AFGHANISTAN: ORGOGLIOSI SOLO DEI NOSTRI MILITARI, NON DEI NOSTRI POLITICI
MENTRE I NOSTRI RAGAZZI RISCHIANO LA VITA, I POLITICI SI DIVIDONO TRA “I DISERTORI PER RISPARMIARE” E GLI “INTERVENTISTI A OLTRANZA” AL SERVIZIO DEGLI AMERICANI… LE MISSIONI DI PACE DEVONO AVERE LIMITI DI TEMPO PRECISI PREDEFINITI, NON CHE DIVENTIAMO CARNE DA MACELLO PER OBAMA
Non siamo tra coloro che ora vorrebbero riportare a casa i nostri militari in Afghanistan perchè “io sono per spendere meno”, come ha dichiarato Bossi.
Se fosse per spendere meno, il Senatur sarebbe favorevole ad abolire le Province, invece che creare pure quella di Monza, solo per far posare il culo sulla poltrona a un suo scherano.
Non si diserta quando tutto il mondo ci guarda e non aspetta altro che dire “i soliti italiani”.
Perchè fino a prova contraria, non c’è stato un caso, dicasi uno, di un militare italiano che non abbia dimostrato più coraggio degli appartenenti alle altre forze internazionali impegnate nelle operazioni.
Persino un civile come Quattrocchi ha dimostrato come “sa morire un italiano”, altrettanto non può dirsi degli inglesi piagnoni in Iran o degli americani supplicanti in Iraq e Afghanistan, quando sono stati fatti prigionieri.
Chiarito questo concetto, non siamo neanche tra coloro che non sanno distinguere tra missione di pace e missione di guerra.
Alle prime si partecipa, ma con regole di ingaggio chiare e limiti temporali precisi. Le seconde se le facciano chi ama dichiarare guerre per favorire le proprie lobbie degli armamenti col pretesto di “esportare la democrazia” nel mondo, salvo poi diminuire il proprio contingente e pretendere che gli alleati facciano carne da macello in vece loro.
Anche perchè se si dovesse davvero difendere la democrazia e la libertà nel mondo, ci sarebbe da chiedersi come mai in Iraq e Afghanistan si deve intervenire in armi, mentre in tanti altri Stati africani, asiatici o dell’America latina gli Stati Uniti facciano finta di nulla.
Evidentemente esiste il pericolo che li interessa e minaccia più da vicino e quello meno, anche se in tanti Stati vi sono centinaia di migliaia di esseri umani imprigionati, in quanto dissidenti o per motivi etnici o per credi religiosi, ma in questi casi la democrazia “da esportazione” se ne fotte e con essa gli alleati.
In Afghanistan o ci si andava o si restava a casa. Ma occorreva anche fissare tempi precisi della missione, non possiamo avere truppe disseminate nel mondo per decenni.
Non solo per una ragione di costi, ma di senso della missione. E il senso non lo deve stabilire Obama, di cui Frattini fa da servitore, ma il popolo italiano che manda a Kabul eroi della pace e martiri della guerra.
La pelle non la rischiano Frattini o La Russa, ma i nostri ragazzi disseminati nel mondo.
Facile fare i disertori padani, dopo aver votato la missione, appena si rischia la pelle, ma anche troppo comodo aumentare il contingente ( 2.795 militari solo in Afghanistan) e i rischi, quando si sta seduti su una poltrona a Roma.
I talebani piazzano bombe ai lati delle strade o usano kamikaze e dobbiamo sentire Frattini che assicura “Useremo i nostri aerei”, come se le strade fossero in cielo e i kamikaze volassero tra le nuvole.
Ma non diciamo cazzate, era una missione di pace e negli anni è diventata di guerra.
Non abbiamo certo mezzi adeguati a sostenere una situazione del genere a lungo, non siamo una potenza militare.
Ma allora certe cose dovevamo chiarirle a tempo debito, invece che continuare nella “grandeur” di chi ha invece solo le pezze al culo, salvo alcune migliaia di militari di straordinario livello umano. Che, infatti, usiamo per pattugliare il Duomo di Milano. Pazzesco.
A dove può portare il cinismo politico, o destra o sinistra che sia, utilizzando i soldati solo per fini politici di bassa lega.
Salvo poi sgomitare per sedersi in prima fila, quando arrivano le bare di qualche ragazzo-eroe caduto in missione.
Figli del popolo, con genitori, fidanzate, figlie che dimostrano quella luminosa dignità che possiede solo la nostra gente umile: parole forti e sincere, ricordi umani e lacrime di sangue, rispetto per le scelte e coerenza fino al sacrificio estremo.
Sono loro di insegnamento, non i nostri politici incapaci di scegliere: sanno solo disertare per “risparmiare soldi” o mandare al macello “perchè lo dobbiamo ad Obama”.
Mai per un ragionamento coerente, per una scelta chiara, condivisa dal popolo. Solo per meschini interessi di bottega.
Le missioni di pace impariamo a sceglierle noi italiani, senza suggeritori interessati.
E poi ci si rimanga fino all’ultima ora che abbiamo deciso. Deciso noi, non altri.
Perchè gli italiani non sono servi di nessuno.
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