ADESSO COSA CAMBIA IN CASA PD?
RENZI, LE RIFORME, LA VOGLIA DI VOTO: IL MIX ESPLOSIVO CHE SPAVENTA LETTA
Ma adesso in casa del Pd, col nuovo segretario eletto con un così largo suffragio, cambia qualcosa?
Finita la reggenza non certo facile di Guglielmo Epifani e insediato Matteo Renzi – un uomo solo e forte al comando – almeno questa parte dello scacchiere politico si stabilizza? Sul breve termine sarà difficile.
Innanzitutto perchè la presa piena sul partito sarà tutt’altro che facile, tanto più alla luce dei risultati che vedono una parte importante dell’ex maggioranza (Bersani, D’Alema, ecc) schiacciata nel pugno di voti ottenuto da Cuperlo.
E poi perchè il sindaco di Firenze vorrà imprimere una svolta al Pd al ruolo che i democratici giocano nella maggioranza, far ritrovare al partito un suo protagonismo nelle scelte di governo, e quindi si rischia di passare da un governo quasi immobile, se non proprio ingessato, ad un esecutivo in fibrillazione continua.
Che di questi tempi è ancora peggio.
Troppi i temi caldi in discussione: innanzitutto le questioni economiche, con la legge di stabilità da condurre in porto, il pasticcio Imu ancora tutto da risolvere, il pressing di Bruxelles da contrastare e sopprattutto una ripresa economica che stenta ad ingranare.
E che certamente andrebbe meglio aiutata, magari con decisioni coraggiose nel campo del lavoro.
Poi c’è la questione della legge elettorale , che andrà decisa al più presto, e più in generale le riforme. In mezzo il rapporto col presidente del Consiglio e col principale alleato di governo, il Nuovo centro destra di Alfano, che ha già detto di non voler accettare il diktat di Renzi “noi siamo 300 e voi 30, vedete di stare buoni”.
Il mix, insomma, è di quelli esplosivi.
Esplosivo al punto che non si può nemmeno escludere che a primavera si torni a votare. Con quale meccanismo non si sa, ma l’idea certamente non dispiace a molti degli altri attori della scena politica.
E questo nonostante Letta (e con lui il Quirinale) preferisca restare in sella per tutto il 2014, per guidare così il semestre di turno di presindenza europea; e magari anche oltre, per approfittare della vetrina mondiale dell’Expo 2015.
Due anni al palo, però, sono un po’ troppi per il nuovo, esuberante, segretario Pd per cui qualcosa dovrà succedere prima.
Paolo Baroni
(da “La Stampa”)
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