Settembre 12th, 2009 Riccardo Fucile
A NIGUARDA, PERIFERIA DI MILANO, OCCUPARE UNA CASA POPOLARE COSTA DAI 1.500 AI 3.000 EURO DA PAGARE A UNA FAMIGLIA MAFIOSA CHE GESTISCE IL BUSINESS… SONO 70 GLI APPARTAMENTI GESTITI DA 15 ANNI DA TRE CLAN… I CITTADINI SONO ANNI CHE SEGNALANO LA COSA AL COMUNE, ALLA CIRCOSCRIZIONE, ALL’AZIENDA, ALLE FORZE DELL’ORDINE, MA NESSUNO HA FATTO MAI NULLA
Certe cose succedono, secondo certa stampa, solo nel profondo Sud, ma basta guardarsi intorno e anche nel progredito e ricco nord non è che le cose vadano poi così meglio.
Parliamo di alloggi popolari: a Niguarda, all’estrema periferia settentrionale di Milano, occupare una casa popolare costa dai 1.500 ai 3.000 euro.
Basta contattare Giovanna Pesco, una pregiudicata di 57 anni, soprannominata “Gabetti”, e versare la somma richiesta dal clan siciliano; nel giro di pochi giorni il racket provvede ad individuare l’alloggio nei palazzi gestiti dalla Romeo.
La malavita, in questa zona, controlla circa 70 appartamenti, assegnati a italiani o immigrati clandestini in cambio di denaro.
A rivelare la vicenda è stata l’associazione “Sos racket ed usura”: prima ha agganciato la “Gabetti” attraverso un suo volontario che si è finto in cerca di un alloggio, quindi ha filmato il colloquio con la richiesta di denaro.
Secondo l’associazione il racket va avanti da ben 15 anni: occupano le case in piena notte, sfondano le porte degli alloggi liberi e intimidiscono le persone perbene.
Il business è coordinato da tre famiglie mafiose, già distributori di droga nel quartiere.
Ora il video è arrivato in Procura, ma l’associazione denuncia che già da tempo le istituzioni sapevano e nulla hanno fatto per por fine all’illegalità .
“Nessuno ha mai mosso un dito contro il racket – attacca il leader di Sos Racket – abbiamo una copia di tutte le lettere inviate dai cittadini al consiglio di zona, agli amministratori di condominio, alla giunta, ai consiglieri di maggioranza e di opposizione. Perchè nessuno è mai intervenuto?”
La Romeo che gestisce gli stabili dal 2003 si difende: “Prima del nostro arrivo, le famiglie siciliane già occupavano senza titolo alcuni alloggi, abbiamo segnalato tutte le irregolarità , ma il nostro raggio di azione è limitato. Davanti a centinaia di occupazioni, possiamo programmare solo 3 sgomberi al mese”. Continua »
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Settembre 12th, 2009 Riccardo Fucile
PER IL GIUDICE “NON AVREBBE COMMESSO ALTRI REATI”: SCARCERATO, DOPO TRE MESI HA ACCOLTELLATO A MORTE UN RAGAZZO DI 18 ANNI… IN PRECEDENZA ERA STATO ARRESTATO PER VIOLENZA SESSUALE… MA NESSUNO AVEVA MAI PENSATO AD ESPELLERLO
Per i giudici del tribunale di Firenze che lo avevano scarcerato il 30 giugno scorso, sospendendogli la pena di due anni, non c’era più il rischio che Fation Dine, albanese di 21 anni, residente a Borgo San Lorenzo (Fi), potesse compiere altri reati.
Appena dopo tre mesi ha accoltellato un ragazzo di 18 anni che è morto dopo tre giorni di agonia all’ospedale di Careggi.
Dopo 10 minuti che aveva sferrato la coltellata, Fation è stato arrestato dai carabinieri mentre era seduto tranquillamente ai tavoli di un bar con il coltello ancora sporco di sangue.
Il paese è sotto shock e tutti si chiedono che sicurezza e giustizia ci sia mai, quando un condannato per violenza sessuale viene scarcerato dopo 5 mesi e una volta libero uccide.
Fation Dine, regolare ma senza lavoro, il 24 gennaio aveva avvicinato una ragazza italiana di 20 anni chiedendole una prestazione sessuale.
Al rifiuto della ragazza l’aveva aggredita e tentato di violentarla.
Per questo motivo era stato condannato a 2 anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena. Nel concedere le attenuanti che avevano portato alla sospensione, il tribunale di Firenze ha spiegato che “il prolungato stato di detenzione cautelare fa ritenere che abbia ricevuto un monito sufficiente e adeguato rispetto al rischio di reiterazione dei reati della stessa specie o di altra natura”…
In base a quale argomenti o relazioni psicologiche non lo sappiamo.
Anzi, in paese, il ragazzo albanese era conosciuto come un soggetto violento, con diversi episodi di bullismo alle spalle. Continua »
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Settembre 12th, 2009 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI UN PAESE DEL BERGAMASCO FA RIMUOVERE LA TARGA NELLA BIBLIOTECA COMUNALE INTESTATA A PEPPINO IMPASTATO, VITTIMA DELLA MAFIA… SDEGNO DELLA FAMIGLIA DELLA VITTIMA E IMBARAZZO NEL PDL… COME MAI IL MINISTRO DEGLI INTERNI NON DESTITUISCE UN SINDACO CHE DA’ QUESTI SEGNALI AI MAFIOSI?
La targa era nella biblioteca comunale di Ponteranica, provincia di Bergamo, intestata al siciliano Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978.
La vittima era un giornalista che nacque ed operò a Cinisi e che, tramite Radio Aut, denunciava i rapporti tra mafia e politica. Per questo venne assassinato.
Da parte del sindaco leghista Cristiano Aldeghani, non si può parlare di iniziativa improvvisa: la rimozione della targa era stata annunciata durante la sua campagna elettorale con toni solenni, neanche si fosse trovato di fronte a uno spot di Padania Trans.
Appena eletto, l’ha fatta rimuovere: avrebbe voluto sostituirla subito con un’altra dedicata a Giancarlo Baggi, un padre sacramentino morto nel 2000 e residente per molti anni in paese.
La prefettura di Bergamo ha però negato qualsiasi deroga alla legge che vieta di dedicare un edificio o una strada a una persona scomparsa da meno di dieci anni.
Il sindaco Aldeghani non si è arreso, nonostante la dissociazione dei suoi stessi compagni di giunta del Pdl.
La biblioteca resterà senza targa, fino a quando non potrà essere fatta la nuova intitolazione.
La notizia ha rattristato la famiglia Impastato, il fratello Giovanni ha commentato: “E’ una cosa indegna, un gesto incivile che offende la dignità umana, nella decisione del sindaco leggo solo razzismo. A parole si parla di lotta alla mafia, ma da certi fatti si capisce che la lotta alla mafia non interessa”. Continua »
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