LETTA HA STANGATO LA BIANCOFIORE MA SUGLI IMPRESENTABILI TACE
RESISTONO CRICCHE, P3, AMICI DEGLI AMICI E SPONSOR
Alla fine Enrico Letta ha riconosciuto l’errore: quel sottosegretario era al posto sbagliato.
Ma il ripensamento non è sull’improponibile Gianfranco Miccichè, sull’indagato Vincenzo De Luca o sul cementiere Rocco Girlanda.
A “pagare” per tutti, per ripulire l’immagine del governo, è stata l’ancella di Silvio Berlusconi, Michaela Biancofiore.
Non avrà più la delega alle Pari opportunità con il ministro Josefa Idem ma andrà alla Pubblica amministrazione.
Ma lo scivolone di nominare la Biancofiore alle Pari opportunità ha riportato il tema sulla breccia, per un giorno, mentre Palazzo Chigi provvedeva a trovargli un posticino sotto al tappeto.
“Sobrietà nell’attività di governo e nelle parole” aveva chiesto Letta ai sottosegretari durante il giuramento, scortato da un sorridente Alfano, che ieri nulla ha potuto di fronte alle frasi della Biancofiore.
Nessuno nel partito ha preso le sue difese, solo il Pdl di Bolzano, sua terra d’origine, ha giudicato quella del sottosegretario “una promozione verso un ministero più importante”.
Per un sottosegretario che va, ce ne sono molti che restano.
Le interviste sulle unioni omosessuali della groupie berlusconiana non sono le uniche uscite in questi due giorni.
Spiccano di certo la loro appariscenza.
Eppure a Letta non può essere sfuggito il ringraziamento di Gianfranco Miccichè a Raffaele Lombardo ma soprattutto a Marcello Dell’Utri sulle colonne del Corriere della Sera: “Credo abbia avuto un peso nelle scelte che ha fatto Berlusconi. Non mi vergogno di dirlo”.
Il fondatore di Grande Sud è tornato in sella dopo la sonora sconfitta elettorale grazie ai suoi storici sponsor, tra i quali l’ex senatore condannato in appello per mafia a gennaio.
“Quando scoprirò che è veramente mafioso non lo saluterò. Ma ancora oggi non ci credo”, dice il nuovo sottosegretario alla Semplificazione, tanto per chiarire cosa pensa delle sentenze dei tribunali.
Resta al suo posto anche Rocco Girlanda. Il suo conflitto d’interesse con la nomina al ministero delle Infrastrutture è svelata nelle intercettazioni tra lui, Denis Verdini e Riccardo Fusi dell’inchiesta sulla Cricca.
Letta poteva non saperlo, ma oggi ne è certamente a conoscenza e la delega di Girlanda resta la stessa.
Con lui anche lo storico sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, indagato per abuso d’ufficio e falso ideologico.
Poi c’è il lucano Filippo Bubbico, già “saggio” per Giorgio Napolitano, che riceve un posto da viceministro all’Interno nonostante un’indagine ancora aperta per una nomina illegittima.
Saldo sulla sua poltrona di sottosegretario alla Giustizia anche Cosimo Ferri, ex magistrato mai indagato, coinvolto in numerose inchieste a causa di intercettazioni sulla P3, e il caso Agcom-Annozero.
Un altro conflitto d’interessi scovato dal Sole24ore è quello che riguarda Simonetta Giordani, responsabile dei rapporti istituzionali di Autostrade, nominata sottosegretario ai Beni culturali in quota renziana.
La Giordani è quindi dipendente e rappresentante di Benetton, uno degli sponsor del think tank lettiano “Vedrò”.
E in un bello scivolone sarebbe incorso anche il neo ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, che avrebbe convocato una riunione con i soli parlamentari del Pdl del Lazio per discutere della Sanità nella Regione.
Il portavoce del ministero ha smentito, ma sono pronte interrogazioni parlamentari di esponenti della stessa maggioranza che vogliono sapere se per la Lorenzin il governo è davvero di larghe intese.
Oppure se Letta deve ripensare a molte poltrone, non solo quella delle Pari opportunità .
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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