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FRATELLI DI TOTI: VI RICORDATE GIORGIA MELONI QUANDO, NEL MAGGIO 2018, PROMUOVEVA LA RIFORMA DEL PRESIDENZIALISMO USANDO COME ESEMPIO VIRTUOSO GIOVANNI TOTI?

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

LA PREMIER DICEVA: “DOVE LE COSE FUNZIONANO GIA’ ELEGGIAMO I NOSTRI PRESIDENTI. TOTI È UN TESTIMONIAL, IL MODELLO FUNZIONA”

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ai domiciliari da martedì con l’accusa di corruzione, aveva un piano A e un piano B per il suo futuro politico: il primo era un ingresso in Fratelli d’italia, il secondo un ritorno in grande stile in Forza Italia. Una prospettiva che si sarebbe dovuta concretizzare solo dopo le elezioni europee e alla vigilia delle regionali in Liguria previste nel 2025.
Le trattative con il partito di Giorgia Meloni sono andate avanti per mesi fino alla fine del 2023, ma è stata bloccata dalla premier e dai vertici di Fratelli d’italia, dicono due dirigenti di partito a conoscenza della questione ma non autorizzati a parlarne.
In alternativa, Toti non escludeva il grande ritorno in Forza Italia dopo aver tentato la scalata del partito da “delfino” di Silvio Berlusconi. L’accordo alle Europee con “Noi Moderati” andava proprio nella direzione di una riunificazione dei due partiti: d’altronde la creatura politica di Toti (“Cambiamo!”) si stava estinguendo e il governatore stava cercando una scialuppa politica.
UN’IPOTESI, quella del suo ingresso in Fratelli d’italia, che è stata scartata in via della Scrofa. Toti e Meloni hanno mantenuto nel corso degli anni un buon rapporto e la Liguria era stata la prima regione visitata dalla premier nel suo tour in giro per l’italia per firmare gli accordi sulla Coesione e Sviluppo previsti dal Pnrr.
Il 19 marzo il governatore ha incontrato anche il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e capo delegazione di Fratelli d’italia proprio al ministero insieme al coordinatore regionale Matteo Rosso.
Nella dichiarazione dopo il faccia a faccia, Toti spiegava di aver parlato con Lollobrigida di “Liguria, agricoltura, prodotti tipici e del mare”. Non è chiaro se si sia parlato anche di questioni politiche. Sicuramente negli ultimi mesi, però, qualcosa con la premier Meloni e con Fratelli d’italia si era rotto: Toti ha criticato più volte il governo sul “no” al terzo mandato arrivando a ipotizzare “uno scontro istituzionale”
NEL FRATTEMPO, però, si sta aprendo la partita sul suo successore. Al momento non c’è un nome “naturale” ed è proprio per questo che i partiti di maggioranza stanno prendendo tempo per evitare di andare subito al voto.
Se Toti si dovesse dimettere, poi, le elezioni dovrebbero tenersi entro 60 giorni ma non è escluso un unico election day con Umbria e Emilia-romagna a novembre, dopo la candidatura (e l’elezione certa) di Stefano Bonaccini alle europee. Il tavolo di coalizione è fermo: aspettano tutti i nuovi sviluppi dell’inchiesta.
Ma se da una parte l’Umbria andrà alla Lega con la riconferma di Donatella Tesei, FDI potrebbe rivendicare un suo nome sia per la Liguria che per l’Emilia per iniziare a conquistare il Nord. Entrambi con figure civiche: sia perché in entrambe le Regioni la sfida è ardua, sia perché Fratelli d’italia non ha alcuna intenzione di cedere il Veneto alla Lega. Nella terra di Zaia si voterà nel 2025.
(da Il Fatto Quotidiano)

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“TRA I GIURISTI A CUI MELONI HA PRESENTATO IL SUO PROGETTO DI RIFORMA ISTITUZIONALE C’ERANO IVA ZANICCHI, PUPO E IL PIPPO BAUDO DELL’AREA NORD DI NAPOLI ”

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

VINCENZO DE LUCA SFOTTE GIORGIA MELONI: “L’ITALIA CAMBIA L’EUROPA? MA QUI CI METTIAMO SEI MESI PER AVERE UNA CARTA D’IDENTITÀ, PER AVERE IL RINNOVO DI UN PASSAPORTO. NON FUNZIONA NIENTE. PERÒ LA MELONI CAMBIA L’EUROPA, L’EUROPA….”

