DESTRA IN VENDITA, NASCE LA LEGA NORD-MELONI
A SALVINI E’ BASTATO PRENDERE LA META’ DEI VOTI DI BOSSI PER LANCIARE L’OPA SULLE “SORELLE D’ITALIA” SENZA IDENTITA’… E A PALAZZO GRAZIOLI TIRANO LE FILA DEL MERCATINO DELL’USATO INSICURO
Uno si è salvato il fondoschiena grazie al fatto che gli italiani devono sempre trovare un “nemico principale” cui addossare l’incapacità della propria classe dirigente a governare il Paese senza creare debiti pubblici paurosi.
Non sono la corruzione diffusa, le mafie, l’evasione fiscale a rendere impraticabili i nostri bilanci, non è l’abitudine italica agli sprechi e al menefreghismo, ai privilegi e alla bustarella ad averci messo nei guai nei confronti di nazioni più attente alla legalità e alle regole: no, a noi ci ha fregato l’Euro e la Bce.
L’ex compagno Salvini ha accompagnato la sua felpa in giro per comizi e qualche boccalone lo ha trovato: il necessario per passare dal 4,3% al 6% e assicurarsi altri cinque anni di paga dalla Casta.
Non certo un gran risultato, considerando che la Lega di Bossi viaggiava pochi anni fa intorno al 12%. Poi piovvero i lingotti tanzaniani di Belsito, decine di esponenti sotto processo e in via Bellerio cadde l’oscurità , la stessa che aveva impedito per dieci anni all’ex compagno Salvini di accorgersi delle porcherie che accadevano intorno a lui.
Salvini passò in tempo con Maroni e prese anche lui la scopa per il manico: se non fosse che Tosi è finito bruciato dagli scandali delle tangenti a Verona probabilmente Matteo sarebbe rimasto a ingoiare la colla dei manifesti, ma necessitando di una figura “militante”, Maroni ha dovuto virare su di lui.
“Meno secessione e più poltrone”, inizia il nuovo corso.
Salvini è un buon orecchiante più che un ideologo, quindi si butta su una battaglia di moda, la lotta a indefinite banche e all’Euro.
Spazio coperto a sinistra, ma non a destra: obiettivo superare il 4% delle Europee.
Un’operazione di marketing perfettamente riuscita visto il minimo obiettivo, non certo una gran vittoria.
Ma per certa base leghista, orfana di Bossi e mai troppo innamorata del languido Maroni con annessa cappella votina, un Salvini è sufficiente per votare Carroccio “scurdandoce ‘o passato”.
L’altra non si è salvata: premiata dal photoshop, fregata dal photofinish.
Nonostante i suoi blo-blo-blo su tutte le Tv italiche cui ha avuto improvvisamente e miracolosamente accesso in nome del “cui prodest”, nonostante il disfacimento della doppia tessera de “la Destra” e il veloce accasamento di Storace, nonostante l’aiutino della fondazione An, specializzata nell’affitto annuale di simboli, nonostante la campagna acquisti sul territorio di ex An in disarmo (quelli che avevano ormai buttato la divisa, stile la Grande Guerra), la confraternita si è schiantata in prossimità della pista.
Nella lotta fraticida all’ultimo sputo sull’euro, i fratelli sono rimasti fregati dalla maggiore salivazione di zio Matteo e ora deglutiscono amaro.
Non hanno capito che i valori da rappresentare della destra oggi sono altri: la società si evolve e senza retroterra culturale e capacità di analisi politica di strada se ne fa poca.
Siamo convinti che tra il 40% di non votanti alle Europee vi sia una percentuale di uomini e donne di destra “non rappresentati”, certamente superiori alle percentuali raggiunte da Fratello sola e Sorella luna (e dalla stessa Lega).
Per non parlare di quelli “costretti” a votare per altri partiti (vedi Cinquestelle).
Arriviamo così al dopo-elezioni e al mercato dell’usato insicuro: non contenti del giudizio negativo dell’elettorato di destra (riferiamoci al 15% raggiunto a suo tempo da An?), invece che riflettere su una linea culturalmente inadeguata e a un “messaggio” percepito attuale come la pubblicità della brillantina Linetti, che fanno i Fratelli photoshop?
Vendono quel poco di valori di riferimento, ancorabili a destra, che sono rimasti, almeno nella base militante, come l’unità nazionale e la solidarietà sociale, a chi pone all’art. 1 dello Statuto lo scopo “del conseguimento dell’indipendenza della Padania e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana”.
Sentite questa affermazione dell’ideologo Salvini: “Che senso ha parlare di unità nazionale, di Patria e di tricolore in un Paese che ha il 46 per cento di disoccupazione giovanile?”. Lui (che parla di una Padania che non esiste) pone in correlazione il venir meno dell’esigenza di unità nazionale col tasso di disoccupazione. Mah, ci sembra un po’ grossa anche per chi è 12 anni fuori corso.
Gli chiediamo, con la stessa logica: accertato che i massimi vertici della Lega sono stati inquisiti in quanto ladroni per ben oltre il 40%, la Lega avrebbe allora dovuto sciogliersi?
A che titolo lui non si è buttato a mare dichiarandosi profugo da ladrocini?
Se il federalismo gestito da suoi ministri ha aumentato il debito pubblico e si è rivelato una patacca, perchè continuare a sbandierarlo?
Che c’entra tutto questo ciarpame con la tradizione della destra italiana?
Cosa c’entra con le conquiste sociali del primo fascismo l’affogamento dei profughi o la difesa degli evasori fiscali?
Per non parlare di cazzate iperboliche come ripristinare le case chiuse e amenità varie ?
Sicurezza e legalità non vogliono dire clima da caserma, vogliono dire magari non votare contro l’arresto di politici accusati di essere mafiosi, vuol dire non avallare che Ruby fosse la nipote di Mubarak, vuol dire non farsi telecomandare il voto da pregiudicati e condannati.
Che destra è mai quella che fa propri i temi di anti europei dopo aver gridato nelle piazze per anni “Europa nazione”?
Dopo essere scesi in piazza contro gli imperialismi, ora dobbiamo marciare con Putin?
Dopo aver denunciato l’asse finanziario che condiziona il mondo dobbiamo abbattere l’euro per poi farci governare dalle banche americane e dai fondi anonimi?
Ma che libri hanno mai letto costoro?
Altro che alleanze improbabili, una nuova destra dovrebbe avere il coraggio di “camminare” da sola per almeno 5 anni. Per ribadire la propria identità , con l’ambizione non di fare da ruota di scorta in caso di necessità , ma di voler guidare l’auto del futuro.
E per iniziare occorre rottamare venti anni di servilismo, di compromessi, di poltronisti che hanno perso contatto con la realtà del Paese.
Altro che “Salvini si può”, siamo al “si salvi chi può”.
E non parliamo di salvare poltrone, ma di coscienze, di cervelli, di dignità .
Per chi ancora ne ha.
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