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INTERVISTA AD ANGELA MERKEL: “NON CREDO AL REDDITO DI CITTADINANZA, IL NOSTRO OBIETTIVO E’ GARANTIRE UN LAVORO A TUTTI”

“NELL’ERA DIGITALE CAMBIERA’ IL TIPO DI LAVORO, NON IL NUMERO DEGLI OCCUPATI”…”IN GERMANIA QUATTRO MILIONI DI MUSULMANI CONTRIBUISCONO ALLA PROSPERITA’ DELLA NOSTRA NAZIONE”

“Non credo nel reddito di cittadinanza”. Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in un’intervista esclusiva all’HuffPost e Focus Online, in cui delinea le sfide che la Germania dovrà  affrontare nei prossimi mesi.
In vista delle elezioni federali che si terranno il 24 settembre, la cancelliera parla quindi della necessità  di adeguare il lavoro alle “necessità  attuali”: Merkel esclude che nell’era digitale i posti di lavoro debbano giocoforza diminuire ma, anzi, “ci saranno più lavori legati alla programmazione”.
E per questo sottolinea l’importanza delle scuole nel processo di alfabetizzazione digitale dei giovani.
Quanto al fenomeno migratorio, la cancelliera afferma che “anche i migranti contribuiscono alla nostra prosperità  e aiutano a plasmare la nostra società “, fermi restando i valori sanciti dalla Costituzione tedesca.
A proposito, Merkel si dice soddisfatta per la creazione di posizioni nel mondo del volontariato nell’accoglienza dei rifiugiati, “ne abbiamo create di ulteriori anche per i rifugiati stessi, e mi piacerebbe conservarle”.
Come sarà  la Germania nel 2030? Su quali obiettivi state lavorando?
L’obiettivo del mio lavoro è far sì che la Germania continui ad essere un paese forte e affermato in un arco di tempo che va dai dieci ai quindi anni; un paese che offra un’adeguata occupazione ad un numero maggiore di persone, e che sia socialmente equo.
Come intende raggiungere questo risultato?
Dobbiamo formare i lavoratori qualificati necessari o permettere a queste risorse di lavorare in Germania attraverso una legge mirata sul lavoro qualificato degli immigrati. La Germania cambierà  grazie alla digitalizzazione. Spero che avremo una rete gigabyte nazionale entro il 2030 che, tra le altre cose, sarà  un prerequisito importante per espandere la presenza di auto a guida autonoma sulle strade. Assisteremo alla nascita di nuovi concept soprattutto nell’area della mobilità  — in particolare nelle zone urbane, ma anche in quelle rurali.
Le aree rurali e soprattutto l’agricoltura devono contare su network digitali efficienti per poter operare in un modo redditizio e attento all’ambiente, in futuro. Ci assicureremo che i cittadini siano in grado di usufruire di quasi tutti i servizi statali attraverso portali digitali dedicati. Tutti i cittadini avranno un account che specifica con precisione chi ha accesso a questi dati. La trasparenza e la protezione dei dati avranno un ruolo importante in questo senso. Il progresso digitale, anche nel sistema sanitario, può portare cambiamenti positivi e rilevanti. Nel frattempo, la telemedicina diventare di granlunga più importante, specie nelle aree rurali.
Dove intravede del potenziale futuro per le aziende tedesche e per l’economia della Germania?
Tra dieci anni, le persone non saranno solo connesse ai loro smartphone come adesso, ma — per dirla con termini semplici — anche alle cose. I produttori comunicheranno con i loro prodotti, per così dire; ciascuna vite di ogni macchina sarà , per la durata del suo ciclo di vita, sempre connessa alla produzione che l’ha originata. Le riparazioni e la manutenzione saranno condotte in maniera molto diversa. Già  oggi lo stiamo vedendo. L’intero settore dell’intelligenza artificiale rivestirà  un ruolo cardine. Ecco perchè è importante continuare a dare man forte agli istituti di ricerca come la Max Planck Society e organizzazioni simili.
