QUELLO CHE COFFERATI NON DICE: NON SOLO CENTRODESTRA, MA VOTO PRIMARIE INQUINATO DA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
A CERTOSA E NEL SAVONESE LA PRESENZA AL VOTO DI TRUPPE CAMMELLATE SU CUI INDAGANO DUE PROCURE E LA DDIA
Vediamo di fare un po’ di chiarezza sul caos primarie liguri, proprio mentre due Procure stanno indagando. E non si tratta di investigatori qualunque, ma di quelli che si occupano di mafia, perchè sulle primarie Pd si allunga anche l’ombra della criminalità organizzata.
Facciamo parlare i fatti.
Il caso emblematico è il voto nella provincia di Savona, rivelatasi determinante per il successo della Paita: un sondaggio attendibile di appena un mese fa dava nel savonese Cofferati al 62% e la Paita al 34%.
Alle primarie improvvisamente la Paita prende invece 7583 voti e Cofferati appena 3519, ribaltando ogni previsione.
Cosa è successo negli ultimi 30 giorni?
La Procura sta studiando quanto acquisito ad Albenga e Pietra Ligure, dove Paita ha sgominato Cofferati sfiorando il 90%.
Due comuni dove il rapporto tra politica, affari e figure al centro di inchieste è noto.
“Ad Albenga abbiamo fotografie di incontri tra esponenti del centrosinistra e soggetti condannati per reati gravissimi”, punta il dito Christian Abbondanza della Casa della Legalità .
Ricordiamo che Paita e il marito — il presidente del Porto di Genova, Luigi Merlo — sono già stati in passato al centro di polemiche sui loro rapporti con personaggi al centro di inchieste.
Paita nelle settimane precedenti alle primarie ha ricevuto l’appoggio di quell’Alessio Saso, oggi Ncd, così definito dagli stessi vertici Pd: “Oltre a essere un ex esponente di An, Saso è indagato per voto di scambio nell’inchiesta Maglio 3 sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel Ponente.
Un altro ex An anche lui sponsor della Paita è Eugenio Minasso, anche lui Ncd, in passato fotografato mentre festeggia l’elezione in Regione con famiglie calabresi al centro di inchieste.
Non solo.
Due anni fa la stampa riportò le intercettazioni di colloqui avvenuti tra Luigi Merlo (il marito della candidata Pd) e un imprenditore calabrese che in Liguria ha il monopolio degli appalti pubblici in materia di scavi e movimenti terra.
Parliamo di quel Gino Mamone che nelle intercettazioni dice: “Noi ci siamo con quei settemila voti, non uno, noi tutti i calabresi, qua a Genova ce li gestiamo noi”.
Un avvenimento singolare accade alle primarie anche nel quartiere di Certosa a Genova.
Riportiamo la dichiarazione di Walter Rapetti, il presidente di seggio: “Ho visto arrivare una quarantina di persone in gruppo. Erano tutti siciliani, tra i 50 e 70 anni. Sembravano spaesati, non sapevano nemmeno cosa fossero le primarie. Mi hanno chiesto ‘è qui che si paga?’. La scena era surreale”.
E’ evidente che il voto è stato inquinato persino con extracomunitari che avrebbero ricevuto un compenso in denaro (confermato da testimoni).
E non c’entra nulla che la Paita sia in testa per 3.500 voti, i voti inquinati potrebbero essere migliaia.
Ma stranamente Renzi tace e incorona ugualmente la Paita: lui, il probo rottamatore, non ha nulla da eccepire su questo scandalo, forse perchè sa fin troppo sulla sua protetta Paita.
Mentre la ministra Pinotti regge lo strascico alla futura governatrice e con la Seracchiani che straparla: “Cofferati non sa perdere”.
Forse l’ex sindacalista non ama semplicemente perdere a causa dei voti della ‘ndrangheta…
Ma per Renzi queste sono quisquilie.
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