Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO, DEVE STUDIARE UN PO’ INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO… IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU’ ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA
Il professor Galli della Loggia deve studiare un po’ invece di cambiare partito a ogni cambio di governo.
L’ex maoista, poi terzista, quindi berlusconiano, infine meloniano, solo in sogno se la immagina la cancellazione della cultura di destra nel dopoguerra in Germania. Gli ex nazisti rientrarono nel contesto sociale e ottennero posti di potere nelle industrie più avanzate. Uscivano rivoltanti libri che criticavano il processo di denazificazione, a partire da Norimberga. L’amnistia di Adenauer permise a molti ex nazisti di tornare liberi e impuniti.
L’estrema destra non fu esclusa affatto. Kurt Georg Kiesinger, ex membro del NSDAP, che aveva lavorato al ministero della Propaganda con Goebbels e in passato fu coinvolto in agitazioni antisemite, fu cancelliere dal 1966 al 1969.
Fu quella nomina a far comprendere a molti giovani tedeschi i coinvolgimenti della generazione dei loro genitori durante l’era nazista.
Dopo l’insediamento di Kiesinger, anche il filosofo Karl Jaspers si lamentò del fatto che ora la Repubblica Federale fosse rappresentata da un “vecchio nazionalsocialista”; Jaspers credeva che Kiesinger avrebbe abolito nuovamente la democrazia.
Nel 1968, una studentessa, Beate Klarsfeld, schiaffeggiò pubblicamente il cancelliere ex nazista, durante la conferenza della CDU a Berlino (gridando “nazista, nazista”). La poveretta, subito dopo l’«inflizione di dolore fisico e mentale», come venne chiamata, fu condannata a un anno di prigione con procedura accelerata, pena che non dovette mai scontare a causa della sua nazionalità francese.
Da allora si intensificò la critica da parte dei giovani contestatori degli ex nazisti rimpannucciati al potere: lo schiaffo di Beate aveva reso visibile al mondo la rabbia crescente per il fatto che ex nazisti, sospettati di non essersi mai “pentiti”, fossero ancora o di nuovo al potere: fu in quel momento che iniziò a intensificarsi la critica, da parte dei giovani contestatori, agli ex nazisti rimpannucciati al potere, che si credevano “purificati”, e nacque il grande conflitto sociale prima e dopo il 1968. Lo schiaffo coraggioso e sfacciato di Klarsfeld divenne il simbolo di questo conflitto.
La destra tedesca, insomma, era libera e manteneva vivo e operante il ricordo del nazismo fino alla contestazione studentesca. Esatto contrario di quello affermato dal professore.
Dimenticando che in Italia la destra alla Fiamma di Gianfranco Fini fu sdoganata da Silvio Berlusconi, cosa che Galli omette essendo stato berlusconiano, poi 5Stelle ed ora collaboratore di Meloni per il settore scuola.
Quanto alla Meloni, lei stessa si descrive come l’erede della ‘’Voce della Fogna’’, come il periodico di Marco Tarchi descriveva i politici e giovani di destra emarginati dall’Italia antifascista e democratica. E dunque espressione di
una politica tenuta ai latere e confinata negli scantinati fino alla nascita di Fratelli d’Italia.
(da Dagoreport)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
“È IL SEGNO DI UNA DONNA CHE HA COMPLETAMENTE PERSO LA RAGIONEVOLEZZA. MENTE PENSANDO DI POTER DOMINARE LA NARRAZIONE INTERNA, ANCHE A SUON DI BUGIE. QUI DA NOI NON TROVA UN CONTROCANTO ADEGUATO, E ALLORA HA VITA FACILE. POI PERÒ, FUORI DALL’ITALIA, IL GIOCO LE SCAPPA DI MANO”
“Un fatto incredibile. Meloni, presidente del Consiglio dell’Italia, diffonde una fake
news su un vertice in cui, in realtà, si parlava di come arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina e al quale partecipavano tutti Paesi componenti del G7, con Donald Trump in collegamento, più la Polonia e Zelensky: è il segno di una donna che ha completamente perso la ragionevolezza. Mi lascia sinceramente sconvolto”.
Lo dice Matteo Renzi alla Stampa sul vertice dei volenterosi a Tirana. “Il fatto che non sia uscita una velina, ma sia voluto intervenire direttamente Macron per smentire Meloni è stato un modo per farle capire che sulle questioni cruciali, in momenti storici di crisi, così delicati, gli influencer che distorcono la realtà non possono trovare spazio in Europa”, dice il leader di Iv.
Meloni “mente pensando di poter dominare la narrazione interna, anche a suon di bugie. Qui da noi non trova un controcanto adeguato, e allora ha vita facile.