Le sembra che il mondo aziendale sia troppo legato alla vecchia economia e che la transizione al mondo digitale non abbia ancora raggiunto il livello di altre nazioni?
Siamo già  posizionati piuttosto bene in quella che è nota come Industria 4.0 e impegnati a standardizzare il cosiddetto internet delle cose. Questo non vale solo per le aziende più importanti, ma anche per le piccole e medie imprese. Anche il settore dell’artigianato ha accolto la digitalizzazione rapidamente. Quando ci sono in ballo digitalizzazione e processi di produzione non temo per il prestigio della nostra economia.
Dove intravede lo spazio per il miglioramento dunque?
Dobbiamo recuperare rispetto alle relazioni tra aziende e clienti. Sono sempre più numerosi i fornitori online asiatici e americani che vogliono mettere le mani sui prodotti locali. Dall’altra parte di questa equazione vi sono i fornitori di questi prodotti in Germania, che devono imparare a rendere più personali le loro relazioni con i clienti. Se controlliamo questa interfaccia in cui produttore e consumatore s’incontrano, se gli altri non dominano le vendite con la loro offerta digitale, allora eviteremo di diventare un “banco di lavoro” ampliato. Dobbiamo sicuramente riuscire in questo.
Un cambiamento fondamentale è previsto per maggio dell’anno prossimo con la Direttiva sull’ePrivacy. La Direttiva renderà  impossibile tracciare qualcuno attraverso i normali cookies. Significa che si renderà  necessario un singolo accesso login, e il problema in questo paese e che Google, Facebook e Amazon hanno molti più dati. Come intende impedire a Google, Facebook e Amazon di montarsi la testa?
Dobbiamo assicurare un giusto accesso ai dati, anche per i fornitori più piccoli. Questo influisce sulle priorità  da stabilire, vedi la questione su dove emerge e dove avviene il contatto con i clienti. È importanti assicurare che non tutto sia automaticamente orientato verso i fornitori maggiori.
La Direttiva getta una luce ancora più importante in questo contesto. In parole povere, dobbiamo assicuraci che anche i piccoli fornitori siano in grado di raggiungere i clienti.
Non è semplice perchè, senza conoscere gli algoritmi nel dettaglio, dobbiamo garantire che questi algoritmi offrano le stesse opportunità  a tutti. Abbiamo visto, ad esempio, come Facebook cambi costantemente i suoi algoritmi così che tu non sappia mai cosa ti offriranno. Se si accede a questa piattaforma sporadicamente, i cambiamenti risultano piuttosto significativi…
C’è lo stream privato che viene personalizzato in modo tale da mostrare solo quello che combacia con gli interessi dell’utente.
È vero. Ed è proprio questo che dobbiamo tenere d’occhio perchè limita la diversità  di opinione, ovviamente. Siamo estremamente limitati quando vediamo solo quello che probabilmente ci piace.
E questo ha un enorme impatto sulla società  nel suo insieme.
Ovviamente. Il modo in cui all’interno della società  si formano le opinioni cambia, se siamo al corrente solo di informazioni parziali e quando manca una base condivisa di conoscenze e fatti sui quali basiamo le nostre opinione.
Ha menzionato le aziende più piccole. Come può assicurarsi che non siano estromesse dal mercato fin dall’inizio per mancanza di forza economica?
In primo luogo, è molto importante connettere le aree rurali ad internet a banda larga. In secondo luogo, dobbiamo stabilire degli standard. Il governo federale ha aperto la piattaforma Industrie 4.0 soprattutto per le piccole e medie imprese, per aiutarle a distinguersi nell’internet delle cose.
Ma non pensa che si dovrebbe tenere conto anche delle agevolazioni fiscali?
Di recente abbiamo adottato agevolazioni fiscali per le start-up, che devono avere lo spazio per crescere. Inoltre, vogliamo rendere deducibili le spese per la ricerca.
