Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
BASTA ANDARE A VIA DELLA SCROFA, SOTTO LA SEDE DI FDI, PER ACCORGERSI CHE IL TRICOLORE ESPOSTO DOVREBBE ESSERE IL PRIMO PUNITO: IL VERDE È SBIADITO, IL BIANCO RISENTE DEL TUBO DI SCAPPAMENTO, IL ROSSO HA LO STESSO COLORE DEL VINO RIDOTTO AD ACETO
Rattoppate il tricolore o Meloni vi sculaccia. I comuni che esibiscono la bandiera sporca, sdrucita saranno sanzionati fino a cinquemila euro. Non sapete esporla? Male. A vigilare ci pensa una nuova figura istituzionale, il maresciallo dello stendardo, insieme alla buoncostume di Mameli.
Fratelli d’Italia rinnova la tradizione delle norme castigo e pernacchia. La proposta di legge è del 15 maggio, è stata depositata alla Camera, ed è firmata da un manipolo di sbandieratori di FDI. Ventiquattro deputati introducono grandi novità “in materia di tutela del decoro nell’esposizione delle bandiere della Repubblica Italiana e Unione europea”.
Dopo lunghe analisi, la presa d’atto: “Girando per le nostre città, troppo spesso vediamo bandiere a brandelli o erroneamente posizionate”. La morale: “Esporre in modo sciatto è segno di resa al degrado”. Il partito di Meloni passa alle maniere forti: il sapone di Marsiglia.
Ventiquattro parlamentari di FDI hanno deciso di impegnare la Camera con questa proposta, la numero 1.156, la legge tricolore pulito. Primo firmatario è Marco Padovani, eletto in Veneto, ma tra i firmatari c’è anche Ciro Maschio, presidente della commissione Giustizia. Il più famoso è Federico Mollicone, il Sangiuliano con l’occhiale Tom Ford, il presidente della commissione Cultura, il patriota che aveva ingaggiato una lotta contro Peppa Pig. Il dl introduce l’articolo 2 bis alla legge del 5 febbraio 98, n. 22.
Sono cinque pagine e raccontano, ancora una volta, questa febbre di italianità che sconfina nell’arlecchinata, questa voglia matta di castigare, ultimi i municipi, chi non passa il ferro da stiro sul tricolore, chi non conosce la marcettina. Come tutte le proposte anche questa ha il suo bignami ridotto di storia. Ci sono riferimenti a Napoleone, agli austriaci, ai Savoia, al Regno di Sardegna; una manciata di righe che hanno lo scopo di “ricordare il valore simbolico, morale e patriottico”. Sbaglia chi descrive FDI come un partito di post missini, di nipotini che non hanno mai fatto i conti con la fiamma. La loro fiamma è la predica.
Tra l’altro, basta andare a Via della Scrofa, sotto la sede di FDI, per accorgersi che il tricolore esposto dovrebbe essere il primo punito. Il verde è sbiadito, il bianco risente del tubo di scappamento, il rosso ha lo stesso colore del vino ridotto ad aceto. Meloni sarebbe costretta a sanzionare Meloni.
Se deve essere decoro, che decoro sia. Almeno tremila euro di multa contro il tricolore che non è stato curato da FDI, con queste ulteriori ammende: Sangiuliano e Mollicone mandati a lavare la bandiera a mano, Adolfo Urso, per punizione, pulirà i parabrezza di 1.500 Fiat Topolino prodotte in Italia.
(da il Foglio)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
LE PEN ROMPE CON AFD, SALVINI SI ADEGUA E LA SEGUE… MA FINO A IERI NON SI ERANO ACCORTI CHE ERANO SEDUTI ACCANTO A DEI NEONAZISTI?
Il Rassemblement National (Rn), partito populista di destra francese legato a Marie Le Pen, ha deciso di rompere i rapporti in Europa con il partito di estrema destra tedesco Alternative fuer Deutschland (AfD). «Posso confermare che abbiamo deciso di interrompere i rapporti e che non siederemo più con loro durante il prossimo mandato», ha detto a LaPresse un membro della delegazione a Bruxelles del presidente di Rn, Jordan Barella.