Poi però, fuori dall’Italia, il gioco le scappa di mano. Nessuna persona ragionevole può pensare di giustificare così la sua estromissione da un vertice.
E il fatto che la Polonia abbia preso il posto dell’Italia a quel tavolo, per di più, è una cosa gigantesca. L’Italia non si merita di fare queste figure e non si merita una persona incapace e ininfluente come Meloni.
Una che interviene in Parlamento e sbaglia la definizione di “spread” dimostra di non essere adeguata al ruolo”, prosegue Renzi.
(da agenzie)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
FUCILI IN SPIAGGIA, SPARI NELLA NOTTE E CONTROLLI PIU’ DIFFICILI SUL BRACCONAGGIO: STRAVOLTA LA LEGGE SULLA CACCIA…RISCHI INCOSTITUZIONALITA’ E INFRAZIONE UE
Si potrà sparare nelle spiagge. Addirittura Regioni e ministero dell’Agricoltura avranno la facoltà di ridurre le aree protette a favore di quelle in cui sarà possibile cacciare. Si riaprono i roccoli e si liberalizzano i richiami vivi, favorendo il bracconaggio e il traffico illecito di avifauna. Si apre alla caccia senza regole nelle aziende faunistico-venatorie con il riconoscimento della licenza ai cittadini di Paesi esteri: in pratica la natura viene svenduta e diventa il parco giochi dei ricchi, italiani e stranieri (vi ricordate il caso di Trump jr che uccise specie protette nella Laguna veneta?). Francesco Lollobrigida aveva promesso di riformare la 157/92, la legge per la protezione della fauna selvatica e il prelievo venatorio, trasformandola nella legge che antepone la caccia alla tutela della biodiversità. E così sta facendo: un ribaltamento netto della norma introdotta 33 anni fa e, soprattutto, dell’articolo 9 della Costituzione. IlFattoQuotidiano.it lo aveva anticipato lo scorso novembre: Fratelli d’Italia si è intestata la battaglia per liberalizzare la caccia senza controlli, superando (a
destra) la Lega, e ora è pronta a presentare il disegno di legge – collegato alla legge di Bilancio – per stravolgere la 157/92 nel prossimo Consiglio dei ministri. L’ennesimo favore alla lobby del mondo venatorio e a quella degli armieri, capaci di assicurare decine di migliaia di voti a ogni tornata elettorale.
CHI CI PERDE
IlFatto.it ha potuto visionare, in anteprima, il ddl. A pagare le spese maggiori di questa riforma sono, innanzitutto, gli animali. La fauna selvatica non viene più vista come un patrimonio della collettività da preservare (secondo la legge è patrimonio indisponibile dello Stato) ma, di fatto, viene considerata come proprietà di chi pratica un’attività ludica – la caccia – ora definita “attività sportivo-motoria con importanti ricadute” sociali, culturali ed economiche (articolo 1, comma 2) che “concorre alla tutela della biodiversità e dell’ecosistema” (articolo 1, comma 1). Uno stravolgimento della realtà che mira a rendere ogni misura a favore della caccia come coerente con i principi costituzionali. Da questo punto di vista, la nuova legge – se entrasse in vigore così com’è scritta – liberalizzerebbe le peggiori pratiche contro l’avifauna. Gli articoli 4 e 5, così come da modifica, permettono la riapertura dei roccoli, gli impianti di cattura vietati dall’Unione europea che, in passato, aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese proprio contro questa pratica. Non solo: vengono estese le specie da utilizzare come richiami vivi, l’ergastolo a cui gli uccelli sono condannati per “richiamare” i propri simili a cui il cacciatore spara; si passa da sette a ben 47 specie. In più si elimina ogni limite di possesso di volatili provenienti dall’allevamento. Tutte misure che rendono impossibili i controlli da parte dei forestali e che favoriscono il bracconaggio e il già fiorente traffico illecito di avifauna. Infine vengono rimossi i limiti al numero di autorizzazioni regionali per la creazione di nuovi appostamenti fissi di caccia (per la gioia, soprattuto, delle doppiette lombarde)
