“USCIAMO DAI SOCIAL, IN PIAZZA PER SPAVENTARE I POTENTI”
VOCI TRASVERSALI DAL CORTEO “FRIDAY FOR FUTURE” DI ROMA: “IL POTERE DELLE PERSONE E’ PIU’ IMPORTANTE DELLE PERSONE AL POTERE”
“Noi ce crediamo, stiamo qui per questo. Vede, siamo un botto. Pensiamo che tutti i giovani uniti possano fare la differenza, che se ce vedono se mettono paura”. Giulia, capelli lunghi scuri e il broncio dei diciassettenni di ogni epoca, non termina la frase, dal gruppetto che le si è riunito attorno – “siamo tutte del liceo di scienze umane “Platone”, dice una biondina – scatta l’applauso.
Lei si nasconde il viso con le mani, fa una smorfia di imbarazzo e poi riprende: “Se ce credi, ci devi stare, solo così possiamo davvero fare paura ai potenti, che ci stanno rubando il futuro”.
Il corteo del “Friday For Future”, il terzo sciopero globale dopo quello del 15 marzo e del 24 maggio, è appena arrivato a piazza Madonna di Loreto, i ragazzi, circa duecentomila, che hanno partecipato si dividono in gruppetti, si siedono sulle scale, una marea ondeggiante di cartelli e smartphone.
Si scattano selfie, certo, c’e chi condivide foto e messaggi, e non potrebbe che essere così nel primo movimento di piazza giovanile nell’era dei social. E però oggi i ragazzi dal social sono usciti. Oltre lo schermo, in piazza, per “prendere parte e parola, per dire che ci siamo e non abbiamo intenzione di farci da parte – sorride Sofia, che ha 16 anni e studia al liceo linguistico “Russel” – perchè i social sono importanti per scambiare informazioni, per svagarci, ma non possiamo restare a guardare quello che succede attraverso lo schermo”. “Ci abbiamo messo la faccia e il corpo perchè devono vederci”, aggiunge Ludovica, 17 anni.
E, si sa, sui social non ti si vede, non per davvero. “Invece noi vogliamo essere visti – insiste la ragazza, aggiustandosi gli occhiali sul naso – “Ci dicono che siamo pigri, che stiamo sempre sul divano e dietro a uno schermo, che non ci importa di niente. E invece di questo ci importa e siamo qui per dirlo”. “Questo” è il loro futuro, “e ce deve importare per forza”, sorride Valerio sotto un caschetto di riccioli neri.
“Futuro” è la parola più gettonata nella protesta, rivolta, come in tutto il mondo, contro i potenti “e tutti quelli che fanno finta di non sentire la nostra voce”, aggiunge Marcella, che ha 16 anni e studia in un istituto professionale.
Uno dei cartelli recita: “Date fuoco al nostro futuro e poi ci chiamate “gioventù bruciata””. I ragazzi ci sono e vogliono farsi sentire. Lo hanno scritto sugli striscioni, sui cartelli che hanno sventolato sin dall’inizio del corteo, a piazza della Repubblica.
Ci sono gli adulti, insegnanti che hanno accompagnato le loro classi, mamme – come Margherita e Paola, entrambe romane, che hanno portato in piazza i loro figli – papà , come Massimiliano, 52 anni che è venuto a Roma da Aprilia con il suo bimbo di 7 anni, “per sensibilizzarlo sui temi dell’ambiente, perchè mi sembra che a scuola ne parlino ancora troppo poco”.
Ma i protagonisti principali, di gran lunga più numerosi, sono loro, i ragazzi della generazione social. Che, però, oggi vogliono farsi vedere in carne e ossa. Treccine e apparecchi per i denti, brufoli e extension, unghie laccate e tute larghe, ciuffi ossigenati e occhialoni.
Per lo più adolescenti alla soglia dei diciott’anni, ma anche bambini delle elementari e ragazzi delle medie. Come Celeste e Leonardo, entrambi in terza media, che “vogliono avere la possibilità di costruirsi un futuro e questo i grandi devono capirlo. Loro l’hanno avuta, noi rischiamo di non averla. Vogliamo laurearci, vogliamo trovare un lavoro”, ripetono e Celeste, salutando, grida: “Meno Salvini e più pinguini”.
Uno dei pochissimi riferimenti alla politica nel corteo, in cui non compaiono simboli di partiti politici nè di sigle sindacali, e infatti il gruppo romano della Sinistra anticapitalista sfila dietro lo striscione con su l’hashtag “#worksrsforfuture”.
“Questo sciopero è un modo per far arrivare la richiesta di un cambiamento urgente delle politiche ambientali nei posti in cui probabilmente non si sente abbastanza”, dice Luna, che è venuta a Roma da Anzio con i suoi compagni di liceo e regge un cartello grigio col celeberrimo slogan, un po’ motto un po’ imprecazione, “Ci avete rotto i polmoni”. Giorgia, Sara, Giada e Valeria arrivano da un istituto tecnico e professionale di Frascati. Per loro non è il primo #Fridayforfuture, “anche se stavolta l’assenza è giustificata”, dicono riferendosi alla circolare con la quale il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti ha invitato i dirigenti scolastici a considerare giustificate le assenze degli studenti che partecipano alle manifestazioni.