Tra i principali motivi della rottura le recenti dichiarazioni del principale candidato di AfD alle elezioni europee, Maximilian Krah, che in un’intervista non aveva condannato e preso le distanze dagli appartenenti alle SS.
La delegazione della Lega al Parlamento Europeo fa poi sapere che «Come sempre, Matteo Salvini e Marine Le Pen sono perfettamente allineati e concordi»
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
È IL 7 OTTOBRE 2021 E I DUE PARLANO DELLE PRESSIONI PER IL RINNOVO DELLA CONCESSIONE TRENTENNALE AL TERMINAL RINFUSE: “COSÌ NON SI PUÒ ANDARE AVANTI, NON CI DORMO DI NOTTE. PER USCIRNE VIVI SENZA DARE L’IMPRESSIONE CHE ABBIAMO PRESO LA STECCA, COME HA PRESO QUELLO CHE IL PRESIDENTE DEFINISCE ‘MANDANTE’…” … A CHI SI RIFERISCONO?
È il 7 ottobre 2021. Manca qualche minuto alle 20. Le Fiamme gialle intercettano una conversazione dal tenore che appare importante. Da una parte c’è Giorgio Carozzi, giornalista in pensione de il Secolo XIX, tra i massimi conoscitori delle vicende del porto e che adesso siede nel comitato di gestione dell’infrastruttura in rappresentanza del Comune. Dall’altra parla Andrea La Mattina, preparato e puntiglioso docente universitario (insegna diritto della navigazione) che nello stesso board prende decisioni per conto della Regione.
Nessuno dei due è indagato, va assolutamente precisato. Il cronista è stato ascoltato nei giorni scorsi come persona informata sui fatti. Manca poco al voto sulla concessione trentennale al Terminal Rinfuse. È quella al centro dell’inchiesta per via del rinnovo e, per l’accusa, ottenuta attraverso il finanziamento dei Comitati elettorali di Toti.
Per approvarla, è il sospetto degli investigatori, non sono mancate «pressioni». Quale sia il clima lo descrive lo stesso Carozzi: «Comunque così non si può andare avanti. Io il prossimo comitato, attacco tutto, la struttura, sparo a zero. E poi c’è questa pratica qui che mi sta tormentando da… da due settimane. Quella su questa concessione trentennale che non ci dormo di notte».
La Mattina replica: «Guarda, ne abbiamo parlato. Io non avevo avuto modo di prepararmi perché è arrivata tardissimo… e poi dopo, ti confesso che l’ho lasciata un attimo lì, ho detto adesso me la studierò e questa settimana ho avuto un po’ di contrattempi e non c’è l’ho ancora fatta, la vedrò nel weekend». Prosegue: «però stamattina mi son sentito con Rino (ovvero Rino Canavese, nel board in rappresentanza del comune di Savona, “vecchio portuale”, così si è sempre definito, esperto di logistica, ndr) che mi ha un po’ spiegato e mi ha detto che lui è assolutamente contrario, perché dice che non ha alcun senso…».
Quello che arriva adesso, da parte di Carozzi, è un vero è proprio sfogo: «Cioè, tieni conto, in estrema sintesi, non solo non ha alcun senso, cioè, tu sai: io su questo mi son già confrontato con Bucci (il sindaco di Genova, ndr) perché a Bucci gliel’hanno venduta in tutti i modi possibili e immaginabili. Addirittura stamattina mi ha chiamato Spino (Aldo Spinelli, ndr), ah belin, tu sei il più bravo, eccetera eccetera, str…, però l’ha presa alla larga. Io gli ho detto: guarda, sono inc. nero. È probabile anche che me ne vada di lì, perché siete una banda di… belin».
