Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
IL GENERALE ASPETTA IL CONGRESSO DELLA LEGA, MA INTANTO PREPARA I SUOI COMITATI… SALVINI RISCHIA DI TORNARE AL 3%
Il generale Roberto Vannacci è pronto alla scissione dalla Lega. A dirlo è stato proprio Matteo Salvini a Giorgia Meloni durante il meeting nella masseria di Ceglie Messapica dove la premier sta trascorrendo le vacanze. Mentre nel Carroccio c’è già chi lo mette all’indice. Accusandolo di aver usato la Lega come un taxi per finire a Bruxelles. E il vicepremier nei giorni scorsi si è informato «nervosamente» sui progetti del militare ed europarlamentare. La nascita del suo partito segue un disegno preciso. Con un piano, un percorso e un obiettivo. La prossima tappa sono i congressi regionali. Poi ci sarà quello della Lega. Dove potrebbe arrivare l’annuncio dell’addio. Con la benedizione preventiva di Gianni Alemanno: «Vannacci può essere un aggregatore della destra sovranista, ma prima deve chiarirsi con Salvini».
Il partito del generale
Le prime voci sul partito del generale in preparazione arrivano dalle mail inviate a Ferragosto ai simpatizzanti del suo movimento. Il presidente del suo comitato culturale Fabio Filomeni ha parlato di una «nuova avventura politica» a cui gli iscritti si sentono «pronti».
Secondo alcuni il piano potrebbe scattare già nella festa nazionale organizzata a Viterbo. E ieri proprio Filomeni ha detto che i fan del generale sono pronti a fare un partito, precisando poi (bontà sua) che però non c’è nessun golpe in preparazione.
La Stampa oggi parla con Marco Belviso, giornalista attivo in Friuli Venezia Giulia e coordinatore per il Nord-Est de “Il mondo al contrario”. «Abbiamo diviso l’Italia in sei aree, corrispondenti alle circoscrizioni per l’Europa. Ognuna ha il proprio coordinatore territoriale», dice. Poi ci sono i comitati “Noi con Vannacci”. Fondato dall’ex leghista Umberto Fusco, anche lui militare.
Il piano di Vannacci
Ma c’è anche il gruppo “Gli amici del Nord Est X Vannacci”, che ha nel simbolo il richiamo alla Decima Mas. Anche qui a muoversi è Belviso. Secondo il quale sarà decisivo il congresso della Lega: «Se, come prevedibile, vince la linea di Salvini, la vecchia guardia riunita intorno a Umberto Bossi romperà». Belviso parla di Massimiliano Fedriga e Luca Zaia per incarnare l’ala legata al «sogno federalista».
Vannacci farà da spettatore interessato. E a quel punto potrebbe partire l’Opa (ovvero l’offerta pubblica di acquisto, sul modello di quelle che si fanno per le società quotate in borsa) del generale.
«Per Salvini candidarlo è stata la mossa della disperazione. Senza i 500 mila voti di Vannacci ora la sua Lega è data al 6%. Con la scissione potrebbe tornare al 3-4%», è il ragionamento dei leghisti. Ovvero tornerebbe a quando il Capitano è diventato segretario.
I Patrioti Italiani e l’Europa Sovrana
Per il nuovo partito i nomi più gettonati sono Patrioti Italiani ed Europa Sovrana. L’operazione è organizzata da ex ufficiali ed ex militari di grado. Ma risulta attrattiva anche per i militari in carriera. Perché le critiche alla Nato e le battaglie sull’uranio impoverito sono molto popolari in quei lidi. «Dodici mila ammalati e seicento morti non sono pochi. La battaglia per la verità sull’uranio ha dato un’immagine di eroismo e nobiltà a Vannacci. Il suo progetto piace ai militari perché tra di loro c’è grande cameratismo. Sono uomini che si fidano ciecamente perché si sono coperti le spalle a vicenda e hanno condiviso la tenda», conclude Belviso.
(da la Repubblica)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
“È UN MODO PER CONFONDERE LE ACQUE E ALZARE UNA CORTINA DI FUMO. GIORGIA MELONI È NERVOSA. NEGLI ULTIMI DUE MESI NON NE HA AZZECCATA UNA” … “TAJANI FA TANTE INTERVISTE PER DIMOSTRARE CHE ESISTE, MA NON SI METTERÀ MAI CONTRO LA PREMIER. LA VERA MINA È VANNACCI”
Matteo Renzi, lei è parte di un complotto contro Arianna Meloni?
