PAZZALI E SANTANCHE’, QUELLA TELEFONATA PER BLOCCARE IL CONSULENTE DI MELONI: “E’ UN NAZISTA MALIGNO”
TRA LE VITTIME SCARONI E MORATTI… E GALLO DICEVA: “HO I FILE DEL PROCESSO RUBY, ANCHE I VIDEO HARD CON BERLUSCONI”
Erano seduti su una montagna di notizie che non dovevano avere e ad alto valore ricattatorio. Scrivono i pm: «Gallo raccontava di avere video hard di Silvio Berlusconi, strumento di ricatto elevatissimo. “Di Ruby ho tutto, le fotografie, i video… C’è proprio tutto e lei che si vede che…”. Pazzali, invece, voleva persino condizionare le nomine del governo. Il 24 gennaio 2023 è al telefono con la ministra del Turismo Daniela Santanché e, sfruttando le informazioni riservate che ha in mano, tenta di boicottare la nomina del manager Guido Rivolta a componente dello staff della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Pazzali, vicino a Fratelli d’Italia, affronta con la ministra le nomine. E dice in maniera netta: «Gira voce che la tua capa si vuole portare lui dentro lo staff». Lo definisce «l’uomo fiduciario di Giovanni Gorno Tempini», ex presidente di Fiera Milano e numero uno di Cassa depositi e prestiti. Per inciso, un’altra delle vittime dei dossieraggi. Pazzali cerca di screditare Rivolta: «Una persona maligna, proprio brutta brutta». Osteggia in tutti i modi la nomina, «è quello nazionalsocialista. È pericolosissimo, gioca tre partite».
Ecco a cosa serve raccogliere montagne di informazioni segrete. E quali sono i rischi. È lo stesso superpoliziotto Carmine Gallo ad ammetterlo. «Passiamo i guai…», dice a Samuele Calamucci, l’altro imprenditore dei servizi di investigazione finito ai domiciliari. Gallo si paragona ad Antonello Montante, l’imprenditore siciliano condannato qualche anno fa per la sua fabbrica di dossier abusivi su politici e imprenditori. Anzi si considera a capo di un sistema ancora più oliato. «Per molto meno ha passato i guai Montante». Intanto raccoglieva informazioni riservate su ex mogli e fidanzate, famiglie spaccate per l’eredità, manager e imprenditori in guerra con la concorrenza su fette di mercato. E ancora, giornalisti, uomini dello spettacolo, persino gli stessi investigatori. Come quelli dell’inchiesta Hydra, ancora della Dda di Milano, sul “patto delle tre mafie” in Lombardia.
Tra le vittime più illustri, Paolo Scaroni, ex ad di Eni, oggi presidente del Milan. Due anni fa, nell’agosto 2022, il finanziere Giuliano Schiano, in servizio alla Dia di Lecce, esegue due accessi su di lui per conto di Pazzali. La ricerca su Scaroni, scrivono i pm, ha lo scopo di «raccogliere informazioni compromettenti che possano escluderlo dalla corsa verso ad delle Olimpiadi Milano Cortina». Per questo, Pazzali chiede a Gallo di effettuare una verifica di «eventuali precedenti penali o indagini in atto». E cita il presidente della Lombardia: «Carlo, Attilio mi chiede…Fontana mi chiede se Scaroni ha dei prece… delle cose in corso». «Lo vediamo», risponde Gallo. Scaroni è solo una delle più importanti vittime della banda degli hacker. Tra i manager sui quali si concentra l’attenzione, anche i banchieri Massimo Ponzellini e Roberto Mazzotta.
In molti casi, Pazzali avrebbe chiesto di conoscere i contenuti delle chat con diverse parole chiave come “Pazzali”, “Fiera”, “Eur”, “Fontana” e “Bonomi”, probabilmente il presidente della Fiera. Tra i personaggi nel mirino, l’imprenditore Roberto De Santis, legato a Massimo D’Alema, il finanziere e avvocato Giuseppe Bivona e il re delle slot machine Francesco Corallo. Spunta anche il nome del politico ormai deceduto Filippo Penati, e del suo grande accusatore nel processo “Sistema Sesto”, l’imprenditore Piero Di Caterina.
Lo stesso metodo, quello della esfiltrazione dei dati dalle conversazioni telefoniche, è stato riservato ad alcuni giornalisti – uno del Sole 24 ore, l’altro di Repubblica – e per la manager ed esperta di comunicazione Giuliana Paoletti. Ricerche sono state eseguite anche per il cantante Alex Britti. A chiedere di sapere di più sull’artista sarebbe stato Fulvio Pravadelli, ex dirigente Publitalia e dg della Veneranda Fabbrica del Duomo, indagato. Avrebbe chiesto di «acquisire informazioni pregiudizievoli sul noto cantautore» che si stava separando da sua figlia.
Negli atti spunta a sorpresa anche il nome di Alberto Genovese, l’ex “imprenditore delle start-up” in carcere per gli stupri durante le sue feste nel suo attico di lusso, “Terrazza Sentimento”. È Calamucci a svelare gli accertamenti. «Hanno fatto anche il caso Genovese insieme loro!», dice riferendosi ad altri due dell’organizzazione. E Giulio Cornelli, ai domiciliari, conferma: «Si, si certo… sono andato anche a vedere la fatturazione (..) ma non riesco a scorporarla dalle varie competenze per il caso di Genovese». Tra le vittime di dossieraggio, anche Ginevra Csillaghy Furstenberg, figlia di Virginia (anche lei spiata), la nipote di Gianni Agnelli, morta nel 2023.
Nelle migliaia di accessi abusivi, pochi politici. C’è l’interesse per Letizia Moratti, sulla quale Pazzali avrebbe sollecitato Gallo in vista delle elezioni regionali lombarde del 2023, dove la ex presidente della Rai si candidava anche contro Attilio Fontana, molto vicino a Pazzali. Per i pm, il manager indagato voleva «reperire qualche notizia» da banche dati «idonea a mettere in cattiva luce l’immagine di Letizia Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana», che non risulta coinvolto nell’operazione. «Se ti faccio vedere i report di Enrico… ne ho fatti a migliaia, ho fatto di report a Enrico…». Politica e prima livello di nomine nelle partecipate lombarde. Ecco le richieste per Giuseppe Biesuz, ex ad di Trenord, società del trasporto lombardo, o per Beniamino Lopresti, presidente della Milano Serravalle. Anche per loro, le immancabili richieste alla banca dati dello Sdi.
A essere colpiti dal dossieraggio, gli stessi magistrati della Dda. La procura documenta la diffusione da parte di un carabiniere infedele a Gallo di informazioni riservate sui fratelli Rosario e Giovanni Abilone, legati a Matteo Messina Denaro, indagati nell’inchiesta “Hydra” sul patto tra le tre grandi mafie in Lombardia. «Eh.. ma è grossa questa Carmine – rivela il militare –. Ma i due amici, però, stavolta li castigano».
(da repubblica.it)
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