Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
UN NOTO MEDICO MODENESE E IL FIGLIO HANNO RUBATO CENTINAIA DI FARFALLE DA UN PARCO NATURALE PER PORTARLE IN ITALIA… DOPO UN MESE IN CARCERE ORA SONO AGLI ARRESTI DOMICILIARI IN ATTESA DI PROCESSO
Luigi Ferrari, 68enne medico modenese, e il figlio ventenne Andrea sono agli arresti domiciliari
in Sri Lanka. Le autorità hanno sequestrato i loro passaporti e quindi sono impossibilitati a lasciare l’isola. L’accusa nei loro confronti è di aver tentato di contrabbandare centinaia di farfalle e piante endemiche rubate in un parco naturale. A darne notizia è l’edizione reggiana di Qn-il Resto del Carlino. L’arresto risale al 9 maggio scorso. Padre e figlio si trovavano lì in vacanza. Ferrari – noto chirurgo ortopedico specializzato in particolare nella cura dell’alluce valgo, che lavora in diverse cliniche private a cavallo fra le province di Reggio Emilia e Modena – è un grande appassionato ed esperto di farfalle. Ed è membro di un’associazione di entomologia.
L’escursione
Durante un’escursione nel parco naturale di Yala avrebbero catturato numerosi insetti, in particolare farfalle. Ma all’uscita dal parco, i due sono stati fermati dagli agenti dell’ufficio per la conservazione della fauna selvatica di Katagamuwa per un controllo. Ferrari e il figlio si sarebbero agitati e i ranger si sono insospettiti controllando i loro zaini. All’interno sono stati trovati 285 insetti chiusi all’interno di decine di barattoli di vetro, bottiglie e bustine oltre a numerose foglie di piante autoctone. Per loro è scattato l’immediato arresto per furto e contrabbando. Secondo gli inquirenti, la loro intenzione infatti sarebbe stata quella di portarli in Italia. Stando alle informazioni raccolte, i due avrebbero trascorso un mese in cella, ma ora sono stati concessi i domiciliari col divieto assoluto di lasciare lo Sri Lanka in attesa dell’udienza che si terrà nei prossimi giorni. La moglie del medico, insieme ad un avvocato, si trova con loro nel Paese.
(da agenzie)
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Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL NUOVO “GIOCO” CON DELLE REGOLE E UN ORARIO PRECISO STA SPOPOLANDO SUL WEB IN SPAGNA
Supermarket is the new Tinder. O meglio, “Mercadona” – nota catena di supermercati della penisola iberica – potrebbe diventare la nuova “app” di incontri.
Ci troviamo in Spagna, dove su TikTok sta spopolando il trend Ligar en Mercadona, filtrare nei supermercati dalla catena spagnola. Negli ultimi giorni sui social sono infatti comparsi tanti, tantissimi video che mostrano persone aggirarsi tra gli scaffali del market alla ricerca di possibili match. Tutto è partito dal filmato, pubblicato sui social, di un’attrice e comica spagnola Vivy Lin che sul suo profilo ha raccontato di aver scoperto il rituale di seduzione e conquista.
Le regole
Come ogni trend anche questo ha le sue regole. Innanzitutto, l’orario migliore per trovare la dolce metà – il cosiddetto hookup time – va dalle 19 alle 20. Per partecipare bisogna posizione un ananas capovolto all’interno del proprio carrello. Ciò consentirà agli altri di capire che si è disponibili a fare nuove conoscenze. Poi, se si incrocia tra gli scaffali un’altra persona che ha il frutto rovesciato e la si trova attraente, si può tentare il match semplicemente urtando il carrello della spesa dell’altro.
Il linguaggio segreto
Ma non solo. Esiste anche una sorta di linguaggio in codice. Se notiamo nel carrello della persona, che ha al suo interno l’ananas rovesciata, della cioccolata, è chiaro – stando alle regole – che la persona stia cercando una relazione romantica. Nel caso di barattoli di conserve, il partecipante preferisce una storia seria che duri nel tempo. E, infine, avere nel proprio carrello delle caramelle significa prediligere una relazione passionale e avventurosa.
