“PRIMA GLI ITALIANI” A FINIRE NEL BARATRO
SALVINI HA PAURA DELLE INCHIESTE GIUDIZIARIE E HA BISOGNO DI UNA MAGGIORANZA ASSOLUTA IN PARLAMENTO CHE GLI EVITI LA GALERA
Si può sostenere che è in atto un tentativo di eversione da parte di Matteo Salvini?
Anche senza usare questa parola, il punto della situazione lo ha sintetizzato bene Alessandro De Angelis, su Huffpost: ‘”E con l’onnipotenza di chi pensa che, a questo punto, crisi, scioglimento, convocazione delle urne si risolvano in 48 ore, con le “inutili” istituzioni chiamate ad assecondare il ruggito sovranista in poche ore e già fa trapelare la data del 13 ottobre, prerogativa che non è nelle sue disponibilità , ma in quelle del Quirinale. E con l’inaudita pretesa di gestire il voto dal Viminale, inedito assoluto nella storia repubblicana, con Salvini candidato premier e garante delle elezioni, arbitro e giocatore”.
L’esito di quest’ultima rappresentazione macabra della morte della politica non è ancora chiaro del tutto.
Da un avventuriero senza scrupoli, per di più irresponsabile possiamo aspettarci di tutto. È però assolutamente necessario che le istituzioni democratiche si difendano, che il presidente della Repubblica faccia valere le sue prerogative costituzionali.
È il Capo dello Stato che può sciogliere le Camere, tentare la formazione di un nuovo governo, nominare il presidente del Consiglio e i ministri.
Spetta alle altre forze politiche, ai ”badogliani” del M5S, ai rissosi e inconcludenti dem, ai morti viventi di Forza Italia, ai visionari della sinistra, di appoggiare le scelte del Presidente, prestandosi, se necessario, a quelle alchimie procedurali che pur appartengono alla storia parlamentare del Paese.
Ma come ha scritto De Angelis non si può lasciare a un ministro che non garantisce nessuno, il compito di garantire tutti.
Poi, può essere — stando ai sondaggi — che il popolo (è già successo) incoroni Barabba, con cieca disponibiltà ad assolverlo di ogni colpa e senza accorgersi della trasformazione in senso dittatoriale dell’ordinamento repubblicano
Tutto ciò premesso, intendo sottolineare due aspetti che non ho trovato adeguatamente presenti nel dibattito ma che, a mio avviso, potrebbero spiegare la mossa — altrimenti incomprensibile, persino assurda — del Capitano.
1° Salvini teme (conosce?) quanto può emergere a carico suo e della Lega dal Russiagate (l’omertà dei media è stupefacente); sa che presto avrà bisogno di una maggioranza che gli copra le spalle come nel caso della nave Diciotti; ma è consapevole — dopo il discorso di Conte in Senato – che una maggioranza siffatta potrebbe non trovarla. Anzi potrebbe trovarsene una, diversa, ”contro”.
2° La vera rottura con Giggino Di Maio non deriva dal voto sulla Tav o dai dissensi sulle autonomie (un tema che a Salvini interessa meno della classifica del Sassuolo in campionato) o dalle battute polemiche del giovane partenopeo; il punto vero sta nel voto pentastellato di Strasburgo (per di più determinante) a favore di Ursula Von der Leyen.
Un voto opportunista certamente (ma in politica contano gli atti) da parte di un movimento che ha iniziato la campagna per l’elezione del Parlamento europeo andando in giro a reggere la coda ai gilet gialli, poi si è messo a organizzare una coalizione di spaventapasseri, e ha finito questo gran daffare nell’anticamera della ”stanza dei bottoni”.
Ma dietro c’è anche il filo intessuto, in questi mesi, da Giuseppe Conte il quale è riuscito a convincere i pentastellati a non reagire alla sconfitta elettorale del 26 maggio, tornando in montagna a fare la rivoluzione.
Li ha persuasi, invece, a ”romanizzarsi” quel tanto che basta per tirare a campare (trovare una posizione nel nuovo quadro politico). Ma questo filo porta a Bruxelles, passando per il Quirinale. Qualcuno avrà fatto capire al Capitano che con la c.d. manovra di assestamento (rispetto alla quale ha nascosto la testa sotto la sabbia come gli struzzi), il premier e Tria avevano già preso impegni per la prossima legge di bilancio, lasciandolo come un gallo a strombazzare nell’aia, mentre le galline venivano portate altrove.
Salvini farà saltare il banco — nel suo delirio di onnipotenza — perchè vuole condurre da solo, in nome di 60 milioni di italiani, la guerra con la Ue che lo ha isolato e vuole imporgli le solite regole. E i nostri concittadini? Non si accorgono che nello slogan del Capitano ”prima gli italiani” manca il seguito: ”a finire nel baratro”.
(da “Huffingtonpost”)
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