QUELL’UNO-DUE PER CENTO PER GIACHETTI CHE PUO’ FARE LA DIFFERENZA
IL CANDIDATO DEL PD: “LA MIA PORTA E’ SEMPRE APERTA”… IL PARTITO ROMANO DI SEL ERA SEMPRE STATO PER IL DIALOGO CON GIACHETTI
«Mi dispiace per Stefano e per i ragazzi di Sinistra italiana. Aspettiamo l’esito del ricorso. Poi, però, è chiaro che la mia porta nei confronti degli elettori di sinistra è aperta, come del resto lo è sempre stata fin dall’inizio di questa campagna elettorale». Una biciclettata sull’Appia antica con Francesco Rutelli, poi allo stadio per la «sua» Roma che batte il Chievo e infine, a metà del pomeriggio, la notizia che per Roberto Giachetti potrebbe cambiare le sorti della campagna elettorale: le liste di Stefano Fassina vengono «depennate» dall’ufficio elettorale del Comune e, salvo naturalmente una vittoria in sede di ricorso, il vicepresidente della Camera si ritrova senza più «nemici» a sinistra
Giachetti, così, parlando coi suoi fedelissimi mostra fair play («potremmo ironizzare, ma lasciamo stare…», dicono i giachettiani, che non dimenticano le frecciate lanciate da Fassina contro di loro) ma ha già programmato una riunione col suo staff, prevista per oggi, per capire come impostare la campagna elettorale.
I suoi alleati «moderati» lo ammoniscono: «Lo invitiamo – dice Lucio D’Ubaldo, coordinatore della lista «Più Roma», quella con Maria Fido Moro capolista – a non mutare presupposti e tenore della sua candidatura».
Ma è evidente a tutti che, dall’eventuale estromissione di Fassina dalla competizione, Giachetti sia quello che ci può guadagnare di più.
Perchè, anche se l’ex viceministro all’Economia è sempre stato contrario ad ogni tipo di accordo col Pd, arrivando persino a teorizzare un appoggio ai Cinque Stelle al ballottaggio, dentro Sinistra italiana c’è tutto un gruppo (quello che fa riferimento ai romani di Sel) che aveva lavorato per «ricucire» il rapporto e tenere aperti dei canali di comunicazione.
Ma poi, oltre al ceto politico, ci sono gli elettori. Che, senza Fassina, tra i candidati principali, si ritrovano col solo Roberto Giachetti nel centrosinistra.
Ora, una parte del 5-6% di voti che sarebbero andati, secondo i sondaggi, a Si finiranno pure (magari per protesta antirenziana) a Virginia Raggi, oppure nel non-voto.
Ma anche se l’esponente del Pd recuperasse l’1-2%, quei voti in più potrebbero fare la differenza tra vivere o morire.
Cioè tra andare al ballottaggio (contro M5S) o non andarci, visto che – in base a tutte le rilevazioni – Giachetti, Meloni e Marchini sono stretti in due punti, due punti e mezzo percentuali.
E con circa un milione di votanti stimati (il 50% del corpo elettorale), l’1-2% equivale circa a 10-20 mila voti.
Proprio quelli che Giachetti prenderebbe da Fassina.
Ernesto Menicucci
(da “il Corriere della Sera”)
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