La Meloni ha presentato il suo progetto di riforma istituzionale, riforma del premierato. Anche quello è stato un momento di grande commozione, almeno per me, vedere la Meloni che presenta il suo progetto a noti costituzionalisti, fra i quali ho notato in modo particolare Iva Zanicchi e Pupo
E c’era anche ad ascoltare, diciamo, il progetto costituzionale, un prete del nostro territorio, conosciuto come il Pippo Baudo dell’area nord di Napoli, con relativa frangetta.
Sono momenti davvero imperdibili. Imperdibili. Aggiungo a questo, per concludere, queste considerazioni sul piano nazionale che è venuta fuori un’altra lista di prigionieri politici. Vi avevamo fatto vedere gli scorsi giorni una sfilata di esponenti politici, ma la cosa grave, di manager di aziende pubbliche con la maglietta di Fratelli d’Italia.
Bene, oggi abbiamo un’altra foto. Una foto di nuovi prigionieri politici, la lista si allunga la lista si allunga. In quella immagine c’è anche, al penultimo posto, il dottor Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità. E non va bene.
L’ultimo della fila è un senatore di Fratelli d’Italia, con il capo chino, sta già facendo l’espiazione, sta già preoccupandosi di non essere mandato a Ventotene, o a Ponza, ad Aliano, dove stava Carlo Levi.
Io suggerirei a questi nostri amici. Di fare una cosa organizzativamente più semplice, anziché andare ogni volta a mettere la maglietta. E non sta bene, dai. Ecco, fate come facevano alcuni giovanotti a Napoli quando si introdusse l’obbligo della cintura di sicurezza: si fecero stampare la cintura sulla maglietta, così, da lontano, sembrava che avessero la cintura.
Ecco, fatevi stampare sulla maglietta della salute lo slogan: “L’Italia cambia l’Europa”, così quando andate alle manifestazioni aprite la camicia, è una cosa, diciamo organizzativamente molto più semplice. Sui contenuti, lasciamo perdere: “L’Italia cambia l’Europa”, uanema.
Ma qui ci mettiamo sei mesi per avere una carta d’identità, per avere il rinnovo di un passaporto. Tutte le piattaforme digitali, quella del PNRR, quella della Zes unica meridionale, sono tutte bloccate. Non funziona niente. Però la Meloni cambia l’Europa, l’Europa.
(trascrizione del discorso di Vicenzo De Luca)

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“SONO FASCISTA, LEGHISTA E CONTRO GAY E STRANIERI”: LE PAROLE DEL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA IN PUGLIA

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

LA SINDACA E IL PARTITO CORRONO A PRENDERE LE DISTANZE: “ALLIBITI, FUORI DALLE LISTE”… MA PRIMA NON LO SAPEVANO COME LA PENSAVA?

Audio shock di un candidato consigliere comunale nelle liste di fratelli d’Italia a Torremaggiore, cittadina nel Foggiano che va al voto per rinnovare sindaco e consiglio comunale l’8 e il 9 giugno prossimi. Nell’audio, finito sulla pagina Instagram di San Severo Trash, Matteo Delle Vergini si dichiara, tra l’altro, fascista, contro gli stranieri e i gay.
Premette di essere della Lega, nonostante la candidatura in Fratelli d’Italia, e di essere sceso in campo per fornire un’alternativa in più alla città di Torremaggiore e per fare qualcosa per il territorio.
Immediata la reazione della candidata sindaca Margherita Di Pumpo sostenuta dai due maggiori partiti di centrodestra, Fratelli d’Italia, Forza Italia e lista civica per Torremaggiore.
“Sono venuta a conoscenza dell’audio nella tarda serata di ieri – dice la candidata sindaca – e sono immediatamente intervenuta per prendere le distanze. Il candidato è fuori dalle liste che presenteremo domattina. C’è estrema indignazione verso affermazioni che non appartengono alla sottoscritta (peraltro insegnante e dirigente scolastica) e alla coalizione che rappresento. Sono rimasta allibita anche perchè mi propongo come immagine culturale e questi disvalori non mi appartengono”.
Sull’audio è intervenuto anche il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Michele Di Virgilio. “Prendiamo nettamente le distanze – spiega – e condanniamo in toto le sue affermazioni che non rappresentano affatto le idee e i valori del partito quali la difesa della famiglia e dei confini nazionali nell’alveo della democrazia”.
(da La Repubblica)

