MUSK BATTE CASSA DALL’AMICA MELONI. CON LA RETE DI SATELLITI CONTROLLATA DA SPACEX PER LA FORNITURA DI INTERNET VELOCE HA IN BALLO UN CONTRATTO DA 1,5 MILIARDI DI EURO CON LO STATO ITALIANO
MUSK VUOLE ESPANDERE IL SUO DOMINIO TECNOLOGICO IN EUROPA SFRUTTANDO L’INGRESSO ITALIANO, L’UTILE IDIOTA
Sarà affascinante l’idea di Hyperloop, il treno da 600 chilometri all’ora di media in una galleria costruita dalla «Boring Company». Alletterà molti anche la vaga ipotesi di una fabbrica di Tesla da aprire in Italia, dopo quella già in funzione in Germania. E il ricorso a lanciatori spaziali di SpaceX per i vettori italiani ed europei è senz’altro qualcosa più di un’aspirazione: presto potrebbe essere una necessità, come lo è per la Nasa negli Stati Uniti, tanto che il ministro della Difesa Guido Crosetto riconosce che in questo il gruppo americano ha «un monopolio sostanziale».
Ma nessuna di queste tecnologie di Elon Musk, vagheggiate, progettate o già trasformate in campioni industriali, ha la concretezza che hanno per il nostro Paese le sue mosse nelle telecomunicazioni. Qui l’interesse commerciale è tangibile, al punto da creare già controversie e qualche malumore all’interno stesso delle strutture dello Stato.
È Starlink, la rete di satelliti controllata da SpaceX per la fornitura di internet veloce, l’infrastruttura centrale degli affari dell’uomo più ricco del mondo.
Lo è almeno nella prospettiva di un futuro prossimo e lo è anche fuori dagli Stati Uniti, Italia inclusa: Morgan Stanley, una banca d’affari, stima che al 2040 Starlink potrebbe fatturare nel mondo fino a 250 miliardi di dollari l’anno; andasse così, una volta scorporata da SpaceX, l’azienda potrebbe raggiungere un valore di borsa tale da far sembrare di seconda classe le più vaste società quotate di oggi: Nvidia, Apple o Microsoft.
Cinque o sei degli oltre seimila satelliti di Starlink lanciati nell’orbita bassa da SpaceX assicurano già oggi l’accesso a Internet veloce nel nostro Paese. L’offerta in rete ieri sera all’ora di cena prometteva uso residenziale «lite» (leggero: «a bassa priorità» (cioè per «uso domestico ridotto») da 29 euro al mese, più un kit di partenza da 349 euro; oppure da 40 euro più il solito kit, «ideale per la casa» ma più costoso rispetto ai fornitori di rete tradizionali.
I satelliti di Starlink hanno senz’altro, dalla loro parte, la loro unicità tecnologica: al massimo da circa 800 chili l’uno ma anche piccoli fino a poche decine di centimetri di lato, scomponibili, si trovano ad un’altezza fra duecento e trecento chilometri dal suolo.
Il costo dell’investimento per SpaceX dunque è fisso e relativamente limitato, rispetto al duro lavoro di portare la banda larga via terra nelle zone interne più remote e spopolate degli Appennini o della Sicilia centrale. Dev’essere per questo che il sottosegretario di Stato all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha detto al «Sole 24 Ore» il mese scorso che il governo «sta valutando con Starlink la tecnologia satellitare» visti «i ritardi degli operatori» tradizionali nel portare la banda larga nelle aree remote grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa.
Ma non tutto è necessariamente così semplice. Non lo è, in primo luogo, perché un’articolazione pubblica come Cassa depositi e prestiti è impegnata nella posa della banda larga indirettamente tramite Fibercop e direttamente come azionista di Open Fiber: non è detto ché apprezzi il rischio di essere spiazzata da un soggetto esterno che stringe un nuovo accordo con il governo, così come non lo apprezzerebbero grandi investitori esteri del settore come Kkr o Macquarie (con i quali Palazzo Chigi si è impegnato).
La qualità della connessione di Starlink sembra non essere ideale e soprattutto il gruppo di Musk non è soggetto agli stessi obblighi legali dei concorrenti, per esempio quello di fornire intercettazioni all’autorità giudiziaria: forse logico dopo che Musk stesso ha definito la magistratura italiana «un’autocrazia non eletta»; ma curioso dato che proprio il referente italiano di Musk, Andrea Stroppa, si trova indagato in un’inchiesta che coinvolge la fornitura della rete di Starlink ad alcune sedi diplomatiche italiane. Stroppa si dice estraneo ai fatti.
(da Il Corriere della Sera)
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