Il precedente in Italia
Come ricorda il Messaggero, anche in Italia nel 2016 era stato fatto un esperimento simile: l’8 gennaio del 2016 decine di persone si diedero appuntamento – tramite Facebook – all’Esselunga di via Papiniano a Milano in quello che fu definito «il raduno dei single». L’evento riscosse successo, ma non ci fu un seguito.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
LA SOCIETA’ CHE SE NE OCCUPA PER CONTO DEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA. HA DUE DIPENDENTI… I RIFIUTI VIA PEC SENZA MOTIVAZIONE
Si chiama Agri-Cat la srl di Ismea per gestire i danni da alluvione. Ha una dotazione di 350
milioni ma soltanto due dipendenti. L’azionista, naturalmente, è il governo. Ovvero il ministero delle Politiche Agricole di Francesco Lollobrigida. E proprio con Agri-Cat se la prendono gli agricoltori dell’Emilia-Romagna per chiedere i soldi dell’alluvione del 2023. Tra questi c’è Gianni Fagioli, proprietario del podere I fondi a Centoforche sull’appennino forlivese. Ha chiesto danni per 60 mila euro: «Ho perso l’agibilità della strada, l’accesso al podere, gli attrezzi; il collasso del crinale ha trascinato piante, la recinzione, il sistema di irrigazione». E non ha ricevuto un soldo, spiega a Repubblica.
Gli alluvionati dell’Emilia-Romagna
Una storia peggiore di quella di Stefano Mordini, che a fronte di 30 mila euro chiesti, ne ha presi 13,84. E nessuno sa perché, visto che i rifiuti non sono corredati da una motivazione. Non solo. Stefania Malavolti, che ha un’azienda a Casola Valsenio ha scoperto che le spettano 181 euro: «Forse per i kiwi, colpiti prima dalle gelate e poi dall’alluvione. Gli altri anni arrivavo a 12-15mila euro di raccolto, l’anno scorso neanche un frutto». Fabrizio Galavotti, che lasciò allagare i suoi terreni per salvare Ravenna, ha ottenuto «il 30% della richiesta, 130mila euro a fronte di 450mila di costi per le mancate produzioni, il cui valore reale però è di 1,5 milioni». Al massimo viene riconosciuto un terzo della cifra, anche se Confagricoltura parla del 20%. Ma sono arrivati anche «oltre 3.100 dinieghi, pari al 70% delle richieste, fra gelate e alluvione», dice la Coldiretti regionale.
Le domande di risarcimento respinte
Le prime Pec con le quali Agricat respingeva le domande di risarcimento sono arrivate a destinazione due settimane fa. O negavano o davano pochi euro. Il Fatto Quotidiano raccoglie la testimonianza di Fabiano Mazzotti, imprenditore agricolo di Faenza. Aveva diritto a 80 mila euro anche se aveva stimato danni per 250 mila. «Quando la domanda mi è stata respinta, ho tentato di accedere alla mia posizione personale sulla piattaforma ma non mi è stato consentito. Ancora adesso non so perché mi è stato negato il risarcimento. Mi hanno inviato la Pec senza confrontarsi con nessuno», dice. Ha ricevuto 5 mila euro dalla Protezione Civile e 3 mila dalla Camera di Commercio.
(da agenzie)
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Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
L’UOMO ERA ARRIVATO IN OSPEDALE IN PREDA A DEI FORTI DOLORI ADDOMINALI E, A CAUSA DELLA SUA AGITAZIONE, ERA STATO PRESO IN GIRO DAI MEDICI
Va al pronto soccorso dell’ospedale di Avola, nel Siracusano, accusando dolori gastrici e dopo essere stato sottoposto a terapia viene dimesso, ma nel foglio d’uscita il medico definisce il paziente ‘scassamaroni’. L’episodio, diventato virale sui social, è ricostruito da La Sicilia che pubblica anche il foglio di dimissioni in cui si legge: “esame obiettivo: dimesso paziente ‘scassamaroni’ giunge in PS per agitazione psicomotoria”.
“Ci siamo recati al pronto soccorso – ricostruisce la compagna del paziente, un 33enne di Avola, parlando con il quotidiano – perché stava molto male. Io sono rimasta fuori dalla sala visite, in attesa che venisse controllato dai medici. Quando è uscito, mi sono accorta che nel referto delle dimissioni, accanto al suo nome, era stato aggiunto il termine ‘scassamaroni’. Ho pensato subito a uno scherzo – aggiunge la donna – ma ho immediatamente realizzato che era tutto vero.
È entrato perché in preda a forti dolori addominali e vomito ed è stato deriso con tanto di scritta, soltanto perché era in uno stato di agitazione a causa dei forti dolori. Non è accettabile – sottolinea la compagna del 33enne – che la pubblicazione di referti medici non venga opportunamente verificata e filtrata dal responsabile del reparto di emergenza. Al padre di mia figlia doveva essere garantito, come a tutti, il più ampio rispetto della sua dignità, invece è stato ridicolizzato. Abbiamo perso fiducia nel pronto soccorso”.
