Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
IL SUO “PIANO DI INVESTIMENTO” PER CONQUISTARE IL PARTITO: APRIRE CLUB DI FORZA ITALIA” IN TUTTE LE PROVINCE. UN VECCHIO SOGNO (MAI ATTUATO) DEL CAV
Nei gazebo di Forza Italia in Lombardia campeggia uno slogan: “Scrivi Moratti”. Non Antonio Tajani, leader e segretario nazionale del partito che ha deciso di candidarsi capolista in tutte le circoscrizioni, escluse le isole. No, in molte province della Lombardia il partito che fu di Silvio Berlusconi supporta l’ex sindaca di Milano e vicepresidente della Regione Letizia Moratti, che si candida alle elezioni europee dell’8-9 giugno.
Ma per chi conosce bene Forza Italia al Nord la corsa in solitaria di Moratti non è poi una sorpresa. L’obiettivo dell ’ex sindaca di Milano – tornata in Forza Italia in autunno dopo un’esperienza non felice con i centristi Matteo Renzi e Carlo Calenda – infatti non è solo quello di entrare al governo in un rimpasto post-Europee ma anche di scalare il partito.
Secondo una fonte qualificata a conoscenza della questione, nelle ultime settimane Moratti avrebbe presentato ad alcuni imprenditori lombardi il suo “piano di investimento” per prendersi Forza Italia. In sintesi, consisterà nell’apertura di “club di Forza Italia” in tutte le province per radicare ancora di più il partito sul territorio dopo le elezioni. Un vecchio sogno (mai attuato) di Berlusconi.
Non è chiaro quanti saranno i fondi messi a disposizione da Moratti per questo piano ma il ritorno dell’ex sindaca di Milano in Forza Italia era stato pensato con la famiglia Berlusconi proprio con questo obiettivo: sostenere economicamente il partito (che ha debiti per 90 milioni) per tenerlo in piedi.
Negli ultimi mesi, a partire dal dicembre scorso, Moratti ha fatto diverse donazioni da 30 mila euro, oltre ai 50 mila del figlio Gabriele sotto forma di erogazioni liberali. Senza contare il sostegno che sta ricevendo da imprenditori e associazioni come presidente della Consulta di Forza Italia
Moratti deve fare un buon risultato alle elezioni europee nel collegio del Nord-Ovest a costo di mettere in difficoltà lo stesso Tajani, preoccupato dalla rivalità con l’ex vicepresidente della Regione. Per contrapporsi al ruolo del segretario, così, Moratti stafacendo accordi con gli altri candidati in diverse province lombarde per garantirsi più preferenze possibili: il ticket è con l’europarlamentare cremonese Massimiliano Salini.
Il ruolo di Moratti sta mettendo in imbarazzo il vicepremier Tajani che negli ultimi mesi è stato più volte nel Nord-Ovest per non perdere il controllo sul territorio. Il partito lombardo nelle ultime settimane ha dovuto affrontare gli strascichi dell’inchiesta genovese sul presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.
L’indagine infatti ha coinvolto i fratelli Italo Maurizio Testae Arturo Angelo Testa, rappresentanti della comunità di Riesi a Genova e accusati di corruzione elettorale al fine di agevolare Cosa Nostra. I due, secondo gli atti dell ’indagine, sarebbero stati sponsorizzati a Toti dal coordinatore lombardo di Forza Italia Alessandro Sorte (estraneo all’inchiesta), imposto nel 2023 da Marta Fascina come nuovo coordinatore lombardo al posto di Licia Ronzulli. Negli ultimi giorni, all’interno del partito, si parla di una possibile sostituzione di Sorte dopo le elezioni europee.
