CAROLA RACKETE: “LA COP28 E’ STATA RIDICOLA E CON LE DESTRE NON SI PUO’ CHE PEGGIORARE”
INTERVISTA CON LA “CAPITANA”, CANDIDATA ALLE EUROPEE: “SONO SEMPRE STATA UN’ECOLOGISTA, SE VINCONO LE DESTRE PAGEREMO SU CLIMA, DIRITTI E LIBERTA'”
La Cop28? “Ridicola”. Il Green deal di Ursula von der Leyen? “Insufficiente dall’inizio”. Il problema della prossima legislatura europea? “C’è il rischio che si formino maggioranze di destra e ultra-destra che produrranno passi indietro sul clima, l’immigrazione, a livello sociale, di libertà dei media, diritti civili. Ci saranno conseguenze su tutto”.
Carola Rackete non è più la “capitana” della Sea Watch che entrò in collisione diretta con Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno del governo Conte I. In questa intervista ad Huffpost, l’attivista tedesca, candidata dalla Linke alle prossime elezioni europee, spiega perché ha deciso di incentrare la sua attività politica sulla lotta ai cambiamenti climatici e non più sui migranti, questione che l’ha spinta sul palcoscenico mediatico internazionale quando a giugno del 2019 decise di forzare il blocco disposto da Salvini contro gli arrivi via mare per sbarcare le persone salvate nel Mediterraneo. Assolta da tutte le accuse, ora Rackete volta pagina. L’immigrazione? “Una questione personale. Faccio politica sull’ambiente: dobbiamo agire ora” e invece “ancora discutiamo se eliminare i fossili, contro ogni evidenza scientifica. Se andiamo avanti così, un sacco di aree nel mondo diventeranno inabitabili, coltivare sarà impossibile. E questo spingerà sempre più gente a emigrare”.
Tutti ti conoscono come la paladina dei diritti dei migranti. Ma ora l’agenda della tua campagna elettorale verso le europee è incentrata sul clima. Ci spieghi il motivo di questa svolta?
Sono sempre stata un’ecologista e questo è anche il mio campo di studi. Ho un master in biologia della conservazione e ho lavorato in questo campo prima di occuparmi di migranti. Per nove stagioni ho lavorato in Antartide per l’Istituto di ricerca polare. Ho fatto il master della tesi sulle foche nella Georgia del sud. Che mi sia occupata di migranti è semplicemente accaduto, ma non è mai stata la mia attività principale. Diciamo che è più una questione personale che politica per me. La politica è sulla crisi del clima, questione davvero urgente. Secondo gli accordi di Parigi, le nazioni dovrebbero ridurre le emissioni del 43 per cento per la fine del decennio, ma ancora promettono di ridurle solo del 2 per cento. Non ci siamo proprio. Di questo passo non riusciremo nemmeno a rallentare i cambiamenti climatici anche se vediamo i disastri che causano nel mondo, in Italia, in Francia, tra alluvioni, incendi, morte. Ultimamente anche in Libia, con le inondazioni e il crollo di due dighe a Derna. Se andiamo avanti così, un sacco di aree nel mondo diventeranno inabitabili, coltivare sarà impossibile. E questo spingerà sempre più gente a emigrare.
La Cop28 è stata un totale fallimento o salvi qualcosa?
È stata ridicola con risultati totalmente insoddisfacenti. Dopo 28 conferenze, ancora discutiamo se dobbiamo mettere al bando i fossili, quando la scienza è estremamente chiara in proposito. Eliminare i fossili è ciò che dobbiamo fare al più presto possibile. Serve un trattato di non proliferazione dei fossili per annunciare davvero la fine dei carburanti fossili. Altrimenti non c’è speranza di transizione energetica e di vita futura sul pianeta. Un’altra cosa che è stata discussa alla Cop28 è stato il fondo ‘loss and damage’ di 750 milioni di dollari per la riparazione delle perdite e dei danni subiti dalle nazioni povere. Ma solo le inondazioni dell’anno scorso negli Usa hanno causato danni per 40 miliardi di dollari! E la Cop28 non ha nemmeno un miliardo da riservare al fondo? Anche in Germania le ultime inondazioni hanno causato danni per 30 miliardi di dollari. La scelta della Cop28 è completamente slegata dalla realtà. C’erano ben 2400 lobbisti dell’energia fossile alla conferenza, molti di più rispetto al passato, persone che hanno esercitato una pesante influenza sui negoziati, insistendo sulla tecnologia per catturare e conservare la Co2. Ma al momento non c’è una tecnologia in grado di catturare importanti quote di Co2, si arriva al massimo all’1 per cento di ciò che viene emesso e gli scienziati dicono che ci vorranno decenni per aumentare questa percentuale a livelli consistenti. Ma c’è urgenza di ridurre le emissioni adesso, dobbiamo ridurre del 43 per cento entro il 2030 e non restano che sette anni. Quindi non possiamo continuare a seguire l’industria dei fossili e continuare a emettere Co2 in attesa che questa miracolosa tecnologia pulisca tutto. È una follia scommettere su una tecnologia futura che ora non c’è.