(da agenzie)
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Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
“KAMALA RAPPRESENTA IL SOGNO AMERICANO, LA FIGLIA DI DUE IMMIGRATI, DONNA CHE PUO’ DIVENTARE PRESIDENTE”
Sciamanica, potente, magnetica, appena varca la soglia dell’elegante studio di palazzo Giustinian Brandolini, a Venezia, veniamo sopraffatti da un’energia fuori dal comune che ci fa alzare in piedi. «Buongiorno, what a pleasure», dice Oprah Winfrey abituata all’effetto che fa. La queen d’America incontra un gruppo ristretto di giornalisti a margine dei DVF Awards, i riconoscimenti che celebrano la solidarietà femminile della stilista Diane von Fürstenberg, qui seduta accanto all’ospite d’onore che ha premiato Graça Machel Mandela.
La star della tv e imprenditrice afroamericana parla per la prima volta dopo la partecipazione alla Convention democratica di Chicago. «Non ero mai stata a Venezia, è una città meravigliosa», dice. «È affascinante come una donna», continua von Fürstenberg. «Chiacchieriamo come fossimo amici», chiedono.
«Kamala Harris? La speranza è tornata»
E allora, da amici, vogliamo sapere tutto di questa Kamala Harris che ha risollevato sorte e morale di un Partito democratico che prima della sua nomination vedeva incombere la sconfitta contro Donald Trump.
«L’opportunità di essere stata presente per Kamala è senza precedenti. Come ha detto Michelle Obama nel suo meraviglioso discorso, c’è così tanto entusiasmo perché la speranza è tornata. E penso che il sogno americano non solo sia vivo, ma sia forte e potente: una figlia di un immigrato giamaicano e di un’immigrata indiana può diventare presidente degli Stati Uniti d’America».
Ci chiede se abbiamo visto la foto della bambina nera, con le trecce, che durante la Convention guarda dritta verso il palco dove parla Harris (è sua nipote). «Ecco, quella bambina sono io. E penso che in un modo o nell’altro lo siamo state tutte. Non avremmo mai immaginato una presidente donna, invece può succedere. Ed è emozionante».
Per Winfrey è sorprendente il modo in cui Harris è «uscita dall’ombra» del suo partito. «Anche i media la nascondevano», continua von Fürstenberg. «In poco tempo è stata in grado di raccogliere più soldi e volontari di chiunque altro: è l’effetto del ritorno della speranza», spiega Winfrey che cita di nuovo i suoi grandi amici, gli Obama: «Come hanno detto Michelle e Barack, ora non dobbiamo fare l’errore di accontentarci. Kamala è l’underdog e non deve mollare».
Le violenze e il «Mississippi dell’apartheid»
Harris rappresenta la difesa dell’american dream, che Winfrey ama e sostiene «perché ne sono un esempio vivente. Sono la testimone che può accadere». Racconta che dove è nata lei – «nel Mississippi dell’apartheid» – – in casa non aveva né acqua corrente, né elettricità. La sua amata nonna, la signora Hattie Mae, che di lavoro faceva la domestica, le diceva: «Cara Oprah Gail, spero che da grande tu possa trovare dei bravi bianchi». Trovare una buona famiglia bianca era l’unico sogno che si poteva permettere: «Mia nonna non avrebbe mai immaginato che poi avrei avuto persone con la pelle bianca come dipendenti», continua. Un giorno, faceva freddissimo, e sempre la signora Hattie Mae l’ha chiamò nel retro di casa, in una veranda dove lavava i vestiti. «Faceva bollire i panni in una pentola di ferro da cui tirava fuori le lenzuola con un lungo bastone. Mi disse: “Faresti meglio a imparare Oprah Gail, perché dovrai farlo da sola”. In quel momento ho sentito una voce dentro di me dire “no, questa non sarà la mia vita”».
Da bambina, Winfrey ha subito violenze che per anni ha nascosto, e per lei, il tema dell’aborto messo in discussione dopo l’abolizione della sentenza Roe vs. Wade è fondamentale: «Ieri sera c’era Chelsea Clinton con noi, se n’è andata perché sta presentando con Hillary un documentario sui diritti riproduttivi che abbiamo visto insieme. Viviamo un momento in cui le donne non possono prendere decisioni sul proprio corpo. Kamala Harris farebbe la differenza. Si tratta di buon senso».
E quindi che cosa avrebbe risposto a J. D. Vance quando ha definito Harris «una gattara senza figli»? Winfrey: «Sono più amante dei cani, ne ho avuti 21, ma, l’ho già detto, se la casa è in fiamme noi americani prima salviamo la gattara e poi anche il gatto».
