JOBS ACT A RISCHIO PANTANO: IL PROBLEMA DELLE COPERTURE
IL DECRETO FERMO ALLA CAMERA, LA RAGIONERIA VUOLE BLINDARE IL TESTO CON UNA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA
In teoria, il tempo è strettissimo.
Entro il 12 febbraio il Parlamento deve dare il via libera, non vincolante, ai primi due decreti attuativi del Jobs Act, approvati dal governo prima di Natale.
E mentre sul nuovo contratto a tutele crescenti il parere della Commissione Lavoro arriverà domani, sul decreto sugli ammortizzatori sociali è stallo.
Manca il via libera della Commissione Bilancio, che a sua a volta attende il semaforo verde della conferenza Stato-Regioni ma soprattutto la garanzia della Ragioneria Generale dello Stato su uno dei nodi più controversi, quello della clausola di salvaguardia sugli ammortizzatori sociali.
Nel proprio dossier, l’Ufficio Bilancio della Camera ha sollevato esplicitamente la questione. Tema che, coincidenza quasi beffarda, riguarda l’articolo 18 del decreto, che si occupa delle coperture finanziarie del provvedimento.
Per finanziare il nuovo sussidio di disoccupazione Naspi, As.Di (assegno di disoccupazione) e Dis.Coll (l’indennità per gli ex co.co,co), il governo ha previsto nella legge di stabilità risorse per 2,2 miliardi nel 2015 e 2016 e 2 miliardi per il 2017.
In sostanza, ha rilevato il dossier della Camera, perchè è stato posto un limite di capienza a un diritto che in teoria potrebbe essere esercitato da una platea superiore da quella stimata inizialmente dal governo?
La questione pare tecnica ma rischia di nascondere una brutta sorpresa.
Per assicurare che tutti possano beneficiare dei nuovi ammortizzatori sarebbe necessaria una clausola di salvaguardia che garantisca che anche in caso di utilizzo di tutte le risorse accantonate, il riconoscimento del sussidio sia garantito comunque.
Che siano nuove imposte, o tagli di spesa, o altro, è presto per dirlo.
Ma fonti parlamentari spiegano che la Ragioneria per dare il suo via libera definitivo chiederà la previsione della salvaguardia.
Il 3 febbraio scorso la Ragioneria di fronte a questi rilievi non ha risposto direttamente, lasciando aperta la questione, ma prima del via libera del provvedimento alla fine la clausola dovrebbe essere inserita.
Anche perchè soltanto per la cassa integrazione in deroga, i cui criteri di accesso sono diventati di fatto molto più restrittivi, lo scorso anno il governo ha speso circa 2,5 miliardi.
E se la nuova Naspi è destinata ad assorbire il vecchio strumento, estendendo comunque il numero di possibili beneficiari, le risorse messe da parte dal governo potrebbero non bastare.
Qualcosa quindi, il governo dovrà inventarsi.
Difficile, però, che possa agire sul fronte delle imposte dirette visto che sui prossimi tre anni gravano già delle pesantissime ipoteche, con aumenti programmati delle aliquote che potrebbero valere oltre 20 miliardi alla fine del triennio.
(da “Huffingtonpost”)
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