Carozzi a questo punto pronuncia una frase criptica, dal senso indecifrabile: «Meno male che… La realtà è che secondo me, per uscirne vivi noi tre senza dare l’impressione che abbiamo preso la stecca, parlandoci chiaro, come ha preso il tuo… quello che… quello che… che il presidente (per le Fiamme gialle Signorini, l’ex presidente dell’Autorità portuale e poi ad di Iren) definisce “mandante”…».
La Mattina ride: «Si esatto, ma capisci? “Il tuo mandante”, belin, ma ragazzi…». A chi si riferiscano i due non è chiaro. Poi però Carozzi prosegue così: «Chi fa… più casino di tutti e lui! Sì, ma fino a prova contraria Toti (il governatore della Liguria, ai domiciliari per corruzione, ndr) non è il padrone né del porto nella della città…».
E ancora, nel verbale, il giornalista aggiunge: «Per una volta, io credo di essere allineato su quello che diceva Rino: benissimo, certo, gliela diamo però essendo noi molto prudenti, molto attenti, molto a favore del bene comune, aspettiamo un attimo, guardiamo cosa sta succedendo e diamogli due o tre anni di rinnovo». Altre frasi così. «Ci dimettiamo», «teniamo duro». Ma poi finisce che la concessione viene approvata.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
UN NUOVO SCANDALO SVELA IL COINVOLGIMENTO DI BRUXELLES
L’Unione europea sostiene, finanzia ed è direttamente coinvolta in operazioni clandestine in Nord Africa per scaricare ogni anno decine di migliaia di persone di colore nel deserto o in altre aree remote dei Paesi dell’area per impedire loro di raggiungere l’Ue.
La denuncia arriva da una nuova inchiesta pubblicata oggi da Lighthouse Reports in collaborazione con Washington Post, Enass, Der Spiegel, El Pais, IrpiMedia, ARD, Inkyfada e Le Monde.
Secondo gli autori, l’Ue “sta consapevolmente finanziando, e talvolta è direttamente coinvolta, nelle espulsioni sistematiche di rifugiati e migranti neri verso deserti e aree remote in Marocco, Mauritania e Tunisia. “È una situazione difficile, in evoluzione e sulla quale continueremo a lavorare”, ha commentato oggi il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer.
L’inchiesta, durata diversi mesi, rivela un “sistema di spostamenti di massa” che “opera con denaro, veicoli, attrezzature, intelligence e forze di sicurezza forniti dall’Ue e dai Paesi europei” ai tre Stati del Nord Africa, che arrestano i migranti in viaggio verso il nostro continente solo “a causa del colore della loro pelle”.
Queste persone poi vengono “caricate su autobus e portate in mezzo al nulla, spesso in zone deserte e aride”, senza acqua né cibo. Alcuni vengono trasferiti direttamente in aree di confine dove vengono “venduti dalle autorità a trafficanti di esseri umani e a bande che li torturano per ottenere un riscatto”.
“Questa indagine costituisce il tentativo più completo finora di documentare la conoscenza e il coinvolgimento europeo nelle operazioni anti-migranti e di matrice razzista in Nord Africa”, denunciano gli autori. “Evidenzia come non solo questo sistema di deportazioni e abusi di massa di massa e abusi sia noto a Bruxelles da anni, ma che sia gestito grazie al denaro, ai veicoli, alle attrezzature, all’intelligence e alle forze di sicurezza fornite dall’Ue e dai Paesi europei”.
Il lavoro si basa sulle interviste concesse da più di 50 sopravvissuti alle espulsioni da Mauritania, Marocco e Tunisia, tutti provenienti da Paesi sub-sahariani o dell’Africa occidentale, che hanno aiutato Lighthouse Reports “a riconoscere la natura sistematica e razzista di queste pratiche”.
In Marocco, gli autori hanno seguito i paramilitari delle Forze Ausiliarie, filmando tre rastrellamenti delle persone di colore condotti nelle strade della capitale Rabat nell’arco di tre giorni. Inoltre, hanno filmato i detenuti all’interno degli edifici del governo locale prima che fossero caricati su autobus non contrassegnati e portati in aree remote del Paese.
