Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
CHI SONO I FONDATORI E CHE RUOLO HANNO… POI IL CREMLINO ACCUSA GLI UCRAINI DI ESSERE NAZISTI
In un articolo del gruppo investigativo Bellingcat, il ricercatore Michael Sheldon spiega come operano le “truppe irregolari” russe nel territorio ucraino e oltre.
Tra questi gruppi armati, ne cita in particolare uno noto come “Rusich”, fondato e formato da estremisti di destra neonazisti. Questo battaglione è stato recentemente menzionato sui social per un post pubblicato sul loro canale Telegram ufficiale. Nel messaggio diffuso online, il battaglione neonazista chiede pubblicamente alle unità alleate di fornire un prigioniero ucraino, con determinate caratteristiche fisiche e somatiche, per «eseguire un sacrificio rituale agli dei slavi durante la festa dell’equinozio d’autunno». In questo articolo, racconteremo la loro storia e come sono giunti in Ucraina durante la prima invasione del 2014
Ecco il post Telegram, pubblicato il 19 agosto 2024, dove il gruppo farebbe richiesta di un ucraino per un sacrificio umano:
“Chiediamo alle unità alleate di fornirci un prigioniero ucraino (preferibilmente non completamente slavo, ma di carnagione scura, come un tartaro di Crimea o qualcosa di simile) per eseguire un sacrificio rituale agli Dei Slavi durante la festa dell’equinozio d’autunno, al fine di incoraggiare e rafforzare lo spirito del nuovo personale dell’unità.”
Il post risulta attualmente rimosso (ma archiviato), ma non prima di venire citato in uno successivo dove leggiamo:
Grazie mille a tutti quelli che hanno risposto. Il compito è concluso. Gli informatori posso essere liberi.
Non è dato sapere se si tratti di una richiesta ufficiale o di una presa in giro di pessimo gusto. Tuttavia, come vedremo di seguito, il fondatore estremista del gruppo e i suoi sodali sono noti per essere inclini a gesti simili. Di fatto, il gruppo fa uso di simboli legati al neopaganesimo slavo, riportando nel loro stemma il simbolo del Rod, utilizzato dai gruppi di Fede Nativa Slava o Rodnoveria.
Il nazista e torturatore di cuccioli “Fritz”
In un articolo del 28 novembre 2011, i siti russi Newsru.com e Vesti.ru riportano l’orrida notizia di un giovane ventenne di San Pietroburgo soprannominato “Fritz”. Il suo vero nome è Alexey Milchakov, e divenne tristemente famoso all’epoca a seguito della pubblicazione di alcune foto che lo ritraevano mentre uccideva brutalmente un cucciolo di cane, decapitandolo.
Le foto vennero pubblicate dallo stesso “Fritz” sul suo profilo VKontakte, il social network russo. Nella timeline di Alexey Milchakov non c’erano solo le immagini che lo mostravano mentre uccideva crudelmente il cucciolo, ma anche scatti che lo ritraevano con la bandiera nazista, come riportato da Novaya Gazeta nel 2016. Inoltre, vi erano diversi post in cui diffondeva slogan di estrema destra e incitava a compiere omicidi xenofobi.
Nato a San Pietroburgo nel 1991, Alexey Milchakov fondò nel 2014 il gruppo Rusich insieme a un altro nazista, Yan Petro Petrovsky (nella foto sotto a destra, accanto a “Fritz”), dopo aver seguito un addestramento paramilitare presso il braccio armato del Movimento Imperiale Russo, la “Legione Imperiale”. Questo gruppo armato è noto per aver addestrato diversi nazisti, tra cui gli autori degli attentati terroristici in Svezia tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, che colpirono un centro di rifugiati.
Il gruppo fondato dai due nazisti, successivamente affiliato con la Wagner di Prigozhin, partecipò attivamente, dal giugno 2014 a luglio 2015, al fianco dei separatisti filorussi nel Donbass. In una delle operazioni del settembre di quell’anno, Alexey Milchakov venne ripreso mentre teneva in mano l’orecchio mozzato di un soldato ucraino. Nel 2015, Milchakov venne inserito nella lista delle persone sanzionate dall’Unione Europea per aver partecipato alla destabilizzazione dell’Ucraina.
L’odio verso gli ucraini e la fede nazista
In un post pubblicato su VK il 9 marzo 2014, Alexey riportava una testo dove si sostiene che Dio avrebbe proibito ai russi di frequentare tre tipi di persone, tra queste gli ucraini e gli ebrei.
In un’intervista del 2020, rilasciata al russo Yegor Prosvirnin, si dichiarò fieramente e apertamente nazista.
I rapporti con i separatisti del Donbass vennero meno nel 2015, probabilmente a seguito delle critiche da parte di Milchakov su VK contro i leader delle autoproclamate Repubblica, accusandoli di essere «troppo anti-nazisti».