«L’idea che io promuova complotti insieme a magistrati e giornalisti è una barzelletta che non fa ridere. Laggiù in masseria deve essersi rotta l’aria condizionata oppure alla premier deve essere andato di traverso il panzerotto».
Il direttore del Giornale, Sallusti, però indica lei come mandante.
«Gli ho chiesto di smentire perché altrimenti ci vediamo in tribunale. Tra l’altro evoca il metodo Palamara: nel suo libro con l’ex magistrato di Roma proprio Sallusti parla della mia persona come una vittima di quel sistema. Ora sostiene esattamente il contrario».
Stiamo ai fatti.
«Quelli sono semplici. Le nostre parlamentari, Maria Elena Boschi e Raffaella Paita, hanno fatto il loro dovere di esponenti dell’opposizione: hanno presentato delle interrogazioni per chiedere conto di un presunto ruolo di Arianna Meloni, la sorella della premier».
Lei pensa abbia svolto un ruolo?
§«Non lo so. Non fa parte del governo e quindi vorremmo sapere se è vero che, come ha scritto Il Fatto , ha partecipato a un vertice sulla Rai o, come affermato da Repubblica , vuol imporre una sua candidata ai vertici delle Ferrovie. È vero? È falso? Un parlamentare di opposizione fa questo di mestiere: controlla».
Sallusti ha risposto con un articolo. Non è legittimo?
«Lo è meno quando si scrive il falso».
Che idea si è fatto della vicenda?
«O in Fratelli d’Italia vedono i fantasmi oppure sanno qualcosa che noi non sappiamo».
C’è un’inchiesta su Arianna Meloni?
«Non saprei. Ma questo spiegherebbe l’attacco a freddo, sproporzionato, nei nostri confronti».
Un modo per mettere le mani avanti?
«Per confondere le acque. Per alzare una cortina di fumo».
Voi cogliete una debolezza?
«Giorgia Meloni è nervosa. Negli ultimi due mesi non ne ha azzeccata una. Ha perso le Europee. Non ha toccato palla nella composizione della nuova Commissione. Ha perso il suo riferimento in Gran Bretagna. Biden non sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. E poi c’è una difficoltà oggettiva interna».
Il governo non è saldissimo?
§«Lei dimentica la mina Vannacci. Ormai è chiaro che farà un partito, spingerà la Lega ancora più a destra. In prospettiva, alle prossime elezioni, Meloni potrebbe non avere più una maggioranza».
Come finirà con lo Ius scholae?
«Noi voteremo a favore. La destra voterà contro. Forza Italia al solito si tirerà indietro all’ultimo minuto».
Quindi non coglie una crepa nella maggioranza?
§«Per me no, è tutta una finta. Tajani fa tante interviste per dimostrare che esiste, ma non si metterà mai contro Giorgia Meloni».
Lei è tornato nel centrosinistra. Promette che vi sarà leale fino alla fine?
«Se il centrosinistra sarà quello che ha descritto Elly Schlein, senza veti e con un serio confronto programmatico noi ci saremo».
(da La Repubblica)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
LA NUOVA VERSIONE STABILISCE CHE NON È PUNIBILE IL “MEDIATORE” CHE TRAE UN VANTAGGIO POLITICO DALLA SUA AZIONE (UNA NOMINA, PER ESEMPIO), MA SOLO QUELLO CHE NE TRAE UN VANTAGGIO ECONOMICO
Arianna Meloni come Silvio Berlusconi: perseguitata. Il paragone definitivo è arrivato direttamente dalla sorella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, amareggiata nonostante la vacanza in masseria e il pranzo col vicepremier Matteo Salvini.
La giornata era cominciata col titolo in prima pagina del Giornale, in maiuscolo: “Vogliono indagare Arianna Meloni”. Un “retroscena” firmato dallo stesso direttore Alessandro Sallusti, che ha un ottimo rapporto con la premier di cui, dicono fonti di Fratelli d’Italia, avrebbe raccolto le preoccupazioni, aumentate dopo le accuse e le allusioni su Arianna di Matteo Renzi e dei suoi accoliti.
Giorgia Meloni ha finito per confermare: “Purtroppo – ha detto all’Ansa alle 18 – reputo molto verosimile quanto ha scritto” Sallusti e d’altronde “è uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi: un sistema di potere che usa ogni metodo e sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica. Hanno setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina senza trovare nulla”.