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“TOTI MI HA DETTO DI DARE UN PO’ DI VOTI A ILARIA. ALLORA STIAMO DIROTTANDO 200 VOTI A QUESTA”: LA FRASE DI UNO DEI FRATELLI TESTA, ESPONENTI DI FORZA ITALIA INDAGATI PER ASSOCIAZIONE FINALIZZATA A FAVORIRE LA MAFIA, NELL’INCHIESTA SUL SISTEMA TOTI, TIRA IN BALLO ILARIA CAVO, EX GIORNALISTA MEDIASET E “PUPILLA” DEL GOVERNATORE LIGURE

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

LA CAVO SARÀ SENTITA DALLA PROCURA COME PERSONA INFORMATA SUI FATTI: DISERTO’ LA CENA CON I GEMELLI TESTA NONOSTANTE LE SOLLECITAZIONI DI TOTI

Quei quattro, cinquecento voti promessi dai fratelli Arturo ed Italo Testa a Toti ed arrivati dalla comunità dei riesini presenti a Genova, sono andati ad Ilaria Cavo, ex assessora regionale in Liguria, ora parlamentare del centrodestra. Tant’è che Arturo, uno dei gemelli originari di Riesi ma da anni residenti a Boltiere (Bergamo) racconta alla moglie: «Toti mi ha preso da parte e mi ha detto: ascolta, fammi dare un po’ di voti a Ilaria. Allora stiamo dirottando 150, ma anche 200 voti a questa».
Ilaria Cavo è la giornalista che ha iniziato la sua carriera come collaboratrice del Giornale a Genova, poi passata a Mediaset e diventata nota per l’intervista in carcere al killer Donato Bilancia.
E prima delle elezioni regionali del 2020 è contraria a scendere a patti con i riesini. Tanto che il deputato forzista Alessandro Sorte di Treviglio raccomanda a Matteo Cozzani (il sindaco di Portovenere che dopo le elezioni diventerà appunto il capo di gabinetto di Toti) di non riferire della conversazione alla candidata, in quanto «non ha capito un cazzo lì…».
Lei, in effetti, diserta la cena elettorale con i gemelli Testa malgrado i solleciti di Cozzani: «Ma vieni con Giovanni, dai i santini… È come la mortadella, poca spesa tanta resa. Poi dopo il voto blocchi i numeri e arrivederci».
E però vero che la Procura di Genova ai due fratelli Testa, a Cozzani ed all’ex sindacalista della Fillea Cgil Venanzio Maurici (attualmente è nel sindacato dei pensionati ma dopo gli arresti è stato sospeso) contesta il 416-bis, l’associazione finalizzata a favorire la mafia. Soprattutto perchè Maurici, già prima di questa inchiesta che scuote la Regione Liguria e il centrodestra, dalla Dia è ritenuto il referente a Genova della famiglia Cammarata del Mandamento di Riesi.
Da questo spaccato, però, sembra tenersi lontana Ilaria Cavo, anche se si suppone che ne fosse a conoscenza: quando diserta la cena dei riesini al ristorante Punta Vagno del capoluogo ligure, organizzata proprio dai Testa e da Cozzani. A leggere le carte, la parlamentare sarebbe estranea allo scambio di voti ed alla corruzione elettorale che si contestano a Toti, seppure sia stata convocata dai pm come persona informata sui fatti.
Ma chi è Ilaria Cavo, planata dal giornalismo alla politica. Lei che da collaboratrice del Giornale nei primissimi anni del Duemila conosce l’assessore regionale Giacomo Gatti, di La Spezia, allora in quota Alleanza Nazionale. I due si sposano. Lui ce l’ha sempre dietro alle cene ed agli incontri in riviera con politici e imprenditori vicini al centrodestra e non solo. Anche se il matrimonio dura poco, gli agganci le consentono di esordire a Primocanale, soprattutto a farsi notare da Bruno Vespa per la conduzione della diretta del G8, così da ottenere una collaborazione con Porta a Porta. “Cronista che graffia”, brava fino a vincere (nel 2002) il premio di giornalismo Saint Vincent.
Il salto a Mediaset arriva nel 2006. Qui incontra Giovanni Toti, nel frattempo diventato prima direttore di Studio Aperto, poi del Tg4, soprattutto presentato come il delfino di Silvio Berlusconi. “Folgorata sulla via di Damasco”, nel 2015 segue il candidato presidente della Regione Liguria che la vuole nel suo listino. Viene eletta, diventa assessora regionale con delega alla Comunicazione e Politiche Giovanili. Carattere piuttosto vivace, spesso entra in contrasto con le impiegate di palazzo di piazza De Ferrari.
Quattro anni dopo aderisce a “Cambiamo”, il movimento (con poco successo) fondato da governatore, che nel 2020 la rivuole nel suo listino ed è una delle più votate. Riconfermata assessora, però nel 2022 il centrodestra la candida alla Camera dei Deputati sia in Liguria che in Lombardia con “Noi Moderati”. Con successo.
(da agenzie)

