CGIL, PRESIDIO E PELUCHE CONTRO L’INTERVENTO DELLA MELONI
LA PROTESTA DI PARTE DEI DELEGATI SINDACALI CONTRO L’INVITO DI LANDINI ALLA PREMIER: “USCIREMO E LASCEREMO I PELUCHE, INVITO ALLE MELONI SCOPERTO SUI GIORNALI”
Peluche, striscioni. E canzoni contro la presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. C’è la minoranza Cgil, fuori a protestare e dentro con i pupazzetti. Ma anche delegate e delegati che si mettono la fascetta bianca al braccio per le vittime di Cutro, ma sono pronti ad ascoltare la premier.
Il gruppo di minoranza interna alla Cgil in presidio davanti all’ingresso del Palacongressi di Rimini per la presenza della premier, attesa poco prima di pranzo all’assise sindacale.
Per terra i pupazzi di pezza, con Peppa Pig bene in evidenza, già simbolo della protesta Lgbt+ anti Meloni. Al collo un fazzoletto con la scritta “mai più fascismo”. Sopra uno striscione che ricorda le “Radici del sindacato” metalmeccanici. E un cartellone a chiarire perché quei peluche stanno lì: “Contro il cinismo, la cattiveria e il razzismo di un governo fascista. Portami dentro, lasciami lì quando Meloni parla. Esci!”.
I pupazzi, spiega la portavoce Eliana Como, saranno in sala, davanti al palco e sui banchi dei delegati, e resteranno lì mentre loro usciranno, durante l’intervento di Meloni, magari cantando Bella Ciao.
É lei il volto di chi nel sindacato, in questi giorni, si oppone alla presenza della premier. È lei che ha promesso che indosserà pure una maglietta, modello Chiara Ferragni a Sanremo. Non ci sarà scritto “Pensati libera”, ma “Meloni pensati sgradita”.
Oggi ci spiega: “Dissentiamo dall’invito alla Meloni, una scelta che non è stata discussa all’interno della Cgil, l’abbiamo saputo dai giornali. Avevamo due possibilità: o fischiarla e non succederà. Oppure uscire dalla sala e lasciare ai nostri posti vuoti i peluche perché questo è il governo del cinismo”.
Per Como “invitare la Meloni è una scelta radicalmente sbagliata perché con il premier ci si confronta nelle sedi istituzionali. L’ultimo a parlare fu Prodi nel 2006, ma fu una scelta politica. In questa di Meloni non mi ci ritrovo e viene vissuto con molto malessere da molti della Cgil anche se sono meno plateali di noi”.
Ci sono anche alcuni striscioni: “Meloni: non in nostro nome. Cutro: strage di Stato”. E Bella Ciao iniziano a cantarla davanti all’ingresso. Era stata la stessa Como, d’altra parte, ad assicurare: “Saremo visibili”.
Ma in platea ci sono anche idee diverse, non tutte di rottura mentre le chat di Whatsapp ribollono: “Cosa dobbiamo fare quando arriva la premier? Usciamo anche noi?”. Nunzia Armento (Basilicata) avverte: “Attenzione a non fare il gioco di questo governo, a non fare gesti eclatanti che potrebbe rtorcersi contro di noi. La presenza di Meloni certo crea disagio sul piano politico perché noi siamo antifascisti e per la Costituzione. Poi lei arriva il giorno dopo aver approvato una riforma del fisco che non ci va bene. E negli occhi abbiamo il suo atteggiamento disumano tenuto a Cutro con i famigliari delle vittime. Ma dobbiamo ascoltarla: lei è la premier”.
Salvo Nicastri, delegato di Palermo, non è d’accordo. Lui fa parte della minoranza Cgil che non ascolterà la premier. . Spiega: “Usciremo dalla sala, in modo assolutamente pacifico, anche se è casa nostra. Non la ascolteremo perché non è stata invitata a nostro nome.
(da Open)
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