Sallustilascia intendere “una manovra occulta, campo in cui Renzi da sempre eccelle”. Per il direttore del Giornale […] sono “segnali che gli occhi esperti leggono come una calma foriera di tempesta”, “ovviamente giudiziaria”. Il nostro conosce pure il reato: traffico di influenze. Al suo sguardo navigato sfugge però che quella fattispecie di reato è stata modificata (depotenziata) proprio dal governo Meloni.
La nuova versione stabilisce che non è punibile il “mediatore” che trae un vantaggio politico dalla sua azione (per esempio una nomina), ma solo quello che ne trae un vantaggio economico in denaro o altra utilità.
Tant’è, l’uscita dell’articolo ha innescato una – ovviamente coordinata – raffica di dichiarazioni di dirigenti di Fratelli d’Italia: dal genero di Ignazio La Russa Marco Osnato al castigatore di Peppa Pig Federico Mollicone, passando per la ministra (lei sì, imputata) Daniela Santanchè.
Il tutto “nell’aria afosa di questa apparentemente calma estate italiana”, come la definisce Sallusti. Un clima ideale per una “cospirazione di giornalisti, politici di sinistra e magistrati compiacenti”, ha chiosato Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo FdI. A sera le dichiarazioni in serie erano oltre 30: il meloniano non riposa neanche in agosto.
(da agenzie)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
TUTTI, DENTRO FDI, ERANO INFORMATI DALLA SERA PRIMA DELL’ARTICOLO DEL DIRETTORE E IERI MATTINA, SUGLI SMARTPHONE DEI PARLAMENTARI, È ARRIVATO L’ORDINE, DIRAMATO DAL BRACCIO DESTRO (DI GIORGIA MELONI, GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI: “USCITE SU QUESTO”… GRIDARE ALL’ASSEDIO, PER LA DUCETTA, È FONDAMENTALE PER DISTRARRE L’OPINIONE PUBBLICA DAI VERI GUAI: LE CASSE VUOTE, LA MANOVRA LACRIME E SANGUE IN ARRIVO E LE DIVISIONI NELLA MAGGIORANZA
Il grande silenzio delle campagne della Valle d’Itria proprio non riesce a infondere
serenità nell’animo di Giorgia Meloni. Sono giorni che la premier, dalla masseria dove è in vacanza, telefona, chatta e messaggia con direttori di giornali. Gli articoli sulla sorella Arianna, descritta come una tessitrice di nomine pubbliche, l’hanno mandata su tutte le furie.
«Usano lei per attaccare me», ripete, mentre Arianna è lì, in vacanza nella sua stessa masseria. Se ne era lamentata già altre volte in questi quasi due anni di governo, incurante del fatto che non sia irrilevante, ai fini dell’interesse pubblico, che abbia piazzato proprio la sorella – moglie del ministro Francesco Lollobrigida – al vertice di Fratelli d’Italia, il primo partito della maggioranza.
Ma c’è un di più in questa storia, che va analizzato attraverso la cronaca dei fatti per capire fino a dove si è spinta la macchina della propaganda di Meloni, fino al punto, cioè, di voler correre il rischio di incrinare le linee di demarcazione tra poteri e contropoteri dello Stato.
Tutti, dentro FdI, erano informati dalla sera prima che l’indomani mattina avrebbe aperto Il Giornale un articolo firmato dal direttore Alessandro Sallusti, e con il titolo a caratteri cubitali: «Vogliono indagare Arianna».
Prima domanda: come mai i vertici del partito della premier conoscevano il contenuto del pezzo con molte ore di anticipo? La cosa non deve stupire troppo, perché la testata da tempo si contraddistingue per vicinanza e organicità al governo. L’ultima fatica letteraria di Sallusti è un lungo libro intervista proprio con Meloni.
Il Giornale, inoltre, è di proprietà di Antonio Angelucci, parlamentare eletto con la Lega ma ora molto più vicino alla premier, da mesi interessato all’acquisto dell’Agi, l’agenzia di stampa in mano all’Eni, colosso aziendale controllato dal Tesoro, dunque dal governo.
L’intreccio di potere politico-editoriale è la cornice di un’operazione che – passo dopo passo – mostra di essere orchestrata nei minimi dettagli. Ieri mattina, molto presto, sugli smartphone degli addetti stampa di FdI e dei principali esponenti parlamentari viene inoltrato l’articolo di Sallusti con il seguente ordine: «Uscite su questo».
