Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
“STAVA FACENDO QUELLO CHE AMAVA: SCIARE SI AVVICINA A DIPINGERE PERCHE’ SI LASCIA SEMPRE UNA TRACCIA”
All’entrata della chiesa di San Lorenzo c’è una fotografia: ritrae di profilo una ragazza di 19 anni, con alle spalle le luci di un tramonto. È “Matildina” e oggi è il giorno del suo ultimo saluto.
La giovane promessa dello sci azzurro è caduta lo scorso 28 ottobre durante un allenamento, sul ghiacciaio della Val Senales. Stava facendo quello che amava. «Sciare – diceva Matilde Lorenzi – si avvicina a dipingere perché si lascia sempre una traccia».
Un’intera comunità si stringe a Giaveno
Questa mattina a Giaveno, ai piedi delle montagne della Val Sangone, un paese a cinquanta chilometri da Torino, si stringono tutte le persone che con la diciannovenne condividevano una vita. In prima fila la famiglia: mamma Elena, papà Adolfo, i fratelli Matteo, Giosuè e Lucrezia. La nonna materna Rosina: «Il signore ci ha portato via una meraviglia». Poi il fidanzato, Federico Tomasoni. Gli amici, i compagni di scuola, i colleghi di allenamento. È una folla silenziosa, straziata dal dolore.
Le istituzioni presenti al funerale
Ci sono il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e la sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti. Con la fascia tricolore il sindaco di Giaveno, Stefano Olocco. Presenti anche il generale e sottocapo di Stato maggiore dell’esercito Salvatore Camporeale e il generale di divisione Michele Risi, comandante delle truppe alpine. Su un cuscino, accanto alla bara, il cappello da alpina di Matilde. Per la Regione Piemonte c’è il presidente del consiglio Davide Nicco.
Il ricordo dello Sci Club Sestiere
A celebrare i funerali monsignor Alessandro Giraudo, vescovo ausiliario di Torino. Il primo discorso dello Sci Club Sestiere: «Ci piace pensare di essere una grande famiglia. La piccola Mati ha seguito la Titti: la dovevi andare a cercare quando doveva partire per una gara, lei era quella che faceva le formine con la neve e poi saliva sul podio. Adesso la piccola Mati era diventata la grande Mati e noi l’abbiamo vista crescere con ammirazione. Siamo increduli».
(da La Stampa)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
LA SORELLA LUCREZIA IN LACRIME: “BUONA DISCESA LIBERA MATILDINA”
Uno sci, portato dalla sorella Lucrezia, con sopra la scritta Matilde Lorenzi, è stato posato sull’altare ed è rimasto per tutto il funerale accanto alla bara della 19enne morta in un incidente in allenamento in Val Senales.
Tanta commozione e larga partecipazione nella chiesa di San Lorenzo di Giaveno, in provincia di Torino, per l’ultima saluto alla giovane campionessa. Il vescovo ausiliare di Torino Alessandro Giraudo nell’omelia, parlando del dolore dato dalla morte, ha detto che è «un dolore che mai ci abbandona. Che assomiglia a quelle bende e a quel sudario, in cui era avvolto il corpo di Lazzaro».
«Dolore – ha proseguito – segno di ciò che dà sapore alla vita: ed è il coraggio di amare. Dolore che oggi Dio ci chiede di vivere con lui. È ciò che sappiamo ora essere il nostro modo di accostare questa oscurità. Per noi adesso c’è solo questa oscurità, per Matilde si è accesa una luce infinita. Quella luce che illuminava quella pista è diventata la luce senza tramonto, non c’è più notte. C’è vita. Non ci sono più promesse né vittorie, c’è la vittoria sulla morte, sulla paura, sul dubbio. Matilde ci indica di cercare questa luce, lo ha fatto con tutta la sua vita, la sua forza, il suo carattere, le sue fragilità». Sulla morte della giovane, avvenuta dopo una caduta sulla pista rossa Grawand n.1 in Val Senales non ci sono responsabilità penali. I genitori organizzeranno, per la sicurezza sugli sci, un progetto di sensibilizzazione.
«Hai voluto arrivare di fretta, il 15 novembre 2004: eri nata velocemente e adesso hai deciso di andartene via di fretta. Voglio solo ringraziarti, perché io e papà abbiamo avuto la fortuna di essere stati scelti da te come genitori», ha detto la mamma di Matilde, ai funerali della figlia.
«Eri riservata – ha proseguito la madre, rivolgendosi ancora alla figlia in chiesa – ti aprivi con calma, ci hai donato tantissimo. Te ne siamo grati. Devi continuare a sciare là dove sei. Ti adoro. Grazie Matilde».