(da il Fatto Quotidiano)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
UN GOVERNO AL SERVIZIO DELLE PEGGIORI LOBBY E CHE FAVORISCE GLI EVASORI E LEI HA ANCORA IL CORAGGIO DI PARLARE DI RADICAL CHIC… CI VOLEVA CAIRO PER DARE SPAZIO A UNO SPOT PUBBLICITARIO CHE INSULTA I SUOI TELESPETTATORI
“Cari telespettatori di La7, è da un po’ che non ci si vede. Spero di trovarvi rincuorati per lo scampato pericolo della deriva autoritaria, del collasso dell’economia, dell’isolamento dell’Italia a livello internazionale. Perché mentre molti discutevano di questi fantasmi noi lavoravamo senza sosta, per migliorare le condizioni dell’Italia”. Un esordio sarcastico, una frecciata ai telespettatori e un attacco poco velato alla rete La7 e ai giornalisti che nei loro studi dibattono e talvolta criticano l’operato del governo.
Inizia così lo spot elettorale che Giorgia Meloni ha registrato per La7 e andato in onda nelle scorse ore. La premier prosegue poi elencando quelli che a suo parere sono i successi del suo esecutivo. “Ovviamente non ci accontentiamo perché c’è ancora moltissimo lavoro da fare ma intanto voi potete dire se questi risultati sono apprezzabili. L’8 e 9 giugno non sono i salotti radical chic a parlare ma il popolo e quello del popolo da sempre è l’unico giudizio che ci interessa”.
Tra le prime reazioni quella di Corrado Formigli che più volte ha invitato la premier nei propri studi. Invito sempre declinato dalla stessa presidente del Consiglio. “Quel che colpisce di questo video è il salto di qualità. Stavolta la Presidente del Consiglio non attacca i giornalisti di La7. Va oltre e sbeffeggia e insulta milioni di italiani che guardano la nostra rete. La premier di mezzo paese che dichiara guerra all’altra metà” ha scritto il giornalista e conduttore di Piazzapulita sui social
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
ESPLODE LA PROTESTA DI DECINE DI DETENUTI CHE NON RIESCONO A VEDERE I PROPRI PARENTI
Continua a far discutere la rapidità con cui Chico Forti ha ottenuto un permesso premio per incontrare, lo scorso mercoledì 22 maggio, la madre 96enne, il fratello e lo zio. L’associazione Sbarre di Zucchero ha inviato una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per veicolare il malcontento di tutti quei detenuti che vorrebbero uscire dal carcere per vedere i propri parenti ma spesso non gli viene consentito. «Umanamente abbiamo accolto con favore la possibilità data a Chico Forti di usufruire immediatamente di un permesso di necessità, per far visita all’anziana madre e della bravura dell’Istituto penitenziario scaligero di organizzare in un batter d’occhio la traduzione a Trento», scrive l’associazione nella missiva indirizzata a Nordio. Allo stesso tempo, fa notare Sbarre di Zucchero, «ci ha umanamente rattristati ricevere decine e decine di testimonianze dei parenti dei detenuti “anonimi” ed ex detenuti che ci parlano di permessi di necessità mai pervenuti, nemmeno per eventi tragici come la morte di un genitore».
Le polemiche per il permesso speciale
Il ritorno in Italia di Forti, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pyke nel 1998, è stato accompagnato da un grande clamore politico e mediatico. L’ex imprenditore 65enne è detenuto nel carcere di Verona e nei giorni scorsi ha ottenuto in tempi record un permesso speciale per uscire di prigione per qualche ora e rivedere i parenti. Un permesso che ha suscitato qualche polemica anche da parte dell’Spp, il sindacato di polizia penitenziaria, che ha parlato di «amarezza e smarrimento» per la velocità con cui è stato accordato.
Le storie degli altri detenuti
Ora gli altri detenuti cercano di far sentire la propria voce. E nella lettera spedita a Nordio dall’associazione Sbarre di Zucchero chiedono gli stessi diritti che sono stati garantiti a Chico Forti. In una delle lettere allegate alla missiva si legge: «Sono la moglie di un detenuto di Napoli non capisco perché a mio marito non è concessa una visita all’anziana mamma, mio marito è condannato a 24 anni per reato di droga e ha chiesto di poter far visita all’anziana mamma di 82 anni che non può andare in carcere ma rigettano scrivendo che non è in fin di vita».