A impartirlo è Giovambattista Fazzolari, il sottosegretario fidatissimo di Meloni, qui nelle vesti di responsabile della comunicazione e di coordinatore di ogni singola dichiarazione, da Palazzo Chigi ai gruppi parlamentari, fino al partito.
La batteria di agenzie è impressionante: il messaggio degli eletti meloniani è fotocopiato. Nessuno mette minimamente in dubbio la tesi di Sallusti. Nessuno si cura dell’enormità del sospetto e dell’accusa di cospirazione.
A coronare la valanga di dichiarazioni dei suoi parlamentari arriva anche il suo contributo personale, in un colloquio con l’Ansa. Accuse mosse senza fare un nome né portare una prova
(da La Stampa)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
I PENSIONATI MILITARI AMICI DI PUTIN PERCHE’ NON SI FANNO PAGARE LA PENSIONE DALLA RUSSIA?
Ci sono due modi per valutare la probabile nascita di un partito di ex-militari guidato da Roberto Vannacci e dal suo fedelissimo Fabio Filomeni. Il primo è riderci su, ricordarsi gli sgangherati generali radiofonici di Alto Gradimento o i fantagolpisti in mimetica di «Vogliamo i Colonnelli» e dire: vabbè, film già visto, allucinogeni del passato, solito pollaio.
Quell’idea di risolvere i problemi italiani manu militari, molto tempo fa, faceva sghignazzare anche la destra, che più volte candidò alti ufficiali nelle sue liste ma poi li tenne sempre nel retropalco, convinta che la politica fosse una cosa troppo seria per consegnarla alle biografie di caserma.
Poi ci fu l’avventura del mitologico generale Antonio Pappalardo e dei suoi gilet arancioni, ma anche dei Pensionati in Divisa, del Melograno Mediterraneo, del Movimento Italia Libera, del Fronte No-Vax: mai preso un voto sotto qualsiasi sigla, solo un sacco di denunce compresa una per vilipendio al capo dello Stato quando si presentò al Quirinale con un fantasmagorico mandato d’arresto per Sergio Mattarella.
Insomma, ci sarebbero molti motivi per etichettare il movimento Europa Sovrana che Filomeni sta organizzando come il solito cinepanettone in divisa, niente di allarmante.
Poi c’è l’altro modo di guardare la cosa. La dichiarata adesione al fan club di Vannacci di un numero imprecisato di militari in pensione, che fa immaginare larghe simpatie anche tra chi è ancora in servizio. Un certo mistero sugli organi direttivi di Europa Sovrana, che non compaiono sul sito, assolutamente anonimo nella parte che descrive l’organigramma e l’articolazione dell’associazione.
I due obbiettivi principali indicati agli iscritti: uscita dalla Nato e recupero delle relazioni politiche e commerciali con la Russia di Vladimir Putin. La visione dell’Unione europea come burocrazia infedele e «usurpatrice dell’idea d’Europa». L’attacco al presidente Mattarella nell’ultima intervista di Filomeni. Un movimento gestito da ex-ufficiali del nostro esercito che si esprime apertamente contro le alleanze, i trattati e gli impegni di difesa sottoscritti dalla Repubblica, in contrapposizione persino con il Capo dello Stato, è un inedito assoluto e suscita domande.
Il programma di politica estera di Europa Sovrana è condiviso da Roberto Vannacci, che non è un pensionato ma un generale in aspettativa? E, nel caso, come si pone rispetto a queste tesi la Lega, che esprime il vicepresidente del Consiglio e ha appena avuto in Vannacci il suo candidato di punta alle Europee? Sono ambiguità che vanno dissipate, perché il problema non è la nascita o la crescita in Italia di tentazioni golpiste (grazie al cielo siamo fuori da quella vicenda) ma la credibilità del Paese e delle sue forze armate, che non meritano di essere consegnate al sospetto di ogni soggetto con cui l’Italia ha stipulato patti vincolanti.
Insomma, qualcuno dovrà occuparsi di chiudere il vaso di Pandora aperto da Matteo Salvini con la candidatura del generale e con l’incoraggiamento delle ambizioni sue e dei suoi amici, evidentemente smisurate. Finora quel contenitore ha sprigionato puzze fastidiose ma di scarso rilievo, un razzismo mascherato da notifica delle differenze, il solito sessismo alla Ferribotte – «Concettina, componiti» – e deprimenti richiami acchiappa-voti alla mitologia della Decima Mas.