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PNRR, FINORA L’ITALIA HA RAGGIUNTO SOLO IL 28% DEGLI OBIETTIVI DA PORTARE A TERMINE ENTRO GIUGNO PER OTTENERE LA SESTA RATA DEL RECOVERY DA 9,2 MILIARDI DI EURO

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

GRAN PARTE DEGLI INVESTIMENTI È IN ALTO MARE E NUOVE ROGNE POTREBBERO ARRIVARE DALL’INCHIESTA SUL “MODELLO GENOVA” (LA DIGA NELLA CITTÀ LIGURE È LA PRIMA OPERA
DEL PIANO, CON 1,3 MILIARDI DI FINANZIAMENTO)

È lenta la marcia di avvicinamento al traguardo dei 39 obiettivi Pnrr da raggiungere entro giugno, a cui è collegata la sesta rata da 9,2 miliardi. Secondo l’analisi condotta per il Sole 24 Ore dall’OReP, l’Osservatorio Recovery Plan di Fondazione Promo Pa e Università di Tor Vergata, è stato raggiunto finora il 28% dei target: si tratta soprattutto di riforme, tra cui quella della coesione appena approvata per decreto legge
Per il 72% delle misure restanti, in gran parte investimenti – dall’inizio degli interventi infrastrutturali nella Zes alle aggiudicazioni per gli appalti ferroviari per le «connessioni diagonali» e per la Linea Adriatica – c’è dunque da attendersi un’accelerazione all’approssimarsi della scadenza, come d’altronde è sempre accaduto anche in passato. Lo stesso dovrà accadere per i crediti d’imposta di Transizione 5.0, a patto di riuscire a superare gli ostacoli che hanno caratterizzato la gestazione delle norme attuative.
Da quest’anno, però, l’attesa assume connotati differenti. Perché sempre di più, semestre dopo semestre, la partita dipenderà dalla capacità di spendere effettivamente i fondi europei, alzando velocemente la soglia dei 42,9 miliardi che risultavano ufficialmente spesi a dicembre, valore considerato sottostimato dallo stesso Governo ma decisamente più basso dei 61,4 miliardi ipotizzati per lo stesso periodo dalla NaDef 2022.
Sono circa 102 miliardi le risorse comunitarie incassate dall’Italia finora sui 194,4 miliardi complessivi del Piano rimodulato. L’Italia sta aspettando ancora il disco verde Ue all’erogazione della quinta rata da 10,6 miliardi collegata ai 52 obiettivi del secondo semestre 2023: l’assessment è in corso da gennaio.
Si dice «fiducioso» il ministro che al Pnrr ha la delega, Raffaele Fitto. «Il quadro è molto positivo dal punto di vista dell’attuazione», ha detto ieri a margine della Festa dell’Europa organizzata al Campidoglio dalle rappresentanze delle istituzioni europee in Italia. Qualche indicazione utile in questo senso arriva dal censimento pubblicato da Italia Domani su 759.151 interventi (identificati dal Codice unico di progetto) in corso collegati al Pnrr: il 44,7% è in esecuzione, il 16,3% è alla stipula del contratto e il 15,6% è all’aggiudicazione.
(da agenzie)