Un’altra lettera di un detenuto recita: «Sono ai domiciliari e non mi hanno permesso di assistere alle svariate visite di mia moglie, che è in gravidanza».
(da Open)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
“OPERA INSOSTENIBILE, SERVE UN DIBATTITO PUBBLICO”
“Il silenzio non è più un’opzione”. Con questo slogan, in un documento pubblicato online dal titolo “Il ponte insostenibile“, più di duecento docenti dell’Università di Messina si sono schierati contro la costruzione del Ponte sullo Stretto: “Riteniamo necessario prendere una posizione netta contro un’opera insostenibile sul piano economico, ambientale, sociale, culturale, giuridico e tecnico”, scrivono i firmatari.
Nel testo si citano “i rilievi presentati in sede di procedura di valutazione di impatto ambientale (Via)” e “le osservazioni delle maggiori associazioni ambientaliste del paese, unitamente a quelle dei comitati cittadini No Ponte, che hanno evidenziato numerose lacune nell’attuale progetto definitivo. Ci poniamo in continuità con le numerose iniziative promosse dal coordinamento delle associazioni No Ponte, dal mondo della scuola e dalle altre espressioni della società civile”, dichiarano gli aderenti, finora 215 tra professori associati, ordinari e ricercatori, lettori di lingue straniere in rappresentanza di numerose facoltà tra cui Chimica, Ingegneria, Lettere, Scienze Politiche e Medicina.
Il documento contesta soprattutto “la mancanza di trasparenza” del progetto, come sottolinea Fabio Mostaccio, professore associato di Sociologia politica. I lavoratori dell’ateneo messinese, infatti, chiedono che l’Università diventi il luogo per una discussione pubblica sull’opera, valorizzando “trasparenza dei processi decisionali, etica della condivisione e della consultazione, valutazione della ricerca alla luce della pluralità e dell’interconnessione dei saperi”.
“Esiste una consolidata letteratura scientifica ma anche divulgativa e di opinione che ha registrato la negatività dell’impatto del progetto sull’area dello Stretto non solo dal punto di vista tecnico-ambientale, ma anche etico, sociale e di salute pubblica. Si pensi, ad esempio, ai danni materiali e ai disagi psicologici legati agli espropri, come anche alle gravi ricadute sul tessuto sociale e urbanistico di un cantiere stabile per oltre dieci anni”, denunciano i firmatari. Tuttavia, sottolineano, manca “uno spazio aperto che metta a disposizione della cittadinanza i risultati di queste ricerche e le riflessioni che ne derivano, in un’ottica di trasparenza e di condivisione”. Per questo il passo successivo sarà un’assemblea pubblica: “A breve definiremo luogo e data, perché si impone una riflessione aperta sul futuro del nostro territorio”, annuncia Mostaccio.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
IL TUTTO MENTRE LE CONCESSIONI BALNEARI SONO SCADUTE E LE PROROGHE ILLEGITIME
Anche se le concessioni balneari sono scadute e le proroghe generalizzate agli stabilimenti sono illegittime, come riaffermato dal Consiglio di Stato, nel primo weekend quasi estivo c’è l’immancabile certezza: sotto l’ombrellone è già iniziata la stagione dei rincari. Il costo medio per un giornaliero festivo quest’anno è arrivato a 24,55 euro durante la bassa stagione, con un aumento del 3,98% rispetto all’anno scorso.
E non parliamo di lettini all’ultimo grido, come quelli gazebo, ma del costo per una famiglia media italiana, composta da 2 adulti ed 1 bambino per un ombrellone e due semplici lettini in terza fila ipotizzando la settimana dal 9 al 15 giugno.