Il padre Adolfo è tornato sul tema della sicurezza sulle piste, come finora ha fatto dai primi momenti dopo l’incidente. «Matilde con la sua scomparsa – ha ribadito – ci hai chiamato a fare un duro lavoro, che dovrà essere fatto da tutti, insieme. Per questo busseremo a tutte le porte. Il progetto che porteremo avanti la manterrà in vita per tutti noi». Una locandina del progetto sulla sicurezza nelle piste è stata diffusa proprio in questa giornata in paese.
Nella cerimonia anche la sorella Lucrezia ha ricordato la ragazza: «Ci lasci un vuoto immenso, devastante, mi manca l’aria da lunedì. Sono sicura che sarai proprio tu a guidarmi nelle mie scelte. Sono immensamente grata di averti avuta come sorella. Buona discesa libera Matildina».
(da La Stampa)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
SALTA LO SPETTACOLO A FIRENZE PER L’ENNESIMA DEBACLE DEL TRASPORTO FERROVIARIO
Luca Bizzarri è rimasto bloccato in treno – il Frecciarossa partito alle 15.50 da Torino Porta Susa e diretto a Napoli – per oltre tre ore ed è stato costretto a rinviare lo spettacolo Non hanno un amico, previsto mercoledì 30 ottobre al Teatro Puccini di Firenze.
Tramite il suo profilo social, il comico ha raccontato passo dopo passo l’odissea del viaggio
Luca Bizzarri: “Il ministro delle Infrastrutture ha cose più interessanti a cui pensare”
“Il capotreno mi ha appena detto che potrei non riuscire ad arrivare a fare lo spettacolo – annunciava Luca Bizzarri tramite una storia condivisa su Instagram – Sono le 7, sono su un treno tra Bologna e Firenze, che sono 40 minuti, ma siamo fermi. Io sarei già dovuto arrivare. Perché stasera devo essere in teatro alle 9”.
Il comico, poi, aveva lanciato una prima frecciatina contro Matteo Salvini: “Mi dispiace, vi terrò informati. Nel caso non riuscissi a fare lo spettacolo citofonare ministero delle infrastrutture che evidentemente ha cose più interessanti a cui pensare”.
Nell’aggiornamento successivo, poi, chiedeva agli spettatori in teatro di avere pazienza, aggiungendo di essere fermo da quasi due ore tra Bologna e Firenze. Poi, una nuova velata (e ironica) invettiva: “Comunque ragazzi eh, è pieno di immigrati”.
Poco dopo Luca Bizzarri ha comunicato di aver dovuto annullare lo spettacolo. “Sono ormai tre ore che siamo tra Bologna e Firenze, stiamo tornando a Bologna – ha spiegato il comico – Mi scuso con tutti gli spettatori in teatro, lo spettacolo è rimandato al sei novembre, a meno che non succeda una rivoluzione sul treno. Già c’è stato un assalto al carrello e penso moriremo tutti stasera. Mi dispiace. Viva il ministro delle infrastrutture”.
Nell’ultima storia condivisa, Luca Bizzarri ha fatto il punto della situazione: “Eccomi tornato a Bologna. Sono partito alle sei da Bologna, sono le nove e mezza e ho preso questo “Bologna-Bologna” che ci ha messo tre ore e mezza con rivoluzione sul treno, assalto al bar. Però devo dire la verità, pensavo ci fossero morti e feriti. Purtroppo ho lasciato degli amici sul treno – perché si sa che in queste situazioni si creano amicizie – che devono arrivare fino a Napoli.
(da Fanpage)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
RISCHIO INFILTRAZIONI E MALAFFARE
Alle ultime elezioni Europee Fratelli d’Italia ha incassato in Campania il 19 per cento delle preferenze muovendosi dalle sabbie mobili che inchiodavano il partito a percentuali risibili.
Ma l’ascesa salutata con giubilo dai vertici romani presenta il conto e, negli ultimi mesi, diverse inchieste segnalano conflitti d’interessi, vicinanze rischiose con imprenditori in rapporti con la pubblica amministrazione e, ancor più grave, promiscuità con ambienti criminali.
Le regionali sono alle porte e i maggiorenti del partito hanno messo in chiaro: il candidato in Campania spetta al partito di maggioranza. Le indagini faranno il loro corso e la responsabilità penale si accerta con sentenza definitiva, ma le carte ci aiutano a comprendere come l’aumento di consensi possa mettere a rischio la questione morale. Iniziamo dall’ultimo caso che ci porta a Poggiomarino.
