scatenato le critiche da parte degli schieramenti e sui social.
La risposta di Ghali all’ambasciatore israeliano, che aveva protestato per la «diffusione di odio» sul palco dell’Ariston, con un implicito riferimento all’appello a «fermare il genocidio» declamato durante la finale dal cantante: «Per cosa altro avrei dovuto usare questo palco?
Io sono un musicista prima di salire su questo palco: ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino», ha replicato il rapper a uno degli ospiti di Venier.
Quindi è stato il turno di Dargen D’Amico, che ha accolto con piacere l’invito di un altro giornalista ospite a dire la sua sull’immigrazione, tema del suo brano Onda Alta: «Quello che gli immigrati immettono nelle casse dello Stato per pagarci le pensioni è più di quello che spendiamo per l’accoglienza. Queste sono statistiche che andrebbero raccontate», ha sottolineato il cantautore prima di essere bruscamente interrotto da Venier. «Qui è una festa, parliamo di musica. Ci vorrebbe troppo tempo per affrontare determinate tematiche, e noi il tempo non ce l’abbiamo».
Imbarazzo e nervosismo evidenti, poi, una volta allontanatosi il cantante, in sottofondo la conduttrice si è sfogata con i suoi ospiti: «Mettete in imbarazzo me, non vi faccio parlare più, perché non è questo il posto per dire alcune cose».
Infine, proprio prima di chiudere la puntata e dare la linea al Tg1, la lettura evidentemente imposta alla conduttrice del comunicato sempre dell’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, con cui la tv pubblica ha preso le distanze da Ghali esprimendo solidarietà al «popolo d’Israele e alla comunità ebraica» in relazione alla nota dell’ambasciatore Bar. «Parole che ovviamente condividiamo tutti», ha chiosato ecumenica Venier.
«Brutta pagina» e «Censura»
«La libertà di espressione degli artisti è sacrosanta e va rispettata», è il messaggio del Partito democratico. «Ieri abbiamo assistito a una brutta pagina della Rai con l’Ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono – continua la nota -. La questione non è la condanna della strage del 7 ottobre, che ci vede tutti uniti, come ci vede tutti uniti a chiedere il cessate il fuoco umanitario a Gaza, quanto il rispetto degli artisti e la salvaguardia del pluralismo del servizio pubblico, la distinzione e la prerogativa dei ruoli, il rispetto del codice etico, del contratto di servizio e del Tusma».
E poi ancora: «Non compete all’Ad entrare sui contenuti, addirittura in prima persona, interpretando arbitrariamente dichiarazioni o performance artistiche e imponendo la lettura di un proprio comunicato in diretta tv per informare gli italiani del proprio pensiero».
A parlare apertamente di «censura» è il responsabile Informazione del Pd, Sandro Ruotolo, in riferimento al modo in cui Venier ha interrotto Dargen D’Amico.
Per l’ex ministro del Pd, Andrea Orlando, si tratta invece di una «questione generazionale»: «Come boomer – sottolinea – mi vergogno un po’. L’ottusità (ed è un eufemismo) censoria che si è sviluppata nelle ultime 48 ore è imbarazzante. Non credo sia un caso che sia stato messo in atto da boomer. Lo scambio Venier-cantanti di ieri è certo l’indice del conformismo burocratico della Rai. Ma vale quanto un saggio sociologico: paternalismo e difficoltà a cogliere sino in fondo le implicazioni che la rete ha avuto. È un piccolo spaccato di qualcosa di più grande, oltre alla questioni che hanno fatto scattare la censura (Gaza, migranti) c’è dietro una difficoltà crescente a capirsi tra generazioni diverse».
La «rabbia» social
Anche gli utenti social sono insorti contro la conduzione della puntata di ieri di Domenica In da parte di Mara Venier. Sono molti i commenti su X, a sostegno delle parole di Ghali e Dargen D’Amico, che accusano la Rai di censura nei confronti dei due cantanti e parlano di «pagina vergognosa del servizio pubblico».
Nel mirino è finito anche il comunicato dell’amministratore delegato Rai: decine di utenti hanno infatti postato il filmato della lettura della nota da parte della conduttrice, stigmatizzando, in particolare, il commento conclusivo della conduttrice: «Queste sono le parole del nostro amministratore delegato che ovviamente condividiamo tutti».
(da agenzie)

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NAPOLI, ANCHE IL PADRE DI GIOGIO’ CONTRO L’ONOREFICIENZA A GEOLIER: “E’ UNO DEI MITI DEGLI ASSASSINI DI MIO FIGLIO E NON MI SORPRENDE”

