IL SEDICENTE CENTRODESTRA NON HA ANCORA VINTO E GIA’ LITIGA SUI SOLDI
TREMONTI E TAJANI SI DIVIDONO SULLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO
Da un lato c’è Giulio Tremonti, già ministro dell’Economia, oggi candidato con Fratelli d’Italia. Dall’altro c’è Antonio Tajani, già presidente del Parlamento europeo, oggi coordinatore di Forza Italia. Entrambi fanno parte della stessa coalizione di centrodestra che è data per vincitrice da tutti i sondaggi al voto che si terrà tra meno di quattro settimane.
Peccato che, quando si parla di soldi e di come far quadrare i conti in un autunno che si annuncia durissimo, le loro visioni siano quanto meno distanti: se Tremonti giudica “rischioso”, nelle condizioni attuali, uno scostamento di bilancio, per Tajani la preoccupazione per famiglie e imprese deve “venire prima” quella dei conti.
Uno scostamento di bilancio “con l’inflazione e la speculazione in netta ripresa sarebbe una misura molto rischiosa”, afferma in un’intervista a Repubblica l’ex ministro dell’Economia Tremonti. “Alla crisi energetica si somma l’inflazione gravissima. In realtà, siamo davanti alla combinazione drammatica e pure prevedibile della fine della globalizzazione, che ha fra le conseguenze la guerra, e dello svanire dell’illusione finanziaria che ha dominato questo decennio. C’è il pericolo di una recessione, con rilevanti conseguenze sociali e politiche”, sottolinea Tremonti.
“Io credo che oggi – rileva – serva un’azione europea comune, come quella contro la pandemia, che agisca non soltanto sugli extraprofitti delle imprese ma soprattutto sull’extragettito. In sostanza, bisogna scorporare dai costi le imposte di fabbricazione e l’Iva. È un’azione che si può fare subito. Prima ancora di parlare di tetto al prezzo del gas. Sotto il tetto, c’è una casa abitata da demoni”.
Per Tremonti, “ci sono Paesi come l’Olanda che traggono grandi profitti da questa situazione. Bisogna agire anche lì. Partendo da un ragionamento che finora è mancato: ciò che sta accadendo è la combinazione fra l’azione demoniaca della Russia, la speculazione dei mercati e le convenienze degli Stati che sfruttano questo stato di cose, applicando imposte sull’energia come se nulla fosse, salvo parziali e successive restituzioni. Va cambiato questo modo di procedere. Ma non in modo unilaterale, bensì con un’azione forte dell’Europa”.
Sempre a Repubblica il forzista Tajani fa una valutazione diversa. “Draghi ha il nostro pieno sostegno per un intervento d’emergenza contro l’impennata dei prezzi, che eviti alle famiglie di vedersi staccate luce e gas e a migliaia di imprese di chiudere. Siamo pronti a sederci a un tavolo, portando le nostre proposte”. E ancora: “Pensiamo che si possa decidere di far pagare alle imprese e ai cittadini una bolletta pari a quella dell’anno scorso, prima degli aumenti: lo Stato potrebbe farsi carico della differenza. E poi si può abbattere l’Iva sui beni di prima necessità come il pane, la pasta, il latte”.
“È innegabile – osserva Tajani – che abbiamo un problema di debito pubblico, ma non possiamo far chiudere migliaia di piccole e medie imprese. Non dico che dobbiamo arrivare all’helicopter money, ma la preoccupazione per una crisi che mette in difficoltà anche le famiglie borghesi, viene prima di quella per i conti. Aggiungo che bisognerà anche ridurre i consumi e abituarsi a risparmiare un po’”, ha spiegato. “L’Europa, che non deve perdere tempo. Convocare la riunione dei ministri dell’energia a metà settembre rischia di essere un po’ tardi. L’Ue deve intervenire imponendo un prezzo al tetto del gas e bloccando le contrattazioni sulla borsa del gas di Amsterdam per evitare anche speculazioni, di Paesi europei e non”.
(da agenzie)
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