Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
TAJANI È PARTITO CON LA CACCIA AI PEONES, E SI È IMBARCATO UNA MANCIATA DI EX GRILLINI… LE MOSSE DI RENZI E CALENDA, IL CASO SOUMAHORO E L’ADDIO DI MICHELA VITTORIA BRAMBILLA A LUPI
Un, due, tre, ventisei. Tanti sono i cambi di casacca in questi quasi due anni di legislatura. Un’attività che non si placa nemmeno sotto Ferragosto, con altri due parlamentari fuoriusciti che hanno trovato o stanno cercando una nuova sistemazione […]
Negli ultimi dieci giorni il partito più attivo nello shopping parlamentare è stato Forza Italia: sotto il tetto azzurro si è sistemato il senatore pugliese Antonio Trevisi, grillino da 17 anni. Un ingresso sgradito a qualcuno, come Licia Ronzulli, che si era detta “a disagio” vedendo Trevisi assumere subito un incarico regionale per FI.
Si vocifera che sempre nelle truppe berlusconiane passerà a settembre anche Andrea De Bertoldi, onorevole cacciato dai probiviri di Fratelli d’Italia. A febbraio era sbarcato alla corte di Tajani un altro ex grillino, il senatore Raffaele De Rosa, mentre da Azione è arrivato Giuseppe Castiglione.
A innescare molti cambi di maglia anche la rottura tra Renzi e Calenda. Alla Camera Federica Onori, anche lei ex 5 stelle, si è accasata in Azione. Dalle file renziane sono arrivati Elena Bonetti, ex ministra alla Famiglia nel governo Draghi, ed Ettore Rosato.
La deputata emiliana Naike Gruppioni aveva fatto il percorso inverso, entrando in Iv da Azione proprio come Isabella De Monte. Anche a Palazzo Madama la campagna acquisti dei renziani aveva brillato: dal Pd è arrivato Enrico Borghi, membro Copasir, e da Sud chiama Nord ecco Dafne Musolino, seduta in Vigilanza Rai.
Nomi, quindi numeri sufficienti per diventare gruppo autonomo al Senato (a differenza di Calenda&co, finiti nel misto). Poco da segnalare a sinistra: celebre la vicenda giudiziaria di Aboubakar Soumahoro, eletto in Avs e ora senza partito; anche Eleonora Evi ha lasciato il gruppo di Bonelli&Fratoianni ed è stata abbracciata dal Pd.
Visti gli ultimi spostamenti, il pallottoliere va aggiornato anche ad agosto: i transfughi diventano 26, anche se il numero ufficiale è maggiore. Secondo OpenPolis il dato corretto è 47, questo perché vanno inclusi anche quegli eletti che ora fanno parte dei gruppi formati “in deroga”, come Alleanza Verdi e Sinistra o Noi Moderati e che a inizio legislatura erano iscritti automaticamente al Misto.
Con gli stessi criteri i numeri della scorsa legislatura erano ben più alti: 84 trasferimenti totali. Ma bisogna tener conto della riduzione dei parlamentari (da 945 a 600) e del fatto che sono passati solo due anni. Con ancora più di metà legislatura davanti nel gran bazar del Parlamento italiano ne vedremo delle belle.
(da La Repubblica)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
LONDRA SI BLINDA PER IL CONCERTO DI TAYLOR SWIFT (A VIENNA LE DATE ERANO STATE ANNULLATE A CAUSA DELLE MINACCE TERRORISTICHE)
Due adolescenti sono stati incriminati in Inghilterra per reati di terrorismo in seguito a un’indagine condotta da Scotland Yard su una sospetta attività di estrema destra. Si tratta di Rex Clark, 18 anni, di Ilford, nell’est di Londra, e di Sofija Vinogradova, 19 anni, di Cheshunt, nell’Hertfordshire, entrambi accusati formalmente della preparazione di atti terroristici: devono comparire oggi davanti alla Westminster Magistrates’ Court nella capitale britannica.
Il capo dell’antiterrorismo della Met Police, Dominic Murphy, ha spiegato che il caso dei due teenager non è collegato ai violenti disordini organizzati dai gruppi dell’ultradestra nelle scorse settimane nelle strade del Regno Unito.
“Queste sono accuse estremamente gravi, ma vorrei esortare il pubblico a non speculare ulteriormente sul caso in questo momento e consentire al processo di giustizia di seguire il suo corso senza ostacoli”, ha sottolineato Murphy. Non ha potuto fornire dettagli sulle indagini pur rassicurando i cittadini sul fatto che non vi sia una minaccia più ampia correlata all’attività dei due giovani arrestati il 10 agosto.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
GLI EREDI DI LEONARDO DEL VECCHIO SI CONFERMANO IN TESTA ALLA CLASSIFICA CON 39,4 MILIARDI (+ 21% RISPETTO AI 32,5 DELLO SCORSO ANNO) GRAZIE ALLA LORO QUOTA DEL 32,5% NELLA FRANCESE “ESSILORLUXOTTICA”… MIUCCIA PRADA E PATRIZIO BERTELLI POSSEGGONO 13,9 MILIARDI LEGATI ALL’OMONIMA AZIENDA DI MODA… QUOTATA A HONG KONG … AGNELLI-ELKANN-NASI (10,5 MILIARDI, +5% RISPETTO ALL’ANNO SCORSO) RICONQUISTANO IL PODIO GRAZIE AL VALORE AZIONARIO DI “EXOR”, QUOTATA AD AMSTERDAM…TREDICESIMI GLI EREDI BERLUSCONI
Gli eredi di Leonardo Del Vecchio si confermano in testa alla classifica dei Paperoni di Borsa, stilata come di consueto da MF-Milano Finanza, così come al secondo posto la coppia Miuccia Prada-Patrizio Bertelli, mentre risale al terzo posto la dinastia Agnelli-Elkann-Nasi dal quarto dello scorso anno. Ma tutte e tre le ‘teste di serie’, rileva in quotidiano in edicola oggi, sono Paperoni ‘in trasferta’.