C’è chi vota Trump (ma Oprah non lo nomina mai)
Durante il nostro colloquio, né Winfrey, né von Fürstenberg pronunciano mai il nome di Donald Trump, non lo fanno per scaramanzia o per tenere le «bad vibes» fuori dall’elegante stanza in cui ci troviamo, ma i riferimenti «all’avversario» ci sono: «Qui c’è in gioco una questione di decenza. Alcuni vogliono proteggere le loro finanze e si preoccupano delle tasse. Anch’io mi preoccupo delle tasse, ma è essenziale avere al comando donne e uomini che abbiano un forte rispetto per i cittadini, come Kamala Harris e Tim Waltz».
Secondo Winfrey bisogna ricordarsi che Trump non piace solo agli arrabbiati. «L’ho imparato nei miei 25 anni di lavoro: tutti vogliono sentirsi visti e ascoltati. Alcuni di quelli che lo votano si sentono riconosciuti da lui».
L’inverno della vita e la certezza di essersi «guadagnata tutto»
Prima di salutarci, le due donne parlano di quello che la padrona di casa definisce «l’inverno della vita», la vecchiaia, «che deve essere lunga e produttiva». Recentemente, Winfrey ha raccontato che i suoi 70 anni la rendono serena, ha fatto pace anche con la sua forma fisica che ha combattuto per decenni a colpi di diete – l’anno scorso ha rivelato di fare uso di un farmaco per il dimagrimento.
A noi dice di essersi guadagnata tutto, di essersi presa quello per cui ha lavorato. Di non aver mai sofferto della sindrome dell’impostore, di non essere mai stata in analisi. Una cronista le chiede perché le donne al potere soffrano di solitudine e di tristezza. «Ma voi avete una prima ministra donna, Giorgia Meloni. Lei soffre di solitudine? Se ha bisogno la chiamo. Al potere io non mi sono mai sentita sola».
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL FOTOGRAFO MALATO HA DICHIARATO DI PASSARE IL TEMPO GURDANDO LE SUE PARTITE
Nell’intervista esclusiva al Corriere della Sera nella quale aveva parlato per la prima volta della
amiloidosi, la malattia che lo ha colpito un anno fa, aveva detto che il campione di San Candido gli dava sollievo in questi giorni così rallentati.
«Leggo, guardo in tv l’Inter e certe squadre inglesi. E poi c’è Sinner, che mi dà sollievo nella vita. Ora sono tutti gelosi e invidiosi di lui: tipico degli italiani. Imparerà presto chi sono i veri amici e chi no», ci aveva raccontato. Aggiungendo che se avesse dovuto fotografarlo, non lo avrebbe fatto mentre giocava a tennis: «Si vede dallo sguardo che è un ragazzo profondo. Devi fermare quell’attimo lì negli occhi, esprime onestà e capacità. Sinner non è italiano. L’italianità è Fabrizio Corona, è imbrogliona, mafiosa».
E Sinner non ha fatto attendere la sua risposta. Avvisato dal suo entourage delle dichiarazioni del fotografo, gli ha voluto mandare un video messaggio, nel quale gli dice di essere «innanzitutto molto onorato di far parte della tua giornata».
Poi ha scherzato: «Ho sentito che sei interista, quindi su questo diciamo che non siamo tanto d’accordo. Ma chissà se un giorno ci guardiamo un derby insieme, Milan-Inter». E conclude: «Ti mando un grandissimo abbraccio e stammi bene».
Il messaggio è stato registrato da uno dei campi dove il campione italiano si allena per gli US Open a New York.
Oliviero Toscani ci ha detto al telefono di essere molto contento della sorpresa. «Ho risposto che mi fa piacere che mi abbia mandato il video e che lui è la gioia dei miei giorni noiosi di malattia: quando c’è lui sto bene». E infatti subito dopo ci liquida per guardare la diretta della partita di Sinner contro Alex Michelsen.
L’ondata di affetto continua. «Sono diventato un centralinista, mi chiamano tutti. Speriamo che questa piccola felicità gli dia la forza che gli serve. Così vedremo la sua foto di Jannik Sinner mentre non sta giocando a tennis.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
ERA L’UOMO IN BICICLETTA, USCITO CON QUATTRO COLTELLI. IL 31ENNE HA PROBLEMI PSICHICI,,, POCO PRIMA AVEVA MINACCIATO DUE RAGAZZINI DI 15 ANNI CHE NON SI SONO PRESENTATI A DENUNCIARE IL FATTO
Trovato, e reo confesso, l’autore dell’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa la notte del 30 luglio. La svolta è arrivata nella notte tra giovedì e venerdì, quando i carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo hanno fermato – alle 4.30 del mattino – Moussa Sangare, un disoccupato di 31 anni, incensurato ma già indagato per maltrattamenti in famiglia.