Il “norvegese” Yan Petro Petrovsky
Yan Petro Petrovsky è considerato il vice di Alexey Milchakov. La testata norvegese NRK.no dedicò un longform nel 2017 alla presenza di alcuni combattenti norvegesi in Siria, citando proprio il co-fondatore del battaglione nazista Rusich. Il gruppo operò sotto la Wagner al fianco del regime di Assad. Il sito russo Fontanka pubblicò nello stesso anno una testimonianza della presenza di Milchakov in Siria, includendo una foto che lo ritraeva mentre nuotava in una piscina.
Di fatto, Yan Petrovsky partecipò insieme a Alexey Milchakov durante la prima invasione russa in Ucraina del 2014, come dimostrato anche dalle foto diffuse online, in cui posava di fronte al corpo carbonizzato di un soldato ucraino nel Donbass. Anche Alexey si fece fotografare nello stesso posto.
La presunta poca importanza della loro presenza
In un video pubblicato nel luglio 2015 dal canale YouTube di Popoffquotidiano, è presente uno screenshot attribuito all’account Facebook di Irina Osipova, la ragazza russa che vinse un concorso per lavorare al Senato italiano nel 2023. Lo screenshot riporta chiari riferimenti all’estrema destra.
L’articolo del 2015 di Popoffquotidiano, così come il video, puntano a sminuire la presenza dei nazisti russi nell’invasione iniziata nel 2014: «Un video pubblicato da VoXKomm, VXK, rivela l’impatto numerico dell’estrema destra nella resistenza in Donbass. Una presenza poco reale e molto mediatica». Nonostante ciò, nel 2016, Alexey Milchakov venne premiato per il suo operato dal capo della autoproclamata Repubblica di Cimea, Sergei Aksenov.
Inoltre, il nazista di San Pietroburgo venne immortalato in compagnia del consigliere personale di Vladimir Putin, Vladislav Surkov.
I “legami” italiani
Secondo quanto riportato da Il Domani in un articolo del 2022, Andrea Palmieri, noto come “il Generalissimo”, sarebbe stato segnalato nei documenti dell’intelligence italiana per i suoi legami con il battaglione Rusich. La presenza di italiani nel battaglione venne riportata, secondo uno screenshot che circola online, in un post Facebook di Irina Osipova, presumibilmente del 2015.
A prima vista, considerando i tatuaggi, tra questi non risulta esserci Andrea Palmieri.
Come riportato in un articolo di Open del 2023, sono note le foto di Irina Osipova in compagnia di Alexey Milchakov e di Yan Petrovsky.
Il campo estivo con i bambini russi
In un articolo del 2015 di Censor.net vengono riportate diverse foto che mostrano Alexey Milchakov e Yan Petrovsky in un “campo estivo” composto da giovani e giovanissimi.
Il “campo estivo”, organizzato dalla “ENOT Corporation” e si svolto tra il 26 e 27 settembre 2015 vicino alla città di Chernogolovka, nell’oblast di Mosca. Nella foto di gruppo sotto riportata, diversi minori tengono in mano dei fucili. Sul sito di Censor ci sono ulteriori foto, prelevate dall’account VK di ENOT.
(da Open)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
CROSETTO ADOMBRÒ L’IPOTESI DI UN CONTRO-COMPLOTTO: “NON SI PUÒ TRATTARE DI UN ERRORE, C’È UNA CHIARA VOLONTÀ. NON POSSO ORA ESIMERMI DAL CAPIRNE LA RATIO E SOPRATTUTTO I MANDANTI”
Complotto, doppio complotto e contro complotto. Pur in assenza della regia di Nanni Loy, resta comunque il titolo più azzeccato per lo spettacolo messo in scena dalla destra al governo, che evoca trame inesistenti a tal punto da produrre cortocircuiti imprevedibili. Ed è ciò che è accaduto a destra, con Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti e il ministro della Difesa Guido Crosetto
Il primo – scopre Domani – costretto a risarcire il secondo, dopo una mediazione civile, con circa 35mila euro. Crosetto si era sentito diffamato da un articolo dello scorso dicembre pubblicato dal quotidiano che fu di Silvio Berlusconi e ora è del parlamentare leghista, ras della sanità privata, Antonio Angelucci.
Ancora una volta ruota tutto attorno a un presunto complotto ordito dalle toghe rosse evocato da Crosetto in un’intervista al Corriere. All’allarme farlocco è seguito un inaspettato doppio complotto tutto interno, scaturito da un articolo del 7 dicembre pubblicato da Il Giornale diretto da Sallusti, che titolava «Inchiesta su Crosetto».
Un servizio che voleva in teoria essere in favore del ministro (solo sentito dai pm di Roma in merito alle dichiarazioni rilasciate sulle possibili trame eversive delle toghe rosse per azzoppare il governo Meloni). Crosetto però denunciò Sallusti accusandolo di essere manovrato da «mandanti».
Infine, il contro complotto d’agosto: la prima pagina de Il Giornale con il retroscena sull’intenzione, di qualche procura non meglio specificata, di indagare Arianna Meloni, la sorella della presidente del consiglio, a capo della segreteria organizzativa di Fratelli d’Italia, la figura oggi più potente nel partito appena sotto la premier.