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L’INTERESSE DI FLAVIO BRIATORE PER GENOVA NON DERIVA SOLO DALL’AMICIZIA CON GIOVANNI TOTI: IL “BULLONAIRE” NEI MESI SCORSI HA FATTO PRESSING SU PIERFRANCESCO VAGO, EXECUTIVE CHAIRMAN DI MSC E GENERO DEL PATRON, GIANLUIGI APONTE

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

L’OBIETTIVO DELL’EX SOCIO DI DANIELA SANTANCHÈ? PORTARE SULLE NAVI DA CROCIERA DEL COLOSSO LIGURE-SVIZZERO LA SUA CATENA, “CRAZY PIZZA”… RISPOSTA SECCA DI APONTE? UNA BELLA PIZZA IN FACCIA

Flavio Briatore e Giovanni Toti, si sa, sono molto amici, tanto che il giorno in cui è stato arrestato, il governatore della Liguria avrebbe dovuto essere a fianco del “Bullonaire”, per annunciare lo sbarco del Twiga a Ventimiglia.
Ma a portare nel capoluogo ligure l’ex socio di Daniela Santanchè non sono solo i buoni rapporti con Ciccio Toti.
Pare infatti che Briatore, nei mesi scorsi, abbia tentato un forte pressing su Pierfrancesco Vago, Executive Chairman di Msc e genero di Gianluigi Aponte.
L’obiettivo? Portare sulle navi da crociera del colosso ligure-svizzero la sua catena, “Crazy Pizza”, la stessa che aveva inaugurato, con uno stand temporaneo, al salone nautico, prima di essere invitato da Toti sullo yacht di Aldo Spinelli (come racconta oggi Marco Preve su “Repubblica”).
La risposta di Aponte? Una bella pizza in faccia: in sostanza ha detto al sor Flavio di magnare tranquillo, che Msc non ha alcuna intenzione di imbarcare il marchio del “Bullonaire”.
(da Dagoreport)

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IL GOVERNO AFFOSSA IL FAMILY ACT: ADDIO ALLE MISURE PER SOSTENERE I GENITORI

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

E TANTI SALUTI ALLE PROMESSE FATTE

Addio Family act. E buona festa della mamma. Per volontà del governo di Giorgia Meloni finisce nel dimenticatoio, legge mai attuata, la riforma draghiana che il Parlamento approvò all’unanimità nel 2022, con la sola astensione di Fratelli d’Italia, unica opposizione.
La delega doveva dare sostegno organico alle famiglie, alle donne lavoratrici, ai giovani. Riscrivere un sistema che non regge, una volta per tutte. Magari davvero incentivare la natalità. E invece solo un pezzetto di quel progetto ha visto la luce, l’assegno unico per i figli che l’esecutivo di larghe intese battezzò e che il governo della destra ha rifinanziato.
Tutto il resto — quattro deleghe da attuare — dopo due anni finisce nel cestino. Ironia della sorte, il 12 maggio, che proprio quest’anno cade nella domenica in cui si festeggiano le mamme.
Il Family act di Draghi il governo Meloni ha deciso di non farlo suo. Lo scorso anno Roccella ha prorogato di dodici mesi le deleghe firmate da Elena Bonetti, Andrea Orlando e Mario Draghi. Domenica le lascerà scadere. Anche perché, spiegano da destra, i soldi per dare corpo e sostanza a tutti gli impegni del Family act non ci sono.
Per le famiglie, spiegano i meloniani, quel che è possibile si sta facendo. A guardar bene, molte misure una tantum. Quanto concedono le ristrettezze di bilancio.
Ma in concreto, cos’era il Family act? Una legge di nove articoli e quattro deleghe al governo, da attuare con contributi diretti o interventi fiscali. Uno. Sostegno alle spese educative dei figli, dai nidi ai libri scolastici, fino a gite e cure dei disturbi dell’apprendimento. Due. Aumento significativo dei congedi di paternità — mesi, non i dieci giorni attuali —, incremento delle indennità di maternità, sostegno ai liberi professionisti.
Tre. Incentivo al lavoro e all’imprenditoria femminile.
Quattro. Sostegno alla spesa delle famiglie per la formazione dei figli e l’autonomia finanziaria dei giovani, con aiuti allo studio, per l’inizio di attività lavorative, per gli affitti dei fuori sede, per corsi di formazione.
Meloni sceglie un’altra strada. Conferma — e rafforza — l’assegno unico per i figli (costo annuo: 19 miliardi). Per il resto s’intesta sue ‘misure per la famiglia’. Quali? La risposta al cronista include 21 voci, non tutte strutturali, non tutte onerose.
Poi, a mezza bocca, un’ammissione dal governo che sa di resa: anche volendo, i soldi per fare di più non ci sono.
(da La Repubblica)

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PERCHÉ MELONI HA ORDINATO A GIORGETTI E VALDITARA DI DISERTARE GLI “STATI GENERALI DELLA NATALITÀ”? COME MAI LEI, ”DONNA-MADRE-CRISTIANA”, HA RIFIUTATO L’INVITO?

