MANO AL PORTAFOGLIO, IL REFERENDUM PATACCA PER L’AUTONOMIA COSTERA’ ALTRI 5 MILIONI
NON BASTANO I 64 PREVISTI, PER GARANTIRE L’ORDINE PUBBLICO SE NE DEVONO SPUTTANARE ALTRI CINQUE
Non basta buttare 64 milioni di euro per una richiesta di autonomia che si attiva con una raccomandata.
Luca Zaia e Roberto Maroni faranno spendere ai loro cittadini anche altri soldi per garantire l’ordine pubblico durante la consultazione.
Complessivamente, oltre cinque milioni di euro per pagare gli straordinari, l’indennità di ordine pubblico e il vitto delle forze dell’ordine che presidieranno i seggi domenica durante il voto.
La cifra non era prevista nel protocollo che i due governatori avevano sottoscritto con il Viminale ed è stata comunicata solo nelle ultime ore.
Luca Zaia ieri ha detto che la richiesta di stanziamento è folle: «È un atto contro la democrazia. Ci trattano come dei delinquenti solo perchè vogliamo rispettare la sentenza della Corte Costituzionale che ha detto che è giusto dare la voce al popolo. È un chiaro segnale dello scollamento che c’è tra il governo e la popolazione».
In realtà in Lombardia e in Veneto si è scelto di usare lo strumento del referendum per assicurarsi che il Governo tenga conto della volontà popolare ma in effetti non c’era alcun bisogno di arrivare alla consultazione elettorale.
La Costituzione prevede che lo Stato possa raggiungere un’intesa con la Regione ma non menziona il referendum.
L’articolo 117 della Costituzione (oggetto del fallito tentativo di riforma costituzionale Renzi-Boschi) stabilisce quali sono le “materie di legislazione concorrente” tra Stato e Regioni.
Fino ad ora però entrambe le Regioni coinvolte non hanno chiarito — agli elettori in primis — per quale autonomia si andrà a votare.
L’oggetto principale della propaganda è il residuo fiscale, vale a dire la differenza tra quanto una Regione versa in tasse allo Stato centrale e quanto ne riceve indietro in servizi.
Maroni e Zaia ritengono che se il residuo fiscale rimanesse “a casa” si potrebbe utilizzare parte di quei 70 miliardi di euro (52 miliardi per la Lombardia e 15 miliardi per il Veneto) in servizi e investimenti sul territorio che potrebbero dare nuova spinta all’economia.
Tutti sembrano dimenticarsi però che gli enti locali operano in base a princìpi di sussidiarietà , differenziazione ed adeguatezza (art. 118) e che concedendo a Veneto e Lombardia di trattenere il residuo fiscale verrebbe meno il dovere di aiutare i territori meno ricchi e più svantaggiati.
Una posizione questa che potrebbe compromettere i sogni di gloria di Matteo Salvini, da anni ansioso di fare conquiste elettorali al Sud con Noi con Salvini.
Ma cosa penseranno gli elettori del Sud quando scopriranno che Salvini al Nord incoraggia spinte autonomiste che finiranno per danneggiarli?
(da “NextQuotidiano”)
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