Il passato non passa
Poggiomarino è un comune in provincia di Napoli, sciolto per camorra nel lontano 1991 e nel 1999. Oltre 30 anni fa in quel territorio dettava legge Pasquale Galasso, il criminale della buona società, studiava medicina prima di diventare killer e numero due della nuova famiglia, l’organizzazione camorristica che si opponeva a Raffaele Cutolo. Galasso era padrone della città e del comune, il piano regolatore, le ditte, le assunzioni necessitavano del suo via libera.
«Un passaggio di sindaco o vicesindaco si poteva risolvere se c’era il gradimento del camorrista del momento. Io all’epoca ero appunto il camorrista del momento», raccontava Galasso il 13 luglio 1993 davanti alla commissione parlamentare antimafia. Sono passati 31 anni, oltre tre decenni, ma Poggiomarino sembra ripiombata nello stesso schema: la camorra comanda, la politica obbedisce.
Alcuni protagonisti di quella stagione politica hanno superato indenni gli azzeramenti per camorra e sono tornati nelle aule del consiglio comunale. Ma ci sono anche le nuove leve come Luigi Belcuore, esponente locale di Fratelli D’Italia, eletto con quasi 800 voti e diventato vicesindaco nella giunta guidata dal primo cittadino Maurizio Falanga. Quattro anni dopo la vittoria elettorale la festa è stata rovinata dai carabinieri e da un’indagine della procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri. Falanga, Belcuore e un altro esponente politico, Franco Carillo, sono stati arrestati per voto di scambio politico mafioso.
Ma perché sono finiti ai domiciliari? Ad accusarli c’è un boss, si chiama Rosario Giuliano, detto “‘o Minorenne”, diventato collaboratore di giustizia. Sembra un film che si ripete, il malavitoso è cresciuto nell’ombra di Galasso, di cui era fido scudiero, lo chiamano il minorenne proprio perché da giovane si è macchiato di reati per assecondare la sete di potere del suo capo. Oggi è lui che ha comandato in città fino alla collaborazione con la giustizia. «Una volta individuato il candidato sindaco della coalizione, nella figura di Falanga, ed essendomi garantito l’appoggio di Carillo quale rappresentante dei moderati e di Luigi Belcuore quale esponente di Fratelli d’Italia, di fatto avevo il controllo della coalizione di centro destra e quindi della possibile amministrazione comunale», racconta il collaboratore nell’ottobre 2023. Quando le sue dichiarazioni sono state pubblicate c’era stata la secca smentita dei politici che avevano bollato come «infamanti» le parole del collaboratore. Oggi i pm anticamorra ritengono di aver trovato riscontri a quelle dichiarazioni e i politici sono finiti ai domiciliari, misura che sarà sottoposta al vaglio di Riesame e Cassazione in caso di ricorso, l’inchiesta è ancora nella fase preliminare.
Belcuore è una nuova leva di Fratelli d’Italia, graduato dell’esercito italiano prima di dedicarsi alla politica. Lo scorso maggio pubblicava sui social una foto con l’allora ministro, Raffaele Fitto, chiaramente ignaro dei possibili incroci pericolosi del giovane amministratore. «Ho interloquito con il ministro da vicesindaco mi sento onorato di aver condivido con lui una serie di iniziative e progetti per il futuro più prossimo », scriveva l’allora assessore ai lavori pubblici e vicesindaco di Poggiomarino, Belcuore. Qualche settimana prima, invece, pubblicava foto e video con un altro ministro, Gennaro Sangiuliano, anche lui del tutto ignaro delle frequentazioni dell’amministratore, che aveva rinunciato a Cannes per visitare, con lo stato maggiore locale di Fdi, il parco archeologico di Longola. Ora quell’esperienza amministrativa è stata travolta dall’accusa di aver vinto le elezioni con i voti del clan, agli atti anche una videotelefonata dal carcere del boss con il sindaco.
Il nuovo acquisto
Per compravendita dei voti con l’ombra dei clan era già stato coinvolto un altro amministratore locale di Fratelli d’Italia che era transitato da Forza Italia ai meloniani. Si tratta di Sabino De Micco, coinvolto in un’indagine che ruotava attorno alle amministrative di Cercola, si era speso per l’elezione della sorella, Giusy detta ‘Caf’, candidata non eletta con la lista di Europa Verde, nelle comunali del 2023. De Micco è finito in carcere, poi ai domiciliari, dopo che aveva da qualche settimana salutato i forzisti per transitare nel partito della premier. «Con soddisfazione diamo il benvenuto in Fratelli d’Italia al consigliere De Micco, persona impegnata per il suo territorio, qualitativamente capace ed esperto», diceva, lo scorso aprile, Marco Nonno, coordinatore cittadino del partito, annunciando un’iniziativa politica insieme alla new entry in compagnia anche di parlamentari. De Micco vanta sui social scatti con senatori e deputati, compresa una visita nell’aula del Senato ai tempi della sua militanza azzurra. Dopo l’inchiesta Fratelli D’Italia ha annunciato la sospensione dell’iscrizione del consigliere municipale indagato.