In Mauritania, hanno osservato un centro di detenzione nella capitale Nouakchott, filmando rifugiati e migranti trasferiti su autobus che lasciavano il sito dirigendosi verso il confine con il Mali, un Paese in guerra. All’interno del centro, denunciano gli autori, “entravano regolarmente agenti di polizia spagnoli”.
Non solo. L’inchiesta ha anche mostrato come i veicoli utilizzati durante i rastrellamenti e le espulsioni siano stati forniti dai Paesi europei. In Tunisia, ad esempio, i mezzi Nissan usati dalla Polizia nazionale nei raid contro i migranti, poi trasferiti in aree desertiche, “corrispondono – per marca e modello – a quelli donati da Italia e Germania”.
D’altronde, intervistando una serie di funzionari ed ex membri del personale dell’Ue, nonché varie fonti all’interno delle forze di polizia nazionali e delle organizzazioni internazionali presenti in questi Paesi e consultando documenti interni, anche dell’agenzia Frontex, l’inchiesta ha rivelato come Bruxelles sia “ben consapevole” di quanto accade almeno dal 2019 e che “talvolta è direttamente coinvolta”.
Un consulente che ha lavorato su progetti finanziati dall’EU Trust Fund, attraverso cui negli ultimi anni l’Ue ha versato più di 400 milioni di dollari a Tunisia, Mauritania e Marocco per gestire i flussi migratori, ha dichiarato a Lighthouse Reports: ““Bisogna rendere difficile la vita ai migranti. Complicargliela. Se lasci due volte un migrante guineano nel Sahara (in Marocco), la terza volta ti chiederà di essere rimpatriato volontariamente”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
“A CASA MIA UN ASSASSINO È UN ASSASSINO, CHIUNQUE SIA A STENDERGLI IL TAPPETO ROSSO: PURTROPPO L’UNICO PREMIER (DEL MONDO LIBERO) CHE HA FATTO UNA SIMILE CORBELLERIA È LA MELONI”
Dunque, nell’Italia ridotta a succursale di Gotham City, è cosa buona e giusta che il premier accolga in pompa magna un ergastolano condannato definitivamente per aver trucidato a sangue freddo il figlio di un tizio affetto da demenza che aveva appena truffato (e meno male che ne ha fatto secco uno solo: con due morti ammazzati, arriva la fanfara; con tre, le frecce tricolori).
Lo afferma un variopinto zoo di freaks, spostati, servi di scena e giuristi per caso, con argomenti talmente logici che verrebbero respinti anche in un repartino psichiatrico. C’è chi confonde l’estradizione di Chico Forti con un’assoluzione: siccome sconterà in Italia il resto della pena (si fa per dire: qui l’ergastolo è finto), vuol dire che è innocente. E c’è chi arguisce la bontà dell’accoglienza meloniana dal fatto che “nel 2020 Di Maio fece la stessa cosa e Travaglio scrisse editoriali per lodarlo”. Balle spaziali.
1) Di Maio non fece la stessa cosa: annunciò un accordo con l’Amministrazione Trump per estradare Forti, poi sospeso con l’arrivo di Biden.
2) Se io avessi lodato Di Maio, non avrei legittimato la passerella meloniana: un conto è far scontare al condannato la pena in patria, un conto è accoglierlo come un capo di Stato ai massimi livelli istituzionali.
3) Il 24.12.2020 il Fatto esultò a tal punto per l’annuncio di Di Maio da relegarlo a pagina 14 in un minuscolo trafiletto […].
4) Io non ho mai scritto una riga né sull’annuncio di Di Maio, né sul processo a Forti (chiuso dalla giustizia americana), né sull’opportunità o meno di estradarlo.
A casa mia un assassino è un assassino, chiunque sia a stendergli il tappeto rosso: purtroppo l’unico premier (del mondo libero) che ha fatto una simile corbelleria è la Meloni. Che dev’essersene accorta, anche per le proteste degli elettori sconcertati, tant’è che ha fatto sparire le foto dal sito di Palazzo Chigi.