Ha appena menzionato l’accesso a internet ad alta velocità . State portando avanti un confronto con Deutsche Telekom su come continuare a portare avanti la rete a fibra ottica? Molte aree sono ancora servite con i cavi di rame.
Sì. Da un lato, abbiamo dato una spinta significativa al cosiddetto vectoring per raggiungere l’obiettivo di 50Mbit al secondo. Quando lavoriamo nel campo dei gigabit, dobbiamo prima affidarci ad una rete a banda larga di base, in fibra ottica o rame.
Questo può essere integrato con lo standard 5G per una maggiore efficienza. Abbiano stabilito un’alleanza di rete. Ovviamente, stiamo lavorando per assicurare che tutti siano in grado di godere delle stesse condizioni d’investimento. Intendiamo mettere all’asta ulteriori domini di frequenza. Inoltre, è possibile migliorari i servizi a fibra ottica nelle zone rurali o offrire una copertura di rete mobile ad alte prestazioni in queste regioni.
Ha appena detto che ci sarà  un impatto sul mondo del lavoro. È giusto immaginare che alcune tipologie di lavoro scompariranno. Come possiamo assicurarci che le persone il cui lavoro diventerà  obsoleto non restino indietro? Non è il momento di pensare a un reddito di cittadinanza?
Non credo nel reddito minimo universale. Sono convinta che riusciremo a conformare le carriere alle necessità  attuali. Il numero di lavoratori non dovrà  calare per forza, ma a cambiare sarà  il tipo di lavoro svolto. Ci saranno più lavori legati alla programmazione, allo sviluppo di applicazioni, nel servizio clienti eccetera. Dobbiamo muoverci per tempo e creare i giusti programmi di formazione professionale. È necessario anche dire a bambini e giovani dove si trovano le opportunità  professionali. Ed assicurarci che le scuole siano adeguatamente preparate a formare i ragazzi per la vita dopo la scuola. Il Governo Federale contribuirà  a rendere disponibili i moderni curricula tramite e-Cloud, a cui tutti avranno accesso. Questo, credo, sarà  un punto focale della nostra politica in materia di istruzione per i prossimi quattro anni.
Alla luce di quanto ha detto, i metodi d’insegnamento standard, quelli che conosciamo da anni, dovrebbero essere mantenuti, o anche le scuole necessiteranno di un cambiamento?
Le scuole dovranno cambiare, e questo cambiamento è già  in corso in molti istituti. Naturalmente, cambierà  quello che gli alunni imparano e come lo imparano. Lettura, scrittura e aritmetica resteranno fondamentali, ma saranno insegnate anche competenze di programmazione di base. Dovremo promuovere l’alfabetizzazione digitale, così che gli alunni possano trarre il meglio dalla rivoluzione digitale, e sapere come gestire responsabilmente i loro dati e quelli altrui.
Per quanto tempo possiamo consentire che l’istruzione resti una responsabilità  degli stati federali — i cui standard variano enormemente in alcuni casi?
Capisco che molti genitori non vogliono più ascoltare dibattiti su chi dovrebbe essere responsabile dell’istruzione. Sono molto più preoccupati per il fatto che le scuole sono male organizzate, o addirittura senza accesso a internet. Ma le responsabilità  devono essere definite attentamente e il Governo Federale crede in una condivisione di responsabilità . Ecco perchè abbiamo emendato la Costituzione, affinchè le scuole siano rifornite e modernizzate. Chiuderemo anche un accordo sull’educazione digitale con gli stati federati, per garantire assistenza alle scuole in alcune aree.
Non abbiamo bisogno di insegnanti più qualificati, o più giovani, per far sì che l’alfabetizzazione digitale sia insegnata ai nativi digitali?
Dobbiamo dare agli insegnanti migliori opzioni di formazione. Sono certa che molti di loro sono motivati. Hanno bisogno di tempo per partecipare ad ulteriori programmi di formazione.
L’interesse verso chiese, unioni e associazioni sta scemando. Stiamo andando verso una società  fatta di individui ripiegati su se stessi, addirittura egocentrici?