L’altro astro nascente
Un altro astro nascente del partito azzurro è l’attuale sindaco di Palma Campania: Aniello Donnarumma, finito ai domiciliari, lo scorso gennaio, con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. I pm della procura di Nola gli contestavano di aver messo in piedi un sistema clientelare assicurando posti di lavoro per ‘amici’ che venivano assunti in cambio di favori e lavori pubblici. Il primo cittadino è passato a Fratelli D’Italia nel 2020 in una conferenza stampa convocata alla presenza di Francesco Lollobrigida, arrivato da Roma per l’occasione. Dall’agosto scorso, quando il giudice del tribunale di Nola contro il parere della procura ha sostituito i domiciliari con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, Donnarumma è tornato sindaco vista la revoca della sospensione decisa dal prefetto di Napoli, Michele Di Bari. Nel settembre scorso il tribunale delle libertà, dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Suprema Corte, ha revocato anche la misura della presentazione alla polizia giudiziaria ribadendo però che «le considerazioni in ordine all’estrema gravità dei fatti svolte da questo tribunale nel provvedimento oggetto di rinvio» sono «tuttora pienamente condivisibili». Il procedimento penale prosegue e Donnarumma è sicuro di dimostrare la sua estraneità alle accuse. Intanto si occupa della città, l’ultimo annuncio è il concerto di Cristina D’Avena per la notte delle Quadriglie.
(da editorialedomani.it)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
LUI E’ AL MINISTERO DELLA SALUTE PER RIDURLI, POI I SUOI AMBULATORI VENGONO FAVORITI DAI TEMPI LUNGHI DELLA SANITA’ PUBBLICA… ORMAI LA DESTRA ASOCIALE HA GETTATO LA MASCHERA
Il messaggio è chiaro, nonostante qualche sbavatura ortografica: “Noi ci prendiao cura di voi. È possibile effettuare in loco gli accertamenti diagnostici ed avere così un quadro completo della situazione clinica, senza dover attendere i lunghi tempi del Servizio Sanitario pubblico”, si legge sul sito di Therapia Srl, piccola società che gestisce tre poliambulatori a Bitonto (Bari) e nel capoluogo pugliese. Offrono a prezzi ragionevoli quasi tutte le visite specialistiche, fisioterapia, esami diagnostici fino alla risonanza magnetica, come migliaia di centri privati in tutta Italia, in genere senza la sgradevole réclame sui “lunghi tempi del Servizio Sanitario pubblico”.
Tra i soci di Therapia Srl, con il 10 per cento, c’è il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato di Fratelli d’Italia, uno di quelli che dovrebbero occuparsi di ridurre i “tempi lunghi del Servizio Sanitario pubblico”, la questione ormai annosa delle liste d’attesa. Ma invece, su quei “tempi lunghi”, Therapia Srl guadagna, tanto o poco che sia. Naturalmente Gemmato è solo socio e neppure un socio di controllo, ma il problema c’è. Basta ricordare che la spesa sanitaria privata nel 2023 è arrivata a 45,8 miliardi di euro (stime Istat/Sha), con un balzo di 4 miliardi dal 2022, mentre ogni anno si fatica a mettere uno o due miliardi in più sulla spesa sanitaria pubblica (circa 130 miliardi). E 4,5 milioni di italiani nel 2023 hanno rinunciato a curarsi, come ci ricorda la Fondazione Gimbe. Intanto si attende ancora l’attuazione del decreto legge sulle liste d’attesa, emanato lo scorso 7 giugno dal governo Meloni proprio come uno spot un giorno prima delle Europee.
La storia di Therapia Srl l’ha tirata fuori Sergio Rizzo, firma storica del Corriere e poi di Repubblica, oggi a Milano Finanza, due sere fa nella trasmissione DiMartedì di Giovanni Floris. Accanto ai colossi che prosperano nella crisi della sanità pubblica, Therapia Srl è un nanetto, appena 1,5 milioni di fatturato nel 2023, in crescita sul 2022 (1,3), con 7.000 euro di utili. Gemmato però sa bene che quella pubblicità è un macigno sulla sua immagine. Dal suo staff spiegano che è entrato nella società “nel 2013” quando “era impegnato nell’attività professionale”, quella di farmacista. “Non ha mai percepito utili – scrivono – e non ha mai ricoperto ruoli gestionali. Non ha mai avuto né poteri di direzione, né tantomeno di indirizzo di politiche di marketing e comunicazione sulla società. Pertanto, quanto inopportunamente e maldestramente riportato nel sito internet della società non è di certo ascrivibile alla volontà di Gemmato. A ogni modo – annunciano –, per mere ragioni di opportunità, il sottosegretario ha da tempo messo a disposizione degli altri soci le proprie quote”.
