CHI E’ FRANCESCO GALIETTI, IL LOBBISTA CHE HA PORTATO DI MAIO NELLA CITY
ATLANTISTA E LIBERALE, REMA CONTRO L’ASSE SINO-RUSSO
Atlantista, filoamericano, liberale, amante del pensiero conservatore britannico, avversario dell’espansionismo cinese in Europa e in Italia.
Ecco chi è davvero Francesco Galietti, a capo della società di analisi strategica geopolitica Policy Sonar, che ha organizzato l’incontro tra la comunità di investitori internazionali a Londra con il candidato premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. “Galietti lobbista”, ha scritto il Fatto Quotidiano, giornale dove in passato è comparsa spesso la firma di Galietti.
Classe 1982, studi di diritto ed economia tra Italia e Germania, full immersion “eretica” di innovazione e geotecnologia alla californiana Singularity University, fondatore dell’osservatorio Policy Sonar, ora fa ricerca su sovranità e capitalismo di Stato al centro SovereigNet della Fletcher University di Boston, e scrive su La Verità di Maurizio Belpietro, Limes e Il Foglio, il quotidiano fieramente anti grillino diretto da Claudio Cerasa.
A riprova del trasversalismo di Galietti.
Infatti l’analista vanta rapporti con i vertici dei Cinque Stelle (in particolare con Davide Casaleggio, Luigi Di Maio e Pietro Dettori), è amico del liberale Daniele Capezzone (Galietti è tra i componenti della fondazione New Direction fondata da Capezzone e Raffaele Fitto), in passato — dal 2008 al 2011 — è stato consigliere dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in vena di protezionismo colbertista, e più di recente è stato critico nei suoi scritti con il Giglio Magico renziano.
Negli ambienti del lobbismo e degli analisti di geopolitica si dice che Galietti con la sua Policy Sonar voglia importare in Italia il modello di EurasiaGroup fondata da Ian Bremmer. Ci riuscirà ?
Di sicuro dai contenuti della sua newsletter si notava da tempo un’attenzione sulla crescita e l’evoluzione del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio da un movimento populista a un movimento popolare senza per questo appartenere alla famiglia del Ppe.
Questo però non ha indotto Galietti ad evitare di bacchettare alcuni esponenti grillini come ad esempio Manlio Di Stefano.
Infatti Galietti non ha esitato a biasimare le passioni putiniane di una parte dei grillini in simbiosi con il partito di Matteo Salvini: ”Gianluca Savoini (Lega Nord) e Manlio Di Stefano (M5S), due tra le principali menti diplomatiche dei partiti italiani che oggi si dichiarano sovranisti non solo non fanno mistero delle proprie preferenze ma pubblicano apertamente on-line selfie e altre evidenze dei propri incontri moscoviti. La loro russofilia non è minimamente interessata ad annettere la Russia al resto dell’Occidente”, ha scritto nel suo libro da poco edito da Guerini ”Sovranità in vendita”.
Galietti da tempo critica le mire di Russia e Cina: ”L’intesa sino-russa — si legge nel suo libro — costituisce infatti l’architrave di un’architettura strategica euro-pacifica in plastica contraddizione rispetto al tradizionale blocco euro-atlantico. Alla tradizionale dottrina putinista dell’energia come leva strategica è affiancata la visione, se possibile ancora più articolata, di Pechino“.
E proprio sulla Cina punta il dito Galietti, sottolineando i pericoli strategici dell’espansione dei colossi cinesi in Europa e in Italia: ”Da qualche anno a questa parte, l’Italia contende a Germania e Inghilterra il podio di principale attrattore di investimenti cinesi.
Tradizionale terra di conquista per stranieri, Roma ha fatto da apripista negli investimenti cinesi in settori considerati universalmente strategici schiudendo ai cinesi di China State Grid le reti elettriche (Terna) e del gas (Snam)“. Non solo: ”Ha poi ammesso il fondo sovrano cinese al gran ballo del capitalismo municipale accogliendolo in F2i, il fondo specializzato in infrastrutture locali partecipato da Cassa depositi e prestiti”.
Per questi motivi, Galietti alla fine del saggio scrive: ”Urge dotare il nostro ordinamento di norme di trasparenza minime, che consentano a un cittadino-elettore di capire davvero a quali condizionamenti esterni potranno soggiacere i partiti politici che accettano denaro straniero”.
C’è chi scommette che tra le prime proposte pentastellate in Parlamento sarà proprio quella invocata da Galietti.
(da “Business Insider”)
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