MONTI FOREVER: PER FERMARE LO SPREAD, IL PROFESSORE POTREBBE DICHIARARE DI ESSERE PRONTO A FARE IL BIS NEL 2013
LA RICHIESTA VIENE IMPLICITAMENTE DAI MERCATI E L’IPOTESI POTREBBE DIVENTARE L’UNICA VIA D’USCITA DALLA CRISI
Nessuna manovra, nessun provvedimento straordinario, nessuno scudo anti-spread, nessun soccorso dalla Bce.
L’Italia di Mario Monti si appresta ad affrontare senza difese la settimana che potrebbe vedere il fallimento della Spagna.
A Palazzo Chigi ostentano sicurezza, in queste ore, si procede con il business as usual.
La frase di Monti sul “contagio che è in atto”, ci tengono a precisare, era riferita alla dinamica complessiva della crisi, non agli eventi di questi giorni.
Tanta calma non è dovuta a una sottovalutazione del momento — basta vedere con che frequenza la dirigente del Tesoro responsabile del debito pubblico, Maria Cannata, deve rassicurare sul fatto che abbiamo ancora credito — ma a una strategia precisa.
Forse l’unica possibile in questo momento: lasciare intendere ai mercati che Monti è disposto a farsi carico del governo e a garantire l’attuazione delle riforme anche dopo il 2013.
Lo ha fatto capire nel modo più esplicito possibile venerdì quando ha spiegato che lo spread a 500 non rispecchia i fondamentali dell’economia italiana, ma il costo extra del nostro debito è dovuto in parte al rischio del crac dell’euro e in parte all’“incertezza del quadro politico, avvicinandosi il termine di un’esperienza nota mentre il futuro è ignoto”.
Questa analisi non è solo di Monti, ma anche dei mercati, basta leggere la nota con cui Moody ‘s ha declassato l’Italia: “L’outlook negativo riflette la nostra visione che il rischio di applicare le riforme resta sostanziale […] Il clima politico, particolarmente all’avvicinarsi delle elezioni di primavera è una fonte ulteriore di rischi all’applicazione delle riforme”.
Una cosietà indipendente, specializzata nel misurare i rischi-Paese come la londinese Spiro Sovreign Strategy, scrive in un report: “Anche se Mister Berlusconi decidesse di non correre per la premiership, c’è comunque un ‘fattore-Berlusconi’ che può pesare sull’atteggiamento verso l’Italia nell’avvicinarsi delle elezioni”.
E ancora: “Le cose si faranno da ora sempre più politicizzate”.
Il Corriere della Sera, con un retroscena di Francesco Verderami, ha ipotizzato ieri che il modo in cui Monti potrebbe mettere fine al “rischio politico” temuto dai mercati è andando alle elezioni anticipate subito.
Palazzo Chigi ha smentito: nessuno scenario di questo tipo. Anzi.
Proprio il tracollo accelerato della Spagna dimostra che andare al voto serve a poco, il passaggio dai socialisti di Josè Luis Rodriguez Zapatero ai popolari di Mariano Rajoy ha semplicemente accelerato la crisi.
C’è poco da fare, i programmi elettorali in questa fase li scrivono i mercati, non i politici che possono promettere quello che vogliono, ma poi hanno un copione già scritto.
Rajoy deve fare una riforma del settore bancario scritta dalla Commissione europea e sta applicando tagli imposti da Bruxelles e Berlino.
Se nei prossimi giorni chiederà aiuto — e sembra inevitabile — poi a Madrid arriverà la troika (Ue, Bce, Fondo monetario) e la capitolazione sarà completa.
La Spagna come una enorme Grecia. Portare in Italia lo schema spagnolo, quindi, non pare una soluzione.
Il messaggio che Monti sta mandando ai mercati, evitando di essere troppo esplicito per non irritare i partiti, è l’opposto: i conti vanno bene, le riforme funzionano ma vanno applicate, sul rischio euro-peo più di tanto non si può fare, se il problema è soltanto il rischio politico, voi avete visto qual è la soluzione.
Un governo affidato a Monti.
Ma davvero il premier potrebbe fermare la crisi dello spread dicendo già ora di essere pronto, qualora il “rischio politico” lo richieda, a fare ancora il premier?
“Il tema non si è posto, per ora, il professore ha sempre detto di voler portare a termine il suo compito”, rispondono i collaboratori del premier. E visto che il compito è salvare l’Italia dal default (o meglio, evitare l’arrivo della troika), per assolverlo potrebbe essere necessario un supplemento.
“Passo dopo passo si sta arrivando lì, Monti non farà campagna elettorale con un partito o uno schieramento. Ma prima o poi dirà che è ancora a disposizione, se serve al Paese”, sostiene Sandro Gozi, parlamentare (montiano) del Pd che ben conosce le dinamiche europee per aver lavorato a lungo a Bruxelles.
Certo, i partiti (Udc a parte), non possono essere felici di questo scenario.
Ma proprio le vicende spagnole indicano loro le alternative possibili: un governo politico che si sottomette al tallone della troika o un nuovo governo di Monti.
Ma per superare questa nuova, terribile, estate dello spread potrebbe rivelarsi necessario chiarire l’investitura potenziale al professore già nelle prossime settimane.
Rendendo così le elezioni un semplice passaggio burocratico.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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