Di Gemmato, 52enne ex militante del Movimento sociale e di Alleanza nazionale e responsabile Sanità di FdI, si parla spesso perché ha la delega alle farmacie.
La sua, a Terlizzi (Bari), la gestiscono i fratelli, il che lo mette al riparo dalle norme assai lasche sul conflitto d’interessi. Basta non esercitare l’attività, come per Therapia Srl. Naturalmente però non piace a tutti che Gemmato si occupi delle farmacie, tanto più che dal governo in carica i suoi colleghi hanno ottenuto una nuova vantaggiosa remunerazione del farmaco e l’avvio del trasferimento di alcuni medicinali dalla distribuzione diretta tramite Asl ai punti vendita sul territorio. E mirano all’espansione della cosiddetta “farmacia dei servizi” che può trasformarle in ambulatori.
Per quanto Gemmato sia vicino a Giorgia Meloni, tanto da ospitarla in Puglia lo scorso agosto, non si può dire che il ministero della Salute sia nelle sue mani. Anzi il sottosegretario sembra quasi confinato al quarto piano del palazzo di Lungotevere Ripa, dove se non altro dispone della stanza con la migliore vista sull’Isola Tiberina. Gemmato ha rapporti non sempre agevoli con il ministro “tecnico” Orazio Schillaci e il suo staff. E certo non controlla l’alta dirigenza, nella quale ha assunto un ruolo chiave Maria Rosaria detta Mara Campitiello, la compagna del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, leader di FdI in Campania. Anche le quotazioni di quest’ultimo, però, oggi sembrano in declino.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
I DUE VENDUTI ALL’IMPERIALISNO RUSSO CONTINUANO A PRENDERE SOLDI DALLA UE INVECE DI ESSERE CACCIATI A CALCI IN CULO
Uno conclude il viaggio a Tbilisi, dove ha fatto ancora una volta il gioco di Putin; l’altro ha la valigia pronta per Pechino, dove sta per stringere la cooperazione con Xi Jinping. Uno è il premier ungherese Viktor Orbán, l’autocrate europeo per antonomasia, e l’altro è il premier slovacco Robert Fico, che ha seguito un corso accelerato per imitare l’originale in tutto: la stretta illiberale in patria e la bussola orientata su Russia e Cina.
Per comprendere davvero le parole pronunciate da Orbán nel suo secondo e ultimo giorno in Georgia è opportuno dotarsi di un dizionario di lingua orbaniana. «Visita ufficiale in Georgia», ad esempio, serve per mantenere una ambiguità, come è già successo col viaggio al Cremlino questa estate: nelle sue trasferte filorusse Orbán non rappresenta l’Ue, come gli è stato ricordato, ma sfrutta comunque il fatto di avere la presidenza di turno.
«Il popolo della Georgia ha votato per la pace»: in orbaniano «pace» significa non opporre resistenza a Putin. Infatti il premier dice pure: «La Georgia ha scelto di non diventare una seconda Ucraina». Insomma, ha scelto il filorusso Sogno georgiano. Tredici governi su 27, tra i quali Francia, Germania, Polonia (ma l’Italia no), chiedono un’indagine sul voto? «Queste sono state elezioni libere e democratiche», recita Orbán con Putin che fa da ventriloquo.
Dal canto suo, Robert Fico avrebbe di che ringraziare Bruxelles e von der Leyen, in questi giorni: nonostante i gravi attacchi allo stato di diritto, la Commissione europea ha appena deciso di liberargli ottocento milioni. Ma le concessioni non comportano redenzioni, anzi
Il premier slovacco segue ora la strada orbaniana, e lo fa anche nei rapporti con la Cina: il premier ungherese prende prestiti da Pechino e fa da avamposto per Xi Jinping in Ue; il premier slovacco prende esempio e da questo mercoledì al 5 novembre va in Cina a rafforzare l’intesa sia politica che economica. Orbán si è messo in casa la fabbrica di batterie elettriche cinesi Catl, comode anche alla filiera tedesca dell’automobile; Fico prepara l’impianto slovacco di batterie cinesi Gotion. Entrambi in Ue – ça va sans dire – hanno votato contro i dazi sulle auto elettriche cinesi.
Il paese è spaccato in due realtà parallele, ha a capo un governo intenzionato a non prestare ascolto alle proteste e un’opposizione che sta raccogliendo le prove di brogli per dimostrare che l’elezione di sabato scorso si è svolta in condizioni tutt’altro che corrette.