Il metodo è identico. Il Giornale apre l’edizione del 7 dicembre con un titolo sensazionale: «Inchiesta su Crosetto». Nel sommario spiegavano che il ministro era stato «sentito dai pm di Roma per le frasi sui complotti dei magistrati». Il ministro ha ritenuto quell’articolo e la titolazione diffamatoria, perciò ha chiesto un risarcimento al giornale, il cui editore attuale è il parlamentare leghista Antonio Angelucci, molto vicino a Fratelli d’Italia.
Visto che l’inchiesta non è mai esistita e che il titolo era una bufala, la partita si è chiusa con circa 35mila euro dati al ministro
Crosetto aveva sintetizzato così la vicenda e la sua gita in procura a Roma: «Ho avuto un incontro con il procuratore capo di Roma, cordiale e istituzionale, nel quale abbiamo parlato del tema da me sollevato nell’intervista al Corriere della Sera». Poi l’attacco frontale al Il Giornale, accusato di essersi «inventato di sana pianta un titolo gravemente diffamatorio, totalmente falso, costruito evidentemente con il solo intento di infangare».
Ma non finiva qui: «Un atto gravissimo per il quale ho dato immediatamente mandato di denunciare in ogni sede possibile», perché «non si può trattare di un errore», ma piuttosto di «chiara volontà di mistificare la realtà e trasmettere un messaggio, lo ripeto, tanto diffamatorio quanto falso, inaccettabile». Poi il gran finale: «Non posso ora esimermi dal capirne la ratio e soprattutto i mandanti».
Alcuni retroscena pubblicati in quei giorni aggiungevano altri elementi, per esempio Crosetto avrebbe detto ai suoi che la pubblicazione del Il Giornale «deve avere un motivo, nulla è casuale», per di più «su un giornale che dovrebbe essere “amico”, sempre garantista, non può essere che per “errore” esca una cosa così…»
Sallusti dal canto suo non aveva risparmiato critiche all’atteggiamento del ministro: «Mi sembra che sia molto nervoso e quando uno è nervoso perde la lucidità. Il titolo è una sintesi, l’inchiesta è sulle parole di Crosetto, non su Crosetto. Io non so quali sono i mandanti di Crosetto, so che io non ho mandanti».
Un cortocircuito il cui esito è utile per comprendere anche il metodo giornalistico e politico usato nella vicenda della sorella della premier: una notizia che non esiste, un’indagine fantasma, un reato (traffico di influenze) del tutto depotenziato. Le prove? Ai media di destra e a Palazzo Chigi che li cavalca non servono. Ma guai a parlare di menzogne. Per i patrioti sono verità alternative.
(da Domani)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
LA COLPA E’ DELL’INFLAZIONE CHE GALOPPA: LE VACANZE AL MARE SONO LA PRIMA SPESA CHE LE FAMIGLIE TAGLIANO. VISTI I PREZZI ESORBITANTI DI LETTINI E OMBRELLONI, LA SPIAGGIA STA DIVENTANDO UN LUSSO PER POCHI
Estate da dimenticare: in Puglia i primi check sull’andamento delle stagione balneare attestano ciò che sembrava chiaro fin dal mese di giugno, cioè un secco calo delle presenze in spiaggia che il Sib (sindacato italiano balneari) di Fipe-Confcommercio, è già in grado di quantificare attorno al 20-25 per cento rispetto al 2023 che, tradotto in moneta sonante, equivarrebbe a circa 40 milioni di euro.
Ma cosa ha tenuto i turisti lontano dalle spiagge in un’estate che, per molti balneari, doveva essere quella del definitivo riscatto dopo il crollo degli affari dovuto alla pandemia? «Noi siamo le antenne dell’economia italiana – spiega il presidente nazionale del Sib, Antonio Capacchione – in quanto percepiamo anche ogni minima flessione della capacità di spesa delle famiglie e le cause che stanno alla base del fenomeno.
E proprio le famiglie della classe media sono le grandi assenti nei lidi, vale a dire la parte della nostra clientela che ci dava maggiori certezze. Ed è chiaro che, se ti manca l’elemento che negli anni ha dato sicurezza e solidità alle nostre aziende, le cose si complicano».
Per il Sib, non ci sono dubbi sulle cause che hanno tenuto lontane le famiglie (soprattutto italiane) dagli stabilimenti balneari durante l’estate 2024: inflazione e incremento della pressione fiscale. Con l’inflazione che avanza aumentano in maniera generalizzata i prezzi dei prodotti, dal cibo all’energia elettrica, ai carburanti, ma anche dei servizi. E in questo quadro, tra le prime voci di spesa che le famiglie tendono a cancellare vi sono quelle considerate non indispensabili. La vacanza al mare è una di queste.