È stato sgradevole ma sopportabile per una democrazia ben consapevole che certi tic ancestrali resistono anche nelle società più avanzate, figuriamoci da noi. Ma adesso sta succedendo altro. Adesso questo generico bla-bla reazionario inizia a evolversi sul terreno della politica estera, in modo incompatibile con l’appartenenza a un partito di maggioranza e con la reputazione del nostro esercito. Adesso dovremmo cominciare a dirci: è vero, sembra Alto Gradimento, ma è tutto vero, è un pezzo della politica italiana e non fa ridere per niente.
(da La Stampa)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
MELONI LANCIA L’ASSALTO A GIUDICI E MEDIA, TRA FINTE COSPIRAZIONI E NOTIZIE SEGRETE
Alle 17.56 il teleobiettivo premia il fotografo appostato dietro il muretto a secco:
«Eccola». È Arianna. Costume intero color carne, pareo turchese in vita. È l’unica inquilina della masseria Beneficio che non riescono mai a immortalare. «Da giorni è un fantasma». Oggi è lei lo snodo di un governo e di un Paese. Il simbolo vivente del fantomatico complotto ordito ai danni di Palazzo Chigi. La clava con cui Giorgia Meloni seda ogni dissenso nella maggioranza. E manda un avvertimento brutale alle toghe.
Complotti e gavettoni, gara di tuffi e schiaffi alla magistratura. Pace e guerra. Ma soprattutto paranoia, che avvolge la famiglia Meloni. Si alimenta di voci incontrollate, emissari, millanterie sussurrate e retroscena dei giornali amici. La masseria Beneficio è un bunker. E così, mentre incontra Matteo Salvini – che dopo lo spritz si mostra a petto nudo e si tuffa in piscina – Meloni detta una dichiarazione in cui si assume la responsabilità politica e morale dell’assalto ai giudici e ai media. Trasformando una indiscrezione in un fatto: «È molto verosimile – mette il sigillo – quanto scritto da Sallusti».
Non è la prima volta che la leader sceglie di denunciare imprecisati complotti ai suoi danni. È un metodo appreso dal Cavaliere, spiegò tempo fa ai sondaggisti con cui si consulta: «E funziona». Gridare all’assedio è utile soprattutto in questa fase. Serve a sedare una maggioranza litigiosa, alle prese con casse vuote e liti sullo Ius scholae. La mossa mira insomma anche a costringere i fratelli Berlusconi a rientrare nei ranghi, evocando la battaglia finale a cui è chiamata la maggioranza.
Eppure, c’è dell’altro. Stavolta sembra diverso. La premier si espone molto, forse troppo. Come fosse davvero convinta che la sorella finirà presto in qualche inchiesta, accusata di traffico d’influenze. Le voci su Arianna, in realtà, girano da mesi. Sono sussurri che si intrecciano con indiscrezioni alimentate da persone vicine alla presidente del Consiglio, spiegano meloniani di prima fascia. Gente che ha accesso alla cerchia più ristretta e la avvisa di complotti e tentativi di affossarla.
Di certo, le parole della premier sono durissime. E lasciano attonita la magistratura. Tra le toghe si registra sgomento, in queste ore. Preoccupazione per una presidente del Consiglio che cavalca indiscrezioni su potenziali indagini sulla sorella, senza che ad ora risulti un atto concreto di qualche Procura. Una mossa preventiva fuori da ogni binario di civile convivenza tra poteri dello Stato. E se invece sapesse davvero qualcosa? Se davvero qualche inquirente fosse al lavoro su profili penali, circostanza che ovviamente nessuno può escludere? Allora bisognerebbe rispondere a un’altra domanda: da chi arriva conferma della verosimiglianza di una notizia coperta da segreto?
Ricostruiamo le ultime ore, per tornare poi in masseria. Sabato sera Palazzo Chigi sa in anticipo che Alessandro Sallusti pubblicherà l’indomani sul Giornale l’editoriale su Arianna. Il direttore sente direttamente la premier. I Fratelli d’Italia si preparano alla battaglia. Al mattino parte una batteria di dichiarazioni in difesa della sorella della leader, finché Giovanni Donzelli mette il sigillo all’operazione: non riusciranno a ricattarci. Chi, come, dove? Nessuna risposta.