Per ora, il governo aspetta che sia l’avversario a mollare per primo. La strategia dei partiti che hanno sfidato la maggioranza di Sogno georgiano è insistere, quella di Sogno georgiano è far finta di niente, lasciare che siano gli altri a stancarsi: manifestare sfianca e il governo crede di poterla spuntare. “‘Sogno georgiano’ è una traduzione imprecisa”, dice il giornalista Giorgi Gabunia, tra i creatori del canale d’opposizione Mtavari Arkhi.
Durante la notte tra lunedì e martedì, per le strade di Tbilisi sono state messe in bella mostra le bandiere dell’Ungheria per accogliere il primo ministro Viktor Orbán, arrivato per congratularsi con Sogno georgiano.
Le bandiere sono montate tra quelle dell’Unione europea e quelle della Georgia e Orbán, nonostante i suoi colleghi europei abbiano preso le distanze dal suo viaggio, a Tbilisi non ha fatto altro che parlare di Europa, portandosi dietro anche il suo ruolo di capo di un governo che presiede il semestre europeo.
La visita in Georgia fa parte del piano di Sogno georgiano e il primo ministro ungherese è venuto a mettere il suo sigillo sulle elezioni dubbie di Tbilisi proprio mentre i georgiani scendono in strada per chiedere un nuovo voto e mentre gli europei aspettano che la raccolta dei brogli e delle irregolarità sia completa
Orbán si è complimentato con il governo, ha augurato buon lavoro e affermato che entro dieci anni la Georgia diventerà un paese membro dell’Unione europea.
Orbán appare per Sogno georgiano come un politico di successo che stando dentro all’Europa riesce a ottenerne i benefici e a metterle i bastoni tra le ruote.
Al governo georgiano sono arrivate le congratulazioni di Ungheria, Russia, Turchia e Cina: una formazione che rappresenta lo schema delle alleanze internazionali, con qualche assente, come la Bielorussia, che si unirà presto al gruppo.
Orbán rivendica per sé il ruolo di leader della branca europea dell’alleanza ed è pronto a mettere sotto la sua ala chi segue il suo esempio, come Sogno georgiano, che pure si proclama pronto a entrare nell’Unione, ma rifiuta la richiesta di alcuni paesi di un’inchiesta internazionale su cosa è accaduto nel giorno del voto. Lungo viale Rustaveli, c’è una vetrina tutta colorata con i manifesti di Sogno georgiano: è un quartier generale non ufficiale dei giovani sostenitori del partito. Sono tutti convinti che Orbán sia una guida, un vero amico della Georgia e Budapest e Tbilisi, insieme, possono contribuire a cambiare l’Ue. Orbán è venuto a portare il suo programma.
(da Domani)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
È ANDATO NEL PAESE PER COMPLIMENTARSI PER LA SCELTA DEL PARTITO FILORUSSO “SOGNO GEORGIANO”, SOTTOLINEANDO CHE IL POPOLO “HA SCELTO LA PACE”. TRADOTTO, VUOL DIRE NON OPPORRE RESISTENZA A “MAD VLAD”
La Procura generale in Georgia ha annunciato di avere aperto un’inchiesta su possibili frodi nelle elezioni di sabato scorso, vinte dal partito di governo Sogno Georgiano secondo i dati ufficiali ma contestate dalle opposizioni, che le ritengono “rubate”.
“In base a una richiesta della Commissione elettorale centrale, la Procura ha avviato un’inchiesta sulla presunta falsificazione delle elezioni parlamentari”, si legge in un comunicato citato dalle agenzie russe.
La Procura ha convocato la presidente della Repubblica e leader dell’opposizione, Salome Zourabichvili, che ha contestato l’esito delle elezioni. “Secondo le informazioni diffuse dalla Commissione elettorale centrale e dai media, la presidente Zourabichvili dovrebbe essere in possesso di prove relative alla presunta falsificazione delle elezioni parlamentari, per questa ragione è stata convocata oggi per un colloquio”, afferma la Procura nel comunicato.
“La linea di condotta intrapresa dal governo mette a repentaglio il percorso della Georgia verso l’Ue, arrestando di fatto il processo di adesione”. A meno che Tbilisi “non inverta” tale orientamento e “non dimostri sforzi tangibili per affrontare le questioni in sospeso e le riforme chiave, la Commissione non sarà in grado di prendere in considerazione la possibilità di raccomandare l’apertura dei negoziati con la Georgia”.
