IL NEONAZISTA CHE DIVENTA TERRORISTA ISLAMICO: MA NESSUNO PARLA DI TERRORISMO BIANCO
DEVON ARTHIRS E’ UN SUPREMATISTA BIANCO CHE SI E’ CONVERTITO ALL’ISLAM… HA UCCISO I COINQUILINI NEONAZISTI PERCHE’ NON RISPETTAVANO L’ISLAM… UNO DEI NEONAZISTI DETENEVA ESPLOSIVO
Si parla molto della radicalizzazione delle giovani generazioni di figli di immigrati provenienti da paesi a maggioranza musulmana. Sono ragazzi nati e cresciuti in Europa che scelgono di andare a combattere con l’ISIS in Siria o in Iraq.
Altri invece decidono di portare la battaglia del Califfato a casa loro, facendosi esplodere come ha fatto Salman Abedi a Manchester o come hanno fatto gli attentatori di Parigi e di Bruxelles.
La storia di Devon Arthurs è diversa, lui è un terrorista islamico ma prima era un neonazista.
Cosa succede però quando a commettere un atto terroristico sono maschi bianchi? Si parla sempre di sbandati, pazzi o psicopatici. In poche parole fanno meno notizia.
E forse è per questo che la storia di Devon Arthurs non ha riempito le prime pagine. Eppure se Arthurs fosse stato un Mohammed e non un ventiduenne originario di Tampa, Florida le cose sarebbero state raccontate in maniera diversa. Senza dubbio con molta più enfasi.
Arthurs fino a qualche tempo fa si identificava come neonazista. Di recente però si è convertito all’Islam (pare usasse online il nickname “PatricianSalafist99”) e questo ha iniziato a creare dei problemi convivenza con i suoi coinquilini.
Le tre persone con cui Devon abitava infatti erano anche loro neonazisti. Solo che al contrario di lui erano rimasti tali.
Devon, stanco dell’antislamismo di due di loro — Jeremy Himmelman, di 22 anni, e Andrew Oneschuk, di 18 — li ha uccisi.
Successivamente il ragazzo si è barricato all’interno di un negozio prendendo in ostaggio tre persone e urlando ““Allah Mohammed!” al momento dell’arresto.
Agli agenti Arthurs ha detto che è stato costretto a fare quello che a fatto e che nessuno sarebbe morto se gli americani “non avessero invaso e bombardato il mio paese”.
Devon si riferiva alla guerra in Iraq (o in Libia?), ma lui è un americano, bianco, della Florida.
La vicenda è già abbastanza assurda ma quando la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione dei quattro ha scoperto anche qualcos’altro. Non c’erano solo i corpi di Himmelman e Oneschuk ma anche una grande quantità di materiale esplosivo. Nell’appartamento è anche stato trovato un poster con la foto di Timothy McVeigh, l’attentatore autore dell’attacco terroristico di Oklaoma City.
Gli esplosivi artigianali però non erano stati preparati da Arthurs per un attentato. Erano di proprietà di Brandon Russell, il terzo coinquilino scampato alla strage che è stato arrestato per detenzione illegale di esplosivi.
Anche Russell è un neonazista, ed è anche un membro della Guardia Nazionale.
Di nuovo cosa sarebbe successo se i federali avessero trovato armi ed esplosivo a casa di un Mohamed o di un Abdullah? Probabilmente si sarebbe scritto della cellula islamista che stava preparando un attentato sul suolo americano.
Nel caso di Russell invece i titoli dei giornali sono stati molto meno sensazionalistici. Eppure come fa notare Arwa Mahdawi sul Guardian questa non è una novità .
Il terrorismo di matrice neonazista o di destra viene considerato meno pericoloso. Eppure secondo un report dell’Anti Defamation League gli estremisti di destra si sono resi responsabili di 150 episodi di violenza terroristica che hanno causato in 25 anni 225 morti e 600 feriti.
A quanto pare sia Russel che i due ragazzi uccisi erano membri della “Atomwaffen Division” un gruppo neonazista accusato di diffondere l’odio nei confronti degli ebrei e di inneggiare ad Hitler.
Su un sito di suprematisti bianchi l’associazione viene descritta come un gruppo di bravi ragazzi che hanno commesso un solo errore: fidarsi di un musulmano.
Dimenticando ovviamente che fino a poco prima quel musulmano era uno di loro e che si era nutrito del loro stesso odio.
La cosa divertente è che i suprematisti ritenevano che Arthurs fosse un agente provocatore dell’FBI.
(da “NextQuotidiano”)
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