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

LA DUCETTA HA PREFERITO SMARCARSI DA TEMI DIVISIVI IN VISTA DELLE EUROPEE. TEMEVA DI FINIRE CONTESTATA DAI CATTOLICI ANCHE PER L’AFFOSSAMENTO DEL “FAMILY ACT”

Salutame ‘a Bergoglio! Come mai la Melona ha ordinato ai ministri Giorgetti e Valditara di disertare gli “Stati generali della natalità”? “Il Foglio” motiva l’altolà con la contestazione di ieri alla ministra della famiglia, Eugenia Roccella.
Giorgia Meloni avrebbe inviato un messaggino a Gigi De Palo, animatore dell’evento e presidente della “Fondazione natalità”, definendo “ignobile” quello che è successo (una trentina di pischelli che ha mostrato cartelli con la scritta “Sul mio corpo decido io”): “Non hai saputo difenderla. E’ stato ignobile”. La sola Giorgia avrebbe quindi imposto agli altri ministri di “esprimere solidarietà e disertare”.
Di sicuro, la “defezione” ha fatto imbestialire il mondo cattolico e De Palo, che oggi, accanto al Papa, ha tuonato: “Ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni. Come se togliere la parola a un ministro fosse più grave di toglierla a una mamma all’ottavo mese di gravidanza”.
Uno scazzo che ha del clamoroso, se si pensa a quanto successo l’anno scorso, allo stesso evento, con la Meloni che, tra sorrisi e faccette, veniva accolta come una rockstar e si sedeva accanto al Papa di bianco vestita, ignorando ogni protocollo (il “privilegio del bianco” è concesso solo alle regine cattoliche, alle mogli o alle principesse di case reali cattoliche).
Quest’anno, invece, la Ducetta non si è manco presentata agli Stati generali della Natalità, nonostante il tema sia, da sempre, un suo grande cavallo di battaglia (“Io sono Giorgia, donn, madre e cristiana”).
La contestazione alla Roccella, in questo caso, non c’entra, visto che la “Thatcher della Garbatella” aveva già annunciato che non sarebbe andata.
In ballo, tra il governo Ducioni e il mondo cattolicone, ci sono varie questioni rognose e divisive. Innanzitutto, notizia di oggi, l’affossamento del Family act, la riforma varata da Mario Draghi nel 2022 per dare un sostegno organico a famiglie, donne e giovani in funzione della creazione di una famiglia.
Già allora, Fdi, unico partito di opposizione, si astenne. E ora ha deciso di non rifinanziare la gran parte delle deleghe rimaste da attuare (solo l’assegno unico è stato salvato).
Non c’entra l’ideologia, ma il vil denaro: il Governo, in attesa della procedura d’infrazione per deficit in arrivo dall’Ue e alla disperata ricerca di risorse per rifinanziare il taglio del cuneo fiscale, non ha più soldi da spendere.
In più, c’è una ragione di opportunità, legata all’introduzione dei pro-vita nei consultori, inserito con un emendamento nel decreto Pnrr tra gli strali della sinistra. Esporsi ancora, andando all’auditorium della Conciliazione a una manifestazione comunque divisiva, vicino a Papa Francesco che monita su anticoncezionali e aborto, avrebbe solo rinfocolato le polemiche (e perdita di consensi).
(da Dagoreport)

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“LAVORO TUTTO IL GIORNO IN UNO STUDIO LEGALE PER 2,50 EURO L’ORA: NON POSSO NEANCHE COMPRARE UN VESTITO NUOVO”

Maggio 10th, 2024 Riccardo Fucile

“NON POSSO NEANCHE FARE UN DOPPIO LAVORO PERCHE’ VIVO LE MIE GIORNATE IN STUDIO”… IL GLOVERNO DSE NE FREGA DELLO SFRUTTAMENTO DEI GIOVANI LAUREATI

