“FERMARE LE UDIENZE O CI DIFENDEREMO E SARA’ IL CAOS”: LA SFIDA DI SILVIO AL COLLE
GELO DI NAPOLITANO: “RISPETTO PER LE ISTITUZIONI”…LA DELEGAZIONE PDL OGGI AL COLLE PER CHIEDERE LO STOP AI PROCESSI PER QUALCHE MESE ED EVITARE CONDANNE
Non gli è piaciuta affatto quell’irruzione al Palazzo di giustizia di Milano.
Giorgio Napolitano, mentre in tv scorrevano le immagini della clamorosa protesta berlusconiana, si è fatto chiamare al telefono Gianni Letta.
Parole dure, dal capo dello Stato, che avrebbe fatto notare come la materia della giustizia sia un tema troppo delicato, come occorra «senso di responsabilità » e «rispetto delle istituzioni» per affrontarlo.
Quanto avvenuto è stato vissuto dal Colle nè più nè meno che come uno sgarbo.
Tanto più perchè gli eventi precipitano dopo che Alfano aveva chiesto e ottenuto un colloquio col capo dello Stato per domani.
Pare che al Quirinale ci sia stata perfino la tentazione di annullare il tutto, superata poi dalla decisione di non gettare altra benzina sul fuoco.
Di certo permane la sorpresa, per la chiamata in causa del capo dello Stato come “garante” per vicende processuali il cui iter è tutto e soltanto nelle mani della magistratura.
Già . Perchè oggi Alfano, Cicchitto e Gasparri avanzeranno una vera e propria proposta politica, con offerta annessa.
Messe a punto, neanche a dirlo, col Cavaliere ricoverato.
«Ci rivolgeremo a lui in qualità di presidente del Csm e di supremo garante delle istituzioni» ha spiegato il segretario Pdl ad alcuni dei dirigenti presenti a Milano a margine della «occupazione» del Tribunale.
«E in quella veste gli chiederemo di fermare i processi e le inchieste che rischiano di trasformarsi in un vero e proprio golpe ai danni di Berlusconi».
Tradotto: uno stop di due-tre mesi, i prossimi.
Una sorta di lodo Alfano a termine, una moratoria «limitata, giusto a questa fase politica delicata e rischiosa per il Paese».
Settimane cruciali in cui il leader che rappresenta il 30 per cento dell’elettorato pretende di avere mani libere dalle udienze per giocarsi tutte le sue carte.
Nella partita per la formazione del nuovo governo, ma soprattutto quella ritenuta ancor più importante, in prospettiva, per l’elezione del presidente della Repubblica.
Non solo.
A Napolitano, con tutti i riguardi del caso, verrà chiesto anche di intervenire, forte della sua moral suasion, nei confronti della Procura di Napoli che si avvia a spron battuto verso il giudizio immediato a carico di Berlusconi. Se non verso una – da loro temutissima – richiesta di arresto che grillini e democratici al Senato già nelle chiacchiere da Transatlantico a Palazzo Madama sognano di approvare.
«La situazione è insostenibile, presidente, siamo in emergenza democratica » sarà la premesse di Alfano, elencando la sequenza di processi al traguardo e di inchieste nascenti. Se nulla cambierà , «allora reagiremo adeguatamente, diserteremo le Camere, sarà il caos».
Di contro, verrà offerta la disponibilità al via libera a un esecutivo del presidente, fosse pure una prorogatio a Monti, «per senso di responsabilità ».
Ma il piano messo a punto da Berlusconi dal letto della clinica è articolato.
A Napolitano i pidiellini chiederanno anche la disponibilità a una riconferma alla più alta carica dello Stato.
È dal presidente uscente che ormai i berlusconiani si sentono «garantiti» in forza della sua terzietà .
Di certo, molto più di quanto non si possano sentire al sicuro con un Prodi, giusto per fare un nome tra quelli finiti già nel frullatore. «Diciamo no a un presidente di sinistra scelto da un Parlamento magari sciolto da qui a qualche settimana».
Tutto è in bilico, tutto pericolosamente a rischio, per il futuro personale e politico del Cavaliere. Furente ieri mattina quando in rapida sequenza da Napoli giunge notizia della richiesta di giudizio immediato (sono le 12.30) e da Milano dell’invio di una nuova visita fiscale.
È a quel punto che Angelino Alfano lo chiama e ha la conferma che bisogna abbandonare la linea morbida. «Non è più momento di stare a guardare, servono i fatti» si inalbera il capo.
Vince la linea dei duri alla Santanchè e Verdini. Soddisfatta la deputata a fine giornata: «Non c’è più spazio per le colombe, adesso tutti falchi o rischiamo di fare la fine dei piccioni ».
Ma di fronte al teorema della «persecuzione giudiziaria» di Berlusconi e ad una raffica di simili richieste, non potrà che esserci il muro del Quirinale.
«Sanno bene quel che il presidente potrà fare», mettono le mani avanti al Colle in vista dell’incontro di stamattina, anticipando appunto che non è nei poteri e nelle intenzioni di Napolitano garantire immunità , o «perdoni» presidenziali.
Se il capo dello Stato nonostante tutto ha deciso di confermare l’appuntameno con Alfano, nato da formale richiesta venuta dal secondo partito in Parlamento, non vuol dire certo chiudere un occhio di fronte ad una violenta campagna «in cambio» di una disponibilità del Pdl al varo di un nuovo governo.
E il capo dello Stato, se il partito di Berlusconi nel colloquio non cambierà i toni, potrebbe anche intervenire apertamente.
Carmelo Lopapa e Umberto Rosso
(da “La Repubblica“)
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