La legislatura europea iniziata nel 2019 sta finendo. Ursula von der Leyen era partita con il Green deal: come giudichi il suo operato?
Il Green deal è sempre stato insufficiente, non è in linea con ciò che la scienza ci chiede di fare. È un piano che cerca di convertire l’economia basata sui fossili in un’economia basata sulle energie verdi. Buon proposito. Il problema è scommette ancora sulla crescita. Tutte le organizzazioni scientifiche, incluso l’International panel for climate (Ipcc, ndr.), ci dicono che stiamo distruggendo le risorse, la vita e gli ecosistemi dell’intero pianeta in modo irreversibile. Dunque, non possiamo considerare solo il clima e la produzione di energia, ma dobbiamo considerare tutta la questione della sostenibilità e del consumo delle risorse, anche in agricoltura e nella produzione dei materiali che usiamo per fare le strade, le cause. In Europa consumiamo troppo. Il Green deal è insufficiente perché non rovescia il paradigma e non protegge le risorse. Dobbiamo ridurre il consumo delle risorse.
C’è qualcosa che salvi dell’operato della Commissione von der Leyen sul clima?
Mi fidavo del commissario Timmermans, che davvero si era impegnato a costruire una buona legislazione sulle emergenze climatiche. Ma adesso il problema sono i partiti, la crescita dell’estrema destra che ha cambiato il contenuto della proposta di legge sul “ripristino della natura” e che ha bloccato la proposta per la riduzione dell’uso dei pesticidi in agricoltura. Quindi penso che la questione non sia la Commissione europea ma il fatto che il blocco conservatore e della destra estrema riesce a bloccare ogni politica progressista. Questo è il rischio delle europee, per la prossima legislatura. Rischiamo di avere una maggioranza di destra ed estrema destra e questo determinerà passi indietro sul clima, l’immigrazione, a livello sociale, di libertà dei media, diritti civili. Ci saranno conseguenze su tutto.
L’estrema destra cresce anche sull’aumento dei costi della transizione energetica con la guerra in Ucraina. Come controbatti?
Bisogna imporre tasse alle compagnie energetiche che accumulano profitti con la guerra in Ucraina e distribuire il ricavato per proteggere quelle classi sociali che non ce la fanno a pagare le bollette. E poi bisogna mettere mano ad una vera regolazione delle lobby. Ci sono migliaia di lobbisti a Bruxelles. L’Ue spesso fa i loro interessi e non quelli dei cittadini. Abbiamo bisogno di un sistema diverso di tasse e dobbiamo fare una vera lotta all’evasione fiscale. C’è la legge secondo cui le compagnie devono versare il 15 per cento in Europa, la cosiddetta “minimum tax”. Ma non funziona, perché ci sono diversi buchi. In Europa è più facile per i ricchi evadere le tasse e il gap tra ricchi e poveri si sta allargando. C’è bisogno di redistribuzione della ricchezza e di far pagare il prezzo dei danni da cambiamenti climatici alle compagnie che li causano. Ho trascorso tanto tempo in Norvegia nell’ultimo anno. Tutti sanno che la Norvegia è un paese costoso. Ed è vero, tranne che per l’energia. Perché hanno le rinnovabili. Dobbiamo convincerci che per ridurre i costi dell’energia bisogna puntare sulle rinnovabili. E lo si deve fare tramite la produzione di energia di comunità perché, se la produzione resta nelle mani delle grandi compagnie, loro penseranno sempre al profitto.
Hai detto che quella dei migranti è più una questione personale che politica per te. Ci torni con piacere in Italia o ci sono troppi cattivi ricordi?
Solo due settimane fa sono stata a Firenze per il festival L’eredità delle donne, dove si è parlato molto anche della violenza di genere, dopo il terribile assassinio di Giulia Cecchettin. Non ci sono parole. Episodi frutto di un sistema patriarcale. Ho anche visitato il collettivo della Gkn, la fabbrica occupata dai lavoratori due anni e mezzo fa. Ho incontrato gli operai, attivisti per il clima e la società civile lì. È stato stimolante. Hanno preparato un piano per la conversione della fabbrica nella produzione di pannelli fotovoltaici e biciclette. Questo è esattamente il tipo di progetti che l’Ue dovrebbe finanziare perché guardano davvero al futuro. I cittadini sanno mettere in campo iniziative locali, dimostrando di essere avanti rispetto ai loro governi. Ma hanno bisogno di essere sostenuti economicamente.
(da agenzie)
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