Marco Travaglio
(da il Fatto Quotidiano)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
UN COLONNELLO DELLA POLIZIA INVESTIGATIVA ERA IN POSSESSO DEL DOCUMENTO PRIMA DI EFFETTUARE LA PERQUISIZIONE NELL’APPARTAMENTO
Sono 18 minuti di audio e potrebbe esser la nuova pietra d’accusa nei confronti dei quattro 007 egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni. Una prova che la Procura di Roma ha chiesto alla Corte d’Assise di acquisire. Nell’audio un testimone riferisce che un colonnello della polizia investigativa era in possesso del passaporto di Regeni prima di effettuare la perquisizione, il 24 marzo del 2016, nell’abitazione dove viveva un appartenente alla banda criminale, sterminata a colpi di arma da fuoco dalle forze dell’ordine, che venne accusata falsamente dell’omicidio del ricercatore friulano.
L’audio, il passaporto nell’appartamento e i file video della metropolitana tagliati
Il passaporto di Giulio, insieme ad altri oggetti, venne fatto trovare in quell’appartamento dalle autorità egiziane. messo lì apposta per depistare e dare una falsa verità sulla sua morte. Non solo: dall’analisi dei tabulati sono emersi contatti tra lo stesso colonello della polizia e uno degli imputati. In aula è stato mostrato un video, già noto in Italia, in cui vengono intervistati i parenti della presunta banda di criminali. Come ha poi riferito il colonello del Ros, Onofrio Panebianco, è emerso inoltre che alcuni oggetti, come il portafogli, porta occhiali e auricolare, trovati nell’appartamento e consegnati anni dopo agli inquirenti italiani, non appartenevano al ragazzo italiano. Depistaggi così come le azioni fatte sui video della videosorveglianza della metropolitana della capitale egiziana. In base alle analisi dei tecnici dei carabinieri del Racis e della Polizia Scientifica, vennero cancellati i file dei video della fermata del quartiere Dokki, dove venne agganciato per l’ultima volta il telefono cellulare del ragazzo, il 25 gennaio del 2016, giorno della sua scomparsa. «Abbiamo scoperto che del 25 gennaio 2016 non c’erano file video o immagini disponibili nel sistema – hanno dichiarato i consulenti -. In altri file, riferiti al periodo tra il 26 e il 29 gennaio si vedeva che la data di modifica era diversa da quella di creazione». Anche recuperando il file rimane un «buco di 18-20 minuti, fra le 19.49 e le 20.08». Nel corso dell’udienza il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco ha reso noto che il teste “z”, un cittadino egiziano che ha fornito molti elementi utili alle indagini, non potrà venire a testimoniare in Italia «perché teme per l’incolumità sua e della famiglia. Quando in passato ha collaborato con la procura di Roma ed è stato arrestato per diversi mesi, proprio da uno degli imputati». Sarà invece ascoltata dopo l’estate e in videoconferenza, la docente dell’università di Cambridge, Maha Abdelrahman, che faceva da tutor a Giulio. Oggi i genitori del giovane, tramite il loro legale, l’avvocato Alessandra Ballerini, hanno affermato che «stanno emergendo sempre di più i depistaggi egiziani. Stiamo sempre di più mettendo a fuoco le responsabilità egiziane su depistaggi e manomissioni. Tassello, dopo tassello ci avviciniamo alla verità».
(da La Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
“E MORTO UN TORTURATORE, E’ UN REGALO DELL’UNIVERSO”
Dall’Iran scrivono: «Non prendeteci per pazzi, sappiamo che brindare alla morte di qualcuno è terribile. Ma questi uomini al potere da 45 anni ci torturano, ci ammazzano, ci fanno vivere come topi e lo schianto in elicottero di Raisi è un regalo dall’universo». Sono quasi 48 ore che in Iran si festeggia la morte del presidente Ebrahim Raisi.
