COME FUNZIONA LA PROPAGANDA MELONIANA:LA PRESUNTA INDAGINE SU ARIANNA SPIATTELLATA SUL “GIORNALE” È UN ESEMPIO DA MANUALE DI COME PALAZZO CHIGI TELE-GUIDA IL QUOTIDIANO DI ANGELUCCI
TUTTI, DENTRO FDI, ERANO INFORMATI DALLA SERA PRIMA DELL’ARTICOLO DEL DIRETTORE E IERI MATTINA, SUGLI SMARTPHONE DEI PARLAMENTARI, È ARRIVATO L’ORDINE, DIRAMATO DAL BRACCIO DESTRO (DI GIORGIA MELONI, GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI: “USCITE SU QUESTO”… GRIDARE ALL’ASSEDIO, PER LA DUCETTA, È FONDAMENTALE PER DISTRARRE L’OPINIONE PUBBLICA DAI VERI GUAI: LE CASSE VUOTE, LA MANOVRA LACRIME E SANGUE IN ARRIVO E LE DIVISIONI NELLA MAGGIORANZA
Il grande silenzio delle campagne della Valle d’Itria proprio non riesce a infondere serenità nell’animo di Giorgia Meloni. Sono giorni che la premier, dalla masseria dove è in vacanza, telefona, chatta e messaggia con direttori di giornali. Gli articoli sulla sorella Arianna, descritta come una tessitrice di nomine pubbliche, l’hanno mandata su tutte le furie.
«Usano lei per attaccare me», ripete, mentre Arianna è lì, in vacanza nella sua stessa masseria. Se ne era lamentata già altre volte in questi quasi due anni di governo, incurante del fatto che non sia irrilevante, ai fini dell’interesse pubblico, che abbia piazzato proprio la sorella – moglie del ministro Francesco Lollobrigida – al vertice di Fratelli d’Italia, il primo partito della maggioranza.
Ma c’è un di più in questa storia, che va analizzato attraverso la cronaca dei fatti per capire fino a dove si è spinta la macchina della propaganda di Meloni, fino al punto, cioè, di voler correre il rischio di incrinare le linee di demarcazione tra poteri e contropoteri dello Stato.
Tutti, dentro FdI, erano informati dalla sera prima che l’indomani mattina avrebbe aperto Il Giornale un articolo firmato dal direttore Alessandro Sallusti, e con il titolo a caratteri cubitali: «Vogliono indagare Arianna».
Prima domanda: come mai i vertici del partito della premier conoscevano il contenuto del pezzo con molte ore di anticipo? La cosa non deve stupire troppo, perché la testata da tempo si contraddistingue per vicinanza e organicità al governo. L’ultima fatica letteraria di Sallusti è un lungo libro intervista proprio con Meloni.
Il Giornale, inoltre, è di proprietà di Antonio Angelucci, parlamentare eletto con la Lega ma ora molto più vicino alla premier, da mesi interessato all’acquisto dell’Agi, l’agenzia di stampa in mano all’Eni, colosso aziendale controllato dal Tesoro, dunque dal governo.
L’intreccio di potere politico-editoriale è la cornice di un’operazione che – passo dopo passo – mostra di essere orchestrata nei minimi dettagli. Ieri mattina, molto presto, sugli smartphone degli addetti stampa di FdI e dei principali esponenti parlamentari viene inoltrato l’articolo di Sallusti con il seguente ordine: «Uscite su questo».
A impartirlo è Giovambattista Fazzolari, il sottosegretario fidatissimo di Meloni, qui nelle vesti di responsabile della comunicazione e di coordinatore di ogni singola dichiarazione, da Palazzo Chigi ai gruppi parlamentari, fino al partito.
La batteria di agenzie è impressionante: il messaggio degli eletti meloniani è fotocopiato. Nessuno mette minimamente in dubbio la tesi di Sallusti. Nessuno si cura dell’enormità del sospetto e dell’accusa di cospirazione.
A coronare la valanga di dichiarazioni dei suoi parlamentari arriva anche il suo contributo personale, in un colloquio con l’Ansa. Accuse mosse senza fare un nome né portare una prova
(da La Stampa)
Leave a Reply