Nella masseria, intanto, la routine non cambia. Andrea Giambruno gioca in piscina con un racchettone e finisce eliminato come al solito – «fuori, Giambruno, sei fuori!», urlano i ragazzini. Il presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma prende il sole. Matteo Salvini pianifica l’azione di governo con Meloni e il presidente della Camera Lorenzo Fontana (entra quasi camuffato, occhialoni neri e cappellino in fronte, non è d’altra parte del tutto ortodossa la sua presenza). Giambruno esce per fare un giro in bici e sfotte i cronisti che lavorano sotto il sole. Un drone vola come una zanzara sopra i giornalisti (tre giorni fa si è avvicinato troppo, ha urtato un ramo, è precipitato e ha costretto due carabinieri a una complessa ricerca tra gli ulivi).
Eppure, anche i giochi d’acqua e gli aperitivi rinforzati non sedano la paranoia d’agosto. Rispetto ai generici tentativi di ricatto denunciati già lo scorso 4 gennaio, il teorema si arricchisce del dettaglio decisivo di Arianna: colpiscono lei, è la tesi, per affondare me. La premier pensa che esistano settori imprenditoriali, mediatici e giudiziari che vogliono rovesciare un governo eletto. La ragione risiederebbe nel progetto di riformare la giustizia e separare le carriere dei magistrati. Arianna, dicevamo: non esce quasi mai, in attesa di ripartire presto con le figlie per un altro luogo di villeggiatura. A chi l’ha sentita, ha detto soltanto: «Sono tranquillissima, ho la coscienza limpidissima. Non mi spiego queste indiscrezioni, non ho fatto nulla di male».
Solo la cronaca potrà confermare o smontare la congiura d’agosto. Intanto Meloni e Salvini sentono al telefono Antonio Tajani e concordano dieci giorni di tregua. La premier comunica che sarà Fitto il commissario europeo. Parla con il leghista dei vertici Rai e apprende dal segretario del Carroccio che il generale Roberto Vannacci sarebbe pronto alla scissione. Ma sono beghe da aperitivo. Appena Salvini saluta, dal bunker viene trasmesso il comunicato in sostegno di Arianna. A Ceglie Messapica, intanto, un black out lascia un Paese senza corrente per un giorno. Solo un generatore salva gli ospiti della Beneficio. C’è luce in trincea.
(da La Repubblica)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
SALLUSTI: “LA INDAGHERANNO”, MA FA FINTA DI NON SAPERE CHE IL REATO DI TRAFFICO D’INFLUENZE E’ INAPPLICABILE
Arianna Meloni come Silvio Berlusconi: perseguitata. Il paragone definitivo è arrivato direttamente dalla sorella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, amareggiata nonostante la vacanza in masseria e il pranzo col vicepremier Matteo Salvini. La giornata era cominciata col titolo in prima pagina del Giornale, in maiuscolo: “Vogliono indagare Arianna Meloni”. Un “retroscena” firmato dallo stesso direttore Alessandro Sallusti, che ha un ottimo rapporto con la premier di cui, dicono fonti di Fratelli d’Italia, avrebbe raccolto le preoccupazioni, aumentate dopo le accuse e le allusioni su Arianna di Matteo Renzi e dei suoi accoliti. Giorgia Meloni ha finito per confermare: “Purtroppo – ha detto all’Ansa alle 18 – reputo molto verosimile quanto ha scritto” Sallusti e d’altronde “è uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi: un sistema di potere che usa ogni metodo e sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica. Hanno setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina senza trovare nulla”.
Vediamo allora cosa ha scritto Sallusti. Si parte dalle recenti notizie sull’attivismo di Arianna Meloni riguardo le nomine (sempre smentito dall’interessata): Il Fatto, il 13 agosto, ha rivelato un meeting delle sorelle Meloni per la scelta a settembre dei nuovi vertici Rai, smentito dalle interessate (Arianna nega anche di conoscere la nuova ad di Terna, Giuseppina Di Foggia, da molti iscritta in “quota” sua); il 14 agosto la Repubblica ha raccontato che la sorella della premier sarebbe interessata a cambiare l’ad di Trenitalia facendo spazio a una sua amica, Sabrina De Filippis. Sallusti nota poi come Italia Viva si fosse buttata sulla cosa e lascia intendere “una manovra occulta, campo in cui Renzi da sempre eccelle”. Per il direttore del Giornale questi sono “segnali che gli occhi esperti leggono come una calma foriera di tempesta”, “ovviamente giudiziaria”. Il nostro conosce pure il reato: traffico di influenze.