Lo si legge nella comunicazione della Commissione che accompagna il suo annuale pacchetto allargamento. “L’Ue – si evidenzia – resta impegnata ad approfondire ulteriormente la partnership con la Georgia”.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
E’ STATO CANDIDATO A UN POSTO NEL CDA DI TIM, DOVE NON È RIUSCITO A ENTRARE. AL POSTO SUO SI È SEDUTO GORNO TEMPINI, UNO DEGLI SPIATI (FORSE NON UN CASO) DALLA FABBRICA DI DOSSIER DA LUI PRESIEDUTA
E’ il capo-fondatore della società, ed è un fatto. Ma quello che più conta è che è soprattutto il principale procacciatore di clienti e affari della premiata ditta che fabbrica dossier. Perché, come emerge, ha agganci un po’ ovunque. Politica, società, economia e non solo. Per dirla come gli investigatori, «è attivo ai massimi livelli della politica nazionale, gode di amicizie e interazioni con i vertici delle principali amministrazioni pubbliche, forze dell’Ordine, magistratura, enti locali ma anche con la stampa e l’editoria».
Enrico Pazzali, 60 anni, il fondatore di Equalize, «è il perno per le relazioni del gruppo, ne è il volto istituzionale». Una rete che si è costruito in tanti anni di cariche e poltrone. Bocconiano di studi, e oggi nel board della Bocconi, la sua carriera di manager è di lungo corso. Due anni in Shell Italia, poi entra in Compaq spa e nel 2000 nel cda del Consorzio per la creazione del Bio Parco Tecnologico di Torino e del Corep, il Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente di Torino. Poi un passaggio in Omintel-Vodafone, e in Poste Italiane.
Dopo un anno in Regione Lombardia, nel 2007 fa il suo ingresso in Fiera Milano, prima come direttore generale poi come amministratore delegato (fino al 2015). Nel frattempo però ricopre anche altre cariche: è nel board di Nolostand Spa, e tra il 2008 e il 2009 si avvicina al mondo della sicurezza informatica con un posto nel cda della romana Sogei. Una rete ben riportata in schemi negli atti d’indagine.
Nel 2015 si allontana dai palazzi meneghini per guidare Eur Spa a Roma, salvo poi rientrare a Milano nel 2019 come presidente della Fondazione Fiera. Dove durante il Covid si distingue per i tempi record con cui mette in piedi l’ospedale in Fiera che gli vale l’Ambrogino d’oro nel 2021. E dove siede fino all’autosospensione di lunedì scorso dopo l’indagine. Ma la rete di Pazzali, «Zio bello» come viene citato dai suoi soci nelle carte mentre si accordavano su chi e come spiare, è più ampia.
Perché quando un finanziere sua «talpa» gli fa la soffiata che il pm Paolo Storari «starebbe facendo accertamenti su di lui», Pazzali si agita, e con i suoi ipotizza che possa c’entrare proprio un finanziamento forse sospetto che risale a quella sua carica nel Comitato Bergamo-Brescia. Carmine Gallo gli ricorda che «Storari è una persona molto competente ma è cattivissimo l’altra volta voleva a tutti i costi commissariare Fiera Milano per quella vicenda». Pazzali, annotano i carabinieri, «è molto attivo con Gallo per costruire una strategia d’azione» nei giorni successivi al blitz: «Storari mi ha combinato un guaio incredibile, cerca di dimostrare che la Fondazione Fiera è un ente di diritto pubblico», spiega Pazzali a Gallo il 3 agosto 2022
L’ex ispettore di polizia gli consiglia di «non fare assolutamente nulla». Invece il presidente si infuria e replica con sfrontatezza: «Mi faccia arrestare, quando esco poi gli tiro un pugno in faccia». C’è persino spazio per il calcio, nella tela del 60enne, sposato, due figli. Da tifoso, è socio con Andrea Bocelli e Paolo Bonolis nella Interspac di Carlo Cottarelli, società di appassionati dell’Inter.
È grande uomo di relazioni, Pazzali, «Pazzalone» come lo chiamano alcuni conoscenti. Legami e contatti che mette a frutto nei suoi affari oggi sotto indagine. Lo fa capire quando, il 14 novembre 2022, intercettato, procaccia business grazie alle sue conoscenze: «Mi ha scritto un messaggio il mio contatto di Snam… il tipo ha scritto che ti conosce» dice all’ex ispettore di polizia Carmine Gallo suo socio in Equalize. Il quale poi prenderà contatti: «Sì certo, certo, va beh, va beh, mi metto in contatto io con lui…». Contatti, a volte «marchette» come le definiscono i suoi sodali, quando chiede una mano per trovare lavori a qualcuno che «serve per il futuro», per tessere trame e avere ancora più clienti.
