E’ LA “OCEAN VIKING” LA NUOVA NAVE CHE A GIORNI PARTIRA’ PER SOCCORRERE I PROFUGHI AL LARGO DELLA LIBIA
I PATRIOTI EUROPEI DI MEDICI SENZA FRONTIERE E SOS MEDITERRANEE TORNANO IN MARE CONTRO “LA “INAZIONE CRIMINALE DEI GOVERNI EUROPEI”
Medici senza frontiere (Msf) annuncia la ripresa delle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale e condanna “l’inazione criminale dei governi europei”.
Il ritorno in mare avviene “dopo due anni di una sostenuta campagna dei governi europei per bloccare ogni tipo di azione umanitaria nel mediterraneo e dopo la normalizzazione di politiche punitive che continuano a causare morti in mare e terribili sofferenze in una libia devastata dal conflitto”, si legge in una nota.
I governi europei “vogliono far credere che la morte di centinaia di persone in mare e la sofferenza di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in libia siano un prezzo accettabile per le politiche di controllo della migrazione”, dichiara Sam Turner, capo missione di Msf per le attività di ricerca e soccorso e la Libia.
“La cruda realtà è che mentre sbandierano la fine della cosiddetta crisi migratoria in Europa, fanno consapevolmente finta di non vedere la crisi umanitaria che queste politiche perpetuano in mare e in Libia. Queste morti e sofferenze sono evitabili e finchè continueranno, non possiamo restare a guardare”, aggiunge.
La nuova nave Ocean Viking, battente bandiera norvegese, gestita in partnership da Msf e Sos Mediterranee, partirà per il Mediterraneo centrale intorno alla fine del mese.
“Con pochissime navi umanitarie rimaste nel Mediterraneo centrale e gli ultimi residui della capacità di ricerca e soccorso europea irresponsabilmente abbandonati, questo tratto di mare resta la rotta migratoria più pericolosa al mondo”, denuncia Msf.
“Quest’anno almeno 426 uomini, donne e bambini hanno già perso la vita durante la traversata, 82 dei quali in un naufragio appena due settimane fa. Nei primi sei mesi del 2019, il rischio di annegare è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2018, solo considerando le morti note”, prosegue la nota.
“Come se non bastasse, le navi commerciali si trovano in una posizione insostenibile, prese tra l’obbligo di soccorrere imbarcazioni in difficoltà e il rischio di rimanere bloccate in mare per settimane per la chiusura dei porti italiani e l’incapacità degli stati europei di concordare un meccanismo per gli sbarchi”.
“Torniamo in mare per salvare vite. E non possiamo restare in silenzio mentre persone vulnerabili subiscono sofferenze evitabili”, dice Claudia Lodesani, presidente di Msf in Italia. “Se i leader europei condannano l’uccisione di migranti e rifugiati vulnerabili in Libia, devono anche garantire la ripresa di operazioni di ricerca e soccorso ufficiali, sbarchi in luoghi sicuri e l’immediata evacuazione e chiusura di tutti i centri di detenzione arbitraria. L’ipocrisia del crescente supporto fornito alle intercettazioni in mare e al ritorno forzato delle persone negli stessi luoghi dove vengono perpetrate le violenze, lascia intendere che quelle condanne sono solo parole vuote di finta compassione”, aggiunge Lodesani.
(da agenzie)
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