Al suo sguardo navigato sfugge però che quella fattispecie di reato è stata modificata (depotenziata) proprio dal governo Meloni. La nuova versione stabilisce che non è punibile il “mediatore” che trae un vantaggio politico dalla sua azione (per esempio una nomina), ma solo quello che ne trae un vantaggio economico in denaro o altra utilità. Tant’è, l’uscita dell’articolo ha innescato una – ovviamente coordinata – raffica di dichiarazioni di dirigenti di Fratelli d’Italia: dal genero di Ignazio La Russa Marco Osnato al castigatore di Peppa Pig Federico Mollicone, passando per la ministra (lei sì, imputata) Daniela Santanchè.
Il tutto “nell’aria afosa di questa apparentemente calma estate italiana”, come la definisce Sallusti. Un clima ideale per una “cospirazione di giornalisti, politici di sinistra e magistrati compiacenti”, ha chiosato Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo FdI. A sera le dichiarazioni in serie erano oltre 30: il meloniano non riposa neanche in agosto.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
IL 25% DEGLI AVENTI DIRITTO STUDIA IN LOMBARDIA… TRA LE ALTRE NAZIONALITA’ INTERESSATE ANCHE QUELLE CINESI E MAROCCHINE
L’acquisizione della cittadinanza italiana è nuovamente al centro del dibattito politico,
dopo l’apertura di Forza Italia all’introduzione dello Ius scholae. Un cambiamento, che legherebbe l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un intero ciclo di studi (secondo precedenti formulazioni discusse in Parlamento chi ha frequentato regolarmente per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione) riguarderebbe oltre 300mila dei 914.860 alunni che studiano in Italia e non hanno ancora compiuto 17 anni. Questi ragazzi (11,2% degli studenti totali nel Paese) non hanno la cittadinanza italiana perché figli di genitori stranieri, essendo in vigore lo ius sanguinis). I dati sono frutto di uno studio di Openpolis, che ha elaborato i numeri del rapporto annuale Istat 2022, facendo poi riferimento all’anno scolastico 2022-2023. I numeri, che testimoniano un aumento del 4,9% rispetto all’anno precedente, sono stati diffusi nei mesi scorsi anche da organizzazioni come Oxfam e Save the Children.
In Lombardia il 25% degli interessati
I bambini e i ragazzi stranieri iscritti alle scuole di infanzia, elementari, medie e superiori vivono soprattutto nell’Italia settentrionale (14% nel Nordest e 15% nel Nordovest rispetto al totale degli studenti), mentre i numeri scendono lievemente al Centro 13% e di molto nel Sud e nelle Isole, dove si arriva fino al 5%. Proporzionalmente, i bambini che beneficerebbero dello ius scholae si concentrano in regioni come la Lombardia, dove si raggiunge il 25%. Sommati a quelli di Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio, si arriva al 68% dei potenziali aventi diritto. Le percentuali rispecchiano una stima di massima, perché basata sull’ipotesi che i bambini abbiano frequentato la scuola dai 6 anni e che non abbiano interrotto gli studi prima dei 16, età limite prevista dalle norme sull’obbligo scolastico.
L’aumento dei nati in Italia
Altro dato interessante, questa volta di un rapporto del ministero dell’Istruzione, è quello degli studenti stranieri che sono nati in Italia. Nel quinquennio tra l’anno scolastico 2018-2019 e il 2022-2023 il numero degli studenti con cittadinanza non italiana, ma nati nel nostro Paese, è passato da oltre 553mila a quasi 599mila. Il 65,4 per cento degli studenti stranieri è quindi è nato in Italia, ma non ha la cittadinanza.
I Paesi di provenienza. In testa la Romania, seguono Albania e Cina
Sono circa 200 i Paesi di origine degli studenti con cittadinanza non italiana. La maggior parte, ovvero il 44,42 per cento, è di origine europea. Seguono gli studenti di provenienza africana (27,25 per cento) e asiatica (20,27 per cento). Gli studenti di origine rumena, albanese e marocchina rappresentano oltre il 40 per cento degli alunni con cittadinanza non italiana. Infatti, dei bambini che sarebbero interessati da un’eventuale introduzione dello ius scholae, il 26% ha origini romene, il 10,1% albanesi, il 9,6% cinesi. Poi il Marocco, appena fuori dal podio con il 9,1%. Sono percentuali che non riflettono solo la numerosità delle collettività in Italia per le singole nazionalità, ma anche il diverso accesso da parte dei minori alla cittadinanza italiana attraverso i genitori. Per esempio, i cinesi adulti hanno minore propensione ad acquisirla, riducendo le opportunità di un bambino cinese di diventare un italiano di seconda generazione. Diverso il caso dei ragazzi albanesi e marocchini, molti dei quali hanno acquisito la cittadinanza nel momento in cui i genitori sono diventati italiani e sono di conseguenza usciti dalla platea dei potenziali beneficiari della legge.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 19th, 2024 Riccardo Fucile
AL CARCERE DI TARANTO SI E’ RIFIUTATO DI VISITARE LE CELLE: “NON MI INCHINO A LA MECCA DEI DETENUTI”…ALLORA SI DIMETTA, VISTO CHE E’ SUO COMPITO VIGILARE SUL SISTEMA CARCERARIO, E’ PAGATO PER QUELLO
Ieri l’ultimo suicidio in carcere. Un detenuto di 35 anni si è tolto la vita nel penitenziario di Parma. Era stato appena trasferito da Ancona e si trovava in isolamento. Dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita 67 detenuti. Un trend drammatico: nel 2022 si tolsero la vita 85 detenuti, il numero più alto dal 1990. Il 2024 rischia di essere peggio.