Vero è che la curva che segna l’andamento delle tariffe dell’ombrellone ha anch’essa subito un’impennata, ma tanto modesta, sostengono i balneari, da poterla escludere dalle cause del calo delle presenze sugli arenili, tant’è che la categoria fa notare come anche sulle spiagge libere raramente si è visto il pienone.
(da agenzie)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
L’INTERVENTO DEL GOVERNATORE AL MEETING DI RIMINI
L’Italia è l’unico Paese dell’eurozona che spende per interessi sul debito pubblico la stessa cifra che spende per l’istruzione. A dirlo è Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, nel suo intervento al Meeting di Rimini. Secondo il numero uno di Palazzo Koch, il debito pubblico sta «gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità». Panetta ha illustrato dunque «la strada maestra» da seguire, che si compone essenzialmente di due parti. La prima è «una gestione prudente dei conti pubblici», con il «graduale conseguimento di avanzi primari adeguati». La seconda parte della strategia del governatore di Bankitalia consiste nell’approvazione di misure che portino a «un deciso aumento della produttività e della crescita».
L’inverno demografico
Nel suo intervento al Meeting di Rimini, Panetta ha anche parlato di un annoso problema italiano, il calo demografico, che «rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici». Per invertire la tendenza, il governatore di Bankitalia suggerisce al governo di «rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne», ma anche di favorire «un afflusso di lavoratori stranieri regolari», che a suo dire «costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura». Secondo una stima della stessa Banca d’Italia, il calo demografico comporterà una perdita di Pil italiano del 13% da qui al 2040.
Il futuro dell’Europa dopo il Next Generation EU
Capitolo Unione europea. Secondo Panetta, Bruxelles si trova oggi di fronte a una serie di sfide «che mettono alla prova la solidità e la coesione» del progetto europeo. Di fronte a questa situazione, i governi hanno il compito di «non disperdere lo slancio verso l’integrazione dell’Ue e proseguire lungo il percorso comune». A chi si mostra scettico verso l’utilità dell’Unione europea, Panetta ricorda che «in assenza del mercato unico il reddito pro capite in Europa oggi sarebbe inferiore di un quinto». Mentre a proposito del passaggio dalla Lira all’Euro, aggiunge: «L’euro è diventato la seconda valuta mondiale, rafforzando la nostra sovranità economica e la nostra rilevanza internazionale. Quindi non abbiamo perso sovranità, l’abbiamo guadagnata». Detto questo, resta ancora tanta strada da fare. Ciò su cui insiste Panetta è la necessitò di arrivare a una capacità fiscale centralizzata. In altre parole: programmi di spesa comune come il Next Generation EU, in scadenza nel 2026. «Un banco di prova per la nuova legislatura europea – ha osservato il governatore di Bankitalia – sarà la capacità di confermare il ricorso a progetti di spesa comuni e di avanzare verso un’unione più completa e più integrata sul piano sia finanziario sia fiscale».
(da agenzie)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
I PARTITI DELLA MAGGIORANZA BATTONO ALLA PORTA DI GIORGETTI CON LE LORO RICHIESTE PER LA MANOVRA: LE PENSIONI MINIME PER FORZA ITALIA, LA FLAT TAX PER LA LEGA, GLI SGRAVI AI DIPENDENTI PER FDI… COSI’ IL CONTO DELLA LEGGE DI BILANCIO SALIREBBE A 30 MILIARDI. E SERVONO 17 MILIARDI SOLO PER CONFERMARE LE MISURE DEL 2024. PECCATO CHE MANCHINO LE COPERTURE
Le pensioni minime per Forza Italia, la flat tax per la Lega, gli sgravi ai dipendenti e il sostegno alle famiglie per Fratelli d’Italia. La prossima legge di Bilancio si presenta difficile, ma non impossibile, e i partiti di maggioranza cominciano a delineare le priorità politiche e le richieste. Sul minimo da fare, la conferma del taglio al cuneo fiscale e degli sgravi Irpef, sono tutti d’accordo.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha tenuto i conti pubblici finora in maniera ferrea, ed in più ha dalla sua l’arma delle nuove regole comunitarie sui bilanci, che nessuno nella maggioranza ha ben capito, e che gli impongono di presentare un piano di risanamento settennale alla Ue entro metà settembre.
Naturalmente ha spento ogni entusiasmo sull’ipotesi di un tesoretto che potrebbe nascere dalla forte crescita del gettito fiscale, ma l’ipotesi è concreta. Migliorerebbe il quadro dei conti, visto che servono 17 miliardi solo per confermare le misure del 2024. Complicherebbe quello della prossima finanziaria, perché le pretese dei partiti cresceranno.
Gli assegni
Per la Lega di Matteo Salvini il problema è sempre il superamento dei vincoli della legge Fornero. «Dopo il ’96 il sistema è tutto contributivo. L’assegno corrisponde a quanto si è versato, il problema» spiega Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze del Senato, «non è quando esco, ma quanto prendo».
