L’ITALIA VUOLE IL COMMISSARIO ALLA CONCORRENZA? FRANCIA, GERMANIA E I SOVRANISTI POLACCHI GIA’ LAVORANO PER RIDIMENSIONARNE I POTERI
PRESENTATO UN PIANO PER LIMITARE LE COMPETENZE DELL’ANTITRUST, COSI’ NON POSSONO FARE DANNI
Un piano per modificare regole e poteri della Concorrenza. Le affinità elettive franco-tedesche da cui è scaturita la nuova architettura europea potrebbero riservare un ulteriore smacco all’Italia.
Il premier Giuseppe Conte, prima di dare il suo via libera alla spartizione dei top jobs studiata a tavolino da Emmanuel Macron e Angela Merkel – con la francese Christine Lagarde alla Bce, il belga Charles Michel al Consiglio Ue e la tedesca Ursula von der Leyen alla guida dell’organo esecutivo – ha ottenuto “garanzie” che Roma non rimarrà a bocca asciutta: avrà una vicepresidenza della Commissione e, soprattutto, la guida dell’Antitrust europea.
Ancora oggi il vicepremier Luigi Di Maio ha sottolineato come quella poltrona sia “strategica”. La danese Margrethe Vestager negli ultimi cinque anni ha pestato i piedi a numerosi giganti come Google, Amazon, Qualcomm e Facebook, attraverso indagini, accertamenti e multe che le hanno fatto guadagnare ribalta e consenso.
L’aria intorno al suo ufficio è cambiata pochi mesi fa, quando Vestager ha mandato all’aria i progetti di fusione tra l’azienda francese Alstom e la tedesca Siemens per dar vita a un “campione europeo” dell’industria ferroviaria e della segnaletica da contrapporre al colosso pubblico cinese Crrc.
Problema: la ferita per la bocciatura della fusione tra Alstom e Siemens a Parigi e Berlino non si è mai rimarginata. E ora che Roma ha prenotato per sè quel posto nella futura Commissione rischia di andare a scontrarsi, nuovamente, con gli interessi nazionali franco-tedeschi.
I ministri dell’Economia dei due Paesi, Bruno Le Maire e Peter Altmaier, dopo aver riscontrato che le loro pressioni sulla Vestager si sono rivelate inutili, l’hanno giurata agli uffici della Concorrenza. Giovedì si sono incontrati a Poznan con la ministra per lo Sviluppo e la tecnologia della Polonia Jadwiga Emilewicz e hanno firmato un piano comune per modificare le norme sulla Concorrenza all’interno dell’Ue.
Al di là dell’insolito trio composto dai due Paesi “europeisti” per eccellenza e un membro di spicco del gruppo sovranista di Visegrad, quello che conta è la sostanza.
I tre ministri hanno lanciato un piano per modificare il perimetro dei poteri degli uffici della Concorrenza con l’obiettivo di arginare la minaccia cinese.
“La Commissione europea – si legge nel documento di tre pagine pubblicato da Politico – dovrebbe modernizzare gli attuali orientamenti sulla valutazione delle concentrazioni orizzontali e sulla definizione del mercato rilevante al fine di introdurre maggiore flessibilità , tenere maggiormente conto della concorrenza a livello globale e tutelare l’interesse comune europeo strategico”.
Pechino nè tantomeno il casus belli Alstom-Siemens sono menzionati nel piano, ma i riferimenti sono evidenti. “Tale modernizzazione dovrebbe includere una valutazione più approfondita della concorrenza potenziale”, si legge.
Nel caso del campione ferroviario franco-tedesco dal potenziale fatturato di 15 miliardi, l’Antitrust Ue ha ritenuto che il matrimonio avrebbe comportato un aumento dei prezzi e un danno alla concorrenza tra le imprese intra-Ue, a fronte di una minaccia cinese che allo stato attuale nel mercato di riferimento non c’è. La Crrc (fatturato da 27 miliardi annui) realizza infatti meno del 10% delle sue attività all’estero.