Lo si fa nelle chat e sui social scambiandosi hashtag e gif irridenti. Lo si fa nelle strade sparando fuochi d’artificio, sui balconi e nei cortili cantando le canzoni del rapper Toomaj — condannato a morte —, nelle case con i genitori che stappano bottiglie di contrabbando. Sulle tombe dei manifestanti uccisi, nelle ambasciate
Quasi tutti festeggiano. Perché la maggioranza degli iraniani non vuole più vivere sotto le regole asfissianti della Repubblica islamica. Non è solo la Gen Z, quella dei giovanissimi, a detestare le barbe bianche e le loro leggi, sono anche i più grandi, i genitori, a rifiutarsi di vivere in un Paese dove libertà e giustizia sono ancora sogni lontani.
Il popolo iraniano si oppone al regime, ma non si sente capito nemmeno da molti governi occidentali. Sanam Naderi, attrice di Teheran che vive a Bologna, scrive: «Tutti i rappresentanti politici occidentali, compresi Meloni e Mattarella, hanno inviato messaggi di condoglianze alla Repubblica islamica, mentre noi facciamo festa». «Festeggiamo per la morte del macellaio che ha ucciso i nostri ragazzi ed è il simbolo del male di questo posto», si legge su X.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
“MAD VLAD” SPERAVA NELLA CINA PER USCIRE DALL’ANGOLO: HA PROPOSTO A XI JINPING UN SECONDO GASDOTTO “POWER OF SIBERIA”, MA IL PRESIDENTE CINESE GLI HA FATTO UNA PERNACCHIA
L’ultima debacle russa è forse la più devastante: Gazprom lunedì sera è crollata alla Borsa di Mosca di quasi il 6%, le sue azioni sono scese a 145,03 rubli, il minimo dall’ottobre 2023, e la causa è significativamente angosciante e densa di conseguenze politiche per il Cremlino: Gazprom non ha soldi in cassa per pagare dividendi in base ai risultati operativi nel 2023.
Nel background di questi eventi c’è la decisione del governo russo di preparare una direttiva sul rifiuto di pagamenti, il che fa sì che la capitalizzazione di Gazprom diminuisca di 144 miliardi di rubli (quasi 1,6 miliardi di dollari). In poco più di un’ora.
Gazprom è in una situazione tremenda, e sta disperatamente cercando mercati e alleati. L’anno scorso, per la prima volta in 25 anni, la società ha chiuso con una perdita netta e le dimensioni della perdita – 629 miliardi di rubli (6,9 miliardi di dollari) – sono salite al livello record in tre decenni della sua storia recente.
Dopo la perdita del mercato europeo a causa delle sanzioni occidentali, le esportazioni di Gazprom sono scese ai livelli del 1985 (69 miliardi di metri cubi) e sono cadute di tre volte al di sotto dei livelli prebellici.
Ha colpito, due giorni fa, l’assenza del ceo dell’azienda, Alexei Miller, uno degli oligarchi più potenti del regime di Putin, nella delegazione russa per la visita in Cina del presidente russo. Ma Gazprom ha solertemente fatto sapere che Miller era in visita di lavoro in Iran, dove ha incontrato il primo vicepresidente iraniano Mohammad Mokhber (l’uomo che ora dovrebbe raccogliere l’interim dopo la morte di Raisi) e il ministro del Petrolio iraniano Javad Owji.
Incapace di vendere gas, Gazprom è stata costretta a congelare i pozzi e in due anni ha perso un quarto della produzione, il cui volume l’anno scorso è diventato il più basso della sua storia. Vladimir Putin conta sulla Cina, offrendole, oltre al gasdotto Power of Siberia, la costruzione di un secondo gasdotto – Power of Siberia-2 con una capacità di 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla regione di Yamal, nella Russia settentrionale, alla Cina passando per la Mongolia.