Per sostenere il meccanismo la Lega propone il rafforzamento della previdenza complementare su base volontaria. L’operazione, così, avrebbe costo zero. «Meglio sarebbe se fosse incentivata» dice Garavaglia. Costa inevitabilmente molto, invece, l’adeguamento delle pensioni minime, bandiera di Forza Italia. Portarle tutte subito a mille euro dai 614 di oggi, costerebbe almeno venti miliardi.
Le tasse
La Lega e Forza Italia condividono l’idea di ampliare la flat tax al 15% per i lavoratori autonomi, dagli attuali 85 a 100 mila euro di reddito. Secondo Matteo Salvini la misura non costa nulla perché si ripaga da sola. Fratelli d’Italia pensa invece a un nuovo intervento sull’Irpef per i dipendenti dopo quello deciso l’anno scorso, questa volta per favorire il ceto medio.
I redditi, ha detto il viceministro delle Finanze, Maurizio Leo, fino a 50 mila euro e poco oltre, «che si stanno impoverendo». Per farlo servirebbero più di 4 miliardi, oltre ai 4 che servono per confermare gli sgravi Irpef 2024.
Le imprese
Altro tema caldo, quello delle imprese, cui è stato tolto l’incentivo dell’Ace l’anno scorso, e si aspettano ripari. La delega fiscale prefigura la riduzione dell’Ires dall’attuale 24%. Costa 2-3 miliardi e potrebbe essere condizionata ai nuovi investimenti e alla creazione di nuova occupazione. È sparita invece dall’orizzonte, per adesso, ogni ipotesi di tassa straCorriere della Sera”ordinaria sui loro utili.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
LA PLATEA DI CHI PUO’ SFRUTTARE FACILITAZIONI SULLE TASSE È CRESCIUTA DEL 55% NEL 2023 – INTANTO IL COSIDDETTO CETO MEDIO, CHE RAPPRESENTA IL 20% DELLA POPOLAZIONE, PAGA DUE TERZI DI TUTTA L’IRPEF
Nel Paese in cui i contribuenti del cosiddetto ceto medio con oltre i 35mila euro rappresentano il 20% e pagano al Fisco due terzi di tutta l’Irpef, c’è chi si è ritagliato un angolo di paradiso fiscale. Tra agevolazioni per il rientro dei cervelli, sportivi professionisti, Paperoni (con relativi familiari) e pensionati al Sud il sistema tributario italiano negli ultimi anni non ha badato a sconti.
Un richiamo quello dei maxi sconti sulle tasse che, stando alle ultime dichiarazioni di cui si conoscono i dati (quelle presentate nel 2023 relative ai redditi del 2022), ha attratto 37.200 soggetti. Una quota esigua (intorno allo 0,08%) se rapportata al totale dei contribuenti, ma che in realtà ha registrato una costante crescita: con un valore più che quadruplicato rispetto alle dichiarazioni presentate nel 2018 in aumento del 55% rispetto a quelle del 2022 (anno d’imposta 2021).
Un’attrazione fiscale che non poteva passare inosservata. Perché se da un lato tutte le agevolazioni previste nel corso degli anni hanno avuto l’obiettivo di attrarre (o riattrarre, a seconda dei casi) talenti o contribuenti facoltosi, che potessero portare in Italia capacità di spesa o investimento, dall’altro lato si sono creati regimi su misura in grado di aiutare in modo cospicuo pochi senza poter dare un forte sollievo tributario alla generalità dei contribuenti
Questo divario negli ultimi anni è diventato sempre più palese. Non a caso il Governo ha acceso un faro ed è intervenuto due volte nel giro di pochi mesi per riscrivere le regole dei regimi premiali. Prima a fine dello scorso anno con il decreto internazionalizzazione (Dlgs 209/2023) attuativo della delega fiscale che ha, non senza polemiche, completamente riscritto in senso più restrittivo i requisiti di accesso, le modalità di detassazione e la durata del regime degli impatriati, che originariamente era proprio destinato a portare i cervelli in Italia.
Ora, a ridosso della pausa estiva, è arrivato il decreto Omnibus (Dl 113/2024) che ha deciso il raddoppio della tassa piatta da 100mila a 200mila euro all’anno sui redditi prodotti all’estero dai Paperoni che sposteranno la residenza in Italia: la delimitazione al futuro (o meglio a dopo il 10 agosto 2024) è stata espressamente prevista dalla norma e questa volta senza ricorrere alla consueta deroga allo Statuto del contribuente.
Vanno poi considerate le effettive ricadute per il sistema Italia. Le statistiche fiscali rivelano, ad esempio, che l’agevolazione per docenti e ricercatori ha interessato oltre 3.300 lavoratori subordinati per un ammontare lordo medio da lavoro dipendente di 56.492 euro, mentre il regime degli impatriati ha interessato oltre 32.600 lavoratori dipendenti (sono oltre l’87% sul totale dei rientri agevolati) per un ammontare lordo medio di 114.501 euro.
Ma al di là dei numeri, il regime degli impatriati è stato caratterizzato anche da parecchi casi di elusione fiscale che hanno spinto il governo al giro di vite della scorsa legge di bilancio.