A fare i conti per i bagnanti è l’Istituto ricerche sul consumo ambiente e formazione (Ircaf) che ha presentato un’indagine su 65 stabilimenti balneari delle località più rinomate in tutta Italia, dal quale emerge che per un giornaliero si va dai 25 euro sborsati lungo la costa romagnola ai 40 della costiera Amalfitana (Campania)
Anche il costo medio nazionale di un pacchetto settimanale è salito: 159,85 euro, vale a dire un aumento dell’1,73% (pari a 2,71 euro) rispetto al giugno 2023. Insomma, l’ennesimo aumento che anno dopo anno viene imposto ai bagnanti dai gestori e che non è imputabile neanche all’aumento dell’inflazione.
Intanto continuano i blitz del coordinamento “Mare Libero” per combattere la privatizzazione delle spiagge e “restituire il mare alla collettività”. Ieri una ventina di attivisti hanno montato ombrelloni, sdraio e steso gli asciugamani tra i lettini dello stabilimento Twiga, la spiaggiavip di Marina di Pietrasanta.
Si tratta del bagno di Flavio Briatore – e un tempo della ministra del Turismo Daniela Santanchè – che a fronte di un canone demaniale da poche migliaia di euro ne fattura milioni.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
LE TELEFONATE TRA MATTEO COZZANI, CAPO DI GABINETTO DEL GOVERNATORE TOTI, E UN FUNZIONARIO REGIONALE PER FAVORIRE L’IMPRESA LEGATA AD AGOSTINO GHIGLIA, EX DEPUTATO DI AN ORA IN FDI: “BISOGNA APIRE IL VARCO IN QUALCHE AMMINISTRAZIONE, È UN BEL PIATTONE, SI BECCANO LE PERCENTUALI”
Da molti, in Regione Liguria, Matteo Cozzani era visto come l’interlocutore capace di sbrogliare qualsiasi nodo e superare ogni genere di ostacolo. Ed è in questi termini, per la Finanza, che nel marzo del 2021 un dipendente regionale, Carlo Sacchetti, gli chiede un consiglio su come «dare una mano» a Mario Conio, sindaco di Taggia, nell’Imperiese.
Perché, sostiene Sacchetti, ascoltato dalle cimici della Finanza piazzate nell’ufficio di Cozzani, «hanno» un contatto con una società che si occupa di «medie infrastrutture e gestione cimiteriale». E che se questa riuscisse ad entrare in alcune pubbliche amministrazioni, le «iniziative potrebbero essere prese in mano da Mario», che «si becca… in percentuali». Ma non solo.
Sacchetti spiega che «bisogna aprire un varco in qualche amministrazione» e fa i nomi di tre Comuni, «Spezia, Sarzana e Sanremo», definendoli «tre bei piattoni». La società, secondo il dipendente regionale, ha come «capocchia» un ex deputato del Popolo delle Libertà e dal 2013 in Fratelli d’Italia, Agostino Ghiglia, nel 2020 nominato membro dell’Autorità garante per la Privacy. Sacchetti dice che l’ex parlamentare sarebbe disposto a incontrare Conio. E Cozzani non fa una piega, dandosi disponibile a organizzare il faccia a faccia da lui.
Il significato di queste parole è al centro dell’attenzione della Finanza e della Procura di Genova. Espressioni come «si becca… in percentuali» e «piattoni» vanno approfondite, secondo gli inquirenti.
Per comprendere se vi sia un riferimento o meno a gare o incarichi dai quali trarre benefici. E in caso affermativo, in che termini, leciti o no. Va però precisato subito che, al contrario di Cozzani, dal 7 maggio ai domiciliari, Sacchetti non è neppure indagato. Contattato dal Secolo XIX, quest’ultimo spiega: «Non ho nulla da dire a riguardo, anche perché nessuno mi ha chiesto nulla di questo».