Italiano, di origine familiare del Mali, residente a Suisio, in provincia di Bergamo, Sanagare ha confessato nel corso della nottata: «Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa». L’uomo non aveva alcun legame con la vittima, dunque. Sentiva «l’impulso di accoltellare». E Verzeni, nelle parole della procuratrice aggiunta di Bergamo Maria Cristina Rota, «si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato».
Sangare era stato filmato da una telecamera di via Castegnate mentre si allontanava velocemente in bicicletta dal luogo dell’omicidio, la notte del 30 luglio, in centro a Terno d’Isola.
Come dichiarato nel corso della conferenza stampa della procura, il fermo è stato possibile grazie «alla collaborazione e alla testimonianza spontanea di due cittadini stranieri».
Durante la conferenza stampa, la procuratrice ha inoltre sottolineato come l’attività di indagine «sia stata agevolata dalla collaborazione di due cittadini stranieri, ma regolari sul territorio italiano, che si sono presentati spontaneamente presso la caserma dei carabinieri e hanno riferito ciò che sapevano». E «grazie alla loro dichiarazione e all’analisi di tantissime telecamere è stato possibile tracciare l’intero percorso fatto dal ciclista (lungo via Castegnate, ndr) che è stata poi scenario del crimine». Mentre le dichiarazioni del 31enne, presunto autore del reato, «hanno poi consentito di recuperare sia gli abiti che lui indossava la sera dell’omicidio, sia dei coltelli – uno in particolare, che aveva seppellito, già nella disponibilità del Ris – che riteniamo sia il coltello utilizzato per uccidere Sharon. Lo riteniamo in base alla lunghezza e alla larghezza della lama che è compatibile con i segni riscontrati dal medico legale sul corpo».
A proposito del movente: «Nessun movente religioso, odio razziale o terrorismo. Poteva essere la signora Verzeni o chiunque di noi che transitava».
«Prima di colpire Verzeni il fermato ha detto di aver puntato il coltello a due ragazzini di 15/16 anni. Li invitiamo a farsi avanti e dirlo» ha aggiunto Rota.
La procura contesta la premeditazione perché Sangare «aveva quattro coltelli» per colpire qualcuno.
I genitori di Sharon Verzeni, con la sorella maggiore Melody e il compagno Sergio Ruocco, sono stati intercettati dai giornalisti davanti alla villetta dei Verzeni intorno a mezzogiorno, quando stava per iniziare la conferenza stampa. Ruocco è sull’auto di Melody, che sbarra con decisione il passaggio ai giornalisti. Il genitori su una seconda vettura. «Adesso non voglio dire niente, più tardi», respinge le domande Ruocco. E così Bruno Verzeni.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 30th, 2024 Riccardo Fucile
E’ UN ITALIANO DISOCCUPATO DI 31 ANNI CON PROBLEMI PSICHICI, INCENSURATO
E’ un 31enne italiano disoccupato l’uomo fermato dai carabinieri del comando provinciale di
Bergamo, primo accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni. L’uomo ha confessato l’omicidio e avrebbe detto agli inquirenti: “L’ho uccisa tanto per farlo”.
Si tratta della persona che era stata ripresa dalle telecamere dei sistemi di videosorveglianza del comune di Terno d’Isola, immortalato mentre si allontanava su una bicicletta dal luogo del delitto la notte del 30 luglio, ovvero via Castegnate dove Sharon Verzeni è stata raggiunta da quattro coltellate.
Da quello che si vede nei filmati, l’uomo pedalava velocemente in contromano sulla via, passando vicino al tabaccaio della strada. La decisione del fermo è arrivata perché era concreto, secondo gli inquirenti, il rischio di fuga e di occultamento delle prove, ma anche di reiterazione del reato.
Secondo una prima ricostruzione, Sangare avrebbe ucciso la 33enne senza un movente preciso: sarebbe affetto da problemi psichici non certificati. Incensurato, non viveva a Terno d’Isola e non conosceva la vittima.
Secondo gli inquirenti quindi l’omicidio di Sharon Verzeni sarebbe avvenuto senza un apparente motivo: non sarebbe legato né a una tentata violenza sessuale, né a presunti versamenti a Scientology, né a una rapina o questioni di droga.
Altri dettagli dell’operazione verranno dati nel corso di una conferenza stampa alle 12 presso la procura di Bergamo.
(da agenzie)
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