Va ricordato poi che il regime degli impatriati è stato caratterizzato da redditi di “peso” come quelli degli sportivi professionisti (484 nelle dichiarazioni del 2023). Sulla carta il regime nel suo complesso avrebbe dovuto portare professionalità elevate con una maggiore capacità di spesa, almeno in teoria, più alta per chi ha sfruttato questo tipo di detassazione, ma senza però un riscontro reale.
Per gli sportivi va detto ha arricchito soprattutto i campionati di serie A di calcio e di basket consentendo alle società sportive di strappare contrattati milionari e sistemare in alcuni casi i bilanci.
Sull’agevolazione per i Paperoni (1.136 secondo l’aggiornamento fornito dalla Corte dei conti nell’ultima relazione sul rendiconto generale dello Stato) che era stata introdotta dalla legge di Bilancio 2017 per competere con altre piazze europee (e non solo) nell’attirare i contribuenti più ricchi e quindi nuovi investimenti, le Finanze spiegano che il «46% di tali soggetti ha prodotto in Italia un reddito complessivo pari a 75 milioni di euro prevalentemente costituito da reddito da lavoro dipendente (pari all’86% del totale)».
Il gettito complessivo derivante dalla tassa piatta considerando l’intero arco temporale delle dichiarazioni presentate dal 2018 (anno d’imposta 2017) al 2023 (anno d’imposta 2022) non arriva a 262 milioni.
(da Il Sole 24 Ore)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
GILETTI HA “IMPOSTO” DI AVERE LA PRIMA SERATA DEL LUNEDÌ DI RAI3 E UN DOVIZIOSO BUDGET A DISPOSIZIONE (COME MAI IL CONTRATTO DI GILETTI È STATO SECRETATO?)… GRAZIE A UNA FITTA RETE DI RAPPORTI (COLOSIMO, MULÈ, BERGAMINI, CONVEGNI DI FDI), MONTELEONE ANDRÀ AD OCCUPARE LA PRIMA SERATA DEL GIOVEDÌ DI RAI2, QUELLA CHE ERA DI SANTORO, CON UN CONTRATTONE DI 33 PUNTATE, IL DOPPIO DI ‘’PRESA DIRETTA’’, PIÙ DI ‘’REPORT’’, E PIÙ RISORSE
Ci sono due nuovi reucci sulla rampa di lancio per la stagione 2024/’25 di Mamma Rai: il rientrante Massimo Giletti, fatto fuori dall’arena de La7 di Urbano Cairo all’indomani del viscido caso Baiardo, e Antonino Monteleone, transfuga da “Le Iene” di Mediaset.
Poi c’è anche un principino che scalpita, reuccio in pectore, Federico Ruffo, conduttore di “Mi manda Rai3” che, da luglio, in prima serata, con “Filorosso Revolution”, è puro veleno per lo share della terza rete, ormai trasformata in un materasso.
Approfittando di una Rai tele-melonizzata, debilitata dall’addio di Fazio prima e Amadeus-Insinna dopo, con Fiorello sdraiato sul divano alle prese con le sue paturnie, mentre la Fagnani andrà a fare le sue interviste su Discovery a partire dal 2025, Giletti ha “imposto” a Rossi & Sergio di sfilare il suo programma dalla direzione Approfondimento di Corsini: preferisce essere gestito dal genere Cultura, diretta da qualche secolo da Silvia Calandrelli, sotto le cure del vice direttore Rosanna Pastore, vedova inconsolabile di Fabio Fazio.
Dopodiché, Giletti ha spinto il pedale del gas e si è preso la prima serata del lunedì di Rai3, che era del genere Approfondimento (due anni fa andavano ‘’Report’’ di Ranucci e ‘’Presadiretta’’ di Jacona, poi ‘’Presadiretta’’ e ‘’Farwest’’ di Sottile)
L’anomalia è che Giletti farà il solito programma di approfondimento giornalistico, e sta chiudendo contratti in esclusiva con vari cronisti, ma sul suo spostamento alla Cultura nessuno ha battuto ciglio: come mai? Dove e in seguito a quali colloqui nasce il suo rientro in Rai? E’ sempre caro alla Lega di Salvini? Ora è gradito anche alla Fiamma Tragica di Meloni? E come mai il suo contratto è stato secretato dalla Rai?
Quello che è certo è che il programma di Giletti, che fu presentato come produzione interna Rai, verrà invece prodotto da una società privata, sostenuto da un budget di spesa che altri programmi di prima fascia non hanno mai avuto a disposizione.
Così come di risorse importanti dispone l’ex iena Monteleone che, supportato da un manager onnipresente come Beppe Caschetto, andrà a occupare la prima serata del giovedì di Rai2, malgrado i suoi tonfi di credibilità sul caso di Erba, dopo le conferme della condanna, sull’innocenza di Olindo e Rosa.
