SALVINI CEDE SUL CONDONO FISCALE MA EVITA IL CARCERE AGLI EVASORI: SARA’ POSSIBILE REGOLARIZZARE SOLO IL DICHIARATO
COSI’ DI MAIO SPERA DI NON PERDERE I DISSIDENTI E IL CIRCO BARNUM VA AVANTI TRA PROMESSE E DIETROFRONT… E LA PACE FISCALE ORA RENDERA’ BEN POCO
Occorreva un segnale. Un segnale che fosse forte, un punto da segnare a vantaggio sulla Lega. Ed ecco la vittoria M5s sul condono fiscale: dal decreto in discussione al Senato scompare la possibilità di compilare la dichiarazione integrativa sulle somme non emerse. La misura era stata voluta dalla Lega nei giorni della cosiddetta “manina” che avrebbe manomesso il provvedimento inserendo la possibilità di dichiarare fino a due milioni e mezzo di evaso. Da allora il Movimento 5 Stelle è una pentola che ribolle.
Nel frattempo gli attivisti hanno dovuto mandare giù il via libera al gasdotto Trans Adriatico, i parlamentari più fedeli alle origini si sono trovati a votare il decreto sicurezza voluto dalla Lega e per finire anche le norme sul maggiore sversamento dei fanghi con le loro sostanze tossiche. Infine oggi pomeriggio il durissimo scontro tra Di Maio e Salvini sui rifiuti campani. L’ora x è alle 20.45, quando inizia un vertice che veniva rimandato da tempo. Presenti a palazzo Chigi praticamente mezzo governo: il premier Giuseppe Conte, i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i ministri Alfonso Bonafede, Giovanni Tria e Riccardo Fraccaro, e i sottosegretari al Mef, Massimo Bitonci, Massimo Garavaglia e Laura Castelli.
Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro avrebbe avuto un ruolo chiave nella mediazione con la Lega in un lavoro sotto traccia che alla fine ha portato a casa il risultato: sarà possibile regolarizzare solo il dichiarato.
Un’ora e mezza di vertice e Salvini fa un passo indietro su quello norma che aveva difeso con il coltello tra i denti. In cambio però tutte le altre leggi sulla pace fiscale restano così come sono.
Dunque non è previsto il carcere per gli evasori dal momento che il Carroccio non vuole inserirlo nel decreto fiscale. Il Movimento fa comunque sapere che ci sarà una legge ad hoc, ma chissà quando.
Comunque sia il cuore del condono risiedeva nella dichiarazione integrativa che venuta meno permetterà a Di Maio di riconciliarsi con quei parlamentari M5s che da giorni sono tentati dall’abbandono del gruppo.
La Lega cede, dunque, sul punto più contestato della pace fiscale.
Le settimane turbolente per la genesi di questa misura erano sfociate in una norma politicamente sbilanciata a favore di Salvini, che nel confronto-scontro con i 5 Stelle si era limitato ad abbassare il tetto del condono, inizialmente pensato intorno a 1 milione e poi sceso a 100mila euro.
Ma il tratto politico pesante, quello del condono, era rimasto in piedi, iniziando a macchiare i pentastellati di un cedimento che ha vissuto recentemente un nuovo episodio con il caso Ischia.
La vecchia norma – che ora sarà cancellata attraverso un emendamento al decreto fiscale – dava la possibilità di integrare, con una documentazione aggiuntiva all’Agenzia delle Entrate, le dichiarazioni dei redditi relative agli anni compresi tra il 2013 e il 2017.
Attraverso questa opzione sarebbe stato possibile fare riemergere le somme non dichiarate, fino a un massimo del 30% e con un tetto di 100mila euro. Il tutto – ed era qui il cuore del condono – pagando solo il 20 per cento.
Eliminato il condono, il Carroccio tiene il punto sulle altre due gambe della pace fiscale, a iniziare dalla rottamazione ter, che permetterà di saldare il debito in cinque anni, senza pagare sanzioni e interessi, attraverso dieci rate di pari importo con scadenza il 31 luglio e il 30 novembre.
Confermate anche le norme sulle liti pendenti con il Fisco, che per la Lega sono oltre 400mila. Tra le modifiche concordate anche la possibilità di correggere gli errori formali nelle dichiarazioni dei redditi con 200 euro per ogni anno.
(da “Huffingtonpost”)
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