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

FRANCO CUTOLO CONTRO LA DECISIONE DEL SINDACO: “BASTA CON QUESTO CAMPANILISMO BECERO”

Dopo lo sfogo della madre di Giovanbattista Cutolo, il giovane ucciso a Napoli dopo una lite ad agosto scorso, scende in campo anche il padre.
Il regista teatrale Franco Cutolo ha infatti criticato la scelta del Comune campano di conferire l’onorificenza soltanto a Geolier, il rapper di Secondigliano arrivato secondo al Festival di Sanremo.
«Fuitevenne», scrive su Facebook il papà di Giogiò, citando l’esportazione di Eduardo De Filippo. Tra i post pubblicati dal regista spunta anche un frame del videoclip di Narcos dove il rapper tiene tra le braccia un mitra dorato.
Anche la madre di Cutolo, in un’intervista al Corriere della Sera, aveva citato la stessa immagine, criticando la decisione del sindaco Manfredi di assegnare il premio «soltanto a chi tiene in mano un kalashnikov d’oro». Per Franco Cutolo, Geolier è «un ragazzo fortunato perché si è trovato spinto da un ingranaggio mediatico e pubblicitario che, a prescindere dal Festival di Sanremo, gli ha fatto intercettare il mood dei ragazzi. Ma ciò non giustifica la sua impresentabilità, la sua mancanza di cultura e di preparazione», spiega il regista all’Agi.
«Lo dico da artista che ha sempre rappresentato nel proprio teatro le minoranze – continua -, che ha dato spazio alla cultura popolare e alle culture subalterne ma qui, però, troviamo solo la cultura dell’efferatezza».
E poi ancora: «Ho saputo che Geolier è uno dei miti dell’assassino di mio figlio e non mi sorprende», dice Cutolo, nonostante il rapper di Secondigliano sia andato al funerale di Giogiò.
«È retorica – sottolinea all’agenzia di stampa – quel che conta è ciò che lui rappresenta: nel look, nel modo di parlare, nel modello che offre ai ragazzi della strada. Smettiamola, per favore, con il campanilismo becero per cui poiché è napoletano, noi napoletani dobbiamo auspicare che vinca Sanremo un impresentabile», prosegue Cutolo, aggiungendo inoltre come «l’autoconsolazione» sia «la rovina di Napoli» poiché «certi simboli fortificano la malavita e se la malavita si fortifica saranno uccisi altri Giogiò che tanto potrebbero dare alla nostra città».
(da agenzie)

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IMMIGRAZIONE, NEL 2023 AUMENTATI GLI SBARCHI DEL 67%, MA DIMINUISCONO GLI STRANIERI IN ITALIA (MENO 55.000)