La rivoluzione digitale pone delle sfide anche in questo senso. Chiunque può trovare velocemente una tribù di individui affini con cui interagire, anche senza conoscerli di persona.
Ma vale la pena vivere in società  solo se c’incotriamo sul serio e ci sosteniamo l’un l’altro. M’incoraggia molto il fatto che, su 82 milioni di persone, più di 30 scelgano di essere volontari. È una cosa che intendiamo promuovere, ad esempio supportando il Servizio Volontario Federale, che ogni hanno conta più candidati che posti disponibili. Abbiamo creato anche ulteriori posizioni per chi lavora con i rifugiati ed anche per i rifugiati stessi, e mi piacerebbe conservarle. È un buon segno, dopo tutto, che così tanti giovani siano disposti ad offrire il loro tempo per aiutare gli altri.
Crede, come noi, che integrare le persone con una storia d’immigrazione alle spalle sarà  la sfida più grande della nostra società , negli anni a venire?
Mi permetta di dirla diversamente: credo che la nostra sfida più grande sia mantenere salda la coesione sociale nell’era digitale. Parte di questo compito è integrare le persone nella società . Molti, soprattutto giovani, sono già  totalmente coinvolti nella rivoluzione digitale, concependola come qualcosa di stimolante, edificante, che porta con sè tante cose da scoprire e utilizzare, e che è anche divertente. Altri temono che il loro lavoro scomparirà . Naturamente, aumenteranno le carriere che richiedono un know-how più ampio. Ecco perchè l’istruzione deve essere potenziata globalmente — senza rendere tutti degli accademici. Invece, dobbiamo potenziare i corsi di formazione professionale e assicurarci che soddisfino le esigenze del lavoro nell’era digitale. Di certo, dobbiamo fare di più per integrare migranti e rifugiati nella forza lavoro. Al contempo, tuttavia, dobbiamo aiutare le persone che provengono da famiglie meno istruite. Nei prossimi quattro anni, intendo dedicare un’attenzione speciale ai disoccupati a lungo termine. Una priorità  del prossimo mandato legislativo sarà  aiutarli ulteriormente a trovare un’occupazione e rientrare nel mondo del lavoro.
In termini d’integrazione quali saranno gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, considerando che, oggi, gli immigrati corrono il rischio maggiore di cadere in povertà ?
Abbiamo fatto dei progressi. All’inizio del mio primo mandato come Cancelliera, ho creato la carica di Commissario per l’immigrazione, i rifugiati e l’integrazione alla Cancelleria Federale, per richiamare l’attenzione su questo problema.
Il nostro report periodico sull’integrazione mostra i progressi che sono stati fatti, ad esempio per quanto riguarda la percentuale di bambini che conseguono certificati scolastici.
Tuttavia, c’è ancora molto da fare. C’è ancora un divario significativo tra i giovani che hanno una storia d’immigrazione e i giovani che non ce l’hanno. Almeno oggi la generazione di giovanissimi ha maggiori opportunità  per far parte della società  grazie al diritto al posto negli asili nido.
Col numero crescente di migranti nel paese, molti sono preoccupati e chiedono come sarà  la nostra società  nel 2030. La Germania manterrà  la sua cultura prevalentemente giudeo-cristiana, cioe occidentale?
Il nostro paese resterà  profondamente radicato (e guidato da) in questa cultura. Allo stesso tempo, quattro milioni di musulmani vivono in Germania. Anche loro contribuiscono alla nostra prosperità  e anche loro fanno parte della Germania e aiutano a plasmare la nostra società . I valori e le regole racchiusi nella Costituzione valgono per tutti, senza eccezioni. Non sono soltanto messi nero su bianco, ma formano la base della nostra coesistenza.
Quindi continueremo ad avere la domenica libera — e non il venerdì?
Certamente.

(da “Huffingtonpost”)

This entry was posted on venerdì, Settembre 8th, 2017 at 21:47 and is filed under Europa. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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