Ma, naturalmente, la riforma targata Lollobrigida danneggia anche l’uomo (danneggiando la biodiversità, va da sé), e in particolare le persone che frequentano boschi, oasi, campagne e – attenzione – spiagge. Sì, perché l’articolo 10, comma 6, stabilisce che d’ora in avanti si potrà cacciare “nei territori e nelle foreste del demanio statale, regionale e degli enti pubblici in genere”. Finora aree protette: un grave svantaggio per escursionisti, cercatori di funghi, ciclisti e camminatori (e sì, per chi se lo stesse chiedendo, le spiagge sono molto ambite, specialmente dai bracconieri, per l’avifauna marina e quella migratrice). Ma a proposito di aree protette: lo stesso articolo introduce l’obbligo per le Regioni di verificare – entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge – la percentuale di territorio protetto “riportandola all’interno dei limiti previsti se superati”, considerando il 30% del territorio protetto di una regione come limite massimo e, addirittura, prevedendo un potere sostitutivo del ministero dell’Agricoltura (e non di quello dell’Ambiente) in caso di inadempienza. Tutto ciò si pone in contrasto con gli obiettivi assunti dall’Italia, in sede europea, che prevedono il raggiungimento del 30% – minimo – di territorio protetto entro il 2030. In definitiva, le aree in cui si potrà cacciare aumenteranno a dismisura. “Questo testo è frutto dell’arroganza ideologica di un mondo ormai in mano a estremisti che per mezzo di politici compiacenti fa la guerra ai basilari principi del diritto costituzionale ed europeo” commenta Domenico Aiello, avvocato e responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf e tra i massimi esperti, in Italia, di tutela della fauna selvatica. “Dopo avere progressivamente ridotto le tutele degli animali, anche beneficiando di situazioni critiche di cui sono diretti responsabili, adesso impongono per legge una visione della caccia del tutto fuori dalla realtà e lontana dal sentire comune, in nome della quale autorizzano un’occupazione delle aree naturali, che sono patrimonio di tutti, danneggiando un settore economico sostenibile in pieno
sviluppo e ampliando enormemente le vessazioni, gli abusi e lo sfruttamento che gli animali già subiscono, senza avere la decenza di prevedere nemmeno un minimo rafforzamento delle misure di contrasto al bracconaggio“.
ADDIO ISPRA, ADDIO SCIENZA
Sempre l’articolo 10 inserisce un nuovo aspetto da Far West. È semplice e suona così: le gare di caccia con cani e l’addestramento di cani con abbattimento di fauna selvatica non sono considerati esercizio venatorio e possono essere fatte sia a caccia chiusa sia di notte. Con due gravi conseguenze: il disturbo di specie durante i delicati periodi della nidificazione (su questo punto abbiamo già una procedura d’infrazione per la violazione della Direttiva Uccelli); e l’aumento del rischio di atti di bracconaggio (o di uccisioni involontarie di specie protette). Ma si potrà cacciare al di fuori dei consueti – e fissati per legge – periodi di caccia anche nelle aziende faunistico-venatorie, “previa valutazione d’incidenza”. Una scelta politica, questa, coltivata da tempo da una delle branche di Coldiretti, l’associazione Agrivenatoria Biodiversitalia, che sta promuovendo proprio la caccia privata in aziende nelle quali è possibile creare enormi introiti economici e che diventano attrattive per persone facoltose – italiane o straniere che siano – grazie all’assenza di regole e controlli. Vedere Trump jr nella Laguna veneta che uccide una casarca.
All’articolo 18 viene eliminato il parere vincolante di Ispra, l’organo indipendente e scientifico per la protezione dell’ambiente, nell’adozione dei piani venatori delle Regioni. Al suo posto, viene introdotto il parere del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, un organo direttamente controllato dal ministero dell’Agricoltura e di nomina politica. Lo stesso articolo apre alla possibilità di estendere l’attività venatoria anche in primavera, in piena migrazione prenuziale e dunque in contrasto – di nuovo – con la Direttiva Uccelli.
Secondo le associazioni ambientaliste e animaliste (Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf Italia) “si tratta di un testo intriso di ideologia ed estremismo filo-venatorio che di fatto regala ai cacciatori la fauna selvatica e le aree naturali che la Costituzione riconosce come patrimonio di tutti e delle future generazioni, facendosi beffe della scienza e dei diritti dei cittadini. La devastante ‘riforma governativa’, elaborata sotto dettatura delle frange più estreme dell’associazionismo venatorio, senza alcuna condivisione col mondo ambientalista, presenta elementi di palese incostituzionalità e contrasta con le direttive europee in materia, ma evidentemente tutto questo non sembra interessare chi ci governa: accontentare un proprio elettorato di riferimento vale l’uccisione indiscriminata di centinaia di milioni di animali, la privatizzazione della natura e nuove procedure di infrazione che tanto non pagheranno né i ministri né i cacciatori, ma tutti i cittadini italiani”. Le stesse associazioni puntano il dito contro Giorgia Meloni.