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

IL 70% DEGLI STUDENTI “STRANIERI” E NATO IN ITALIA

Sono 5 milioni e 775mila gli stranieri presenti in Italia al primo gennaio 2023, 55mila in meno rispetto alla stessa data del 2022. Lo rivela il XXIX Rapporto sulle migrazioni 2023 della Fondazione ISMU.
Gli sbarchi registrati sulle coste italiane nel 2023 hanno raggiunto volumi simili a quelli del periodo 2014-2017, ovvero gli anni della cosiddetta crisi dei rifugiati.
Per citare qualche dato, tra il primo gennaio e il 31 dicembre dello scorso anno gli sbarchi sono aumentati del 67,1% rispetto allo stesso periodo del 2022 e del 133,6% al 2021.
Ma a crescere sono anche i decessi nel Mar Mediterraneo centrale: da 1.417 a 2.498, pari a 9 e 13 ogni mille tentati attraversamenti.
Dal 2014 sono decedute oltre 22mila persone, di cui 485 bambini. Sono aumentati i flussi dalla Tunisia (+200%), mentre sono diminuiti quelli della Libia (-2,4%).
In crescita sono però anche gli arrivi via terra: nel 2022 alla frontiera con la Slovenia erano 13.500 (un aumento del 44% rispetto all’anno precedente). Nel 2023 gli ingressi tra gennaio e novembre sono stati oltre 11mila, prevalentemente da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh.
Cala il tasso di natalità degli stranieri
A calare è il tasso di natalità degli stranieri. Nonostante il ruolo dell’immigrazione nel mitigare i numeri del nostro «inverno demografico» rimanga determinante (tra il 2002 e il 2022 i nati stranieri sono passati da 34mila e 53mila, mentre gli italiani sono scesi da 505mila a 340mila), va rilevato che il loro contributo a supporto della bassa natalità tende sempre più ad attenuarsi.
Le 53mila nascite nel 2022 sono 27mila in meno rispetto al massimo osservato nel 2012 (con 80mila nati). I tassi di natalità della popolazione straniera vanno infatti progressivamente convergendo verso quelli degli italiani: dai 23,5 nati per mille abitanti del 2004 (con oltre 14 punti di vantaggio sugli autoctoni) si è scesi nel 2022 a un più modesto 10,4 per mille (con solo circa 4 punti in più).
Quasi il 70% degli alunni “stranieri” è nato in Italia
Nonostante siano nati in Italia, come i loro compagni di banco, molti alunni vengono considerati stranieri poiché figli di genitori immigrati. Nelle classi italiane il 67,5% degli alunni con cittadinanza non italiana è nato (e cresciuto) in Italia: 588.986, quasi 12mila unità in più rispetto all’anno precedente. Più in generale, il 44% è di origine europea. Mentre oltre un quarto è di origine africana, circa il 20% asiatica, quasi l’8% dell’America Latina.
La cittadinanza più numerosa è rappresentata dalla Romania con oltre 151mila studenti, seguono l’Albania (quasi 117mila studenti) e il Marocco (111mila). Oltre 27mila sono invece gli studenti ucraini accolti in Italia al 13 giugno 2022.
La maggioranza degli studenti con cittadinanza non italiana si concentra nelle regioni settentrionali, a seguire nel Centro e nel Mezzogiorno. Ciò che rimane però problematico – stando ai dati del report – è il ritardo scolastico. Soprattutto nelle secondarie di secondo grado, dove quasi la metà degli studenti di origine immigrata è in ritardo di uno o più anni (48,4%). Altri due fenomeni che continuano a essere preoccupanti sono l’abbandono precoce degli studi e la lontananza dal sistema di istruzione/formazione/lavoro. Crescono, però, gli alunni che frequentano il liceo (32%). Seguono gli iscritti agli istituti tecnici, precedendo la quota dei non italiani negli istituti professionali (28,9%), che continua lentamente a scendere
Record storico di assunzioni di personale immigrato
Dopo la battuta d’arresto della pandemia, il 2023 ha segnato il record storico di assunzioni di personale immigrato, oltre 1 milione, da parte delle imprese italiane.
Nel 2022 gli stranieri rappresentano il 10,8% delle forze di lavoro tra i 15 e i 64 anni, il 10,4% degli occupati e il 15,9% dei disoccupati. Il comparto con la più elevata incidenza di stranieri sul totale di occupati è quello dei servizi personali e collettivi (31,6%), seguito a distanza da agricoltura (17,7%), ristorazione e turismo (17,3%), costruzioni (15,6%). Persistono però delle criticità, che mostrano la necessità di una nuova governance dei processi migratori e di inclusione.
Secondo il report, i livelli retributivi confermano un’immigrazione fortemente coinvolta nel fenomeno del cosiddetto «lavoro povero», a sua volta anticamera, per molti lavoratori stranieri e per le loro famiglie, della caduta in una condizione di povertà assoluta o relativa.
Rispetto agli altri Paesi, l’Italia attrae una immigrazione poco istruita: la metà degli immigrati nati all’estero ha una bassa istruzione formale e solo il 12% ha una laurea, rispetto al 20% dei nativi. Ciò nondimeno, la quota di lavoratori stranieri laureati occupati in una professione low o medium skill è pari al 60,2% nel caso dei cittadini non Ue e al 42,5% nel caso degli Ue, a fronte del 19,3% stimato per gli italiani.
Pesa il mancato riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero: meno del 3% degli stranieri possiede un titolo estero riconosciuto in Italia. Ma ad incidere sono anche fattori legati alla cittadinanza – italiana per nascita, straniera o italiana per acquisizione – e al genere.
Per esempio, il vantaggio di possedere la laurea, rispetto alla licenza media, è di circa 40 punti percentuali in termini di tasso di occupazione tra gli italiani dalla nascita, quasi si dimezza tra i naturalizzati e scende sotto i 9 punti tra gli stranieri. Tra le donne, possedere una laurea migliora il tasso di occupazione di ben 51 punti tra le autoctone, di 29 punti tra le naturalizzate e di soli 17 punti tra le straniere. Per chi ha al massimo la licenza media, il tasso di occupazione degli stranieri è invece superiore a quello degli autoctoni e dei naturalizzati.
Aumentano i residenti, diminuiscono gli irregolari
Se da una parte aumenta la popolazione residente in Italia (+110mila), dall’altra diminuisce la componente irregolare: 458mila unità, contro le 506mila dell’anno precedente. Ciò è dovuto alle regolarizzazioni attuate un anno fa e a completamento delle procedure di «emersione 2020», si legge. Il report evidenzia inoltre una diminuzione dei migranti regolari non residenti, ovvero stranieri presenti sul territorio italiano in possesso di un valido titolo di soggiorno, ma non inclusi (o perlomeno non ancora) tra i registrati all’anagrafe. Il loro numero è sceso da 293mila a 176mila (-117mila unità).
Gran parte degli stranieri proviene da Paesi terzi. Tra quelli regolarmente presenti in Italia, la cosiddetta componente extra-Ue è di circa tre quarti del totale. Il 40% proviene da Ucraina, Marocco, Albania e Cina. Alla fine del 2022 gli ucraini accolti in Italia a seguito dell’invasione russa erano circa 146mila sotto protezione temporanea, di cui quasi 54mila minori. La pressione migratoria si è affievolita dall’inizio del 2023: 350 nuovi permessi al mese, a fronte di 67mila rilasciati tra il 2 marzo e il 30 aprile 2022 e ulteriori 27mila permessi tra maggio e luglio. Ad aumentare è però il numero degli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza: 214mila, contro gli oltre 121mila del 2022 (in particolare marocchini, albanese e ucraini).
(da agenzie)

