LO STUDIO DELLA BOCCONI: “NON SONO GLI STRANIERI A DELINQUERE MA I POVERI E I DISOCCUPATI”
REGOLARIZZARE I MIGRANTI DIMEZZA IL LORO TASSO DI CRIMINALITA’
Può sembrare un fatto pacifico a dirsi, ma sino ad ora nessuno lo aveva mai dimostrato dati alla mano.
Una lacuna che ha colmato poche settimane fa Paolo Pinotti, del dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico dell’università Bocconi, nel suo studio “Clicking on Heaven’s Door: The Effect of Immigrant Legalization on Crime”.
Lo studio parte da un dato base: quello degli stranieri che nel dicembre 2007 hanno aderito al click day, la specie di lotteria che legalizza una quota di ingressi in Italia e che parte dal presupposto, quasi sempre falso, che lo straniero si trovi all’estero e non si trovi, come quasi sempre accade, già in Italia, in regime di clandestinità .
In occasione del clickday 2007 ottennero la legalizzazione 170.000 persone su un totale stimato di 610.000 immigrati senza documenti presenti all’epoca in Italia
Rispetto a questo dato Pinotti ha analizzato il tasso di criminalità registrato sia tra gli stranieri che hanno vista accolta la loro richiesta, sia tra quelli che sono rimasti fuori dalla mini-sanatoria: “Il risultato- spiega Pinotti- è stato che il tasso di criminalità tra gli immigrati legalizzati si è dimezzato nel corso dell’anno successivo, mentre il tasso di criminalità di quelli che erano rimasti fuori dalle regolarizzazioni del click day è rimasto invariato”. Non solo: “A parità di posizione lavorativa stabile— continua il professore — il tasso di delinquenza tra gli stranieri tende a essere pari a quello di delinquenza tra gli italiani”.
Un’evidenza statistica da cui è stato possibile trarre due conclusioni: “La prima è che se a parità di impiego e di reddito il tasso di delinquenza tra italiani e stranieri non cambia, vuol dire che non esiste nessuna differenza in termini di indole, cultura e volontà aprioristica di delinquere: chi è regolare e ha un lavoro vive onestamente, chi non ce l’ha no. La ragione sta nel semplice fatto che, in genere, chi ha una posizione regolare e un reddito ha anche una famiglia e dunque tutto l’interesse a vivere all’interno delle regole e della società ”.
La seconda conclusione cui è arrivato lo studio della Bocconi è che legalizzare serve: “Se la legalizzazione abbassa gli incentivi a delinquere, la clandestinità al contrario li aumenta: chi si ritrova in una condizione in cui, per il solo fatto di aver messo piede in Italia, vive al di fuori della legge, sarà più propenso a commettere reati, perchè la linea psicologica del reato è già stata varcata e superata”.
Due conclusioni che di fatto definiscono come obsoleta la politica migratoria in Italia e tracciano l’urgenza di ripensare il sistema: “A seconda delle opinioni politiche di ciascuno di noi — chiude il professore — si potrebbero preferire quote più elevate o addirittura la fine del loro regime, con un mercato del lavoro aperto a tutti oppure, all’opposto, una politica di immigrazione più severa e rigorosa che faccia sì che davvero non esistano stranieri senza che sia già previsto per loro un lavoro. Qualunque sia la politica che si scelga l’importante, a questo punto, è superare il sistema intermedio che c’è ora, che costringe due terzi degli stranieri già presenti in Italia a vivere in un limbo che nella stragrande maggioranza dei casi non può che condurre alla delinquenza”.
(da “La Repubblica“)
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