L’ITER E LA FRETTA DELLA DESTRA
Lollobrigida lo ha detto chiaro e tondo, nei giorni scorsi, intervistato dal presidente di Federcaccia, Massimo Buconi: “La legge va cambiato entro agosto“. Perché entro agosto? Perché a settembre parte la stagione venatoria. A inizio maggio, peraltro, una nuova grana ha colpito il mondo venatorio (e, di conseguenza, la politica che ne coltiva gli interessi): il Tar della Lombardia – su ricorso della Lac – ha stabilito il divieto di caccia assoluto e immediato nei 475 valichi montani della regione, tagliando fuori migliaia di appostamenti fissi per l’avifauna, specialmente nel Bresciano e nella Bergamasca. Una sentenza che, potenzialmente, fa da apripista ad altre regioni. E siccome la Regione Lombardia, nonostante lo zelo di Giunta e consiglieri-cacciatori, può fare poco prima di settembre, ecco che interviene il governo. E la sentenza è presto aggirata: il divieto di caccia rimane solo su quelli “situati in una zona di
protezione istituita in data antecedente al primo gennaio 2025″. Tradotto: solo in zone protette antecedenti alla sentenza.
È da quando è iniziata la legislatura che la destra tenta in ogni modo di stravolgere la legge sulla caccia, liberalizzandola. Il primo tentativo, riuscito, è stato l’emendamento Foti (Tommaso, l’attuale ministro per gli Affari europei) che ha aperto l’attività venatoria in aree protette e urbane, a qualsiasi ora del giorno. Poi c’è stato quello maldestro – e subito cassato – di Bartolomeo Amidei di FdI, con la proposta, che sollevò numerose polemiche, di dare il fucile in mano ai 16enni. Qualche mese dopo è stata la volta della Lega, col disegno di legge a prima firma di Francesco Bruzzone, iniziativa fallimentare che si è scontrata sia contro l’opposizione parlamentare (M5s, in testa, e Avs) sia contro quella delle associazioni animaliste e ambientaliste (il Fatto Quotidiano raccolse più di 50mila firme, poi consegnate in Parlamento, per fermare il ddl). Ma non va dimenticato come lo stesso governo (leggi, Fratelli d’Italia) stoppò il Carroccio, bocciando gli emendamenti al decreto Agricoltura che riproponevano pari pari il disegno di legge Bruzzone.
E ora? L’escamotage di legare la riforma della caccia al collegato ambientale della legge di Bilancio garantisce a FdI priorità nella trattazione in Parlamento del nuovo disegno di legge. L’obiettivo è di chiudere la partita già a fine luglio o al massimo a inizio agosto, prima della pausa estiva. Col rischio che vengano eliminate le audizioni – in primis, quelle delle associazioni – e che i tempi vengano contingentati.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL GOVERNO DBEIBEH HA RICONOSCIUTO LA GIURISDIZIONE DELLA CPI, CHE STA INDAGANDO SUI PRESUNTI CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ COMMESSI SUL TERRITORIO LIBICO… E SE AL-MASRI PARLA IL GOVERNO ITALIANO TREMA
Al principio sembrava una minaccia del presidente Dbeibah: arrestare il generale
Almasri, accusato di omicidi e torture e consegnarlo alla Corte penale internazionale. E invece ieri pomeriggio, nel momento forse più duro della battaglia di Tripoli tra decine di morti e feriti, sono accadute tre cose che potrebbero riscrivere la storia recente della Libia. E mettere in grandissimo imbarazzo l’Italia.
La Cpi ha fatto sapere di aver raggiunto un’intesa con la Libia che si impegnerà a rispettare le decisioni della Corte per i crimini che vanno dal 2011 sino al 2027. Significa che potranno esercitare la loro giurisdizione anche su reati che non siano collegati e riconducibili alla crisi che ha originato la risoluzione del consiglio di sicurezza.
Di più: mentre veniva annunciata l’intesa, da una parte il procuratore della Cpi, Karim Khan, presentava una richiesta ufficiale al governo di Tripoli di consegnare Almasri, «che è fuggito ed è tornato in Libia passando per l’Italia »; e dall’altra la procura libica emetteva un avviso di garanzia per il capo della polizia giudiziaria di Tripoli per abusi nelle carceri.
Che è successo? «Che Almasri è diventato a tutti gli effetti un nemico di Dbeibah, il quale cerca di proteggersi anche sotto l’ombrello della giustizia
internazionale», spiega, con non poca preoccupazione, una fonte dell’intelligence italiana che sta seguendo il dossier libico.
Preoccupazione, perché l’Italia si potrebbe trovare in una situazione assai imbarazzante, come hanno denunciato ieri le opposizioni. «La Libia potrebbe fare quello che Meloni, Piantedosi e Nordio hanno negato», dice Fratoianni di Avs. «A quel punto cosa dirà il nostro governo?», si chiede il senatore Borghi di Italia Viva.
