META’ DEGLI INGLESI SONO ANALFABETI, MA I LORO SINDACATI PENSANO A CACCIARE GLI OPERAI SPECIALIZZATI ITALIANI
LA VERITA’ PER CUI NELLA RAFFINERIA INGLESE LAVORANO GLI OPERAI SPECIALIZZATI DELLA IREM…SONO ANNI CHE LA TOTAL AVEVA PROBLEMI E NON NE VENIVA A CAPO, LA IREM E’ UNA DELLE PRIME QUATTRO AZIENDE AL MONDO SPECIALIZZATA NELLA MANUTENZIONE DI RAFFINERIE E HA OPERAI ESPERTI… GLI INGLESI PENSINO SEMMAI AI PROPRI MILIONI DI STUDENTI INCAPACI DI LEGGERE, SCRIVERE E FARE DI CONTO ( 47,6% ALLA FINE DELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO) …IN ITALIA TROVANO SOLO L’APPOGGIO DEGLI ANTITALIANI DELLA LEGA
Gli operai siciliani non possono lavorare in Inghilterra? I picchetti hanno bloccato gli ingressi nella raffineria di Lincolnshire, nel nord del Paese, di proprietà della Total.
Sembra una storia d’altri tempi, protagonisti i sindacati locali, eredi indegni delle mitiche “trade unions”. La mobilitazione impedisce ad un’impresa di Siracusa di lavorare nella raffineria, a dispetto di tutte le direttive europee sulla libera circolazione dei lavoratori.
Gli operai in sciopero sostengono che gli italiani “rubano i nostri posti” e con lo slogan ”lavori britannici ai lavoratori britannici” trovano anche in Italia qualche imbecille disinformato che si schiera con loro.
La verità però è un’altra e cerchiamo di sintetizzarla. Sono anni che la Total ha grossi problemi tecnici in questa raffineria e non è mai riuscita a venirne a capo con l’assistenza dei sapientoni britannici.
Ha quindi fatto un appalto, secondo le norme internazionali, per dei lavori speciali che è stato vinto dalla ditta Irem di Siracusa. Si dà il caso che la Irem non sia un’aziendina di poveri immigrati, ma una delle prime quattro imprese al mondo nel suo settore, cura un settore delicato, la manutenzione di impianti petroliferi. Un impegno da superspecialisti, non da lavoratori a cottimo.
Un’esperienza, quella della Irem, nata trent’anni fa all’ombra del petrolchimico di Priolo, fiorito nel sogno della grande industrializzazione in Sicilia.
La Irem ha 1.500 operai e 222 milioni di fatturato, con il 90% della propria attività all’estero. A casa si sta occupando solo della sistemazione della raffineria Isab di Siracusa, poi tutta la sua attenzione è dedicata al mercato internazionale.
La commessa inglese vale 17 milioni di euro e occupa circa 200 operai italiani. Sono opere altamente professionali e quindi servono operai specializzati, non generici. In Inghilterra la Irem è arrivata non per grazia divina, ma perchè chiamata dalla Jacobs, una società di ingegneria, in quanto l’azienda siciliana è nota nel mondo per la sua tecnologia e la sua efficienza. Un fiore all’occhiello della presenza industriale dell’Italia nel mondo.
La Jacobs ha risposto alle accuse razziste dei sindacati inglesi precisando che la società italiana si è portata i suoi tecnici semplicemente perchè ha bisogno di gente esperta.
Non solo, nessun operaio locale è stato licenziato, quindi è evidente che si tratti di una polemica pretestuosa e squallida.
Il governo di Gordon Brown ha dovuto rimarcare che tutto rientra nella piena legalità e nella legittima scelta dell’impresa vincente.
Se poi qualche operaio italiano ha reagito alle provocazioni inglesi mostrando il dito medio o facendo il gesto dell’ombrello, poco male: ha sintetizzato il pensiero di milioni di italiani verso degli attacchi vergognosi e razzisti da parte di chi farebbe bene a guardare a casa propria e all’ignoranza che vi regna.
Eh sì, perchè mentre migliaia di studenti stranieri frequentano le scuole inglesi, sperando in poche settimane di approfondire la conoscenza della lingua, la “british language” perisce sotto i colpi e i numeri indicati dal Ministero per la scuola e da un rapporto parlamentare.
E sono cifre tragiche . la metà degli adolescenti che hanno chiuso il loro percorso scolastico obbligatorio ( fino a 16 anni) prima di approdare all’Università o iniziare a lavorare, non è in grado di leggere, scrivere o far di conto.
Solo il 47,6% ha raggiunto la sufficienza nelle materie base, comprese inglese e matematica. Secondo il rapporto parlamentare “Public Accounts Committee” la verità è che “milioni di inglesi sono praticamente analfabeti, nonostante i 5 miliardi di sterline spesi tra il 2001 e il 2007 per migliorare il livello di conoscenza letterarie e numeriche degli studenti. L’Inghilterra registra numeri inaccettabili di persone incapaci di leggere, scrivere e fare calcoli”.
Queste sono affermazioni testuali in documenti ufficiali parlamentari.
Forse sarebbe opportuno che i sindacati inglesi si preoccupassero di rendere meno analfabeti i propri iscritti, invece di assumere atteggiamenti razzisti e discriminatori verso altri operai e lavoratori.
Non a caso le uniche voci che si sono elevate a loro favore in Italia sono quelle degli avvoltoi leghisti, Calderoli e Zaia in testa, che hanno rilasciato vergognose dichiarazioni anti-italiane, probabilmente perchè gli operai della Irem sono siciliani.
Fossero stati veneti, il re del radicchio trevigiano e delle lobbies del parmigiano li avrebbe difesi. Essendo meridionali, giusto che restino senza lavoro.
Per i leghisti, una ditta specializzata tra le prime quattro al mondo che viene chiamata a lavorare all’estero è paragonabile a una carretta di extracomunitari che sbarca a Lampedusa e pertanto gli italiani devono essere rimpatriati d’urgenza.
Non avevamo dubbi, in Inghilterra avranno problemi di analfabetismo sociale, ma in Italia gli analfabeti politici sono arrivati anche in Parlamento. Rappresentano e sfruttano egoismi diffusi e miserabili, ma per fortuna nessuno ci obbliga a sopportarne il fetore antitaliano e le stronzate razziste che dicono.
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