QUANTO GUADAGNERANNO I PARLAMENTARI CON LA FLAT TAX: 15.000 EURO L’ANNO
LE ANALISI DI DUE ECONOMISTI BOCCIANO LA “RICOSTRUZIONE” DI SALVINI … LA FLAT TAX NON HA MAI FUNZIONATO
Salvini ha detto oggi che la Flat Tax farà risparmiare di più chi ora paga più tasse (ovvero i più ricchi) e che in questo modo i ricchi faranno ripartire l’economia perchè avranno più soldi da spendere e reinvestire.
Ci sarebbe da chiedersi di chi sta parlando il ministro dell’Interno.
Delle aziende o delle persone fisiche?
Salvini non dice che la Flat Tax non è uno sgravio sugli utili reinvestiti (la macchina, l’operaio, etc) ma sugli utili. Anche perchè la detassazione degli utili reinvestiti c’è già .
Inoltre non dice che non tutti quelli che guadagnano di più (e pagano di più di tasse) possono “assumere un operaio in più”.
Pensiamo ad esempio ad un primario di un ospedale o a tutti quei lavoratori e liberi professionisti che pur guadagnando “di più” non hanno alcuna possibilità o interesse di assumere un dipendente.
Anche perchè generalmente un imprenditore che dà lavoro agli operai lo stipendio non lo paga con i “risparmi “del suo reddito ma grazie agli utili prodotti dall’azienda (che appunto sono già parzialmente detassati).
Salvini ha anche detto è che l’assoluta intenzione di questo governo del cambiamento «è che tutti riescano ad avere qualche lira di più in tasca» ecco quindi il senso della “pace fiscale” — ovvero di un condono fiscale dove chi non ha pagato le tasse fino ad ora se la caverà pagandone meno — della Flat Tax o dello smantellamento della Legge Fornero che potrebbe sì avere l’effetto di far andare in pensione prima ma con meno soldi in tasca.
Non resta quindi che l’ipotesi che Salvini ritenga che “lasciando qualche lira” in più in tasca a chi paga più tasse riparta l’economia. È la teoria economica nota come “trickle-down” ed ha un solo difetto: non funziona.
Come scrive su Twitter Massimo D’Antoni — docente di Scienza delle Finanze all’Università di Siena — è noto come la propensione al consumo sia decrescente rispetto al reddito corrente. Questo significa — ma è intuitivo — che c’è un limite fisiologico a quanta “merce” una persona può comprare. Anzi una persona più ricca è possibile che quelle “lire” che si troverà in tasca grazie alla Flat Tax magari le investirà sul mercato finanziario (dove non genera consumi) o magari in prodotti d’importazione (l’iPhone, la macchina straniera, etc). In questo modo però i consumi non ripartono. Vale la pena ricordare che il PIL è dato dalla somma di consumi + investimenti + spesa pubblica con la differenza tra importazioni ed esportazioni (la bilancia commerciale).
In parole povere, la “spiegazione” di Salvini non ha alcun senso dal punto di vista economico
Per l’economista Giulio Sapelli non è possibile rilanciare i consumi lasciando soldi in tasca ai ricchi
A certificare che l’idea di Salvini (che ricordiamo non specifica se parla di aziende o meno) non funziona è anche l’economista Giulio Sapelli (uno che Lega e M5S volevano fare ministro).
A margine dell’evento di Aefi ‘La forza delle fiere italiane’, che si è tenuto a Roma Sapelli ha detto che «Far consumare i ricchi di più di quanto già consumano, attraverso le tasse, non è un’idea giusta. Ormai abbiamo biblioteche che spiegano questo. I ricchi devono pagare le tasse giuste».
Secondo Sapelli «la flat tax deve soprattutto servire per le imprese che hanno un carico fiscale mostruoso» (ma appunti esiste già una detassazione) e aggiunge che «è dimostrato che chi consuma di più, nella massa aggregata, sono i poveri che pagano tutti un po’ di tasse»
Sapelli ha aggiunto «Capisco cosa dice Salvini: vorrebbe che i ricchi reinvestissero i loro capitali in Italia, ma allora bisogna rendere attrattivo l’investimento e la prima cosa da fare è impedire ai ‘pazzi morali’, quelli che sono contro i vitalizi e gridano ‘onestà onestà ‘, di prendere il potere. Vedremo che così i ricchi mettono i soldi in Italia e non hanno paura di perderli».
Ricordiamo che una Flat Tax per i ricchi stranieri esiste già (ed è stata un’idea di Renzi).
Per i parlamentari un risparmio da più di dodicimila euro l’anno
Inavvertitamente Sapelli con il suo ultimo commento ha toccato quello che potrebbe diventare ben presto un nervo scoperto del nuovo governo, soprattutto della componente pentastellata.
Tra i primi a beneficiare dello “sconto” della Flat Tax sarebbero infatti proprio i politici. Come è noto dalle dichiarazioni patrimoniali i nostri parlamentari (anche quelli del M5S) i redditi di deputati e senatori vengono tassati progressivamente secondo cinque scaglioni Irpef fino ad un’aliquota pari al 43% per il reddito eccedente i 75mila euro
Ad esempio il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha dichiarato un reddito imponibile pari a 98.471 euro sui quali ha pagato quasi 36mila euro di ritenute Irpef.
Immaginando che con la Flat Tax gli scaglioni diventeranno due (uno al 15% e uno al 20% come previsto dal contratto).
Immaginando che il reddito di Di Maio (e con lui quello di tutti i parlamentari e membri del governo) finisca nello scaglione del 20% (ma è anche possibile che finisca in quello inferiore) il Capo Politico del M5S finirebbe per risparmiare circa 15mila euro di trattenute Irpef all’anno, più di mille euro al mese.
Il tutto senza tenere conto dei numerosi privilegi di cui già godono i nostri politici come i famosi rimborsi forfettari (per l’affitto, i trasporti, le spese per il vitto) dei quali anche i pentastellati hanno dimostrato di saper far ampio uso.
Con la Flat Tax i ricchi saranno sempre più ricchi e la casta — grazie al gioioso apporto del MoVimento 5 Stelle che ha collaborato alla stesura del contratto — sempre più privilegiata.
(da “NextQuotidiano”)
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