Dall’alto dei suoi servizi per il programma di Davide Parenti, Monteleone ha timbrato lo scorso aprile il cartellino alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara, e grazie al suo rapporto con il presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, lo abbiamo trovato bell’arzillo tra i partecipanti al dibattito “L’Italia avanguardia nella lotta al crimine Riforme della giustizia e contrasto alla criminalità: l’Italia è un modello per l’Europa”, a fianco di Carlo Nordio, Andrea Delmastro e ovviamente la Colosimo.
La tre giorni dell’ammucchiatona pescarese, siglata dalla presenza finale di Giorgia Meloni, che registrava tra i presenti sul palco Roberto Cingolani, Flavio Cattaneo, Emma Marcegaglia, Claudio Descalzi, Pierroberto Folgiero, Marco Minniti, Bruno Frattasi, Stefano Pontecorvo, Federico Rampini, etc, si è rivelata un trampolino perfetto per Monteleone per saltare da Cologno Monzese a viale Mazzini.
E pur non avendo mai condotto un talk politico ma solo servizi per le ”Iene”, eccolo destinato ad occupare la difficilissima fascia che fu di Michele Santoro su Rai2, negli anni invasa da diversi titoli fallimentari, con un contrattone di 33 puntate, il doppio di ‘’Presadiretta’’, più di ‘’Report’’, e soprattutto più risorse. E grazie al budget può sfilare giornalisti ad altri programmi degli approfondimenti (chiedere a Duilio Giammaria). Gira voce che l’ex Iena si vanti che per contratto il suo programma non verrà chiuso anche se farà ascolti bassi.
Il giovane attivista calabrese di Forza Italia ai tempi dei circoli del buon governo di Dell’Utri è riuscito nell’impresa non solo per le partecipazioni ai convegni meloniani ma anche grazie alla attività della moglie Claudia Parrinello, già segretaria particolare del sottosegretario forzista Giorgio Mulè, il quale avrebbe poi caldeggiato Monteleone alla attenzione della plenipotenziaria Rai di Forza Italia, Deborah Bergamini, che mantiene ancora buoni rapporti con il suo ex fidanzato, l’Ad “predestinato” Giampaolo Rossi.
Alle spalle di Giletti e Monteleone c’è, scalpitante, il principino Federico Ruffo, ex Pd renziano, ex M5s, passato prima con Lega, da quando con “Mi manda Rai3” ha fatto un’infornata di parlamentari verdi (Morelli, Freni, Rixi, Bergessio, Bignami), per poi saltare sul carro dei vincitori di Fratelli d’Italia.
I rumors lo vedono bussare alla porta del cognato-ministro Lollobrigida per chiedere una trasmissione in prima serata, ma per ora si deve accontentare dell’estiva “Filorosso Revolution” (visti i risultati è più involution) ma lui punta a ‘’Presa Diretta’’ o ‘’Report’’.
Succede che Ruffo, quando si arruffa, dice di essere stato un allievo di Gabanelli e Ranucci, ma particolare trascurabile il suo nome e la sua foto sono le uniche che mancano negli archivi tra i collaboratori della storica trasmissione di Rai3. Come mai?
(da Dagoreport)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
LE PROPOSTE: DEPENALIZZAZIONE DEI REATI MINORI, LIMITAZIONE DELLE MISURE CAUTELARI, ACESSO A MISURE ALTERNATIVE
Ilaria Salis è tornata in carcere. Questa volta non da detenuta, bensì da europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra. Nella giornata di ieri, infatti, ha fatto una visita a sorpresa alla casa circondariale di San Vittore, a Milano, per incontrare i detenuti e le detenute e verificare le condizioni in cui sono costretti a vivere. «I problemi sono molti, troppi. L’emergenza è strutturale. Bisogna intervenire subito», premette Salis in un video condiviso sui social.
Nel corso della visita, ha osservato da vicino le diverse sezioni del carcere – maschile, femminile, giovani adulti e infermeria – dialogando con i detenuti per dare importanza alle loro voci e farli sentire meno soli in una realtà spesso ignorata. Tra le criticità più evidenti, l’europarlamentare sottolinea il «terribile sovraffollamento».
I problemi in carcere e le condizioni dei detenuti
Nella sezione maschile, racconta, «si contano oltre mille detenuti a fronte di una capienza di soli 480 posti». Questo squilibrio crea una condizione insostenibile, aggravata ulteriormente dal fatto che l’organico del personale sanitario ed educativo è dimensionato sulla capienza ufficiale e non sul numero reale di detenuti.
«Quando si dice che l’organico è al completo, potrebbe significare che è sufficiente per meno della metà dei detenuti», spiega Salis.
Racconta poi di aver visitato celle minuscole, destinate a tre persone, dove risulta difficile persino muoversi tra le brande. A questo si aggiunge la «politica di chiusura delle celle», che a San Vittore sono aperte solo in pochissime sezioni. «La maggior parte dei detenuti trascorre la giornata chiusa in cella, con l’unica eccezione dell’ora d’aria».