Ma c’è di più: se consegnato alla Cpi per un processo, Almasri potrebbe anche raccontare cosa è accaduto in questi anni, spiegando le relazioni sue e dei suoi uomini con i Paesi occidentali.
Una situazione complessa che infatti fa dire a diverse fonti che, in questo momento, il generale Almasri (a meno di un precipitare della situazione interna o di un cambio di casacca) rischia tanto l’arresto quanto la morte, come era accaduto al comandante Bija, il trafficante- guardacoste ucciso meno di un anno fa.
Il generale ha perso molte delle sue protezioni: la “polizia giudiziaria” che guidava è stata di fatto sciolta, e sono stati liberati centinaia di detenuti (tra cui giornalisti e oppositori politici) che in questi anni sono stati torturati.
La questione Almasri è più delicata che mai per l’Italia. Sottoposto a procedimento dalla Cpi, il governo italiano ha inviato una lunga memoria difensiva. Allegando, tra le altre cose, la corrispondenza con la Libia intercorsa nelle ore immediatamente successive all’arresto.
Tripoli ha inviato un plico alla Farnesina ricordando “i rapporti di amicizia” tra i due Paesi. Sostenendo, tra le altre cose, che su Almasri esistesse un mandato di cattura in Libia e che, quindi, rimpatriarlo avrebbe permesso di arrestarlo in patria
Peccato che, appena atterrato in Libia con un aereo di Stato italiano e accolto come una star dalle sue milizie, il procedimento a carico del generale sia stato archiviato. Sembrava tutto finito, quindi.
(da La Repubblica)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
ECCO SPIEGATO PERCHÉ ZELENSKY HA ACCONSENTITO A METTERE I GIACIMENTI IN CONDIVISIONE CON GLI AMERICANI: QUELLO CHE C’È NELLA PARTE “LIBERA” DA PUTIN VA ANCORA CERCATO, E TROVATO (I SOLDI LI METTERÀ WASHINGTON)
Giacimenti di terre rare sono effettivamente presenti in Ucraina, ma non è chiaro quante ne contengano. Inoltre, attualmente non vengono sfruttati e si trovano in gran parte nelle regioni orientali già occupate dalla Russia di Putin.
Quindi Donald Trump, quando parla di terre rare, si riferisce genericamente alle materie prime critiche di cui le terre rare fanno parte, ma che comprendono molti altri metalli di cui l’Ucraina è ricca, fondamentali per l’industria.
In Ucraina si trovano soprattutto di titanio, grafite, litio e manganese e altre risorse che, pur non essendo materie prime critiche, sono importanti come l’uranio, il ferro e l’oro.
L’Ucraina ospita circa 20.000 giacimenti che forniscono nel complesso 116 tipi di minerali diversi. Alcuni di questi sono fonte di materie prime critiche che rientrano nella lista stilata nel 2023 dalla Commissione Europea.
Si tratta di materiali che rivestono un’importanza strategica dal punto di vista economico, ma il cui approvvigionamento è limitato. Prima dell’invasione russa, la viceministra ucraina per la Protezione ambientale e le risorse naturali Svetlana Grinchuk ha dichiarato che il 5% di tutte le materie prime critiche globali si trova in Ucraina. Ad oggi circa il 19% di questi giacimenti si trova però nel territorio occupato dalla Russia.
La mappa delle materie prime critiche in Ucraina mostra che i giacimenti più diffusi nel Paese sono quelli di titanio, presenti lungo una fascia che si estende da nord-ovest verso sud-est lungo il corso del fiume Dnepr. L’Ucraina ospita le più grandi riserve di titanio in Europa e il 7% di quelle mondiali. I giacimenti censiti sono 40, di cui 12 vengono sfruttati e dove il titanio viene estratto dal minerale ilmenite. Alcuni si trovano nei territori già occupati dalla Russia.
Un’altra materia prima critica importante dell’Ucraina è la grafite, di cui il Paese detiene ben il 20% delle riserve mondiali. La grafite si trova soprattutto nell’Ucraina centrale, nella regione di Kirovohrad, ma alcuni giacimenti si trovano in territori occupati dalla Russia. Si stima che le riserve di grafite ammontino a 6 milioni di tonnellate. Il litio è presente nei giacimenti della regione di Donetsk, in aree di conflitto in Ucraina orientale, e nei depositi di Polokhivka e Stankuvate nella regione di Kirovograd, in Ucraina centrale. Si stima che il Paese ospiti 500.000 tonnellate di litio
Depositi di manganese sono presenti nella parte centro-orientale dell’Ucraina,
nella regione di Dnipropetrovs’k e in quella, occupata dalla Russia, di Zaporizhzhia. Si stima che le risorse di questo materiale siano molto abbondanti e che ammontino a oltre 2 miliardi di tonnellate.
