ELIMINARE IL GARANTE? IL M5S DISCUTE SUL PARRICIDIO DI BEPPE GRILLO
NEL FINE SETTIMANA SI DISCUTERA’ SUL SUO RUOLO E DEL CAMBIO DEL NOME E DEL SIMBOLO
La via al parricidio sta dentro il “tema 7”. Perché il titolo del paragrafo racconta la posta in gioco – “Lo Statuto e la struttura decisionale del Movimento” – ma il senso della partita sta in un pugno di parole: “Ridurre i poteri del garante (o eliminarlo del tutto)”. Con un po’ di clic, gli iscritti ai 5Stelle potrebbero cancellare dai vertici del M5S Beppe Grillo. Dandogli anche un ulteriore colpo, cambiando “il nome e/o il simbolo del Movimento, evidenziando una maggiore l’attenzione per alcuni ideali o battaglie identitarie”.
Ipotesi messe nero su bianco nella “guida alla discussione per il confronto deliberativo nell’assemblea costituente” elaborata dalla società Avventura urbana – di fatto la sintesi delle proposte arrivate nelle scorse settimane da iscritti e simpatizzanti – su cui ora dovranno lavorare 330 sorteggiati, coadiuvati da esperti, tra cui alcuni parlamentari: tutto rigorosamente in videoconferenza. Sabato e domenica prossimi, i 30 tavoli di lavoro affronteranno punti cruciali, ossia l’eventuale revisione dei ruoli (e dei rispettivi poteri) nel Movimento, nonché del nome e del simbolo. Temi da affrontare, recita il documento, “per garantire l’integrità e l’efficienza dei processi decisionali” E sul piatto c’è anche la possibile cancellazione del ruolo del garante, cioè di Grillo, ad oggi carica a tempo indeterminato. Assieme a quella di circoscrivere “il ruolo degli organi di garanzia”, tra cui l’omonimo comitato, di cui oltre a Roberto Fico e all’ex senatrice Laura Bottici fa parte anche Virginia Raggi, fedelissima del fondatore. Certo, tra le opzioni c’è anche quella di “ridurre i poteri del presidente – cioè di Giuseppe Conte – in favore di processi decisionali più collegiali”.
Ma l’ipotesi di eliminarlo, il presidente, non esiste. Ed è già una differenza enorme. Anche per il Conte che deve ascoltare le voci di dentro nel M5S. Tra cui quelle che auspicano la riduzione dei poteri ma non l’eliminazione del garante. “Quel ruolo potrebbe tornare prezioso per un veterano come Roberto Fico, se in Campania si dovesse complicare tutto” sussurra un big. Ossia se invece che Fico – che ad oggi non si potrebbe candidare in Regione, per la regola dei due mandati – in Campania corresse il vicepresidente della Camera, Sergio Costa.
Nell’attesa, il Movimento ha piazzato un’altra mossa anti-Grillo. Perché negli allegati alla guida, c’è la nota metodologica sulle modifiche allo Statuto e al Codice etico, a firma del costituzionalista Michele Ainis. Dritta, sul metodo: “Fra due interpretazioni in conflitto delle norme statutarie, occorre propendere per quella più coerente con i principi costituzionali, tanto più se recepiti e ribaditi dallo Statuto e dal Codice etico”. Traduzione del M5S: quella dell’assemblea degli iscritti dovrebbe prevalere, anche se il garante e il comitato di garanzia dovessero fare le barricate. Saranno loro a decidere tutto con le votazioni subito dopo l’assemblea finale del 23 e 24 novembre, a Roma. Complicate. Perché Grillo da Statuto potrebbe chiederne la ripetizione, e in quel caso il voto sarebbe valido solo se vi avesse partecipato la maggioranza assoluta degli iscritti: quota necessaria anche per approvare in prima istanza le eventuali modifiche. E da qui si arriva ai rovelli nel Movimento. Dove riflettono se far votare in blocco il documento con le proposte di modifica, così da tenere alta l’affluenza, o se dividerle, e come. Ma ovviamente sarà centrale anche il modo in cui verranno scritti i quesiti.
Compresa la scelta se prevedere anche la casella dell’astensione oltre a quelle del sì e del no. Domande che si pone anche Grillo. Fonti a lui vicine dicono che il fondatore attenderà la diffusione del documento con le proposte – poco prima dell’assemblea finale – per decidere se e come muoversi. Ossia se andare nell’assise a incendiare la battaglia politica, o se fare causa, strada che i contiani ritengono “improbabile”. Ma chissà. “Ho letto la guida, di fatto vogliono solo smantellare i poteri del garante”, dice al Fatto l’ex deputato Alessio Villarosa, per poi accusare: “Perché Conte non fonda un nuovo partito, se vuole un cambiamento così radicale?”. Sarà un lungo autunno, per il M5S.
(da ilfattoquotidiano.it)
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