Nonostante questo il dibattito politico resta lontanissimo dal trovare soluzioni per svuotare le carceri e affrontare alcuni dei problemi strutturali: un ricorso eccessivo alla carcerazione preventiva, la mancanza di strutture alternative al carcere, troppi pochi posto nelle Rems per i detenuti con problemi psichici. Figurarsi con questo governo parlare di amnistia o indulto per svuotare le carceri.
Ieri, a Ferragosto molti esponenti politici si sono recati in visita nelle carceri del nostro paese, così come i garanti dei detenuti. Un impegno organizzato dai Radicali e dall’associazione Nessuno Tocchi Caino, che ha visto coinvolti tra gli altri il segretario di Italia Viva Matteo Renzi e il vicecapogruppo Pd alla Camera e Segretario di Demos Paolo Ciani.
Un Ferragosto in carcere anche per il Governo. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha visitato il carcere femminile della Giudecca, e successivamente a visitare una struttura appena rimessa a nuovo per la messa in prova. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove, è andato invece nella casa circondariale di Taranto. Nel carcere pugliese l’esponente di Fratelli d’Italia ha scelto di non visitare i detenuti, ma di incontrare solo gli agenti della Polizia Penitenziaria.
“Non mi inchino a La Mecca dei detenuti”, ha dichiarato all’uscita dal carcere di Taranto. Parole sprezzanti nei confronti degli esponenti politici che esercitano il potere ispettivo, una prerogativa di parlamentari e consiglieri regionali che è una garanzia democratica, ma soprattutto parole violente nei confronti di chi si trova chiuso in cella
Nel carcere di Taranto sono detenute 900 persone, per 500 posti disponibili. Un sovraffollamento che sfiora il 50%. Nonostante questo Delmastro ha ritenuto superfluo, o peggio sbagliato, andare a incontrare quegli uomini la cui vita è responsabilità dello Stato e di quelle istituzioni di cui Delmastro è uno dei massimi rappresentanti.
L’esponente del partito di Meloni se ne frega della vita dei detenuti, della loro dignità, del loro futuro, nonostante siano una sua precisa responsabilità. Peccato che il carcere sia una macchina di sofferenza, emarginazione e morte che non risparmia la Polizia Penitenziaria: dall’inizio dell’anno sono 7 gli appartenenti al corpo che si sono tolti la vita.
Oltre che a sostenere gli agenti ogni qual volta esce fuori un’inchiesta per torture, pestaggi e violenze, Delmastro dovrebbe occuparsi di tutto l’universo carcerario per salvare anche le vite di chi indossa una divisa. Ma non sembra interessato: gli basta mostrare il volto più feroce del governo, il ghigno di chi vuole solo buttare la chiave e seppellire e nascondere le vite dei detenuti.
In un’intervista di qualche anno fa, l’ex garante nazionale dei detenuti Mauro Palma invitava tutti noi a pensare il carcere non come un organismo chiuso, ma estremamente sensibile a quello che accade fuori, attento a ogni segnale di speranza. Gli effetti di un ministro che parla dei suicidi in carcere come di “un flagello imprevedibile”, e di un sottosegretario che non vuole “inchinarsi a La Mecca dei detenuti”, di un parlamento dove si discute solo di inasprire le pene e mai di come svuotare le carceri si traducono drammaticamente in numeri. I numeri dei suicidi, degli atti di autolesionismo, delle vite inghiottite.
(da Fanpage)
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