È il 26 marzo 2021 Sacchetti, all’epoca era collaboratore dell’assessore regionale alle Politiche abitative Marco Scajola (non indagato) e oggi ricopre altri incarichi, va da Cozzani. Poi il dialogo continua. Ed è Sacchetti a fare per primo il nome di Conio. La società con la quale «hanno» un contatto è la Gi One, dice il dipendente regionale. Il quale, registrato dalla Finanza, sostiene sia guidata da «Agostino Biglia, parlamentare area Fratelli d’Italia», nominato «dal Parlamento quale Garante della Privacy».
Per le Fiamme Gialle, come scrivono negli atti, è più che verosimile che si riferisca a Ghiglia, visto che la descrizione corrisponde, fatta salva l’iniziale del cognome. «Carlo – si legge negli atti – chiede consigli sul da farsi a Matteo», dicendo che Ghiglia «sarebbe disposto anche a venire di persona per conoscere Mario».
E Cozzani risponde che «può metterli in contatto con il gabinetto della sindaca di Sarzana e con l’assessore ai lavori pubblici. E che può organizzare l’appuntamento tra Biglia e Mario qua (presumibilmente nel suo ufficio)». Aperti «i varchi», dice Sacchetti, «valuteranno i sindaci nel massimo rispetto».
Ghiglia è un politico di lungo corso. Movimento sociale, An, Pdl, FdI. Deputato, assessore regionale in Piemonte. E manager di alcune società.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
UNA MOSSA REPRESSIVA CHE METTERÀ IN GINOCCHIO MIGLIAIA DI OPERATORI DEL SETTORE E CHE APRIRÀ UNA VALANGA DI CONTENZIOSI
Stop alla cannabis light. Il governo con un emendamento al ddl sicurezza in esame in commissione alla Camera propone di intervenire sulla legge a sostegno della filiera della canapa ad uso industriale, con quantità di Thc inferiore allo 0,2%. L’emendamento vieta la coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc, per usi diversi da quelli espressamente indicati nella legge stessa, e quindi quelli industriali consentiti. Il commercio o la cessione di infiorescenze viene punito con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando la cannabis light a quella non light.
“Dal governo c’è una spinta repressiva e punitiva immotivata. È drammatico, con questo emendamento il governo vuole definitivamente tagliare le gambe a migliaia di operatori del settore della cannabis light, quella a basso contenuto di Thc. Questo emendamento dice che quella light deve essere equiparata in tutto e per tutto alla cannabis con alto contenuto di Thc, nonostante quella non abbia alcun effetto drogante, proprio per le bassi percentuali di principio attivo”. Così, interpellato, all’ANSA il segretario di +Europa Riccardo Magi.
“È un intervento pesante e sbagliato perché avrà un impatto anche dal punto di vista occupazionale su un settore che in questi anni si è sviluppato e in cui operano miglia di lavoratori – ha aggiunto Magi -. Avrà delle conseguenze drammatiche. Sarebbe servito invece un intervento chiarificatore, ma nella direzione opposta”. Ovvero avrebbero dovuto dire “che anche le infiorescenze della canapa possono essere prodotte e commercializzate a maggior ragione perché non hanno effetto drogante”.
“Inoltre nelle democrazie più avanzate, ultima poco fa la Germania, si va verso la legalizzazione della coltivazione e del possesso anche a più alti contenuti di Thc – ha sottolineato Magi – mentre noi abbiamo un governo che sanziona e punisce anche su quella legale”.
“Così come concepito l’emendamento sembra più mosso da un pregiudizio verso la cannabis e si pone in contrasto con la giurisprudenza che riguarda la canapa industriale. Inutile dire che se dovesse essere approvato aprirà la strada a numerosi contenziosi da parte di chi opera da anni nel settore disciplinato dalla 246 del 2016 e svolge un’attività assolutamente lecita”. Così Giuseppe Libutti, avvocato costituzionalista che segue aziende di settore della cannabis light, interpellato sull’emendamento del governo al ddl Sicurezza.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
LA PAGINA E I SOCIAL DI ATREJU CON LE LISTE DI PROSCRIZIONE DEGLI AVVERSARI SONO DIVENTATI UN CASO (PSICHIATRICO)
Nessuno ne riconosce la titolarità, ma nessuno disconosce i contenuti. È grande il mistero intorno alla pagina Instagram più chiacchierata della campagna elettorale per le europee, quella di Atreju ufficiale, vetrina social della festa di Fratelli d’Italia, che si definisce appunto ufficiale. Senza esserlo, secondo quanto viene spiegato. Vai a capire, insomma.