Gli eredi di Leonardo Del Vecchio sono primi con 39,4 miliardi (con un aumento del 21% rispetto ai 32,5 dello scorso anno) grazie soprattutto alla loro quota del 32,5% nella francese Essilorluxottica. Miuccia Prada e Patrizio Bertelli contano su una fortuna di 13,9 miliardi (più 0,9 miliardi rispetto al 2023, in crescita del 6%), legata alla omonima azienda di alta moda quotata a Hong Kong, mentre Agnelli-Elkann-Nasi (10,5 miliardi, +5% rispetto all’anno scorso) riconquistano il podio grazie al valore azionario di Exor, quotata però ad Amsterdam.
Per trovare la prima azienda quotata in Italia bisogna arrivare al quarto posto dove si trovano i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca che con la partecipazione di controllo in Tenaris hanno una ricchezza di 9,2 miliardi (-11,4%). In generale, tolte le prime tre posizioni, la ricchezza aggregata dei Paperoni italiani è scesa del 6% su base annua, a fronte di una crescita del 9% del Ftse Mib. Su questo hanno pesato dei delisting, come quello di Tod’s.
Nella classifica dei più ricchi al quinto posto con oltre otto miliardi (+37,1%) si piazza Piero Ferrari grazie alle performance in Borsa della Ferrari appunto che è l’azienda più capitalizzata di Piazza Affari. Guadagnano poi due posizioni i Benetton (5,6 miliardi), saliti al sesto posto grazie alle partecipazioni rilevanti in quotate come Generali, Mediobanca e Cellnex.
Settima piazza per Francesco Gaetano Caltagirone (5,4 miliardi), la cui ricchezza azionaria è cresciuta del 34%. Chiudono la classifica dei primi 10, tutti e tre in flessione rispetto allo scorso anno, Luca Garavoglia di Campari (5,1 miliardi), Andrea Iervolino di Ilbe e Tatatu (4,3 miliardi) e Franco Stevanato dell’omonimo gruppo farmaceutico (4,1 miliardi). Tredicesimi gli eredi Berlusconi con 3,4 miliardi, in crescita del 20,2% grazie alle partecipazioni in Mondadori, Mfe e Mediolanum.
Ma la più alta ricchezza azionaria è quella dello Stato italiano, che è passato da 63,3 a 64,4 miliardi. Un aumento (+1,5%) inferiore alla performance fatta segnare dal Ftse Mib, ma che deve tenere presente anche le cessioni (alleggerite le quote di possesso in Mps ed Eni) fatte dal ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti. Fra gli investitori esteri BlackRock, che è la società di gestione più grande al mondo, ha superato i 17 miliardi consolidando la prima posizione dopo il sorpasso lo scorso anno del fondo sovrano norvegese Norges Bank.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
TRASCORSE OTTO GIORNI IN CARCERE A CAUSA DI UNA IRREGOLARITA’ NEL PORTO D’ARMI, POI VENNE ASSOLTO IN APPELLO
Mauro Pinosa, imprenditore di Villanova delle Grotte e, dallo scorso giugno, sindaco di Lusevera, Comune di 600 abitanti della provincia di Udine, ha partecipato all’iniziativa Un frigo per ogni cella, che grazie alla raccolta di 5.250 euro ha potuto acquistare 35 frigoriferi per dare un po’ di refrigerio alle persone recluse nella casa circondariale del capoluogo friulano.
La scelta di aderire non deriva da semplice filantropia, ma anche da un trascorso personale: Pinosa infatti trascorse 8 giorni in carcere nel febbraio del 1980, a causa di un’irregolarità nel porto d’armi. «Non appena liberato mi ripromisi di fare qualcosa per quel carcere», ha raccontato.
Empatia
Nel corso della sua breve detenzione, infatti, ha raccontato di essersi imbattuto in un’imprevista solidarietà umana, che lo ha aiutato ad affrontare quei giorni non facili.
«Rimasi in via Spalato soltanto 8 giorni, ma mi bastarono per capire cosa vuol dire essere privati della libertà – racconta Pinosa a Repubblica -. Scoprii un mondo diverso, che non avrei mai immaginato di conoscere. Ero terribilmente avvilito, ma i compagni con cui dividevo la cella non smisero mai di confortami». L’iniziativa «Un frigo per ogni cella» è stata promossa dal garante dei detenuti di Udine, insieme alle associazioni La Società della Ragione e Icaro Volontariato Giustizia.
La vicenda
L’imprenditore, nello specifico, era finito dietro le sbarre per colpa di una pistola da tiro a segno, quella con cui continua a sparare ancora oggi. «Era ed è la mia grande passione – ha raccontato –. L’avevo appena comprata e, non vedevo l’ora di andare al poligono a provarla. A due mesi di distanza da quando avevo portato tutti i documenti per il rinnovo del porto d’armi in Questura, a Udine, telefonai all’ufficio armi per sapere a che punto fosse la pratica e mi fu risposto che era tutto a posto e che mancava solo il visto del responsabile per consegnarmi la documentazione. Questione di ore, insomma».
L’arresto
E a questo punto, il passo falso: «Il sabato mattina richiamai, ma non rispose nessuno. Essendo stato rassicurato sulla regolarità delle carte, decisi comunque di andare al poligono di Udine – ricorda –. Lì, consegnai l’arma per il consueto controllo di polizia e fornii anche copia dei documenti portati in Questura. Ottenuto il via libera, mi dedicai ai tiri. Alla fine della gara, però, lo stesso poliziotto mi disse che doveva portarmi in Questura, perché, non avrei dovuto muovermi da casa con la pistola senza avere ricevuto il porto d’armi. Questo, mi disse, mi sarebbe costato una contravvenzione. Ma andò peggio».
Il processo
«In Questura – continua –si presentò un anziano poliziotto che, mortificato, mi spiegò che in quel frangente – era il periodo della Brigate Rosse: qualche giorno più tardi avrebbero ucciso Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura – le disposizioni sui controlli di armi e porto d’armi erano rigidissime e che, di conseguenza, era costretto a portarmi in carcere. Mi crollò il mondo addosso». Fece infatti seguito il processo per direttissima e la condanna a 4 mesi con la condizionale e la non menzione. Oltre al sequestro dell’arma, ma con liberazione immediata.
La colletta
«In appello, a Trieste, fui assolto con formula piena, con le scuse del Tribunale – afferma Pinosa –. Ricordo ancora le parole del pubblico ministero, che chiese l’assoluzione ‘perché questo giovane – disse – abbia fiducia nella giustizia italiana’».
Non ha tuttavia dimenticato quello che gli capitò. Né il periodo in carcere: «Il tempo, poi, è passato. Qualche mese fa chiesi l’autorizzazione per poter visitare il carcere, ma la burocrazia è complessa e alla fine lasciai perdere. Quando però ho saputo della colletta per i frigoriferi – ha concluso –, ho pensato che fosse l’occasione ideale per onorare l’impegno che mi ero preso all’epoca».
(da La Repubblica)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
L’OFFERTA E’ SUPERIORE ALLA DOMANDA E I VETTORI RIDUCONO I PREZZI PER RIEMPIRE GLI AEREI
Volare dall’Italia verso l’America e alcuni grandi Paesi dell’Asia quest’anno costa di meno rispetto ai livelli record del 2023. E tolto il Giappone — dove influisce in parte la chiusura dello spazio aereo russo e la durata maggiore dei viaggi — dagli Usa alla Cina passando per il Brasile e il Canada la riduzione percentuale è a doppia cifra. Anche per agosto e settembre. È quanto emerge dall’analisi che il Corriere ha effettuato sulle piattaforme specializzate che monitorano l’andamento dei prezzi. E che conferma quanto succede anche sui voli brevi e medi.
Uno dei principali indiziati è l’aumento dei posti in vendita, su alcuni mercati più del 2019, pre Covid. E la tendenza è confermata anche dai bilanci delle trimestrali dei grandi vettori. Nel periodo aprile-giugno di quest’anno Air France-Klm ha volato sulle rotte transatlantiche con aerei meno pieni e margini di guadagno più bassi rispetto a un anno fa. Il gruppo Lufthansa segnala un calo dei rendimenti «soprattutto in Asia». Mentre Air Canada ha annunciato che ridurrà l’esposizione al mercato europeo — più debole — e sposterà aerei e frequenze a Oriente, dove dal suo punto di vista le cose vanno meglio.
«Troppa offerta»
«Il risultato del nostro secondo trimestre in Europa non è dovuto alla debolezza della domanda quanto alla crescita dell’offerta, superiore a quella che il mercato può sostenere nel breve termine», ha detto di recente agli analisti Mark Galardo, vicepresidente esecutivo di ricavi e pianificazione delle rotte di Air Canada. «C’è stato un aumento significativo dell’offerta, superiore alla domanda», ha confermato di recente al Corriere il presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi. «Questo sta causando un calo dei margini».
Le dinamiche
Le persone continuano a voler viaggiare, spiegano gli addetti ai lavori, ma quest’anno non sono disposte a sborsare le cifre pagate l’anno passato. E con un maggior numero di sedili in vendita — e quindi da riempire — le compagnie aeree devono o togliere i voli, riducendo l’offerta, per tenere a livelli soddisfacenti i margini, oppure devono confermare la programmazione, ma abbassando le tariffe medie per invogliare i clienti a prenotare.
I principali mercati
L’analisi del Corriere sulla base dei dati forniti dalla piattaforma specializzata Cirium mostra che nei primi nove mesi di quest’anno — rispetto allo stesso periodo del 2023 — l’offerta di posti è aumentata di oltre il 90% tra l’Italia e il Brasile, dell’87% con la Cina, dell’83% con l’India, di quasi il 40% con Giappone e Canada, del 17% con gli Usa e di poco più del 15% con l’Argentina.
Nel primo semestre
Tutta questa «capacità» ha avuto un riflesso sul costo dei biglietti. Al netto del Giappone dove le tariffe medie — in classe Economy, escludendo i servizi aggiuntivi — sono salite di quasi il 10% rispetto all’anno passato nei primi sei mesi di quest’anno. Per il resto è una sfilza di segni meno: Brasile (-7%), Argentina (-10%), Usa (-17%), India (-18%), Cina (-23%) e Canada (-31%).
Nel terzo trimestre
Il calo dei prezzi continua anche nel trimestre luglio-settembre. I voli con il Giappone restano più cari del 2023 (+8%), mentre viaggiare verso altre destinazioni intercontinentali si conferma più conveniente dello stesso periodo estivo di un anno fa. Si va dal -3% dell’India al -27% della Cina con in mezzo Argentina (-14%), Brasile (-17%), Usa (-20%) e Canada (-23%).
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA STORIA DI EMANCIPAZIONE DI UNA RAGAZZA CHE TRE ANNI FA E’ SALITA SU UNO DEGLI 87 VOLI ORGANIZZATI DAL GOVERNO ITALIANO… OGGI STUDIA A TORINO
È il 27 agosto 2021, Hasina Razma è una ragazza impaurita che si imbarca su uno degli 87 voli charter organizzati dal Governo italiano per mettere in salvo 4890 persone in fuga dall’Afghanistan. Il Paese è nel caos, il 15 agosto i talebani sono rientrati nel cuore di Kabul dopo venti anni di guerriglia e combattimenti. L’aeroporto della capitale viene preso d’assalto da migliaia di persone.
«Avevo 21 anni e non facevo che piangere – racconta la ragazza che al tempo studiava relazioni internazionali all’Università di Kabul -, c’era tanta gente insieme a me ma io mi sentivo sola, mi mancava la mia famiglia ed ero preoccupata per la loro sorte. Abbiamo fatto scalo a Kuwait City per 4 ore e poi siamo andati a Roma».
Dopo sette giorni di quarantena alla ragazza vengono presentate due possibilità: seguire gli altri afghani che vengono smistati nei centri di accoglienza predisposti in Italia oppure andare ospite dalla coppia milanese che la aveva aiutata a lasciare il Paese e si era offerta di ospitarla: «Sono stata da loro quattro mesi. I miei genitori lavoravano in una ong e così li avevo conosciuti».
Eravate preparati all’arrivo dei talebani?
«Assolutamente no. La gente normale non sapeva che avrebbero preso il potere. Noi siamo sempre stati un Paese dominato dai signori della guerra, c’è sempre stata la guerra civile. Ma nessuno si aspettava la presa della capitale. Certo la nostra gente poteva fare qualcosa di diverso, avremmo potuto essere tutti uniti».
C’è ancora qualcuno della sua famiglia in Afghanistan?
«Mia sorella è ancora lì con suo marito e la loro bambina, vorrebbe venire qui ma non ha opportunità. I miei genitori sono arrivati qui in Europa l’anno scorso grazie al progetto e a Operazione Diritto alla Mobilità Sicura e ora sono in Germania. Mio fratello è a Londra. Mia sorella vuole venire però non ha opportunità. Mi manca tanto Kabul».
Prima dell’arrivo dei talebani com’era la situazione per le donne
«Migliore rispetto al resto del Paese, c’erano più opportunità, molte di noi studiavano e lavoravano. La nostra non è mai stata una famiglia conservatrice, i miei sono da sempre molto aperti, ci hanno sempre detto di seguire l’università di avere una carriera è molto importante per le ragazze».
Lei nel 2021 era a un passo dalla laurea, poi, in un attimo, tutto cancellato.
«Sì era il mio ultimo semestre. Ero iscritta all’Università di Kabul a relazioni internazionali, la mia aspirazione era di lavorare al ministero degli Esteri».
In Italia ha dovuto ricominciare da zero?
«Sono già stata fortunata ad aver avuto questa possibilità grazie alle borse di studio di Culture Builds the Future, il progetto coordinato da Fondazione Emmanuel e sostenuto anche da Fondazione CRT, ma ero molto arrabbiata perché mi mancava solo un semestre per laurearmi».
Non è riuscita a farsi riconoscere neanche un esame?
«No perché i talebani hanno chiuso l’università, quindi ho deciso di ricominciare ex-novo e dedicarmi all’informatica. Mi sono iscritta all’università di Torino nel dicembre del 2021 ma il mio livello di italiano era troppo basso e ho dovuto prima lavorare su quello aiutata dal Coordinamento italiano sostegno donne afghane (Cisda). Ho cominciato il corso di laurea a settembre 2022 e il mese prossimo inizio il mio ultimo anno. Sono insieme ad altre nove ragazze afghane che fanno parte del progetto. Ci troviamo molto bene, anche i professori molto molto gentili ma mi manca tanto l’Afghanistan».
Che progetti ha per il futuro?
«Penso a una carriera nel digital ma anche ad una partecipazione attiva a sostegno delle altre ragazze afghane, voglio vivere una vita normale nella consapevolezza che nessuno può sapere cosa ci riserva il futuro, ma se abbiamo la possibilità di costruire un nostro percorso, gli obiettivi che ci poniamo possono sempre essere raggiunti».
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
ANCHE MANGIARE CIBO SPAZZATURA INFLUISCE NEGATIVAMENTE
L’altezza raggiunta dalle nuove generazioni è un indice piuttosto affidabile dello stato nutrizionale e del benessere di un bambino, che deriva a sua volta dalle possibilità offerte dal Paese in cui vive (oltre che dalla storia personale). Una recente ricerca, pubblicata l’anno scorso sulla rivista scientifica Nature, mostra che negli ultimi tre decenni la differenza di statura tra adolescenti e bambini vissuti in campagna o in aree urbane si è ridotta e, nel caso dei Paesi più sviluppati, quasi sfumata. Precedentemente erano più alti i bambini cittadini.
Lo svantaggio di chi vive in città
L’alimentazione, la situazione socioeconomica o l’accesso ai servizi socio-sanitari, oltre alla genetica, sono fattori determinanti per lo sviluppo e la crescita. Lo studio di Nature ha monitorato i dati provenienti da 194 Paesi tra il 1990 e il 2020 di bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni sulla base della zona di residenza.
Nel 1990, i bambini e gli adolescenti che risiedevano nelle città erano più alti dei loro omologhi rurali in tutti gli Stati tranne che in alcuni Paesi ad alto reddito.
Entro il 2020, il vantaggio dell’altezza urbana è diminuito nella maggior parte dei luoghi e in molti Paesi occidentali ad alto reddito si è trasformato in un piccolo svantaggio urbano. Gli autori dello studio sostengono che, mentre la città un tempo offriva maggiori possibilità di crescita da ogni punto di vista (istruzione, servizi sanitari, fattori economici, disponibilità alimentare), attualmente l’ambiente urbano è svantaggiato perché concentra in sé maggiori rischi di povertà, esclusione sociale e, di conseguenza, una peggiore alimentazione. Al di là della differenza tra campagna e città, è interessante notare quale sia il dato italiano registrato dallo studio e riflettere su quali sono i fattori che determinano l’altezza di un individuo.
Statura stabile in Italia da 35 anni
Estrapolando quindi i dati della ricerca di Nature per il nostro Paese si nota come dal 1985 al 2020 l’altezza media di bambini e adolescenti sia sostanzialmente stabile (si veda la figura sotto, in cui non è evidenziata la differenza tra aree di residenza, ndr). «Questo succede perché probabilmente noi italiani stiamo raggiungendo il target genetico e quindi più di un tot non possiamo salire — spiega Ilaria Lazzareschi, pediatra dell’UOC Pediatria Del Dipartimento della Salute della donna e del bambino dell’IRCCS Policlinico Gemelli di Roma —. Dagli inizi del 1900 agli anni ‘80 i ragazzi mediamente erano aumentati di circa 10-12 cm. Probabilmente le migliorate condizioni sociali ci stanno facendo raggiungere il target genetico».
Secondo le statistiche degli Ncd Risk Factor Collaboration (una rete internazionale di 800 ricercatori che collabora con l’Organizzazione mondiale della sanità) l’altezza media italiana di un uomo nel 2016 era di 177,8 centimetri, mentre quella delle donne di 164,6 cm. Nelle serie storiche dell’Istat nel 1915 la statura media era di 166,19 centimetri, mentre nel 1980 era di 174,58 centimetri. L’Italia nel 2016 era al 29mo posto (su 179 Paesi) per l’altezza dell’uomo e al 32mo per quella della donna.
Che cos’è il «target genetico» rispetto alla statura?
«È la possibilità di crescita che abbiamo in base alla genetica dei nostri genitori: i figli di genitori alti hanno più possibilità di essere alti e i figli di genitori bassi hanno meno probabilità di essere alti — chiarisce la specialista —. Questo patrimonio genetico si può realizzare appieno solo se tutti gli altri elementi sono favorevoli: nutrizione, benessere psicosociale, ormoni, farmaci (si veda spiegazione sotto, ndr). Poi il “target” dipende anche dalla popolazione – aggiunge Lazzareschi —: in Italia adesso abbiamo un’influenza di tante altre etnie. Al Gemelli vediamo tanti bambini che hanno un genitore asiatico o dell’est europeo. Tra qualche anno potrebbe cambiare l’andamento di statura che osserviamo. Proprio il concorso di tanti elementi rende difficile fare previsioni esatte sulla futura altezza di un bambino (si veda QUI il calcolo delle probabilità di statura su base genetica, escluso quindi i fattori di cui si parla nel seguito dell’articolo, ndr)».
Anche quando i genitori sono molto alti o bassi?
«C’è un’altezza che non supereremo mai perché dipende dal nostro patrimonio genetico, ma non è detto che non sia maggiore di quella dei nostri genitori, dato che raggiungere il massimo dipende dalle condizioni di vita. Allora non sappiamo se i nostri genitori hanno sviluppato tutte le potenzialità – dice la dottoressa —: un padre alto 1,70, che però è stato malato da bambino, avrebbe potuto arrivare a 1,80. Allora il figlio contro ogni previsione potrebbe arrivare a 1,80 o più e così via, anche verso il basso».
Quali sono gli altri fattori che determinano l’altezza?
«Di quello genetico abbiamo detto. Poi c’è l’alimentazione nei primi anni di vita – continua l’esperta —: una carenza o un male assorbimento interferiscono fino a che l’altezza non è definitiva, cioè dopo lo sviluppo puberale, quando si sono saldate le cartilagini di accrescimento (mediamente dai 16 ai 20 anni)».
Mangiare male, quindi, può influire anche sulla crescita?
«Sì, intanto nel primo anno di vita l’alimento migliore è il latte materno, in seguito mangiare male (cibi ricchi di grassi e di zucchero, il classico “cibo spazzatura”) porta a un aumento del peso che è indirettamente proporzionale alla crescita in statura. I grassi presenti in alcuni alimenti, infatti, stimolano maggiormente la produzione ormonale – dice Lazzareschi — e se intervengono gli ormoni sessuali prima del tempo, si saldano prima le cartilagini di accrescimento, quindi, i ragazzi sovrappeso potrebbero essere più bassi».
Ci sono altri elementi, ha parlato di malattia?
«Certo e sono più “personali”: l’uso dei farmaci, che in alcuni casi possono interferire con l’altezza, fattori ormonali (ad esempio l’ipotiroidismo) derivanti da patologie. Anche il fattore stress è una delle cause di scarso accrescimento. Nei bambini che subiscono ansia, abusi, o maltrattamenti lo osserviamo. Anche in senso contrario: qui al Gemelli – racconta la dottoressa – abbiamo riscontrato come tutti i bambini adottati da qualunque parte del mondo, quando arrivano in Italia e trovano una situazione stabile, hanno inizialmente uno scatto di crescita “fuori parametro”. Anche la deprivazione di sonno danneggia e non favorisce l’ormone della crescita», conclude l’esperta.
Tornando allo studio da cui siamo partiti, pare che nell’ultimo decennio la situazione delle città non sia tanto favorevole per una crescita equilibrata, cosa ne pensa?
«Le città sono state per decenni uno stimolo al benessere. I ragazzi cittadini 50-60 anni fa hanno mangiato meglio, dormito meglio e patito meno i cambiamenti stagionali (ammalandosi meno) dei loro coetanei in campagna. In Italia ora la differenza tra campagna e città nello stile di vita è quasi nulla, in compenso adesso chi vive in città ne subisce i sempre più intensi effetti “collaterali” come lo stress, il rumore, l’affollamento, l’inquinamento».
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
LA CITTADINA CON PASSAPORTO RUSSO E AMERICANO, VIVEVA A LOS ANGELES, ERA RIENTRATA IN RUSSIA PER FAR VISITA ALLA FAMIGLIA ED E’ STATA ARRESTATA
Una cittadina con doppia nazionalità, russa e statunitense, è stata condannata dal tribunale di Ekaterinenburg, in Russia, a 12 anni di carcere per «tradimento».
Ksenia Karelina, 32 anni, è stata riconosciuta colpevole di aver fatto una donazione di 51,80 dollari a una fondazione caritatevole pro Ucraina.
Karelina dovrà ora scontare la condanna in una penitenziario sempre a Ekaterinenburg, la città nella regione degli Urali dove l’indomani della Rivoluzione di ottobre furono fucilati lo zar e la sua famiglia.
La donna era stata arrestata a febbraio: secondo i media russi, nel corso del processo (celebrato a porte chiuse) si sarebbe dichiarata colpevole. La pubblica accusa aveva sollecitato una condanna a 15 anni di reclusione.
La donna, di professione ballerina, aveva ottenuto la cittadinanza Usa nel 2021dopo aver sposato un cittadino americano; viveva abitualmente a Los Angeles (da dove sarebbe stata effettuata la donazione «incriminata» a favore dell’associazione «Razom», il giorno dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca) ed era tornata in Russia per far visita alla famiglia d’origine. Il servizio di sicurezza russo, l’Fsb, ha dichiarato che Karelina «aveva raccolto in modo proattivo denaro nell’interesse di una delle organizzazioni ucraine, denaro poi utilizzato per acquistare forniture mediche tattiche, armi e munizioni per le forze armate di Kiev».
L’avvocato della donna, Mikhail Mushailov, ha detto che la sua assistita ha ammesso di aver effettuato la donazione, specificando però di essere stata convinta che i fondi avrebbero aiutato le vittime sia russe, sia ucraine. Mushailov ha detto anche che presenterà appello.
Razom, una organizzazione umanitaria fondata negli Stati Uniti, ha negaton con forza di aver mai raccolto denaro per armi o munizioni.
La condanna della cittadina russo-americana – avvenuta nello stesso tribunale, e decisa dallo stesso giudice, della sentenza contro Evan Gershkovich, il reporter del Wall Street Journal rilasciato pochi giorni fa nel corso di uno scambio di prigionieri con la Russia – dirischiano di aprire un nuovo caso diplomatico tra Washington e Mosca. «La condanna è una crudeltà vendicativa» ha dichiarato il portavoce per la sicurezza nazionale americana. «Stiamo parlando di 50 dollari, una cifra ridicola» ha aggiunto.
Il fidanzato di Karelina, l’ex pugile Chris van Heerden, ha detto di essere furibondo con il Dipartimento di Stato americano per non aver riportato a casa la donna nell’ambito dello scambio di prigionieri di due settimane fa.
Dall’inizio della guerra contro l’Ucraina, le autorità russe hanno aperto oltre mille procedimenti contro dissidenti; lo scorso anno, il presidente russo Vladimir Putin ha varato un decreto che aumenta a 20 anni la pena detentiva per chi viene trovato colpevole di tradimento.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2024 Riccardo Fucile
IDOLI CON RICCHI CONTRATTI DIVENTATI ESUBERI DIFFICILI DA PIAZZARE SUL MERCATO SONO LO SPECCHIO DI UN CAMPIONATO CHE HA PERSO MOLTO DEL SUO APPEAL
Non ce ne vogliano i lavoratori che da un giorno all’altro – dopo una vita passata in fabbrica o in ufficio – sono rimasti senza stipendio e senza pensione. Ma anche nella Serie A che sta per iniziare ci sono “salariati” che si ritrovano – dopo essere stati osannati come idoli delle curve e beniamini della tifoseria – in una terra di nessuno.
Siccome – qualche volta – anche i ricchi piangono, mai come in questa stagione c’è un numero così alto di calciatori alle dipendenze di club italiani che si trovano sospesi tra la panchina, tribuna o campionato saudita. I casi più eclatanti rispondono al nome di Federico Chiesa e Paulo Dybala. Ma anche uno come Victor Osimhen, più giovane e più corteggiato dello juventino e del romanista, vive in un clima da guerra dei Roses con il vulcanico presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.
Ma i tre attaccanti citati sono la punta dell’icerberg. Perché alla fine, magari tagliandosi l’ingaggio una sistemazione entro fine agosto la troveranno. Dietro di loro, c’è un piccolo esercito di calciatori di medio livello che si sono scoperti indesiderati: più di uno – a pochi giorni dalla prima giornata di campionato – è destinato ad allenarsi da solo o con la Primavera.
Sono stati messi in vendita dalla società con cui sono sotto contratto e sono in attesa di ricevere un’offerta che non arriva, paradossalmente a causa del ricco stipendio che avevano strappato solo un paio di anni fa. Sono gli “esodati” di quello che fino a una quindicina di anni fa era il campionato più bello – e più ambito – del mondo.
Ma ora non lo è più. La Serie A può permettersi i campioni solo a fine carriera (come dimostrano i casi Cristiano Ronaldo e Olivier Giroud). Oppure calciatori di primo piano ma solo prenotandoli prima della scadenza di contratto, attirandoli con un ricco ingaggio e con consistente percentuale al procuratore.
Ma l’ingaggio, quando è troppo alto, diventa una prigione, perché è poi difficile trovare un club disposto sia a pagare il cartellino che uno stipendio molto oneroso. Molti giocatori in esubero hanno il contratto in scadenza nel giugno del 2025. E molti di loro potrebbero, con tutta probabilità, aspettare i prossimi dieci mesi per liberarsi e accasarsi altrove. Sperando che i muscoli non si arrugginiscano e ricominciando da capo, ma con un ingaggio molto più basso.
Una possibile alternativa – ma non per tutti, anzi – è accettare le sirene del campionato dell’Arabia Saudita: un ricco buen ritiro, dove si gioca a ritmi da sfida in spiaggia con gli amici, l’equivalente del prepensionamento sportivo.
Esuberi, un patrimonio di 230 milioni
Soltanto prendendo in considerazione sette degli otto club qualificati per le competizione Uefa della prossima stagione, ci sono almeno 35 giocatori di buon livello a cui è stato dato il benservito e che sulla carta (secondo il sito specializzato Transfermarkt) valgono complessivamente 230 milioni di euro. E’ la cifra che i club di appartenenza sperano di portare a casa. Ma sarà molto difficile.
Secondo la Gazzetta dello sport, per arrivare a Pierre Kalulu del Milan, la Juventus – che ha ben dieci giocatori da piazzare – avrebbe tentato uno scambio mettendo sul tavolo Chiesa ma anche Milik e McKennie. Ma solo l’attaccante polacco potrebbe interessare ai rossoneri che cercano un vice Morata.
Lo stesso succede nella Capitale, dove mister De Rossi ha fatto capire che molti tesserati della Roma sono sul mercato. Dybala tra i primi, per via del suo contratto quanto mai oneroso, tanto da avere offerte concrete solo dall’Arabia. Ma se la trattativa non dovesse chiudersi per la prima di campionato con il Cagliari l’argentino potrebbe finire in tribuna. Giusto perché si capisca l’aria che tira.
Il Milan non è da meno. Due giocatori fuori rosa (Origi e Balo-Tourée), altri che potrebbero servire per finanziare l’ultimo colpo di mercato (Youssouf Fofana del Monaco): si va da Adli a Bennacer (entrambi richiesti tanto per cambiare in Arabia) per arrivare a Kalulu e Pobega. Anche perché il nuovo coach Paulo Fonseca non teme gli esuberi. Ha scoperto che l’anno a Bologna alle direttive di Thiago Motta ha fatto molto bene ad Alexis Saelemaekers e ora può coprire tutti i ruoli sulla fascia destra. E ha trovato alcuni talenti dalla Primavera (Zeroli e Liberali, Camarda e Jimenez) che come riserve della prima squadra valgono molto e costano poco.
Persino l’Inter dei due scudetti e una finale in Champions in quattro anni ha i suoi esodati: almeno sei giocatori hanno le valigie in mano o sono paragonabili alle figurine per qualche scambio.
La Serie A sempre più distante dalla Premier
Ma perché accade tutto questo? Succede in una Serie A che non solo è sempre più lontana anni luce, per entrate finanziarie e per numero di appassionati nel mondo, dalla Premier League. Ma è stata ormai superata per spettacolarità del gioco e talenti dalla Liga spagnola (con un movimento che in poco più di un mese ha vinto Europei e Olimpiadi).
Così come è finita alle spalle, per ricavi, efficienza economica e innovazione sportiva della Bundesliga, da dove arrivano le idee tecniche più interessanti che – da Jurgen Klopp a Thomas Tuchel rappresentano la nouvelle vague del calcio europeo.
E poco importa se nel ranking Uefa, i club italiani nell’ultima stagione sono tornati – per pochi punti – in seconda posizione, alle spalle dei soli club inglesi. Guadagnandosi il diritto a schierare cinque club in Champions League. Non illudiamoci: questo è dovuto all’ingresso in massa di fondi di investimento – per lo più americani – che hanno chiuso la stagione dei magnati alla Berlusconi/Moratti, i quali buttavano ogni anno un centinaio di milioni per giocarsela con i grandi d’Europa.
Ma i fondi d investimento sono investitori che non hanno come primo obiettivo vincere, ma far quadrare i conti e possibilmente guadagnare. E come L’Altra domenica ha raccontato, sono stati attratti dalla popolarità di cui gode ancora il calcio in Italia, dai bassi costi di ingresso e dalla possibilità – in molti casi – di un investimento immobiliare legato al nuovo stadio.
Tagliare i costi per non fallire
Per iniziare a guadagnare, come prima cosa, bisogna tagliare i costi. A cominciare dagli ingaggi: soprattutto se rapportati ai risultati sportivi appaiono oramai completamente fuori misura. Lo richiede una sana gestione economica, ma lo impongono le nuove regole Uefa. Per cui è meglio liberarsi di campioni o presunti tali che non hanno reso quanto ci si aspettava e investire sui giovani. O comunque ricominciare da capo.
Si diceva che lo chiede una sana gestione finanziaria. La Serie A è a un punto di non ritorno. Basta leggere l’ultima edizione del ReportCalcio, redatto da Centro Studi Figc con Arel e la società di consulenza Pwc. Le perdite accumulate negli ultimi sedici anni sono arrivate a 8,5 miliardi, di cui 3,6 nelle tre stagioni inficiate dal Covid (con una media di 3,3 milioni di perdite al giorno).
In questi sedici anni è vero che il valore della produzione del calcio professionistico è salito dell’84% (+1,9 miliardi), ma i costi di produzione sono contemporaneamente saliti di 2,4 miliardi (ogni euro di ricavi prodotti in più è costato 1,3 euro). Eccoci, allora, al punto nodale: la voce più consistente dei costi è legata al “personale”: il 62% della crescita del fatturato è dovuto agli stipendi, saliti nel periodo di 1,2 miliardi.
E come è stato possibile sostenere questi conti, senza fallire? Semplicemente aumentando i debiti. Negli ultimi sedici anni, l’esposizione finanziaria è passata dai 2,4 miliardi del 2007-2008 ai 4,8 miliardi del 2018-2019, per crescere fino ai € 5,7 miliardi del 2022-2023, Allo stesso tempo, il patrimonio netto tra pre e post Covid si è quasi dimezzato, da 644 a 344 milioni di euro (e in Serie B e Serie C risulta addirittura negativo), In pratica, ogni 100 euro investiti da un club di calcio, appena 5 provengono dai mezzi propri (cioè dagli azionisti/proprietari), e i restanti 95 da capitali di terzi (per lo più indebitamento).
Le nuove regole Uefa: lo squad cost ratio
Una situazione insostenibile che non riguarda solo la Serie A, con troppi campionati che sopravvivono solo grazie alla vendita dei diritti tv. Al punto che l’Uefa ha dovuto arrendersi al fatto che il solo financial fair play non è bastato per una sana gestione finanziaria del mondo del pallone. Introducendo una nuova variabile che risponde al nome di “squad cost ratio”.
Di cosa si tratta? Sostanzialmente, parliamo del rapporto fra costi e ricavi della società. I primi, dall’anno scorso, non possono superare il 90% dei secondi. Ma già da questa stagione i costi devono scendere ulteriormente: entro i prossimi due anni non potranno andare oltre il 70% dei ricavi.
E siccome abbiamo detto con la voce più alta dei costi è rappresentata dagli stipendi, è evidente che il parco giocatori è la prima voce a cui mettere mano. Ma nulla accade per caso. Ed è bene che i club italiani si mettano in riga perché i segnali di allarme ci sono tutti.
I grandi club continuano a spendere per la rosa, anche perché non possono permettersi di non arrivare in zona Champions: così negli ultimi cinque anni, secondo una dato Transfermarkt, nel tentativo di rinforzare la squadra la Juve ha speso 651 milioni, il Napoli 417, l’Atalanta 402 e il Milan 364. Non è un caso che il Milan sia il club che per primo ha impostato una nuova politica economica, per cui le società devono “autofinanziarsi”.
Le difficoltà dei club a far quadrare i conti è solo il sintomo più evidente della crisi del calcio italiano, che in molti continuano a far finta di non vedere. La mancanza di risultati sia a livello di Nazionale (non raggiunge gli ottavi di finale da quattro edizioni dei mondiali, Europeo 2022 una meteora), sia a livello di club (cinque finali perse delle ultime sei) si riflette soprattutto sulle società di prima fascia. Le stesse che hanno vinto tutti gli scudetti degli ultimi 23 anni.
I club della Top Five perdono tifosi
Stiamo parlando di Juventus, Inter, Milan, Napoli e Roma. E’ la top five della serie A per numero di tifosi. Nelle ultime stagioni, il fatto di aver perso terreno in Europa ha avuto le sue conseguenze. Il numero dei loro “appassionati”, quelli che seguono assiduamente le notizie che le riguarda e non si perdono una partita fosse una amichevole precampionato, è in discesa. Lo rivela l’annuale ricerca condotta da Sponsor Value, Stage Up e Ipsos che per tradizione viene presentata a inizio campionato.
“Nel 2018-19, il fenomeno tifo riguardava il 77% degli interessati al Campionato, con una quota dei cinque maggiori club dell’88%. Al termine della stagione 2023-24, il tifo riguarda l’86% degli interessati alla Serie A, mentre i tifosi delle prime cinque squadre sono scesi all’80% del totale”.
Questo perché, allo stesso tempo, sono aumentati i tifosi appassionati del club meno titolati. Lo si vede bene dai dati scorporati. Juventus (+1%) e Inter (+2%) e Roma (nessuna variazione) rimangono stabili nella loro fan base, rispettivamente con 7,8, 4,02 e 1,8 milioni di tifosi appassionati. Il calo complessivo è stato determinato da chi ha smesso di seguire con costanza il Milan (-3% a 3,8 milioni) e il Napoli (-4% a 1,8 milioni).
Non sarà sfuggito ai più attenti un ricambio al vertice, con l’Inter che – già da due anni – ha superato il Milan per numero di tifosi appassionati grazie ai campionati di vertice e alla finale di Champions. I rossoneri rimangono i più seguiti a livello globale tra i club italiani, ma senza una inversione di tendenza nelle vittorie (una finale Champions manca da 21 anni) gli rimarrà appiccicato il fascino della grande nobile decaduta.
Aumentano i tifosi dei “piccoli” club
La difficoltà delle Top Five si misura anche nella crescita delle tifoserie dei piccoli club. Il Bologna con il ritorno in Champions ha visto anche il ritorno allo stadio degli appassionati (+47% a 389mila), mentre è notevole anche la crescita di Atalanta (+18% a 327mila), Fiorentina (+14% a 639mila), Verona (+16% a 195mila).
Le prime due si sono confermate in Europa, i bergamaschi hanno trionfato in Europa League. Gli scaligeri sono stati protagonisti di una clamorosa rimonta per la salvezza. Segno che i tifosi vogliono vedere la passione in campo e vivere emozioni sugli spalti o davanti alla tv. Cosa che i Top Five ancora in fase di transizione dal proprietario mecenate alla gestione dei fondi di investimento non sanno più garantire.
Ma non è detto che rimettendosi a posto finanziariamente, ricominciando con i giovani, affidando ad allenatori che mostrino un gioco più europeo non sia la strada per riconciliarsi con i tifosi. Anche a costo di qualche “esodato” eccellente.
(da La Repubblica)
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