Ci scrive oggi una giovane donna che ha voluto raccontare la sua esperienza a Fanpage.it dopo aver letto la lettera della praticante avvocato costretta a fare la cameriera per riuscire a mantenersi. Questa, ci dice, è purtroppo una condizione comune a tutti i praticanti e neo avvocati. Che durante il periodo di praticantato non ho mai ricevuto un solo euro e che poi è arrivata a guadagnare, al massimo, 500 euro al mese: “Non posso contribuire alle spese dell’affitto (che paga interamente il mio compagno),e non posso fare un doppio lavoro perché vivo le mie giornate in studio”.
Ho letto la lettera della praticante avvocato costretta a fare la cameriera per riuscire a mantenersi. Questa, purtroppo, è una condizione in cui ci troviamo tutti noi praticanti o neo avvocati. Mi sono iscritta a Giurisprudenza nel 2016 e ho conseguito la tanto agognata laurea laureata nei tempi previsti. Piena di entusiasmo ho iniziato la pratica forense e il tirocinio presso il Tribunale della mia città.
Durante tutto il periodo di praticantato non ho mai ricevuto un solo euro dal mio “dominus” per quella che è, di fatto, una prestazione lavorativa a tutti gli effetti. Per il tirocinio in Tribunale, invece, è prevista una “borsa di studio” di 400 euro al mese erogata dal Ministero della Giustizia. Penserete che sia un buon punto di partenza. Ebbene, ad oggi sono ancora in attesa di percepire parte della borsa di studio (il periodo di tirocinio è terminato ad agosto 2023).
Gli specializzandi in medicina percepiscono una borsa di studio erogata in maniera puntuale e precisa. Vero, anche loro subiscono notevoli ingiustizie poiché il loro contratto prevede che debbano prestare la loro attività per 38 ore a settimana mentre, nella realtà, sono costretti a turni massacranti fino ad arrivare alle 70 ore settimanali. Ad ogni buon conto, con la loro borsa di studio statale, riescono ad arrivare a fine mese e a potersi permettere una casa in affitto ed un piatto di pasta a fine giornata.
Terminata la pratica decido di cambiare studio legale nella speranza di riuscire a mantenermi da sola, senza pesare più sulle spalle dei miei genitori che per permettermi di studiare hanno fatto enormi sacrifici. Il risultato? il “compenso” massimo che sono riuscita ad ottenere è di 500 euro al mese. Di conseguenza non posso contribuire alle spese dell’affitto (che paga interamente il mio compagno),e non posso fare un doppio lavoro perché vivo le mie giornate in studio.
Non posso permettermi nemmeno di comprarmi dei vestiti per paura che, se dovesse succedere qualcosa, non avrei nemmeno i soldi per pagare un eventuale imprevisto! Infatti, nonostante io lavori 10 ore al giorno, non potrei permettermi in tranquillità nemmeno una visita medica presso un privato altrimenti rischierei di non poter fare la spesa. Infatti, nonostante io non contribuisca all’affitto, le utenze devono essere pagate e la spesa deve essere fatta.
Sto sostenendo l’esame di abilitazione alla professione forense che viene svolto in modalità imbarazzanti se si considera che serve solamente a ottenere un titolo che non assicura nessun posto di lavoro. Se riuscirò ad abilitarmi (all’età di 26 anni) cosa cambierà nella mia vita? L’unica cosa che potrà cambiare, dopo anni di sacrifici buttati al vento, sarà il mio lavoro, nella speranza di poter vivere in maniera dignitosa.
Dei giovani di oggi se ne dice di ogni, ma non si considera che ci sono persone come me che sono costrette a dover lavorare per 2.50 euro l’ora dopo aver dedicato una vita allo studio. Ci tengo a precisare che per ottenere l’abilitazione il percorso di 18 mesi all’interno degli studi legali è obbligatorio, non è una scelta! Proprio per tale ragione siamo costretti dalla legge a subire un trattamento economico che ci costringe a vivere sotto la soglia di povertà.
Cordiali saluti da una giovane che ha dovuto smettere di credere nei propri sogni e nei propri diritti, nonostante combatta ogni giorno per quelli altrui.
(da Fanpage)

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