«La pagina è gestita da alcuni volontari», dice a Domani Fabio Roscani, deputato di FdI e presidente di Gioventù nazionale (Gn), la giovanile del partito di Giorgia Meloni. E allora chi c’è dietro al profilo? Non si sa. «Non abbiamo il controllo», ribadisce Roscani, «quindi non sappiamo se siano iscritti al partito o alla giovanile».
E del resto Atreju non è direttamente riconducibile a Gn, erede di Azione giovani. «I ragazzi hanno una festa loro, Fenix. Atreju era quella dei “giovani” quando era giovane Giorgia, oggi è per così dire adulta», dice un dirigente quasi coetaneo di Meloni.
Intanto la fucina di neo-meloniani della giovanile aumenta gli introiti provenienti dal partito: nel biennio 2022-2023 i trasferimenti economici – suddivisi in varie tranche – sono stati di oltre 150mila euro, a dimostrazione di un investimento sul futuro.
Di sicuro essere sovranisti va di moda tra i ragazzi. Almeno, così appare dall’interesse che ha sollevato il battage sociale Atreju, che con una serie di card ha identificato su Instagram gli “avversari” da scontentare con il voto a Giorgia Meloni, detta Giorgia. Ha alzato i toni di una campagna elettorale da cui la premier a livello nazionale non può che uscire come primo partito. Ma che la vede costretta a tenere un profilo basso per via del ruolo istituzionale che ricopre. Niente video con lei che, durante il silenzio elettorale, regge in mano due meloni per far capire chi votare.
MISTERO SULLE MENTI
Al netto dell’alone di mistero sugli strateghi, il progetto targato Atreju sta facendo gioco alla leader, perché è portata avanti a costo zero. Non risultano post sponsorizzati nelle ultime settimane, a differenza delle pagine di Fratelli d’Italia che stanno investendo in maniera massiccia sui social di Meta con l’avvicinarsi della scadenza elettorale. Solo per il 20 maggio, il partito di Meloni ha speso oltre 4mila euro per la promozione dei contenuti con il bilancio della settimana che parla di un esborso di 15mila euro, veicolando i poster della leader.
La comunicazione social spontanea continua ad andare a pieni giri tra post e stories sull’account di Atreju, che macina like e manda in visibilio l’elettorato di riferimento. Tra un «Sei bella come la vittoria di Giorgia il 25 settembre» e un «non importa il tuo orientamento sessuale, l’8 e il 9 giugno scrivi Giorgia» la macchina della propaganda è quotidiana. Scorrendo i post si può anche ammirare l’elenco di “nemici”: ovviamente Elly Schlein e Lucia Annunziata, ma anche il fumettista Zerocalcare, Corrado Formigli, Lilli Gruber, Roberto Saviano. E, immancabile, Fabio Fazio.
Liste di proscrizione? «Macché. Tutta goliardia, è lo spirito tipico della festa che ora si riflette nella pagina» è la spiegazione ufficiale. Nemmeno gli attacchi di cattivo gusto a Piero Fassino, con le ironie sulle accuse di furto in aeroporto, suscita perplessità nella destra meloniana. «So’ ragazzi», è la posizione più o meno ufficiosa che giustifica le operazioni più ardite, nel senso comunicativo, con lo spirito goliardico. Un marchio di fabbrica di Atreju.