Fanno parte delle materie prime critiche anche le terre rare nominate da Trump, che comprendono 17 elementi chimici tra cui europio, lutezio e cerio, utilizzate nella realizzazione di smartphone e auto elettriche, computer e turbine eoliche.
Le terre rare in Ucraina sono presenti in alcuni giacimenti, di cui il più vasto è il giacimento di Azov, che si trova nella parte orientale occupata dalla Russia. L’entità di queste risorse attualmente non si conosce con precisione e la loro estrazione non è ancora cominciata né si sa se sia conveniente dal punto di vista economico.
Altre materie prime critiche presenti in Ucraina sono il gallio, il nichel, l’alluminio, il rame, il niobio e il tantalio. Sul territorio ucraino sono presenti anche molti giacimenti che, pur non fornendo materie prime critiche, sono fonte di altre importantissime risorse minerarie, per esempio l’uranio, il ferro, lo zirconio, l’apatite e l’oro.
(da geopop.it)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
LA DONNA DENUNCIÒ IL FATTO CHE QUALCUNO, NEL SUO CONDOMINIO, AVESSE SCRITTO DELLE FRASI CONTRO GLI EBREI. IN REALTÀ L’AUTRICE ERA LEI
Si era inventata degli atti antisemiti di cui poi si era detta vittima: una donna è stata
condannata in Francia a trenta mesi di carcere, di cui uno senza condizionale, per denuncia di reato immaginario e danneggiamenti a sfondo religioso: è quanto riferito oggi dalla procura di Parigi.
Oltre alla condanna al carcere, Nancy S. – questo il nome dell’imputata – ha inoltre il divieto di recarsi per due anni all’indirizzo dell’undicesimo arrondissement di Parigi in cui lasciò le finte iscrizioni antisemite.
Il caso risale all’autunno 2024 quando Nancy S., 51 anni, depositò diverse denunce presso il commissariato dell’undicesimo arrondissement denunciando tag antisemiti nelle parti comuni di un condominio, tra il 19 settembre e il 24 ottobre 2024.
(da agenzie)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
IL RACCONTO DI UN OPERAIO CINESE 53ENNE CHE LAVORAVA IN UN CAPANNONE ALLE PORTE DI MILANO PER PRODURRE LE BORSE FIRMATE DA VALENTINO CHE HA SUBAPPALTATO LA PRODUZIONE A UN’AZIENDA CHE SI AFFIDAVA A LABORATORI CHE SFRUTTANO I LAVORATORI … ALLA SOCIETÀ “BAGS MILANO”, LA MAISON COMMISSIONAVA 4MILA BORSE AL MESE A UN PREZZO CHE ANDAVA DAI 35 AI 75 EURO CIASCUNA: POI VALENTINO LE RIVEDEVA TRA 1.900 E 2.300 EURO
Si chiama Guoyu, è nato in Cina, ha 53 anni e fa l’operaio. Racconta: «Mangio e dormo qui»
In un capannone di Opera, alle porte di Milano. Dove si lavora giorno e notte
per realizzare borse di lusso e dai macchinari vengono tolti i dispositivi di sicurezza, col rischio che le mani vengano schiacciate dagli ingranaggi, per accelerare la produzione.
Dove i prodotti chimici sono mal conservati, col rischio di esplosioni, e le «condizioni igieniche dei bagni rasentano il minimo etico».
Dove molti lavoratori sono in nero. «Inizio alle 8 del mattino, a quell’ora gli operai cinesi sono già al lavoro e continuano anche dopo le 7», racconta una collega di Guoyu.
Invisibili al servizio dell’alta moda. Per il pm Paolo Storari e i carabinieri per la tutela del lavoro guidati dal tenente colonnello Loris Baldassarre, la Valentino Bags Lab – società che fa capo a Valentino spa e ora in amministrazione giudiziaria su ordine del tribunale di Milano – si è affidata a laboratori che «sfruttano i lavoratori». A sette opifici gestiti da cinesi, denunciati per caporalato
Lo schema: la casa di moda affida la produzione alla società committente, che a sua volta si rivolge ai laboratori, con i lavoratori oppressi da un «pesante sfruttamento lavorativo ». Una delle società appaltatrici si chiama “Bags Milano”. La maison le commissiona 4 mila borse al mese a un prezzo che va dai 35 ai 75 euro ciascuna: in vetrina valgono tra 1.900 e 2.300 euro. A sua volta, l’azienda subappalta.
