NESSUN VERTICE IN AGENDA SULLA PRESCRIZIONE
ORMAI L’UNICA ALTERNATIVA E’ UN RINVIO DELLA RIFORMA BONAFEDE
È grande la confusione sotto il cielo. Ma, rispetto a quanto diceva il grande timoniere, la situazione del governo giallorosso è ferma al punto di partenza.
La soluzione, anzi la mediazione sulla famigerata prescrizione, che tutti si aspettavano da giorni, non c’è. Al momento, va da sè. Il vertice risolutivo? Non c’è nemmeno questo. Forse, ma solo forse, si terrà domani, o dopodomani. Oppure chissà .
E allora forse ha ben donde il parlamentare dei cinquestelle, Davide Tripiedi. Il quale rappresenta meglio di tutto il clima surreale del Transatlantico di Montecitorio nelle ore di massima tensione sul nodo dei nodi dell’esecutivo Conte 2: “Qui — sorride — siamo tutti in bilico”.
In bilico tra un emendamento da allegare al decreto milleproroghe, un lodo “Conte” da arricchire perchè il primo è stato cassato da fior di costituzionalisti, e una sospensione di una legge, la Bonafede, che è entrata in vigore lo scorso 1 gennaio.
In bilico ma con una certezza. “Il governo non cadrà mai sulla prescrizione perchè Renzi non lo farà mai cadere”, argomenta in un corridoio adiacente di Montecitorio Emilio Carelli, deputato di peso della galassia a cinquestelle, ma soprattutto il facilitatore dell’area comunicazione.
Intanto le parti restano distanti. Fin dalle prime ore del mattino i cinquestelle stressano il dossier, essendo il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio una misura identitaria, simbolica della narrazione pentastellata. Torna a parlare anche a Luigi Di Maio, non più nella veste di capo politico.
E cosa dice il ministro degli Esteri? Di Maio invoca la piazza: “Sapevamo che il sistema voleva cancellare le nostre leggi ma allora c’è una sola risposta: il popolo italiano, che deve manifestare pacificamente contro questo osceno atto di restaurazione che inizia con questo atto sui vitalizi. Io il 15 febbraio sarò con voi”.
Sulla stessa scia il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, colui che dovrebbe mediare, smussare gli animi, ridurre le distanze. Bonafede la mette così: “Leggo di trattative di cui non sono a conoscenza. Entro dieci giorni porterò in consiglio dei ministri la riforma del processo penale, lì ciascuno si prenderà la propria responsabilità ”. Punto e a capo.
Va da sè che questa frase dell’inquilino di via Arenula plana in un Transatlantico che ribolle, non certo per quello che non succede nell’emiciclo — a proposito l’aula è finita poco dopo pranzo, tutti a casa felici e contenti. Walter Verini, responsabile giustizia del Pd, uno di quelli che tratta da giorni, che guarda sempre il bicchiere mezzo pieno, osserva: “Si sta lavorando affinchè il ministro si faccia carico delle ragioni delle coalizioni. Noi vorremmo evitare di far cadere il governo”. Eppure, è la domanda, il ministro Bonafede esclude l’esistenza di una trattativa? “Forse si riferisce alla trattativa Stato-Mafia”, ironizza ancora Verini.
Insomma, la confusione è grande sotto il cielo. Con i grillini che almeno ufficialmente fanno filtrare una intransigenza ideologica sulla questione.
“E’ difficile per noi arretrare sulla prescrizione”, è il refrain passando da Carlo Sibilia a Simone Valente. C’è anche chi al solo sentire la parola prescrizione si cuce la bocca oppure fugge. Il sicilian-grillino Alessio Villarosa si trincera in un “non ne so nulla”. Gilda Sportiello, parlamentare di rito ortodosso, non ha tempo: “Adesso non posso, ho un appuntamento fuori dal palazzo”.
Per non parlare dell’attore Nicola Acunzo, sprofondato in un divanetto: “Non parlo, non vedo, non sento”. E poi dall’altra parte del campo c’è Renzi che oggi bombarda dalle colonne di Repubblica e lancia l’ennesimo ultimatum: “Bonafede è nettamente in minoranza. E la linea attendista del Pd ha ormai pochi giorni di autonomia”.
Già , il Pd. Nel mezzo c’è il partito della responsabilità che ieri ha battuto un colpo invocando un vertice risolutivo. Ecco, il Nazareno si aspetta un segnale da parte del duo Conte&Bonafede, confida nella mediazione del premier.
Anche se sotto sotto dalle parti di via Sant’Andrea delle Fratte si spera nella sospensione della legge Bonafede. “Noi — ha scolpito oggi Andrea Orlando — avevamo capito che il ministro era contrario, ma se si fa il rinvio siamo i più contenti del mondo perchè un rinvio ci darebbe modo di affrontare con più calma la riforma del processo penale”.
Un altro democrat che ha fra le mani il dossier ha una visione diversa da Orlando: “Il terreno non è il rinvio, così si umilia Bonafede”. Insomma, messo al sicuro il governo, l’obiettivo finale è vincere ma non stravincere. Tuttavia il rischio è che di rinvio in rinvi la pantomima sulla prescrizione si trasformi presto in farsa.
(da “Huffingtonpost)
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