Effettivamente le feste della ex gioventù nera erano caratterizzate da scherzi all’establishment di partito, come la leggendaria richiesta d’aiuto dei Kaziri – minoranza cristiana del Turkmenistan appositamente inventata per l’occasione dagli universitari di destra – all’allora segretario Gianfranco Fini. Negli ultimi anni però l’autoironia si è progressivamente erosa.
Di pari passo con la crescita dei consensi, gli avversari politici sono diventati il bersaglio della goliardia: all’ultima edizione di Atreju c’era un cartonato della segretaria dem Elly Schlein, che aveva declinato l’invito alla festa di partito. «Non vi abbiamo visto arrivare neanche questa volta» si legge nella didascalia della foto sul profilo di Gioventù nazionale, che conta 27mila seguaci su Instagram e 50mila iscritti fisici (Atreju è sugli ottomila follower, al pari dei Giovani democratici legati al Pd).
Sono proprio loro quelli che mettono in piedi l’evento, coordinati dall’onnipresente Giovanni Donzelli e dal romanissimo Francesco Filini, gemello politico del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari: a dicembre erano in azione alla festa di partito, riconoscibili grazie alle caratteristiche felpe blu elettrico dei volontari.
Non sono più i tempi della Giovane Italia che «cantava Eia eia alalà» della sua gioventù, quella che Antonello Venditti raccontava in Giulio Cesare del 1986; né sono quelli dell’Azione giovani che incoronava Meloni presidente a scapito di Carlo Fidanza al congresso di Viterbo del 2004. L’impegno giovanile resta però una costante della tradizione della destra e il partito è ben consapevole che il suo vivaio va curato e nutrito.
Uno sforzo non gravoso per chi, come buona parte dei gruppi parlamentari attuali, compresa la dirigenza, viene da quel mondo. Fratelli d’Italia è poi particolarmente agevolato dalla romanocentricità del suo universo, comprese le organizzazioni giovanili: dalle scuole superiori all’università, le nuove generazioni meloniane permeano il tessuto urbano della capitale, molto meno dispersi della gioventù democratica, una volta soprattutto appenninica e oggi attiva nei grandi centri. Oltre a un impegno più tradizionale i giovani della destra si sforzano anche per organizzare – in linea con la tradizione – campi e gite per i giovani camerati.
LA RICONQUISTA
L’obiettivo a lungo termine è quello di “rinconquistare” un po’ alla volta i territori neri storici di Roma, con l’eccezione dei Parioli, da tempo sono ormai in mano alla sinistra.
Gioventù nazionale si muove prendendo le mosse dalle sedi di partito attuali e dismesse: Talenti, Vigna Clara, Balduina ma anche l’Appio e piazza Tuscolo. Ci sono poi le realtà isolate di Garbatella – la sede che affascinò per prima Meloni stessa – e Sommacampagna, storico ritrovo della destra universitaria romana che su X si descrive sobriamente come «la casa della destra universitaria romana e italiana. Laboratorio di idee e di azioni. Per amore dell’Italia».
Nessun futuro invece per Colle Oppio, la grotta in cui sono cresciuti i “gabbiani” di Fabio Rampelli, che di recente ha organizzato una mostra su quell’epoca. Anche ad Acca Larentia la situazione è tesa: rimane poco di quella che fu una delle sedi di An scalate negli anni Novanta da Casapound e quindi diventata inaccessibile per An e FdI. Per non tagliare il cordone ombelicale con uno dei punti di riferimento più importanti della destra romana, i giovani legati a FdI portano avanti la cerimonia della fiaccolata e del rito del Presente – rigorosamente senza gesti e tradizioni che potrebbero creare imbarazzi alla casa madre – nel vicino Parco della Rimembranza. Sulla lista anche il quartiere Trieste, dove a inizio mese è stata inaugurata Casa Italia, nome altisonante di quella che in realtà è una sede di partito, ma anche un circolo autofinanziato di Gn che dovrebbe offrire anche un punto di riferimento per l’associazionismo e altri servizi per la cittadinanza. Tutto targato patrioti, ovviamente.