Il responsabile ammette che non sarebbe permesso ma ai piani alti «chiudono un occhio visto il tanto lavoro ». Fioriscono così i laboratori illegali. In uno, a Trezzano sul Naviglio, i carabinieri faticano a entrare.
Poi scoprono che due operai sono in nero. Un deposito serve da camera da letto. Da un’incollatrice è stato tolto il «carter di protezione» che serve a impedire che le mani entrino in contatto con gli ingranaggi.
«Per la tingitura guadagno 7 euro al pezzo, per il taglio della pelle 3 euro », fa i conti un operaio. «La manovalanza è fruibile h24». Sorvegliata.
Per i pm è grave che la società lavori con ditte che sfruttano gli operai, alla luce dei commissariamenti già decisi in passato (e revocati) per Armani, Dior, Alviero Martini. Il prezzo del lusso. Che Valentino Bags Lab, secondo le accuse, conosceva
In una nota, Valentino Spa assicura che «collaborerà con le autorità» e specifica che «negli ultimi anni ha costantemente intensificato il proprio programma di valutazione dei fornitori», per «garantire una filiera completamente trasparente». In alcuni casi ha chiuso rapporti con fornitori «che non rispettavano gli standard etici».
(da agenzie)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
I CITTADINI USA IN FUGA SONO IL MERCATO IN PIÙ RAPIDA CRESCITA TRA GLI ACQUIRENTI STRANIERI IN SPAGNA. CIÒ AVVIENE NONOSTANTE IL PREMIER SOCIALISTA, PEDRO SANCHEZ, ABBIA ABOLITO IL GOLDEN VISA, IL PROGRAMMA DI VISTI PER RICCHI
Gli americani stanno lasciando gli Stati Uniti per trasferirsi in Spagna in numeri
record, nel tentativo di sfuggire al “continuo incubo Trump”.
Gli acquisti di ville da parte di cittadini statunitensi sono aumentati del 57% su base annua nel primo trimestre del 2025. Questo rende gli americani in fuga il mercato in più rapida crescita tra gli acquirenti stranieri in Spagna, secondo i dati ufficiali diffusi giovedì.
Gli americani hanno acquistato 520 proprietà lungo la costa mediterranea e nel nord della penisola iberica, secondo i Registri Fondiari di Spagna, che registrano gli atti immobiliari.
Secondo gli agenti immobiliari, le minoranze LGBTQ+ e gli ispanici americani stanno mostrando un interesse particolare per il trasferimento in Spagna, poiché
si sentono discriminati negli Stati Uniti.
“La domanda statunitense di immobili in Spagna è in crescita dal 2020, ma l’aumento fenomenale nel primo trimestre di quest’anno è probabilmente legato all’elezione di Donald Trump, spingendo più americani a votare con i piedi”, ha dichiarato Mark Stucklin, gestore del sito indipendente Spanish Property Insight.
Graham Hunt, titolare dell’agenzia immobiliare Valencia Property, con sede nella città spagnola sudorientale, ha dichiarato che gli americani sono diventati i suoi clienti principali perché vogliono fuggire dal “continuo incubo Trump”.
“L’anno scorso, gli americani sono stati la nostra nazionalità numero uno con il 34% delle vendite. Se i numeri continuano a crescere al ritmo dei primi quattro mesi di quest’anno, sarebbero in aumento del 100% rispetto all’anno scorso. Questo perché c’è stato un picco a inizio anno prima della fine del Golden Visa il 3 aprile, e dopo quella data gli americani hanno continuato ad arrivare per fuggire dall’incubo Trump,” ha detto Hunt.
Il governo socialista spagnolo ha abolito il programma Golden Visa il mese scorso, sostenendo che stesse contribuendo all’aumento dei prezzi delle case in un momento in cui il paese sta affrontando una crisi abitativa che ha scatenato proteste in tutto il territorio.
Il programma prevedeva che i cittadini stranieri che acquistavano case del valore superiore a 500.000 euro (circa 560.000 dollari) ottenessero un permesso di soggiorno annuale, rinnovabile.
Anche il costo della vita più basso in Spagna rispetto agli Stati Uniti e la violenza armata in America sono stati citati come motivazioni per lasciare gli USA e trasferirsi in Spagna.
A differenza degli europei, che da tempo cercano rifugio dal clima rigido acquistando ville sulla costa mediterranea, gli investitori americani hanno comprato ville anche nelle zone centrali e settentrionali della Spagna, secondo i dati del Catasto spagnolo dell’anno scorso.
Per trasferirsi in Spagna, i cittadini statunitensi devono richiedere un visto da nomade digitale, un visto non lucrativo o un visto per imprenditori. Il visto da nomade digitale è spesso scelto da giovani professionisti, mentre quello no
lucrativo è destinato ai cittadini americani che desiderano andare in pensione.