“Dobbiamo prendere in considerazione l’ascesa della Cina, di nuovi giganti industriali e la necessità di creare nuovi campioni industriali europei per poter affrontare quella concorrenza”, ha detto Le Maire a Poznan. In altre parole, pur senza parlare di potere di veto, il ministro francese ha suggerito di attribuire più poteri ai singoli Stati membri nelle decisioni sulle concentrazioni industriali, limitando così il potere di arbitro indipendente della Commissione.
Si legge ancora nel documento:
Il ruolo del Comitato Consultivo (l’Advisory Committee on concentrations composto dalle autorità competenti degli Stati membri, ndr) dovrebbe essere rafforzato e aggiornato per consentire discussioni più ampie sulla politica di concorrenza con gli Stati membri. Potrebbe condurre valutazioni indipendenti sugli incrementi di efficienza legati alle fusioni. Il ruolo dei ministeri incaricati della politica di concorrenza negli Stati membri dovrebbero essere rafforzati, ad esempio nelle riunioni dei direttori generali della concorrenza. La Commissione dovrebbe inoltre estendere le competenze alla DG COMP avvalendosi dell’esperienza di specialisti di settore di altre DG per sviluppare un approccio più dettagliato e completo ai mercati interessati dalle fusioni.
L’intento di diluire, circoscrivere e intermediare il potere della Commissione Ue sulle fusioni che possono intaccare gli interessi industriali nazionali è lampante.
In caso di dubbi, Germania e Francia lo avevano messo già per iscritto in un altro documento, il “Manifesto” firmato a Berlino sempre dal duo Le Maire-Altmaier a febbraio scorso.
Una reazione a caldo alla bocciatura di Alstom Siemens che chiarisce l’obiettivo comune: quello di dare agli Stati membri il potere di “superare definitivamente le decisioni della Commissione”, nei fatti ridimensionandone le competenze.
Poznan si usano altre parole per esprimere lo stesso concetto: “Il Consiglio Competitività dovrebbe, in accordo con la rispettiva presidenza, avere l’opportunità di discutere la politica di fusione in relazione alla competitività dei settori industriali dell’UE al fine di fornire un contributo alla strategia e alla politica della Commissione europea”. Mentre sul piano tecnico “il Comitato Consultivo in materia di concentrazioni dovrebbe sfruttare il suo potenziale per alimentare i contributi degli Stati membri nel processo decisionale”.
La Polonia guidata dal governo nazionalista non può che aderire al progetto industriale di Francia e Germania, con l’obiettivo di affermarsi come economia dominante nell’Europa orientale, creando campioni nazionali con il sostegno statale e riducendo così la sua dipendenza dagli investimenti esteri.
Il ministro tedesco Altmaier a febbraio scorso ha scritto di suo pugno un piano di autentico protezionismo industriale in 21 pagine per respingere lo shopping straniero. La Francia ha già dato ampia prova di come l’europeismo politico si tramuta in sovranismo industriale quando si parla di interessi economici.
Dal canto suo il Governo italiano esprime la massima convinzione nel reclamare la poltrona occupata dalla Vestager, quantomeno dal fronte M5S. Mentre dal lato leghista c’è più di un dubbio sulla scelta da compiere, anche perchè il ruolo di Commissario alla Concorrenza è il più ostico, visto che ha a che fare con imponenti interessi dei giganti industriali ed economici.
Francia e Germania, nel silenzio generale, proseguono così nel loro progetto di mettere un freno ai poteri della Commissione Ue sulla Concorrenza, che com’è noto deve salvaguardare gli interessi degli Stati membri dalla minaccia cinese ma pure dalle “minacce” interne, soprattutto se rappresentate dalle due principali economie europee. Il duo franco-tedesco tesse alleanze mentre l’Italia si candida a ricoprire un ruolo che chi davvero comanda in Europa ha già detto di voler ridimensionare. Forse una riflessione supplementare sarebbe opportuna.
(da “Huffingtonpost”)
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