All’inaugurazione, presente tutto lo stato maggiore del partito romano: il coordinatore della capitale, Marco Perissa, Paolo Trancassini, ma anche Filini e Roscani. «Quando siamo entrati per la prima volta in aula, ho visto che c’erano solo vecchi amici seduti tra i banchi intorno a noi», raccontano i deputati.
Il traguardo tangibile, insomma, è l’elezione. Lo è sempre stato, anche se l’accesso alla Camera dei deputati ai tempi di Azione giovani era riservato solo al presidente: ne ha beneficiato nel 2006 Meloni stessa, ma prima di lei lo stesso Fini, Gianni Alemanno e Franco Petronio. Una regola che poi si è ammorbidita e ha portato in parlamento parecchi volti della cantera nera. Uno su tutti, Roscani, classe 1990.
Ma anche nelle liste per le prossime europee ci sono volti riconducibili all’universo giovanile: tra i più sponsorizzati Stefano Cavedagna, pupillo di Galeazzo Bignami nella circoscrizione nordest e Nicola D’Ambrosio, astro nascente dell’Abruzzo meloniano al sud. Anche se, osservano dalla vecchia guardia, le liste si sono aperte fin troppo alla società civile. La militanza non è mai abbastanza.
(da editorialedomani.it)
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Maggio 26th, 2024 Riccardo Fucile
PER SALVINI GLI AMBIENTALISTI SONO ECOTERRORISTI, A CHI BLOCCA ROMA CON BOMBE CARTA E FUMOGENI E’ TUTTO PERMESSO E LA POLIZIA STA A GUARDARE… SALVINI VIETA LO SCIOPERO A TUTTI SALVO CHE AI SUOI PROTETTI
Le proteste dei tassisti a Roma? “Quelle scene orribili sono l’esatta dimostrazione di come questo sia un governo che liscia il pelo a queste vecchie lobby arroganti che si oppongono a cambiamenti inevitabili. E Salvini? Tace vigliaccamente”.
Così Selvaggia Lucarelli ad ‘Accordi&Disaccordi’, in onda sabato sera su Nove condotto da Luca Sommi con la partecipazione di Marco Travaglio e Andrea Scanzi, ha commentato i disordini che si sono verificati al presidio di Roma del 21 maggio scorso. compreso lo spintonamento e gli insulti al segretario dei Radicali italiani, Matteo Hallissey.
“Un governo ultraconservatore, debole con i forti e forte con i deboli, che come al solito liscia il pelo a queste vecchie lobby arroganti che si oppongono a cambiamenti inevitabili come la liberalizzazione delle licenze, alla diffusione di Uber, cose che tra l’altro esistono in tutto il mondo. – ha detto la giornalista – E quindi un governo che lascia mettere a ferro e fuoco, come abbiamo visto, il centro della città (piazza San Silvestro, ndr), tra l’altro a due passi da Palazzo Chigi Chigi, con fumogeni e bombe carta, il tutto senza alcun intervento della polizia, che era lì in tenuta antisommossa senza fare nulla. Sembrava un raduno di cosplayer – ha aggiunto la scrittrice, in libreria con Il vaso di Pandoro (Paper First) – Ovviamente il pensiero va subito a Salvini, che chiama ‘ecoterroristi’ ragazzi che buttano vernice in una fontana e invoca per loro il carcere, mentre in questo caso tace vigliaccamente. Poi ricordiamo i ragazzi che protestano per la Palestina, che vengono manganellati perché ‘diretti sempre verso la sinagoga’. E quelli di Ultima generazione, trattati come terroristi. Tra l’altro io faccio notare che Salvini vieta di fare sciopero a tutti. Stranamente, però, non ai tassisti. Poi ci chiediamo come mai i tassisti vadano in giro con le macchine con scritto dietro ‘vota Lega’. Chissà perché”, ha concluso la Lucarelli.
(da agenzie)
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