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SELVAGGIA LUCARELLI VINCE IN TRIBUNALE CONTRO GIULIA BONGIORNO E MICHELLE HUNZIKER: “E’ VERO, NON RISPONDEVA ALLE RICHIESTE DELLE DONNE”

Febbraio 13th, 2024 Riccardo Fucile

ARCHIVIATA LA QUERELA PER DIFFAMAZIONE NEI CONFRONTI DELL’OPINIONISTA E DEL “FATTO” PER L’ARTICOLO SU “DOPPIA DIFESA”

La procura di Cagliari ha chiesto e ottenuto l’archiviazione per l’accusa di diffamazione nei confronti di Selvaggia Lucarelli e del Fatto Quotidiano per gli articoli su “Doppia difesa”, l’associazione dell’avvocata e parlamentare della Lega Giulia Bongiorno e della conduttrice Michelle Hunzinker. Nel 2018 Lucarelli aveva parlato sul giornale di Marco Travaglio della Fondazione Doppia Difesa, segnalando che era difficilissimo contattarla al telefono e che le mail inviate rimanevano senza risposta. Bongiorno aveva bollato l’articolo come «costellato di falsità e chiaramente denigratorio». «Le circostanze di fatto riportate nell’articolo dalla Lucarelli hanno trovato riscontro, sicché non appare violato il citato canone di verità», si legge nel decreto di archiviazione.
A Cagliari
Il fascicolo è stato trasferito per competenza alla procura di Cagliari perché lì era stata stampata la prima copia del quotidiano. La polizia postale ha acquisito i tabulati telefonici di Lucarelli per verificare le telefonate a Doppia Difesa. Mentre l’audizione dell’ex segretaria generale della Fondazione Maria Giuseppina Laganà ha consentito di verificare che «la struttura era composta da una segretaria e, a rotazione, da personale con competenza legale, che la Fondazione disponeva di due linee telefoniche e che alla ricezione delle telefonate era incaricata la segretaria e che, a volte, poteva accadere che altre persone rispondessero, che sempre la segretaria era incaricata di gestire il flusso delle email; che la Fondazione privilegiava i contatti via email; che, in ragione della struttura, non era possibile evadere le richieste quotidianamente; che era capitato di ricevere solleciti da parte delle utenti per essere ricontattate».
La sentenza
«Tutte le circostanze di fatto riportate nell’articolo dalla Lucarelli hanno trovato riscontro», ricorda oggi Lucarelli sul Fatto. E infine, «la Fondazione appariva scarsamente operativa rispetto alla quantità di richieste e alla tempestività di risposte che le stesse avrebbero richiesto», dice il giudice. «E invece, purtroppo, così come per la beneficenza legata a uova e pandori, anche per il tema della violenza sulle donne diventa difficile distinguere quale sia stata la percentuale di interesse per la causa e quella di interesse per il personal branding», conclude Lucarelli.
(da agenzie)

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