DESTRA SIA SINONIMO DI LEGALITA’ NON DI LEGGI AD PERSONAM
NON CI INTERESSA LO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE DI UN PROCESSO RAPIDO, OCCORRE SOLO UN PROCESSO GIUSTO… UNA DESTRA SERIA NON FA SALTARE 100.00 PROCESSI PER ELIMINARNE DUE…IL PROCESSO BREVE E’ INCOSTITUZIONALE: SI DISCRIMINA TRA CHI E’ INCENSURATO E CHI NO, TRA CHI E’ IMMIGRATO E CHI NO…E FAVORISCE L’OSTRUZIONISMO DEGLI AVVOCATI PER ANDARE IN PRESCRIZIONE
La nuova legge sul processo breve non ci convince per due aspetti.
Il primo è squisitamente politico: può una coalizione di destra, per definizione stessa del suo “essere” e del retroterra culturale e ideologico cui dovrebbe fare riferimento, non rappresentare il “partito della legalità “?
Può rappresentare interessi particolari e non avere come orizzonte il bene comune e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge?
E’ normale che di fronte ai gravi problemi operativi e strutturali che mortificano il funzionamento della giustizia in Italia, una coalizione di centrodestra si interessi a proporre riforme in tale ambito, esclusivamente nell’intento di cancellare due processi che riguardano il premier della coalizione?
E’ producente aver abbandonato la bandiera ( che fu ancora di An) della lotta alla corruzione, al malgoverno, ai politici e ai dirigenti corrotti, per lasciarla (almeno a parole e nel sentire comune) al partito di Di Pietro?
Le vicende personali hanno di fatto spostato l’asse della “destra garantista ma legalitaria” in una coalizione condizionata perennemente nel suo procedere dalla necessità di rimuovere artificiosamente i paletti che la giustizia pone sulla strada del suo massimo esponente.
Sono mesi che forze, intelligenze, energie vengono concentrate, come se fosse l’unico scopo della vita politica di questo governo, per trovare una via idonea a evitare che i processi Mills e quello sui diritti Tv possano arrivare a conclusione.
Qualcuno ci rimprovera di non tenere conto dell’accanimento giudiziario che certi settori della magistratura dimostrerebbero verso il premier.
Diamo per scontato che sia vero, ma ricordiamo tre semplici concetti.
In primo luogo che la Cassazione ha in passato reso giustizia al premier in relazione a talune accuse, segno che avere fiducia nella magistratura alla lunga può anche pagare.
In secondo luogo che davanti ai giudici anche prevenuti ci si presenta, non si cercano scappatoie che sono solo segno di debolezza, soprattutto quando si hanno in mano i media per ribattere alle contestazioni che possono formulare.
In terzo luogo che il capo responsabile di una coalizione, sapendo di essere attaccabile sul fronte giudiziario, deve allora avere anche il coraggio di scegliere un ruolo meno esposto e non presentarsi candidato premier. Perchè o si fa politica per tutelare se stessi e basta, o ci si sacrifica per le idee che si rappresentano.
Nessuno ha obbligato il premier a proporsi come tale, il centrodestra deve liberarsi dalla paturnia “dopo Silvio, il diluvio”, un altro potrebbe fare peggio ma anche meglio di lui.
Esiste poi un altro elemento da considerare a fondo: la pochezza giuridica e gli errori pacchiani che continuano a commettere i presunti esperti giuridici del premier in questa battaglia a sciabolate per garantirgli l’immunità processuale. Dopo il lodo Alfano (errore politico e giuridico), dopo le varie ipotesi farneticanti che si erano succedute ( prescrizione breve, far spostare i processi a Roma e colpi di spugna vari), siamo arrivati alla mediazione sul “processo breve”.
Un disegno di legge che si è già incartato ieri su mille contraddizioni, citiamo solo le più evidenti.
In primo luogo per far saltare due processi, si finirà per annullarne 100.000, tra cui alcuni di forte impatto civile come quello della Thyssen, il caso Eternit, i morti di Marghera, i casi Parlamat e Cirio, quelli sulla politica e il malaffare, sugli appalti truccati e sulla corruzione nella Pubblica Amministrazione, sullo scandalo rifiuti a Napoli.
Ne beneficeranno personaggi come Tanzi, Cragnotti, Geronzi, Bassolino, Fazio. Tutti i crack finanziari godranno di impunità .
In secondo luogo, comunque lo rigiri, il progetto è a evidente rischio di incostituzionalità .
Perchè applicarla solo ai processi di primo grado e non a quelli di appello? Perch’ solo agli incensurati e non a chi ha precedenti?
La Costituzione non ammette diseguaglianze davanti alla legge e molti giuristi hanno già evidenziato che al primo ricorso alla suprema Corte, il castello di carta è destinato a crollare.
Ci mancavano poi le intelligenze leghiste e razziste nel proporre che siano esclusi gli immigrati, così la incostituzionalità la comprenderebbe anche uno studente del primo anno di giurisprudenza.
E poi la lite in corso su da che data far partire la tagliola che decapiterà i processi di primo grado: Ghedini casualmente la vorrebbe in modo tale da far decadere subito i processi al premier.
Ma è obbligatorio farci coprire di ridicolo in tutto il mondo?
Ma a destra esiste ancora la capcità di una analisi lucida sul fatto che ci si è cacciati in un vicolo cieco?
Esiste ancora la dignità di appartenere a un “mondo pulito” e voler rappresentare “idee pulite”?
Abbiamo sempre rimproverato agli avversari gli intrallazzi e ora sui nostri vogliamo far finta di nulla?
Noi no, non siamo nati servi di nessuno, non amiamo la livrea da camerieri. Siamo gente che ha difeso i nostri spazi politici con le unghie e con i denti, ma metttendoci sempre la faccia.
Abbiamo lottato per i nostri ideali pagandone le conseguenze.
Sempre.
Non volevamo “morire democristiani”, ma neanche dover indossare un vezzoso abitino nero per accedere alle cene a Palazzo Grazioli.
Restiamo quelli che preferiscono le trattorie dove si riunisce il popolo vero, quello che amiamo e per cui lottiamo.
Il nostro popolo che ha bisogno di processi giusti, non brevi per pochi.
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