Ritenuto vicino al centrodestra, tanto che circolava e anche molto il suo nome per la corsa per la prima poltrona a Palazzo Marino nel dopo Sala. Una quasi candidatura affossata ora proprio dall’inchiesta che lo vede indagato per associazione per delinquere finalizzata agli accessi abusivi alle banche dati, che venivano realizzati dalla Equalize, di cui è socio di maggioranza. Ma Pazzali era anche un uomo non inviso al centrosinistra, come dimostra l’atteggiamento a Palazzo Marino di Sala che comunque non lo ha ostacolato nella nomina alla Fondazione Fiera.
Candidato a un posto nel cda di Tim, qui invece non è riuscito a entrare. Al posto suo si è seduto Gorno Tempini, uno degli spiati — forse non un caso — dalla fabbrica di dossier da lui presieduta. Del resto dalle indagini emerge come Pazzali abbia usato la società per «danneggiare l’immagine dei competitors» o di «avversari politici» suoi e di «persone a lui legate». Su tutti, proprio il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini e il suo “uomo” per le relazioni istituzionali Guido Rivolta.
(da repubblica.it)
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Ottobre 31st, 2024 Riccardo Fucile
CRESCE NEL M5S LA TENTAZIONE DI “SMARCARSI” DAI DEM E AVERE UNA STRATEGIA AUTONOMA FINO ALLE POLITICHE… NEL MOVIMENTO FANNO SAPERE CHE CON IL PD “AD OGGI NON ESISTE UN’ALLEANZA ORGANICA”… IL SOLITO RICHIAMO ALL’IDENTITA’ CHE NON E’ MAI ESISTITA VISTO CHE SI SONO ALLEATI CON TUTTO E L’INCONTRARIO DI TUTTO
Meglio soli? La domanda che serpeggia ai piani alti del Movimento in queste ore va oltre il semplice dubbio e forse rivela tratti dei Cinque Stelle del futuro. La sconfitta in Liguria, il nuovo tonfo nei consensi e lo strappo plastico dagli attivisti sta inducendo a riflessioni lo stato maggiore. «Abbiamo bisogno di una identità chiara e nuova, di posizioni anche più nette», dice uno stellato di lungo corso.
Marco Travaglio, molto ascoltato dai vertici del partito, ha spiegato sul Fatto il suo punto di vista sulle Regionali liguri: «Conte che ha perso (anche) per colpa di Orlando: ha donato altro sangue per il candidato perfetto per il Pd, ma invotabile per i suoi».
Secondo Travaglio «Conte ha un’indicazione netta dagli elettori ancor prima degli Stati generali: niente alleanze organiche o rapporti preferenziali col Pd. Fino alle Politiche, il M5S faccia opposizione e intanto si rifondi e si apra alla società cercando dei candidati credibili e i votanti perduti. Anche a costo di ritirarsi per un po’ dalle Amministrative».
In pratica, un Movimento sì d’opposizione, ma solo, senza alleati stabili.
Le parole del direttore del Fatto hanno fatto breccia nel Movimento, dove da tempo già si tratteggia il profilo del partito che «rinascerà dopo la Costituente» di fine novembre. «Non ha senso perdere la propria identità per omologarsi a un altro partito. In Liguria c’era un candidato autorevole ma non innovativo e la nostra base piuttosto che votarlo si è rifugiata nell’astensione.
E precisano che con il Pd «ad oggi non esiste un’alleanza organica». Ai piani alti sono convinti che «la Costituente aiuterà a fare chiarezza» e che sul voto abbia inciso «lo scontro con Grillo». In ogni caso ora, «l’orizzonte deve essere quello delle Politiche».
Ma che Movimento sarà quello che vedremo nel 2025? «Dobbiamo smarcarci, specie in politica estera, rivendicare le lotte della sinistra, tornare tra la base», dicono in diversi. Per capire il futuro, forse bisogna guardare al passato.
Fino a qualche mese fa, il Movimento stava trattando per formare in Europa un nuovo gruppo con i tedeschi di Bsw. I rossobruni sono un partito personalistico, centrato attorno alla sua fondatrice Sahra Wagenknecht, di sinistra ma con tinte populiste (sull’immigrazione, ad esempio). Ecologisti, pacifisti ma con posizioni più morbide nei confronti della Russia e critiche verso la Nato. «Con loro c’è sintonia», ammettono alcuni Cinque Stelle.
Ma per arrivare al partito che sarà bisognerà passare le forche caudine dello scontro interno. I movimentisti sperano in uno scollamento della base, in un’adesione bassa alle votazioni della Costituente, in modo da affossare il progetto sul nascere. Ieri intanto nell’ala più grillina circolava un vecchio video in cui Paola Taverna attaccava: «Quando tu ti presenti con il Pd sei un po’ truffatore anche tu». La sensazione è che il conflitto interno andrà avanti ancora a lungo.
(da agenzie)
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