La sua capacità sarebbe quasi pari a quella del gasdotto NordStream 1, ora inattivo, che passa sotto il Mar Baltico e è stato danneggiato dalle esplosioni del 2022. Ma il viaggio a Pechino da questo punto di vista è andato non bene: Putin non riesce a ottenere l’approvazione di Pechino, nonostante le assicurazioni di «amicizia» e di partenariato «strategico» e «senza confini».
Putin non ha ricevuto nessun nuovo contratto e Xi Jinping non ha mai citato né il gas russo né il gasdotto russo-cinese nei commenti ufficiali. Pechino non vuole investire un solo yuan nel progetto, chiedendo alla Russia di sostenere da sola il conto della costruzione.
La situazione per il bilancio russo si sta aggravando anche per le mancate entrate dalla vendita di petrolio, perché – sempre a causa delle sanzioni, stavolta americane – quasi 40 petroliere soggette alle sanzioni statunitensi hanno smesso di trasportare petrolio russo.
Queste navi sono accusate dal Dipartimento del Tesoro per aver violato il tetto dei prezzi e frodato gli assicuratori occidentali, che possono fornire servizi finanziari solo a quei commercianti che acquistano petrolio dalla Russia per non più di 60 dollari al barile. In totale sono state sanzionate 21 petroliere Sovcomflot, delle altre 19 petroliere, 18 sono di proprietà di Hennesea Holdings Ltd. dagli Emirati Arabi Uniti.
Di queste 40 petroliere solo una, la Sovcomflot Primorye, ha caricato petrolio dopo essere stata inclusa nella lista delle sanzioni, ma ora si sta spostando in Asia. Le altre sono tutte vuote.
(da La Stampa)
argomento: Politica | Commenta »
Maggio 21st, 2024 Riccardo Fucile
IL PADRE DI ILARIA REPLICA: “MIA FIGLIA E’ ALL’OPPOSIZIONE, PER CHI DOVREMMO FAR CAMPAGNA ELETTORALE? PER LUI?”
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha attaccato il padre di Ilaria Salis, candidata con Alleanza Verdi Sinistra alle prossime elezioni europee, e lo ha accusato di fare campagna elettorale contro il governo (come se fosse vietato…).
“Le opinioni sono legittime” ma “essendo (candidata) in un partito di opposizione è ovvio che soprattutto il padre” di Ilaria Salis “faccia campagna elettorale contro il governo, perché lei ha ringraziato la nostra ambasciata che ha seguito passo passo la vicenda. Abbiamo fatto per lei quello che facciamo per tutti gli italiani nel mondo”, ha detto il ministro degli Esteri, leader di Forza Italia, a Radio 1.
Tajani, ha poi ha aggiunto: “Se Ilaria Salis ha commesso dei reati deve essere condannata ma se risulta che non abbia commesso dei reati mi auguro che sia assolta”. (nota bene, mi auguro non esigo)
La replica di Roberto Salis a Tajani
“Mia figlia è all’opposizione, per chi dovremmo fare campagna elettorale, per lui?”, ha replicato Roberto Salis, padre di Ilaria, rispondendo ai cronisti che, a margine di una iniziativa elettorale di Avs in una libreria di San Lorenzo a Roma.
Sui tempi per la concessione dei domiciliari per Ilaria ha spiegato che non ci sono “ancora evidenze sui tempi, oggi purtroppo è festa in Ungheria per cui non sappiamo se la banca ha ricevuto il bonifico” per la cauzione “o meno, stiamo aspettando questi ultimi dettagli. Sui tempi non c’è ancora certezza”, ha spiegato il padre della donna detenuta in Ungheria da oltre 15 mesi.
“Mia figlia ringrazia l’ambasciata perché c’è una persona che si sta facendo in quattro per aiutarla nel day by day. Poi c’è un lavoro che andrebbe fatto a livello più alto che dovrebbe essere l’interazione con i genitori”, ha detto durante una conferenza stampa di Avs in Campidoglio, interpellato sulle parole del vicepremier Tajani.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »