Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
LA MELONI È ALL’ANGOLO, L’ITALIA HA UNA PROCEDURA D’INFRAZIONE APERTA CON BRUXELLES PER IL MANCATO RISPETTO DELLA DIRETTIVA BOLKESTEIN E IL CONSIGLIO DI STATO HA DELEGITTIMATO LA PROROGA DELLE CONCESSIONI
In trincea per chiedere l’applicazione di quella legge che due anni fa hanno contestato. Antonio Capacchione, presidente del Sib, il sindacato dei balneari, lancia ancora una volta un appello al governo per una legge di riordino delle concessioni: «La facciamo domani, con l’ultimo Consiglio dei ministri. Altrimenti smettano di prenderci in giro, abbiano il coraggio di dirci che non vogliono farla e applichino la legge del governo precedente, che prevede il diritto di prelazione per coloro che hanno gestito un lido negli ultimi cinque anni, e un indennizzo per il concessionario che non ottiene il rinnovo».
Ma due anni fa non eravate di questo parere, avete contestato la legge Draghi e chiesto norme più favorevoli.
«E’ vero, noi avevamo contestato in particolare due aspetti: che la mappatura non producesse effetti giuridici, e l’azzeramento di tutti gli atti rilasciati fino a quel momento. Ma avevamo anche espresso apprezzamento per Draghi, quando si era opposto all’inserimento della riforma delle concessioni balneari nel Pnrr».
E adesso invece cos’è cambiato?
«Anche se io avessi voluto accettare la legge Draghi, così com’era, due anni fa, sono stato scavalcato da esponenti politici come Giorgia Meloni, o Carlo Fidanza, che ci hanno assicurato che, una volta al governo, avrebbe messo a punto delle norme più avanzate, e soprattutto che non ci sarebbero state le gare. Da allora stiamo assistendo a una pantomima: si continua a discutere, ma non c’è nulla di fatto» [
E quindi adesso la sua organizzazione accetta tutto quello che aveva stabilito il Ddl Concorrenza di Draghi? Compresa l’applicazione della direttiva Bolkestein?
«La legge del governo precedente, che comunque prevedeva una prelazione per chi ha avuto la concessione negli ultimi cinque anni, e un indennizzo, è stata condivisa dal Consiglio di Stato, che nelle ultime sentenze ne ha disposto l’applicazione anche in assenza di decreti attuativi.
Quanto alla Bolkestein, noi siamo per l’applicazione corretta: si applica se c’è l’impossibilità di nuove concessioni, come ha chiarito anche la Corte di Giustizia Europea. Il Politecnico di Bari, che non può essere sospettato di avere simpatie nei nostri confronti, ha stabilito che in Puglia solo il 9% delle spiagge è oggetto di concessione. Il governo può stabilire una quota al di sotto della quale vanno fatte le gare.
Oppure dica chiaramente che vuole che i sindaci facciano le gare adesso: non a caso a farle sono proprio i sindaci di Fratelli d’Italia, come il sindaco di Jesolo. E anche i presidenti di Regione che le avallano, come in Abruzzo. E allora a che gioco giochiamo? Ci avevano promesso una legge migliore, e noi li abbiamo presi sul serio. Non vogliono farla? Applichino almeno la precedente».
Domani c’è l’ultimo Consiglio dei Ministri, ma sembra difficile che arrivino le norme di riordino delle concessioni balneari. Voi confermate le due ore di sciopero per venerdì?
«Sono due ore di sciopero per due anni di ritardo. Mi sembra il minimo, per un settore così importante abbandonato a se stesso. Abbiamo chiesto otto volte un incontro al presidente del Consiglio, e non abbiamo ottenuto nessuna risposta. L’abbiamo chiesto a lei perché è lei che ha la delega sulle concessioni balneari, altrimenti l’avremmo chiesto al ministro competente»
(da La Repubblica)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
UNA MOSSA PRECISA, DOPO MESI DI AMBIGUITÀ: VANNACCI STA TESSENDO DA TEMPO LA SUA TELA PER LANCIARE UN’OPA A DESTRA, ALLA FACCIA DEL “CAPITONE” CHE LO HA FORTEMENTE VOLUTO IN LISTA
Doveva essere un’associazione culturale e basta, perlomeno a sentire i promotori quando la lanciarono, con grande rapidità dopo lo scoppio del caso dell’estate, ad agosto dello scorso anno. E invece, dopo mesi di ambiguità, ecco l’ammissione: il Mondo al contrario, che già a gennaio aveva aperto il tesseramento, «si appresta a divenire una realtà anche politica», scrivono sul proprio sito.
Sarà il partito della X di Roberto Vannacci? Un correntone dentro la Lega? Ancora è presto per capire bene, i ragionamenti sono in corso e di riunioni se ne fanno diverse, di sicuro il generale eletto in Europa con il Carroccio sta tessendo da tempo la sua personalissima tela.
Dando in parte ragione ai timori di chi, nel partito di Matteo Salvini, metteva in guardia il segretario federale: «Vannacci ci userà come un taxi»
Va detto che di indizi Vannacci e soci ne lasciano disseminati parecchi, ed è difficile pensare che tutto ciò sia casuale. Dopo la trovata della campagna elettorale del generale sulla Decima Mas – corpo tristemente famoso per le brutalità commesse contro i partigiani -, l’europarlamentare ha continuato imperterrito a pubblicizzare la ormai tornata famosa X, con ripetuti richiami e gestualità alla Decima e alla sua effige in latino.
Il tutto condito da chiari richiami alla terminologia neofascista, da “me ne frego” all’esaltazione del “cameratismo”. Neofascismo sì, ma politicamente corretto, sempre attento a non dire apertamente ciò che è chiaro a tutti. Nel mentre gli “amici del nordest”, come si definiscono, organizzano iniziative pubbliche con anche un simbolo di partito, o movimento, sempre la X su sfondo arancione e la scritta Vannacci.
Il presidente del Comitato, il colonnello in congedo Fabio Filomeni, si fa le domande e si risponde da solo, dicendo e non dicendo: «Quale sarà il futuro del Comitato? La risposta certa può darla solo lo scorrere del tempo», ha scritto sul Corsaro della Sera, pubblicazione quindicinale friuliana diretta da Marco Belviso, personaggio che a Udine fa eventi con Vannacci stesso, prima e dopo l’elezione; ma anche con Roberto Fiore e Forza Nuova per dire “Basta islam”.
Il vannaccismo è insomma un mondo a sé, pronto a lanciare la propria opa a destra, rimasticando schemi retorici che Lega e FdI hanno in parte annacquato: “patriottismo”, “identità”, battaglia aperta contro l’immigrazione e la fantomatica teoria gender, contro le lobbies (e pensare che il Vannacci deputato europeo ha fatto due riunioni registrate, finora, entrambe con delle note realtà francescane, senza scopo di lucro, come Assarmatori e Associazione dei costruttori europei d’automobile), amicizia con la Russia e critica aperta alla Nato.
Sembra di rivedere Salvini e Giorgia Meloni qualche anno fa, ora però l’uomo forte “non è un sovranista di cartone”, come da lode di Vittorio Gigliotti, animatore di Cantiere Laboratorio, associazione filo-russa che ha sostenuto Vannacci; no, è un militare, cioè un plus per chi si rifà ai valori e alla fantasie dell’estrema destra.
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
NEGLI ULTIMI 5 ANNI TRE GIOVANI SU QUATTRO HANNO SENTITO IL BISOGNO DI UN SUPPORTO PSICOLOGICO (SOLO IL 27,9% HA RICEVUTO L’AIUTO RICHIESTO) … IL DISAGIO È PIÙ ACCENTUATO TRA LE RAGAZZE: L’87,3% HA AVVERTITO LA NECESSITÀ DI UN SOSTEGNO, RISPETTO AL 61,8% DEI COETANEI UOMINI
Negli ultimi 5 anni tre giovani su 4 hanno avuto bisogno di un supporto psicologico, ma solo il 27,9% ha ricevuto l’aiuto necessario. Un disagio più accentuato tra le giovani donne, visto che ben l’87,3% ha avvertito la necessità di un sostegno, rispetto al 61,8% dei coetanei uomini.
Più elevata la richiesta di aiuto dei giovani residenti nelle regioni del Centro (79,4%) e del Sud (76,8%), rispetto al Nord (71,8%). Il 35,9% dei giovani ha avvertito la necessità di supporto psicologico ma non si è rivolto a nessun professionista. Il 11,2% si è rivolto a un professionista senza ricevere i benefici attesi. E’ quanto emerge da una nuova indagine sulla salute mentale dei giovani italiani, realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani con il supporto tecnico di Eures, Ricerche Economiche e Sociali.
“Il nostro studio mette in luce la necessità urgente di azioni concrete per affrontare una vera emergenza” commenta la presidente del Cng Maria Cristina Pisani, che a proposito del dato delle donne ritiene sia indicativo dell'”importanza di interventi mirati che tengano conto delle specificità di genere”.
Per il Consiglio Nazionale dei Giovani “è cruciale che le istituzioni e le famiglie prestino maggiore attenzione a questo tema, specialmente in un periodo storico come quello attuale”. In particolare “è necessario un piano nazionale organico e permanente che permetta di rafforzare e aumentare i servizi di sostegno alla salute mentale. Servono sportelli di ascolto psicologico nelle scuole superiori e nelle università, accessibili gratuitamente a tutti gli studenti”.
Non solo: è ” essenziale introdurre la figura dello psicologo di base nel sistema sanitario nazionale, come già sperimentato con successo in alcuni distretti sanitari territoriali, iniziativa che dovrebbe andare di pari passo con una campagna di sensibilizzazione per superare lo stigma associato alla ricerca di aiuto psicologico e promuovere una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute mentale tra le giovani generazioni, considerato che soltanto il 27,9% delle ragazze e dei ragazzi si è rivolto ad un professionista ricevendo l’aiuto richiesto.
Va scongiurata la solitudine e l’abbandono che troppe ragazze e ragazzi sperimentano. Bisogna fare in modo che l’accesso alle cure non sia un privilegio riservato a pochi”
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
I TONI TRIONFALISTICI DELLA MELONI PER AVERE INCASSATO GLI 11 MILIARDI DELLA QUINTA RATA DEL PNRR NASCONDONO IL VERO PROBLEMA: FINORA IL NOSTRO PAESE HA INVESTITO APPENA 53 MILIARDI SUI 194 CHE VANNO MESSI A TERRA ENTRO IL 2026… IN MOLTI CASI I RITARDI SONO ORMAI INCOLMABILI E SI RISCHIA DI PERDERE RISORSE FONDAMENTALI PER TENERE IN PIEDI I CONTI PUBBLICI
La Commissione Ue ha versato ieri all’Italia gli 11 miliardi di euro della quinta tranche del Pnrr. Il pagamento, hanno fatto sapere da palazzo Chigi, segue la valutazione positiva della Commissione, adottata formalmente lo scorso 2 luglio, connessa al conseguimento di 53 traguardi e obiettivi.
La premier Giorgia Meloni è tornata a ripetere che «l’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto: siamo stati i primi a richiedere il pagamento della quinta rata e siamo i primi ad aver richiesto il pagamento della sesta rata del Piano».
Per l’opposizione, a partire dal Pd, quella del governo «è solo propaganda, perché i dati reali sulla spesa confermano che l’Italia è in forte e ritardo sulla messa a terra degli investimenti».
Affermazioni che il governo, ovviamente, contesta facendo presente che per incassare la quinta rata ha dovuto raggiungere in tutto 53 obiettivi e portare a compimento 14 riforme e 22 investimenti in settori strategici per la modernizzazione della nazione, tra cui la concorrenza, gli appalti pubblici, la giustizia, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, l’istruzione secondaria e terziaria, le infrastrutture, la sanità, la cultura, l’università e la pubblica amministrazione, con la messa a terra degli interventi per la transizione al digitale.
E che il piano stia funzionando dando buoni risultati sul fronte della crescita, secondo Meloni, lo confermerebbero «i recenti dati Istat sul Pil, che stimano una crescita acquisita nel primo semestre 2024 pari allo 0,7% e gli ultimi dati del rapporto Svimez, che nel 2023 evidenziano la decisa accelerazione del Pil nel Mezzogiorno, con un incremento di nuova occupazione pari al 2,6%».
Dal Pd il responsabile economico Antonio Misiani ribatte che «la retorica trionfalistica del governo sul Pnrr è scollegata dalla realtà. E la verità è che, a meno di due anni alla scadenza del Piano, a fine luglio abbiamo speso solo 52 miliardi dei 194 complessivi. Non sarebbe più utile concentrarsi su questo, invece di acclamare l’arrivo di risorse che, se non spenderemo, dovremo restituire?».
«Sul Pnrr Meloni continua a fare il gioco delle tre carte – aggiunge il capogruppo dem in commissione Affari europei della Camera, Piero De Luca -. Non siamo i primi purtroppo. Quanto ai traguardi e agli obiettivi raggiunti, dopo il pagamento della quinta rata, lo stato di attuazione del Piano arriva al 37% del totale del cronoprogramma assunto. È su questa base che va fatta una comparazione con altri Stati. Raccontare ogni volta i numeri assoluti del nostro avanzamento è del tutto fuorviante, considerato che siamo il Paese con il maggior numero di traguardi e obiettivi».
Ed in effetti, se come spiegava nei giorni scorsi Fitto la spesa effettiva a fine luglio è arrivata appena a quota 53 miliardi, per arrivare ai 194,4 dell’intero piano di qui al giugno 2026 bisognerà metterne a terra ben 70 miliardi all’anno.
Fitto resta però ottimista spiegando che nei prossimi mesi il governo intensificherà il monitoraggio sull’attuazione del Piano, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea e con tutte le amministrazioni titolari, riservando particolare attenzione all’incremento della spesa e all’avanzamento procedurale e finanziario del Piano».
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
FORSE NON È UN DETTAGLIO CHE GLI STIPENDI REALI IN ITALIA SIANO FERMI DAGLI ANNI NOVANTA
Si conferma l’allarme degli imprenditori che hanno bisogno di personale da assumere ma hanno “difficoltà significative” nel trovare le competenze di cui hanno bisogno.
E’ così per il 69,8% delle imprese che hanno in corso una ricerca di personale e che hanno risposto all’Indagine Confindustria sul lavoro 2024, il rapporto annuale del centro studi di via dell’Astronomia, una fotografia su struttura dell’occupazione e politiche aziendali di gestione del lavoro nelle aziende associate, focalizzata sul 2023 e inizio 2024.
In evidenza anche aspetti come la diffusione dello smart working, quadruplicata rispetto al periodo pre-Covid, o l’incidenza di contratti aziendali e iniziative di welfare. Le difficoltà per le imprese che cercano personale da assumere emergono soprattutto per le competenze tecniche (complessivamente segnalate dal 69,2% delle imprese) e per le mansioni manuali (nel 47,9% dei casi a livello nazionale e nel 58,9% nel settore industriale). Nei due terzi dei casi le difficoltà vengono riscontrate nella ricerca di competenze per la transizione digitale, nel 15% per la transizione green.
Per un terzo dei casi è difficile trovare competenze per una maggiore internazionalizzazione dell’impresa. Nelle imprese associate a via dell’Astronomia l’occupazione dipendente è aumentata dell’1,4% tra fine 2022 e fine 2023 (+0,5% nelle imprese dei servizi, +1,9% nell’industria): è trainata dalla componente femminile (+3,4%) mentre quella maschile risulta pressoché stabile (+0,3%), un andamento diverso rispetto ai dati complessivi nazionali che registrano una crescita simile per uomini e donne. Il 32,6% delle associate prevede il lavoro agile, utilizzato in media dal 34% dei dipendenti non dirigenti, per lo più per 2 o 3 giorni a settimana (tra 4 e 12 giorni al mese) senza differenze sostanziali tra industria e servizi.
A inizio 2024 oltre un quarto delle associate a Confindustria (25,2%) applica un contratto aziendale: regolano principalmente i premi di risultato collettivi (nel 60,4% dei contratti), la conversione dei premi di risultato in welfare (47,7%), l’orario di lavoro (46,7%), l’offerta di servizi di welfare aggiuntivi (39%), la conciliazione vita-lavoro (36,7%).
Oltre la metà delle imprese (51,3%) ha adottato iniziative di welfare. Sotto esame anche il tasso di assenteismo, al 6,6%, con 111,9 ore di assenza sulle 1.701 pro-capite ‘lavorabili’ del 2023, più nei servizi (7,2%) che nell’industria (6,2%), più per le donne (8,3%) che per gli uomini (5,8%), ed in maggior misura all’aumentare della dimensione aziendale. La malattia non professionale si conferma la causa più frequente (3,5%) seguita dai congedi retribuiti (1,1%).
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
ANCHE BARACK E MICHELLE OBAMA BENEDICONO LA SCELTA: “HARRIS HA CHIARITO PER COSA SI BATTE. LA FIRMA DI TIM È LA SUA CAPACITÀ DI PARLARE COME UN ESSERE UMANO E TRATTARE TUTTI CON DECENZA E RISPETTO”
La prima decisione importante che un candidato alla presidenza deve prendere è quella del vicepresidente. E Kamala Harris ha preso un’ottima decisione scegliendo il governatore Tim Walz come suo compagno nella corsa alla Casa Bianca”. Lo ha scritto Joe Biden su X.
“Conosco Tim Walz da quasi due decenni, prima al Congresso e poi come governatore, ruolo nel quale è stato forte ed efficace. Il ticket Harris-Walz sarà una voce potente per i lavoratori e per la classe media americana. Saranno i più forti difensori delle nostre libertà e della nostra democrazia. E garantiranno che l’America continui a guidare il mondo”, ha sottolineato.
“Scegliendo Tim Walz come suo vice tra una rosa di democratici eccezionali, Kamala Harris ha scelto un partner ideale e ha chiarito esattamente per cosa si batte… Walz non ha solo l’esperienza per essere vicepresidente, ha i valori e l’integrità per renderci orgogliosi… Ma la firma di Tim è la sua capacità di parlare come un essere umano e trattare tutti con decenza e rispetto”: così Barack e Michelle Obama in una nota dove definiscono Walz “un governatore eccezionale” e “un vicepresidente ancora migliore, pronto dal primo giorno”.
“Quando un candidato alla presidenza sceglie un compagno di corsa – si legge nella nota – dice molto su chi è e che tipo di presidente sarà. Sceglie qualcuno inesperto e divisivo che approfondirà le nostre divisioni? O sceglie qualcuno con capacità di giudizio per prendere decisioni difficili e il carattere per credere che ogni voce conta e che tutti meritano pari opportunità?
Il governatore Walz non ha solo l’esperienza per essere vicepresidente, ha i valori e l’integrità per renderci orgogliosi. Come governatore, Tim ha aiutato famiglie e aziende a riprendersi dalla pandemia, ha istituito un congedo parentale retribuito, ha garantito il diritto all’aborto e ha messo in atto misure di sicurezza sulle armi di buon senso per mantenere le comunità al sicuro.
Ma la firma di Tim – sottolineano gli Obama – è la sua capacità di parlare come un essere umano e trattare tutti con decenza e rispetto, il che non sorprende considerando il fatto che ha prestato servizio nella Guardia Nazionale per 24 anni e ha lavorato come insegnante di studi sociali al liceo e allenatore di football prima di essere eletto al Congresso”.
“Come la vicepresidente Harris, il governatore Walz crede che il governo lavori per servirci. Non solo alcuni di noi, ma tutti noi. Ecco cosa lo rende un governatore eccezionale, e questo lo renderà un vicepresidente ancora migliore, pronto fin dal primo giorno. Michelle e io non potremmo essere più felici per Tim e Gwen, la loro famiglia e il nostro Paese”, concludono.
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
L’ABORTO, IL SALARIO MINIMO E “GLI STRANI”: CHI E’ TIM WALZ, IL MITE RADICALE SCELTO COME VICE DA KAMALA HARRIS
Tim Walz è il candidato vicepresidente scelto da Kamala Harris per sfidare Donald Trump e J.D.Vance alle elezioni del 5 novembre. Dopo 16 giorni di attesa e molte pressioni da parte di esponenti di peso e donatori del partito, la nomina del governatore del Minnesota – progressista sui diritti ma moderato in materia economica e sociale – per il ticket presidenziale mostra chiaramente la direzione che prenderà a partire da oggi la campagna elettorale della vicepresidente.
Una mossa rischiosa da parte di Harris che, invece di scegliere un democratico di successo di uno swing state, punta tutto sul governatore di uno Stato solidamente democratico da 50 anni ma capace di parlare la stessa lingua di operai e contadini della Rust Belt.
Con l’obiettivo di mostrare le contraddizioni di un ticket repubblicano formato da due miliardari – Trump e Vance – che flirtano con l’America dimenticata dai liberal.
Stasera i due appariranno per la prima volta insieme alla Temple University di Philadelphia per il comizio elettorale che, dopo la nomina ufficiale come candidata del Partito democratico, apre una nuova fase della campagna elettorale. Non si è fatta attendere la reazione dello staff di Donald Trump che ha definito Walz un «radicale di sinistra».
Tim Walz, chi è il candidato dem alla vicepresidenza
Sessanta anni, due figli, originario di un paesino di 3.500 abitanti del Nebraska, Walz è al suo secondo mandato come governatore del Minnesota, dopo aver servito lo Stato del Midwest per 12 anni da deputato al Congresso, vincendo sei elezioni anche nelle zone più rurali e conservatrici. Prima di iniziare il suo percorso politico, il candidato alla vicepresidenza ha trascorso 24 anni tra i riservisti della Guardia nazionale degli Stati Uniti e insegnato alle scuole superiori, dove è stato anche allenatore della squadra di football. Ed è proprio tra le palestre della Mankato West High School che Walz inizia a manifestare la sua doppia anima di mite democratico attento ai bisogni degli elettori in difficoltà – il tipico Minnesota nice, come ha scritto Nate Silver – e lo spregiudicato difensore dei diritti civili.
In quel liceo il prof di geografia con il cappellino mimetico sceglie di sostenere un gruppo di studenti decisi a creare un’alleanza tra eterosessuali e gay, tra i confini di uno Stato dove solo tre anni prima un governatore democratico aveva imposto il divieto di unione tra persone dello stesso sesso.
«Avevano davvero bisogno di essere spalleggiati dal loro coach – ha raccontato Walz in un’intervista di qualche anno fa -, che era un soldato, etero e sposato».
Le battaglie di Tim Walz
Con la stessa placida fermezza, da governatore del Minnesota si è battuto per i diritti delle persone transgender ponendo fine per legge alle brutali “terapie di conversione” sui minori, e garantendo un accesso equo alle terapie sanitarie. Sostenitore del diritto all’aborto, lo scorso anno ha firmato due leggi che hanno fatto scuola nell’America stravolta dal ribaltamento della «Roe vs Wade» per mano della Corte Suprema: la prima garantisce ai cittadini del Minnesota il «diritto fondamentale di prendere decisioni autonome» in materia di assistenza sanitaria riproduttiva; la seconda offre riparo legale e politico a cittadine e operatori sanitari che scelgono il Minnesota per praticare aborto. Appassionato di caccia, ha avuto per anni il sostegno della potente National Rifle Association of America, a cui ha rinunciato dopo la strage del 2018 nella scuola di Parkland in Florida, virando il suo impegno sulla regolamentazione delle armi da fuoco.
Perché Tim Walz piace a moderati e giovani
Nonostante l’approccio radicale in materia di diritti, Walz ha dimostrato di essere capace di conquistare anche l’elettorato moderato riuscendo nell’impresa di convincere molti elettori repubblicani e indipendenti del Minnesota a votare per lui. Ha cancellato le tasse universitarie per gli studenti a basso reddito e reso gratuite le mense scolastiche; ha tagliato le tasse al ceto medio e ha aumentato quelle sulla benzina e sugli investimenti dei cittadini con i redditi più alti. Negli anni da governatore ha conquistato anche i sindacati, aumentando il salario minimo, favorendo le alleanze tra i lavoratori dei settori pubblici e privati e istituendo congedi retribuiti per motivi medici e familiari. «Non si vincono le elezioni per accumulare capitale politico, si vincono le elezioni per bruciare capitale politico e migliorare le vite delle persone», ha detto lo scorso anno in un comizio.
Considerato uno dei governatori più attivi sul tema del contrasto del cambiamento climatico, Walz ha chance di convincere l’elettorato più giovane anche grazie alle sue posizioni liberali in tema di liberalizzazione delle droghe leggere.
Sui due dei fronti più controversi della sfida elettorale – il confine infuocato con il Messico e la guerra a Gaza – il governatore non si è esposto in maniera significativa. Un atteggiamento che se, da un lato, consolida l’immagine di uomo dedicato ai problemi “interni” del Paese; dall’altro lascia spazio agli attacchi degli avversari, che hanno fatto di immigrati e guerre armi potenti della campagna elettorale.
Da politico invisibile ad autore di meme
Walz è stato fuori dai radar nazionali fino a poco tempo fa, fino a quando ha iniziato a mostrare un lato più divertente sui social attraverso video girati insieme alla figlia vegana, battezzati “daddy jokes”. È lui l’autore della frase «Trump e Vance sono tipi strani (weird people)», diventato un meme vivente della campagna elettorale e un’ossessione del tycoon, che più volte nei giorni scorsi ci ha tenuto a ribadire in tv e sui social di non essere «un tipo strano».
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
LA PRINCIPALE DIFFERENZA STA NELLA PERCENTUALE DI THC, IL PRINCIPIO PSICOATTIVO.. CHI EQUIPARA O E’ IGNORANTE O E’ IN MALAFEDE
Il primo agosto, dopo una lunghissima seduta notturna, è passato in Commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera l’emendamento al ddl Sicurezza che equipara la cannabis light alla cannabis tradizionale. La normativa vuole proibire la lavorazione, il commercio e l’esportazione di tutti i prodotti che contengono sostanze derivate dalla pianta di canapa. La stretta avrà sicuramente delle ricadute economiche, colpendo il settore alimentare, della cosmesi e degli integratori. E infatti circa 800 aziende coltivano cannabis light, altre 1500 trasformano il prodotto. Lo stop metterà a rischio circa 11.000 posti di lavoro.
La normativa mette sullo stesso piano la cannabis tradizionale con la versione light, che contiene però una bassissima percentuale di THC, il principio psicoattivo della cannabis. “Dal punto di vista farmacologico e clinico e, in generale, scientifico, si tratta però di due cose molto diverse, e la differenza la fa proprio il THC contenuto nelle due preparazioni”, ha spiegato a Fanpage.it Marco Pistis, farmacologo del gruppo “Dipendenze patologiche” della Società Italiana di Farmacologia SIF e professore dell’Università di Cagliari.
Cannabis light e tradizionale, come dice, sono diverse, ma possiamo definire la cannabis light una droga?
Il termine “droga” è molto ambiguo e dipende dai contesti in cui viene definito. Un farmacologo e un neuroscienziato non usano il termine “droga” ma parlano di “sostanza psicotropa o psicoattiva”, cioè una sostanza che agisce sul cervello, alterando le funzioni cerebrali e provocando effetti sulla percezione, sull’umore, sulla coscienza o sul comportamento. Una sostanza così definita può anche indurre un abuso e dare dipendenza. In senso giuridico il termine droga viene utilizzato per riferirsi a sostanze il cui uso, possesso, produzione o distribuzione sono proibiti dalla legge. In molti paesi, esistono leggi specifiche che classificano alcune sostanze come droghe illegali o controllate.
Dal punto di vista farmacologico?
Da farmacologo e neuroscienziato posso dire che la cannabis light, che per legge deve contenere una bassissima percentuale di THC (il principio psicoattivo della cannabis) per essere definita tale, non è una droga perché non ha le caratteristiche che ho descritto prima. In senso giuridico, se non è più legale, è una “droga” a tutti gli effetti.
Quali sono le differenze rispetto alla cannabis tradizionale?
La cannabis light in Italia deve contenere meno dello 0,6% di THC. In altri Paesi questa soglia è un po’ diversa, ma in genere è inferiore all’1%. La cannabis light, quindi contiene pochissimo THC, che è responsabile degli effetti psichici della cannabis, ma contiene quantità più alte di cannabidiolo (CBD). Per far capire la differenza tra cannabis e cannabis light, la prima può contenere dal 5 al 10% di THC. C’è da dire che la cannabis sul mercato illegale contiene sempre più THC perché vengono selezionate le varietà di cannabis che ne contengono di più. È chiaro che se il THC è molto basso avremo effetti psichici scarsi o nulli, al contrario se è presente molto THC avremo effetti molto intensi.
La commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera ha approvato un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza per vietare la coltivazione e il commercio della cosiddetta cannabis light. Perché è un problema?
È un problema sostanzialmente per il settore della coltivazione della cannabis a basso contenuto di THC, che ha trovato un mercato florido con i prodotti di consumo a base di cannabidiolo estratto dalla cannabis light coltivata legalmente. Questo emendamento segue il Decreto del Ministero della Salute 27 giugno 2024 che inserisce “le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis” nella tabella delle sostanze stupefacenti. È necessario capire bene le differenze tra i prodotti a base di cannabidiolo che hanno inondato il mercato (i cui effetti benefici sono molto dubbi) e, invece, il farmaco a base di cannabidiolo che è prescritto a diversi pazienti che soffrono di gravi epilessie.
Si spieghi meglio.
Il cannabidiolo è contenuto anche in un farmaco approvato dall’EMA e dall’AIFA che viene prescritto dal neurologo nel caso di forme molto gravi di epilessia. Inserire il cannabidiolo tra le sostanze stupefacenti rende molto complicato l’approvvigionamento di questo farmaco da parte delle farmacie e la sua distribuzione ai pazienti che ne necessitano. Da farmacologo posso affermare con sicurezza che il cannabidiolo non ha effetti psichici nemmeno lontanamente paragonabili a quelli del THC e non ha certamente la capacità di dare abuso e dipendenza che ha, invece, il THC.
Quali potrebbero essere le conseguenze se venisse approvato?
Direi conseguenze principalmente economiche per il settore.
Ce ne sono invece per coloro che fanno uso abituale di cannabis light?
Se la cannabis light venisse vietata non resta ai consumatori abituali che interromperne l’utilizzo. Non esistono evidenze scientifiche che mostrano possibili problemi legati all’interruzione dell’assunzione di cannabis light. È possibile però che fiorisca un mercato illegale, e sarà molto difficile verificare che i preparati disponibili illegalmente siano effettivamente “light”, cioè contengano poco THC. Il mercato legale è molto più facile da controllare.
Quali sono i benefici della cannabis light?
Non esistono evidenze scientifiche che dimostrano i benefici sulla salute della cannabis light.
E invece i possibili rischi?
Il rischio è che il cannabidiolo contenuto nella cannabis light abbia degli effetti farmacologici negativi, per esempio se ingerito con altri farmaci che il paziente assume per le sue malattie. Sono numerose le importanti le interazioni farmacologiche documentate del cannabidiolo. Inoltre, se la cannabis light viene fumata, abbiamo gli effetti cancerogeni dei prodotti da combustione.
Quali sono gli effetti della cannabis light, considerato che ha un livello molto basso di THC?
Non esistono studi clinici che affermino che il cannabidiolo presente nella cannabis light abbia effetti benefici sulla salute o alteri lo stato psichico dell’utilizzatore. Alcuni riferiscono una riduzione dell’ansia e dell’insonnia, ma non abbiamo al momento prove scientifiche.
Abbiamo dei dati sull’andamento del consumo di cannabis illegale da quando è stata ammessa la vendita di quella light?
Possiamo dire che non risultano significative variazioni del consumo medio di cannabis illegale da quando è stata introdotta la cannabis light.
È sbagliato paragonare cannabis light alla cannabis tradizionale?
Dal punto di vista farmacologico e clinico e, in generale, scientifico, sono due cose molto diverse, e la differenza la fa proprio il THC contenuto nelle due preparazioni.
(da Fanpage)
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Agosto 6th, 2024 Riccardo Fucile
LA STORIA DI MAURO: “CON IL DDL CANAPA LIGHT PERDO TUTTO”… “E POI PARLANO DI DIFESA DEL MADE IN ITALY”
Aveva provato a ripartire con una sua attività Mauro Vannuccini, rimasto senza casa dopo il crollo del Ponte Morandi. Ma con la stretta sulla cannabis light, il suo negozio rischia di chiudere
Sembrava una storia di resilienza, a lieto fine. Dopo che Mauro Vannuccini, 39 anni, ha visto crollare il suo mondo insieme alle impalcature del Ponte Morandi, era infatti riuscito a sfuggire al devasto diventando uno degli sfollati di via Porro. E non si era buttato giù: aveva deciso di utilizzare il risarcimento ricevuto dopo aver dovuto abbandonare la sua casa per aprire un negozio di derivati dalla canapa, Canapaki, a Sampierdarena.
Adesso, però, teme di essere costretto a ricominciare tutto da zero, ancora una volta. E questo perché, durante l’esame del ddl sicurezza dello scorso 1 agosto, è stata approvata la stretta sulla sostanza, che di fatto equipara la cannabis light a quella non light.
Il racconto
Vannuccini racconta la sua storia a Repubblica, partendo dal principio. Da quell’estate del 2018 che ha cambiato la sua vita: «La mia casa era al civico 10 di via Porro. Proprio dal pilone: con vista ponte. Ricordo che stavo prendendo un caffè ed è crollato il mondo. Siamo schizzati via», ricorda. Quel giorno, morirono 43 persone. Mauro riuscì a salvarsi. E aveva deciso di buttarsi in un business che, anno dopo anno, lo stava aiutando a rimettersi in piedi. «Stava andando bene – racconta -. In un anno avevo già ripianato i conti, ho una clientela affezionata. Ma con il decreto del governo rischia di saltare tutto».
I danni
«E poi parlano di difesa del Made in Italy», commenta sarcastico. Vannuccini non è l’unico che potrebbe subire ripercussioni negative. In Italia sono circa 10mila a lavorare con la cannabis light, ovvero quella con un livello molto basso di Thc, il componente psicoattivo che si associa comunemente all’effetto stupefacente. La cannabis light era stata cautamente liberalizzata nel 2016, quando la legge 242 aveva consentito a centinaia di aziende agricole di produrla e lavorarla.
Il ddl sicurezza
Il ddl sicurezza arriverà in aula a settembre, ma l’ampia maggioranza parlamentare che ha supportato l’emendamento sulla cannabis light lascia supporre che verrà definitivamente approvato. Una prospettiva tetra per Mauro: «Ho deciso di aprire il negozio nel 2020, in piena pandemia – racconta ancora -. Non è stato facile: avevo perso il lavoro nel 2018, dopo dieci anni in un Carrefour. Poi c’è stato il crollo del Morandi, uno shock. Per cinque mesi ho vissuto in una stanza di un metro per due con la mia compagna, a casa di mia suocera».
Il paradosso
«L’olio di Cbd – spiega ancora – mi ha aiutato a calmare i miei nervi. A volte le mani mi tremavano. Con il risarcimento ottenuto per aver lasciato il nostro appartamento ho aperto questo negozio: in zona non c’era ancora niente del genere. Leggevo di questo mercato in crescita, mi sono buttato». Canapaki, nello specifico, vende attrezzature per la coltivazione, cosmetica a base di canapa, infiorescenza e prodotti derivati. «Si è creato un bel rapporto con i clienti, in tanti si informano sui benefici naturali di questa pianta», spiega ancora Mauro. Anche se, riconosce, già «con il decreto contro l’olio di Cbd (risalente all’ottobre 2020, ndr) le vendite erano iniziate a calare». «Cosa dobbiamo fare?», conclude esasperato Vannuccini. «Andare all’estero? Con il paradosso che online si possono acquistare questi prodotti da aziende straniere».
(da agenzie)
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