Gary Mason, ex professionista del settore tecnologico a Seattle, nello stato di Washington, sta facendo domanda per un visto […] insieme alla moglie Lauren.
La coppia ha acquistato una proprietà a Valencia, nella Spagna sudorientale. Gary e Lauren, entrambi 53enni, stanno vendendo la loro casa e attendono il visto non lucrativo.
“Vogliamo passare la pensione senza essere sempre stressati e preoccupati.”
“Penso che Trump sia l’antitesi di ciò che vorremmo per il resto della nostra vita. Non sembra preoccuparsi delle altre persone o della loro vita.
“Le persone che ha nominato non hanno esperienza. Non sembra interessarsi affatto alle persone. Entrambi lavoriamo nel settore tecnologico e nel corporate America… ma se si vuole smantellare il Dipartimento dell’Istruzione e ci si aspetta che il paese diventi grande — non so come queste cose possano funzionare.
“È un uomo solo che sta affondando più economie. Per me, come americano, è imbarazzante. Non penso che abbia un piano.” Nella sua nuova casa, Mason ha intenzione di godersi le passeggiate e uno stile di vita più sano. “La Spagna è l’unico paese in cui siamo stati in cui abbiamo perso peso,” ha scherzato.
(da agenzie)
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Maggio 17th, 2025 Riccardo Fucile
L’ECCESSIVA PRESSIONE CREATA SUI SOCIAL, DOVE OGNI GIORNO VENGONO SBATTUTI IN FACCIA A MILIONI DI PERSONE CORPI PERFETTI E FACCE SENZA RUGHE, CREA UNA SORTA DI STRESS ESISTENZIALE CHE DEGENERA NELL’OSSESSIONE DI ESSERE SEMPRE PIALLATI
Cresce l’interesse intorno all’argomento ‘medicina estetica’, ma anche il ruolo centrale dei social media nella comunicazione di questo settore. Lo dimostrano i dati di un’indagine Telpress che ha monitorato il web ed i social nel periodo tra il 1 gennaio e il 30 aprile 2025: 7.887 le mentions (ovvero il totale delle rilevazioni come articoli, post e commenti, pubblicati sui siti online, sui blog e sui profili social) che hanno generato 23 milioni di impressions (ovvero il numero totale di volte in cui un post, un articolo o un video, viene visualizzato dagli utenti) e 458.000 interazioni.
Tanti gli argomenti toccati e ad emergere, tra post e rilevazioni, è il fenomeno del ‘beauty burnout’, ovvero l’impegno eccessivo nel mantenere standard estetici elevati e percepiti come obbligatori che nasce dalla crescente pressione sociale.
I dati sono presentati in occasione del 46/mo Congresso della Società italiana di Medicina estetica (Sime). I social più interessati alle conversazioni a tema medicina estetica e che hanno raggiunto un pubblico maggiore sono risultati YouTube (3.760 post), siti web di settore (2.940 post), Instagram (755 post), Facebook (340 post), X (14 post), TikTok (76 post), Reddit (2 post).
Il tono di questi post è improntato ad un sentiment negativo (11,2% dei casi), neutro (22,8%) o positivo (66%). Le tematiche dei post con sentiment negativo sono relative ai medici che praticano trattamenti illegali, ma anche a sorpresa all’intelligenza artificiale applicata alla medicina estetica e al cosiddetto beauty burnout, una nuova declinazione di stress esistenziale generata dal dover essere ‘belli a tutti i costi’.
I post sui casi di cronaca sono tra quelli che riscuotono più interesse, come i casi di medici e non addetti ai lavori che praticano trattamenti illeciti. Ad imporsi, dunque, è anche il fenomeno del beauty burnout: “è molto recente e nasce dalla crescente pressione sociale, e dai social media, che porta a dover essere belli sempre – precisa Nadia Fraone, consigliere Sime -. La percezione distorta di sé può portare a una ricerca infinita di miglioramenti. Diventa quindi quasi un lavoro la cura dell’aspetto esteriore, che viene vissuta non più come piacere personale, ma come dovere o prestazione sociale.
A questo segue quindi uno stato di stanchezza mentale, fisica ed emotiva causata dalla continua ricerca di un aspetto ‘perfetto’, che porta ad eccessivi rituali di bellezza, a cui segue una costante autocritica. A questo punto spetta alla Medicina Estetica il compito riequilibrare il binomio benessere- estetica. La bellezza – conclude – dovrebbe essere uno strumento di armonia e di autenticità non fonte di pressione”.
(da agenzie)
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