CARO RODOTA’, C’E’ CHI A DESTRA LA DIGNITA’ L’HA MANTENUTA
E PER VERITA’ STORICA LE RIFORME SOCIALI, IL WELFARE, LA SCUOLA E LA SANITA’ PUBBLICA, LA TUTELA DEI LAVORATORI IN ITALIA LE HA INTRODOTTE IL FASCISMO, NON LA SINISTRA
Nell’intervista a Stefano Rodotà che pubblichiamo, il giurista dice cose in gran parte condivisibili: non a caso è un politico di sinistra “poco ortodosso”, inviso a gran parte della nomenklatura Pd.
Ma anche lui non dice tutta la verità , o quanto meno rivela vuoti di memoria che non dipendono certo dalla sua età , ma da una innata inclinazione della sinistra italiana a imporre gramscianamente la propria presunta “egemonia culturale”.
Nello specifico, Rodotà afferma che valori quali l’eguaglianza, il lavoro, la solidarietà , la dignità siano patrimonio della sinistra. E che debbano pertanto rimanere ben distanti e distinti la destra e la sinistra, concetto messo in pericolo da una “pacificazione” strisciante che lo fa inorridire.
Forse dovrebbe rivolgere questo appello in primis al futuro candidato premier del suo ex partito, quel Matteo Renzi che nella fattispecie non mi pare abbia le idee molto chiare.
O forse dovrebbe chiedersi quali siano le basi di questo riavvicinamento tra certa destra e certa sinistra: se più che questioni ideologiche non siano ormai solo interessi comuni di potere che riavvicinano gli “opposti estremismi”.
Ma non ci interessa entrare in questo aspetto delle sue considerazioni, guardiamo oltre.
L’errore di fondo della sua analisi è un altro: ritenere, o peggio voler far credere, che la destra italiana sia rappresentata da quella “berlusconiana” che tutto è salvo che una destra con solidi riferimenti e radicati appoggi storici.
Non è infatti una destra dal “senso dello Stato”, del “rispetto delle istituzioni”, dalla “lotta alla corruzione”, dal “largo alla meritocrazia”, nel solco della classica destra storica liberale o conservatrice.
Non è una destra delle riforme, delle liberalizzazioni, del principi cattolici della solidarietà , del ruolo europeo del nostro Paese, come tante altre destre del nostro Continente.
Quella cui si riferisce Rodotà è semplicemente un partito del Principe che sceglie i suoi vassalli in base a criteri personali di fedeltà , comunque la si pensi, in aperto contrasto quindi con i metodi di selezione posti in essere dalle altre destre europee.
E un attento studioso come Rodotà non può dimenticare che, pur generalizzando sul termine destra come lui lo fa con il concetto di sinistra, se in Italia sono state approvate prima che in tutti gli altrui Paesi europei leggi a tutela dei lavoratori, delle donne, del lavoro minorile, norme previdenziali e anti-infortunistiche, disposizioni in tema di orario di lavoro e maternità e infanzia, di scuola e sanità pubblica, non lo si deve certo alla sinistra, ma al cavalier Benito Mussolini.
E che nel dopoguerra una certa parte della Dc, quella più legata ai valori della solidarietà , ha mantenuto posizioni a tutela dei diritti, così come, in una certa fase il craxismo (il famoso socialsmo tricolore).
Probabilmente esistono valori comuni trasversali che Rodotà non ama ammettere ai fini dei suoi ragionamenti di parte: nessuno auspica omogeneizzati, solo civile confronto di idee nelle differenze.
Ma senza che nessuno vesta l’abito di cattedratico senza averne titolo.
Quanto alla dignità , che investe comportamenti sempre personali, per molti a destra (quella vera) è stata una scelta di vita e di coerenza.
Ricordo il mio esame di maturità , una commissione di docenti esterni di sinistra e con il membro interno che mi disse: “hai perso qualche punto sostenendo certe tesi di destra agli orali”.
Nessun problema, per me solo un motivo di orgoglio.
Anche da queste parti la dignità non è mai stata in vendita, caro Rodotà …
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