“NIENTE FESTA, MAI CON BERLUSCONI”: IN UN CIRCOLO DI PERUGIA OCCUPATA LA SEDE DEL PD
“NON SIAMO MARZIANI, SIAMO IL NERBO DI UN PARTITO IN PERICOLO”
Ponte Valleceppi è una piccola frazione alle porte di Perugia.
Mentre la città si aggrappa alle colline, il paese, oltre duemila abitanti, è adagiato nel piano, accanto al fiume Tevere.
Una distilleria, una fabbrica metalmeccanica di medie dimensioni, un ponte storico, uno dei parchi più belli della città , e, infine, una Casa del Popolo nel centro del paese, erede di una delle più forti sezioni locali del Pci.
Piero Lo Leggio e Angelo Zucchini ci aspettano qui, in questo edificio di tre piani destinato anche alle attività di un’intera comunità .
Politicamente Ponte Valleceppi è una piccola enclave della sinistra.
Qui nelle ultime elezioni il Pd ha preso il 40% dei voti, sempre qui, nelle ultime primarie il nome di Bersani ha raccolto, contrariamente al resto della città , più consensi (il 54%) del sindaco di Firenze Matteo Renzi.
E ancora, qui la Festa de l’Unità , nata a metà degli anni ’70 ha mantenuto il suo vecchio nome, se non fosse per l’aggettivo «democratica» inserito svogliatamente nel mezzo.
Piero Lo Leggio e Angelo Zucchini non li definiresti giovani. Almeno non anagraficamente.
Il primo ha 56 anni e attualmente è il segretario del circolo, il secondo di anni ne ha 62 ed è stato il referente della sezione per molto tempo.
Nei giorni confusi e drammatici dell’elezione del presidente della Repubblica e della formazione del governo Letta hanno deciso, con i cento iscritti, di occupare simbolicamente la sede del Pd al grido «non moriremo berlusconiani», dando vita a una sorta di “Occupy Pd” sui generis, alimentato non solo dalle nuove generazioni, come è accaduto negli altri circoli italiani, ma, soprattutto, da vecchi militanti e funzionari di base.
Il circolo, convocandosi in assemblea permanente, ha prodotto un documento durissimo, spedito ai referenti cittadini del partito, nel quale ha comunicato di interrompere il tesseramento, rimarcando la «totale autonomia da un gruppo dirigente locale e nazionale», e congelando, in ultimo, la «Festa democratica de l’Unità ».
Un’insubordinazione. Che qui, in questa forma, non si era mai vista.
«Noi ci spiega Lo Leggio non siamo marziani. Siamo solo uno di quei tantissimi circoli che costituiscono il nerbo del partito, che fanno le campagne elettorali porta a porta, che fanno le iniziative. È questa parte del partito che si sta ribellando».
Il rapporto di fiducia si è rotto subito dopo la bocciatura di Prodi.
«E dopo la nascita del governo Letta questo sentimento si è acuito. Non capiamo come i dirigenti non facciano a capirlo».
«L’aver affondato il Professore ci dice Zucchini ha avuto un significato politico preciso: si è scelta una direzione di marcia bloccando la nascita di altri tipi di governo».
Tipo? «Uno di scopo, ad esempio, che durava il tempo di fare alcune cose, come la legge elettorale, dopodichè si tornava a votare».
Non si è capito, sostiene Lo Leggio, che «le larghe intese non erano necessariamente a destra». Ma non è stato fatto perchè «ci sarebbe costato in rapporti interni, ci avrebbe costretto a togliere qualche crosta dal ventennale assetto del partito. Non capisco perchè le larghe intese dovevano sottintendere solo Berlusconi».
E invece le cose sono andate in maniera diversa.
«Nella direzione voluta da Napolitano, persona straordinaria, ma alla quale il partito ha ceduto una fetta di sovranità ».
«Si sono affidati continua il segretario a uno che da presidente si è trasformato in sovrano per fargli svolgere tutto quello che il partito non è stato più in grado di svolgere». Un’alleanza, un governo.
«Oggi — scandisce Zucchini siamo in presenza di un abbraccio mortale per il partito, per la sinistra e per la democrazia del Paese». Angelo si ferma e prende fiato. «Vorrei che fosse chiara una cosa. Queste azioni non sono state assunte con superficialità . Sono state vissute e sofferte. Vorrei che altrettanta sofferenza ci fosse nei dirigenti nazionali. Fate un esame di coscienza».
Il problema ora è che futuro dare al partito. «Si dovrà aprire la fase congressuale che ridisegni una classe dirigente innovata e cambiata» spiega ancora Zucchini.
«Ho sentito che c’è qualcuno, come D’Alema, che propone l’elezione del segretario già alla prossima assemblea dell’11 di maggio. Ecco, se passa una cosa di questo tipo si aggiungerebbe male al male, si toglierebbe la partecipazione dal basso per scelte riguardanti la democrazia di questo partito. Ci vogliono congressi e candidati contrapposti perchè questo deve essere un partito contendibile».
«Scalabile» gli fa eco Lo Leggio.
Si vedrà . Per ora l’unica cosa certa nel futuro del Pd, almeno di quello minuscolo di Ponte Valleceppi, è l’assenza della storica «Festa democratica de l’Unità ».
«La decisione dice Lo Leggio è stata sofferta. Attorno alla Festa ruotano 200 volontari, è un fatto di popolo, è un evento che coinvolge tutto il paese e che è anche un modo di fare comunità . Con i proventi della festa sono state finanziate scuole, fatta beneficenza, opere nel parco, finanziata l’attività politica».
Ma in questa situazione «siamo a disagio.
Molte persone mi fermano e mi dicono: “Ma cosa avete fatto?”. Io rispondo: “L’hanno fatto, non mi rappresentano più”.
E questo sentimento è lo stesso che abbiamo condiviso nel momento di organizzare la Festa. Ci siamo detti: “Con quale faccia ci presentiamo se non condividiamo niente di quello che sta facendo il Pd?». Dunque, nulla da festeggiare.
E se si dovesse fare «sarà con altre associazioni democratiche e del mondo del lavoro». Un’occasione per «ripensare e unirci attorno a valori comuni».
Roberto Rossi
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