25 APRILE, UN PASSO AVANTI (FINI) E DUE INDIETRO (LA RUSSA E MELONI)
IL SOLITO ANNIVERSARIO DIVISIVO
Un passo avanti (Fini) e due indietro (La Russa e Meloni), in questa seconda Repubblica non si era mai arrivati a un 25 aprile tanto divisivo. CasaPound, gli omaggi a Predappio, i cortei come quello per il militante Sergio Ramelli ucciso a Milano proprio in questo periodo nel 1975, ci sono sempre stati. Passati due giorni e un po’ di dibattiti la faccenda si archiviava, in attesa dell’anno successivo.
La speranza era che una nuova generazione politica di area conservatrice riuscisse a recidere ogni filo con la suggestione di un regime troppo lontano nel tempo.
In parte questo processo è avvenuto a Fiuggi, seguito da atti forti e concreti, come la denuncia del “fascismo male assoluto” fatta nel 2003 a Gerusalemme dall’allora leader della destra italiana.
Da quel dì, abbiamo visto arrivare facce nuove e la presa di Palazzo Chigi, ma invece di un sereno riconoscimento delle responsabilità del Ventennio, e una presa di distanza anche naturale per chi in quell’epoca non c’era, stiamo assistendo a una sorta di rivalsa – e neppure tanto latente – di quei disvalori che sono l’antitesi della democrazia.
Siamo passati a una rilettura capziosa della stessa Costituzione, dove un curioso esegeta come il presidente del Senato non ci trova la parola antifascismo, quando ogni riga e ogni virgola sono il rifiuto di qualunque autocrazia.
Queste destre adesso vogliono ridisegnare completamente lo Stato, con il Presidenzialismo e l’autonomia differenziata. Dunque, non c’è in ballo solo la nostalgia e il revanscismo politico, ma un’idea di società e di Paese
(da La Notizia)
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