Le proposte di Salis
Una situazione che, secondo quanto riferito dal personale carcerario, alimenta fenomeni di autolesionismo, ormai diffusi e quotidiani», prosegue. Un’altra grave problematica che Salis evidenzia è rappresentata dalle difficoltà dei detenuti nell’accesso alle cure sanitarie, spesso disponibili solo dopo lunghe attese.
Le condizioni climatiche, poi, peggiorano ulteriormente la qualità della vita: d’estate fa estremamente caldo, mentre d’inverno le celle diventano fredde. Di fronte a questo quadro drammatico, Salis lancia un appello per interventi tempestivi.
Tra le proposte avanzate, l’europarlamentare suggerisce di favorire l’accesso a misure alternative alla detenzione per tutti, compresi gli stranieri che non hanno una casa e che vengono di fatto trattenuti in carcere.
Salis invoca anche la depenalizzazione dei reati minori, la limitazione delle misure cautelari e l’ampliamento delle condizioni di accesso alla libertà anticipata. «Questi interventi», conclude, «sono il punto di partenza per immaginare una società che vada oltre il carcere e che non abbia più bisogno del carcere».
(da agenzie)
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Agosto 21st, 2024 Riccardo Fucile
I RAPPORTI CON CONTE, CHIAMATO CON DISPREZZO IL “DEMOCRISTIANO”, SONO AI MINIMI STORICI – CON UN POST SUL SUO BLOG PROVA A SABOTARE LA “COSTITUENTE”: MA NON HA UN CANDIDATO ALTERNATIVO ALLA GUIDA DEL MOVIMENTO NE’ UN PIANO B
È tormentato, questo sì. Oscilla come un pendolo. Passa dalla violenta voglia di dare battaglia a Giuseppe Conte alla placida consapevolezza che a 76 anni – e con la testa al processo del figlio Ciro – è tutto molto, troppo complicato. Di più: impossibile. Il suo mondo ormai si è ristretto. Beppe Grillo non sa cosa fare.
Medita la rottura, ma poi si ferma. Si informa tramite i legali di fiducia sulle conseguenze di una possibile guerra per il simbolo attraverso le scatole cinesi delle varie associazioni che si sono succedute. Una sentenza gli darebbe ragione.
Grillo a volte è pentito. Pensa che se non avesse fondato il Movimento, ormai 15 anni fa, adesso sarebbe molto più ricco grazie ai suoi spettacoli e con meno pensieri. Poi scuote la testa e si mette una mano tra i riccioli argentati: sa che il Mago di Oz, come chiama Conte, è pronto all’Opa definitiva sulla sua creatura.
E così inizia a contare le truppe e capisce che sì quelli della vecchia guardia – Fico, Raggi, Toninelli – sono nomi di richiamo certo, ma hanno le armi spuntate per via della regola del secondo mandato. Quella che l’ex premier vuole far saltare e lui no.
Grillo è finito nel labirinto della sua presunta purezza. E non sa come uscirne. Se fosse più giovane sfiderebbe Conte per riprendersi la guida del M5s. Lo dice quando gli si prendono i cinque minuti. Sono attimi, pensieri arruffati.
Allo stesso tempo, scosso da un moto di realismo, sa che è un’idea irrealizzabile. Soprattutto non ha un piano B: questo è il suo problema.
Il garante, che vorrebbe dare la linea a una macchina che non gli risponde più, non ha un candidato da presentare contro l’ex premier. I suoi “ragazzi” sono sparsi per mille rivoli. Altri non ci sono più.
Davide Casaleggio è fuori, Gianroberto è morto da otto anni. Luigi Di Maio fa l’inviato per la Ue nel Golfo, Max Bugani è l’assessore più presente della giunta Pd a Bologna, Alessandro Di Battista balla da solo. Sabrina Pignedoli non è stata nemmeno rieletta alle ultime europee.
Con il leader del M5s i rapporti sono ai minimi storici. Lo chiama il “democristiano”, ma con un’accezione negativa. Non ha fiducia nell’Assemblea costituente che sarà lanciata tra fine settembre e i primi di ottobre perché, dice Grillo, perché finta e pilotata da Conte e dalla classe dirigente che gli sta intorno.
Altro che partecipazione, pensa. Le divergenze non sono solo personali, ma politiche.
Grillo è contro il campo largo, non vuole l’abbraccio strutturale con il Pd. Gli piacerebbe una legge elettorale alla tedesca con la possibilità per il M5s di correre da solo e poi, semmai, scegliere il da farsi. Crede che Conte non funzioni più, anche se si costruirà un partito su misura.
Già, ma cosa fare? E soprattutto, si chiede il vecchio monarca spodestato, cosa ha in mente quello lì? Il telefono del comico diventato politico squilla ancora. Diversi parlamentari della seconda legislatura lo chiamano. Gli ex si appellano lui, quegli ex che se ne andarono quando nacque il governo Draghi, voluto proprio da Grillo dopo una lunga telefonata notturna con l’ex banchiere.
L’istrione è finito in un labirinto.
(da Il Foglio)
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