Non tutti hanno aderito, pare di capire. “A me, su disposizione del preside, la dovranno giustificare i genitori”, spiega Angelica, del liceo classico “Mameli”, che comunque non ha voluto perdersi il suo primo sciopero per il clima e mostra orgogliosa il monito – “anche se l’ho letto da Internet, eh” – che ha stampato sul suo cartello: “Stiamo saltando le nostre lezioni per insegnarne una a voi”.
Invece Chiara, 18 anni, del liceo “Vian” di Bracciano, si è scritta in faccia col pennarello il j’accuse lanciato da Greta Thunberg nel suo discorso all’Onu. “How dare you? – ripete – sono parole nelle quali mi ritrovo molto”.
“Il potere delle persone è più importante delle persone al potere”, le fa eco un’altra ragazza indicando la scritta bianca in campo blu su uno striscione “Don’t breaking ma heart”.
Sul suo cartello, Pietro, invece, ha pensato di scrivere: “Niente Netflix sulla luna”. Quasi diciotto anni, è a Roma per partecipare allo sciopero insieme a un gruppo di compagni del suo liceo. Vengono da Agropoli, provincia di Salerno. “È un po’ una provocazione – spiega – vorrei far riflettere sul fatto che le cose in nome delle quali stiamo sacrificando il nostro pianeta e dunque il nostro futuro sono le prime che spariranno. Noi le consideriamo essenziali, mentre invece dovremmo considerare altre priorità come il bene dell’ambiente. Bisogna gridarlo, parlare forte e chiaro ed esserci fisicamente”.
Più in là , mentre il corteo si avvicina alle scale di via Magnanapoli per raggiungere piazza Madonna di Loreto, scintilla al sole un foglio bianco con la scritta “La ganja su Marte non esiste”. “È una battuta – alza le spalle Angelica, 17 anni, caschetto rosso e leggings neri – però è anche un invito a mobilitarsi in prima persona per non perdere la possibilità di costruirci il futuro che immaginiamo”.
Mobilitarsi di persona, già . “Certo, perchè è facile e comodo scrivere post e pubblicare foto sui profili social, ma, anche se costa più tempo e maggiore fatica, dobbiamo metterci le nostre gambe, le nostre braccia, i nostri corpi. Così non ci possono più ignorare”.
Nello slargo laterale di piazza Venezia, si allestisce il palchetto dal quale, poco più tardi, gli attivisti di Fridaysforfuture di Roma chiameranno alla mobilitazione, annunciando le iniziative sulle quali il movimento concentrerà le sue energie – il messaggio è rivolto prima di tutto all’amministrazione Raggi – di qui alla fine dell’anno: mezzi di trasporto pubblici e in gran parte elettrici e miglioramento della raccolta differenziata per arrivare alla produzione zeri dei rifiuti.
Non tutti ascoltano i messaggi che arrivano dal palco. Ma tutti condividono la necessità di quella che uno degli attivisti in un passaggio del suo intervento ha definito “la battaglia generazionale per difendere il nostro futuro”.
Una lotta da condurre in prima persona, “anche se non basta partecipare alle manifestazioni questo è comunque un inizio. Una presa di posizione”, fa notare Lorella 17 anni. “Contro lo strapotere di chi decide le sorti del pianeta – sbuffa Martina, 15 anni – Non è che possiamo andare sotto casa loro per dire queste cose, ma possiamo fargli vedere che ci siamo. Perchè noi non possiamo avere un futuro come lo vogliamo noi?”.
Ecco, come lo volete? Risponde Chiara, 17 anni, mentre al suo fianco Flaminia, che di anni ne ha 16, le sta facendo le treccine “alla Greta”: “Intanto vorremmo avere l’occasione di costruircelo e poi dovrebbe essere un futuro più sostenibile. Il rispetto per l’ambiente è fondamentale e noi siamo qui per affermarlo con forza”.
Dal palco arrivano i saluti degli attivisti e la promessa “che da oggi manifesteremo ogni venerdì e nelle scuole e nei posti in cui si fa cultura”, sulle scale Gabriela, Valeria e Federica stringono con forza un grande cartello blu. C’è scritto: “Vi ricordo che questo è l’unico pianeta con Alberto Angela” e a chi fa notare che Alberto ha anche un padre, Piero, rispondono ridendo: “Se è per questo ha anche dei figli, e che figli”.
Si scattano selfie, poi foto alla piazza. “Siete collegate ai social, ragazze?”, chiedo. “I social li usiamo per chi non ci sta, ma la maggior parte sta qua. E pure noi stiamo qua, non ci vede?”, dice Valeria.
Frequentano il liceo linguistico “Caetani” “e siamo venute qua anche se il preside ha mandato una circolare per dire che l’assenza non sarebbe stata giustificata”, aggiunge Federica. E Gabriela: “Crediamo nel movimento giovanile e in quello che possiamo fare con la nostra presenza fisica. Scusi, ma a che ci serve la scuola se non c’è futuro?”.
(da “La Repubblica”)
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